CAPITOLO QUARTO
6) La versatilità del sistema ambiente: la legge di Ashby 425
I principi giuridici e le leggi non possono prefigurare ricette monocordi e soluzioni conclusive, compiu- tamente prestabilite nel merito. Le politiche ambientali, cui compete fronteggiare questioni non banali, vanno di regola assimilate ad ipotesi da sperimentare e poi correggere426, di pari passo con
l’accumulazione dell’informazione, con la percezione di conseguenze originariamente non calcolate. La teoria generale dei sistemi sancisce che per rispondere alla complessità occorre un grado proporzio- nato di complessità. Il principio, teorizzato dalla legge di varietà minima di Ashby, dispone che un si- stema di controllo non possa possedere meno varietà e meno versatilità del sistema che si prefigge di controllare, se ambisce a conseguire lo scopo.
L’applicazione di questo principio al sistema ambientale,che si connota per una spiccata versatilità, ren- de possibile affermare come un apparato istituzionale rigidamente accentrato, dominato da logiche di comando e controllo, manchi di presupposti indispensabili al compito dell’integrazione. Una maggiore efficienza dell’ordinamento giuridico potrebbe essere raggiunta operando su scale multiple, mediante risposte che siano tra loro coordinate.
423 La parabola dei pascoli ad uso comune porge un’intuita rappresentazione dell’idea: la scala degli incentivi innescati dalla proprietà individuale del bestiame non collima con quella delle scelte necessarie alla salvaguardia ecologica del pascolo, og- getto di utenza condivisa, cfr. M. Cafagno, Principi e strumenti di tutela dell’ambiente, Torino, 2007.
424 La democraticità e l’efficienza costituiscono valori che possono realizzare l’inclusione della popolazione interessata nella decisione finale.
425 W. RossAshby, An Introduction to Cybernectics, Chapman& Hall, London, 1956
426 La presunzione di anticipare, pianificare e dirigere i cambiamenti ambientali è il più delle volte chimerica; serve riconosce- re che è di capitale importanza allestire ad un tempo un processo di graduale perfezionamento. L’impatto degli degli apparati pubblici ed il disegno delle norme nel loro complesso devono tendere ad una versatile predisposizione alla miglioria, all’esplorazione della novità, sapendo trarre dal passato gli insegnamenti utili ad evitare gli sbagli più pericolosi. cfr. M. Cafa- gno, Principi e strumenti di tutela dell’ambiente, Torino, 2007; E. Weizsacker - C. Weizsacker, Come vivere con gli errori? Il valore evolutivo degli errori, in AA.VV., Physis: abitare la terra, a cura di M. Cerutti - E. Laszlo, Milano, 1988
La natura dell’ambiente come sistema ad accesso condiviso rende indispensabile la creazione di scelte condivise e la stabile osservanza di decisioni cooperative e realistiche, fondate sul dialogo tra le parti so- ciali.
Una gestione attenta e ponderata dei rischi e dei pericoli, mediante i principi giuridici di prevenzione, precauzione, correzione del danno alla fonte e d’informazione, realizza l’armonizzazione del sistema sociale e del sistema naturale sul piano organizzativo e territoriale.
La quotidianità dimostra come gli esseri umani dipendano dal sistema ambientale in modi diversi. Il sistema di bilanciamento dimostra come la limitatezza delle risorse e dei servizi naturali disponibili impongano la ricerca del compromesso tra forme di sfruttamento concorrenti427.
La nozione di integrità eco-sistemica dipende dalla scala di osservazione. I vantaggi e gli svantaggi di scelte, come la localizzazione di discariche o di nuovi impianti al alto impatto ambientale, sono avvertite in modo fatalmente diverso dai proprietari confinanti, dall’impresa candidata alla realizzazione, dagli a- bitanti del comune interessato, dall’insieme dei cittadini. L’interpretazione del medesimo evento entro orizzonti di spazio e di tempo diversi, profila scenari eterogenei, atti a raccomandare criteri di bilancia- mento disomogenei, tra istanze tutte astrattamente meritevoli di considerazione, sebbene conflittuali428.
