• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 5 – CASO NAT, ANALISI EMPIRICA DI UNA RETE DI IMPRESE

5.7 I vantaggi della partecipazione a NAT

I vantaggi che le imprese perseguono attraverso la partecipazione a NAT sono in parte comuni a tutte ed in parte piuttosto soggettivi.

In primo luogo, il loro interesse era rivolto alle possibilità che questa poteva dargli nel settore auto. Per quelle che già vi operavano (SAC Serigrafia, Futura Società Cooperativa, CST Stampi e Lucchese Industria) si trattava dell’opportunità di salire di livello nella catena di fornitura65 e di riuscire a diventare fornitori anche di importanti clienti stranieri66, in un momento di forte rallentamento del settore auto in Italia. D’altro canto, le imprese che non vi avevano mai operato (Anodica Trevigiana, R.I.C. e FMB) erano attratte dalla possibilità di entrare in un settore che garantisce grossi volumi produttivi sfruttando le competenze di prodotto e di mercato già detenute dalle altre imprese.

Attraverso la partecipazione a NAT le aziende inoltre perseguono un obiettivo di crescita collettiva della propria capacità innovativa attraverso l’accesso in tempi rapidi al know how specialistico dei partner. C’è da una parte la possibilità di integrare le competenze reciproche (soprattutto per quanto concerne la sperimentazione di nuove combinazioni di materiali diversi) e dall’altra di apprendere attraverso il learning by

doing nell’ambito dei progetti comuni. Questa condivisione di