A fronte dell’incertezza e della pluralità delle dimensioni investigative cui di conseguenza si prestano i sistemi complessi, la pretesa di tracciare un confine nitido tra la neutrale osservazione e il giudizio si dimostra velleitaria429.
Il trattamento collettivo dell’incertezza, vista l’impossibilità di appellarsi all’autorità di un sapere scienti- fico univoco e neutrale, non può prescindere dalla cooperazione tra esperti, dalla predisposizione di meccanismi che possano facilitare la formazione del consenso tra portatori di istanze concorrenti430.
L’esame della disciplina di settore in materia di Valutazione di impatto ambientale, mette in luce come l’inchiesta pubblica sia un importante strumento partecipativo che all’estero ha trovato larga applicazio- ne, e che in Italia stenta ad affermarsi: non è contemplato a livello generale, ma previsto solo dalle di- scipline di settore ambientali, in chiave meramente facoltativa.
Volendo soffermarsi sul ruolo recitato dalle variabili socio – economiche all’interno del procedimento di valutazione d’impatto ambientale, si possono sostanzialmente configurare due posizioni teoriche, le 427 R. Lewansky, Governare l’ambiente. Attori e Processi della politica ambientale, Bologna, 1997
428 C. Barbati - G. Endirici, Territorialità positiva. Mercato, ambiente e poteri subnazionali, Bologna, 2006
429 M. C. Tallacchini, Diritto per la natura, Torino, 1996; Ambiente e diritto della scienza incerta, in AA. VV., Ambiente e Diritto, a cura di S. Grassi - M. Cecchetti - A. Andronio, vol. I, Verona, 1999; F. De Leonardis, Il principio di precauzione, Milano, 2005; S. Funtowicz - J. R. Ravetz, The Worth of a Songbird: EcologicalEconomicsas a Post-normal Science, in Eco- logicalEconomics, 1994
430“La scienza post-normale non ritiene si possa definire la realtà in termini oggettivi, come se la stessa rappresentazione del- la realtà potesse restare valida per ogni osservatore. Ciò che si vede quando si osserva la realtà dipende non solo dalle carat- teristiche di ciò che viene osservato, ma anche dai criteri di osservazione, dall’ampiezza della scala adottata per osservare. Nel momento in cui si cambia scala di osservazione, facendo riferimento ad un sistema di relazioni più ampio e complesso, la possibilità di spiegare ogni evento attraverso un rapporto causale diretto viene meno.” cfr. G.Bologna, Manuale della so- stenibilità, Milano, 2008
quali partono dalla comune consapevolezza che l’effetto ambientale è solo uno degli aspetti da conside- rare ai fini della decisione finale sull’opera, ma si contrappongono poi sul modo di considerare formal- mente i vari effetti.
Secondo una prima tesi, la VIA dovrebbe essere limitata agli aspetti ambientali in senso stretto, colti nella loro natura fisica; secondo l’altra tesi, la valutazione dovrebbe invece essere la più comprensiva possibile, includendo, quindi, anche le grandezze propriamente economiche.
A favore di questa seconda tesi opera la considerazione che il benessere sociale dipende sia dalle condizioni ambientali, sia da quelle propriamente economiche, sussistendo un fenomeno di scambio tra i due tipi di effetti.
La differenza tra il taglio ecologico e quello di più ampio respiro consiste nel carattere che si vuole attribuire alla VIA: da un lato, di documento complementare, che si affianca ad altri processi istruttori, che portano alla decisione finale, dall’altro lato, di documento onnicomprensivo, base unica di giudizio per l’autorizzazione o il rifiuto di una data opera.
Mancando, a questo proposito, un metodo rigoroso, in queste pagine si tenderà ad isolare alcuni aspetti della procedura di valutazione, tentando, mediante un approccio basato sull’analisi economica, di rendere maggiormente efficace ed efficiente l’intero procedimento.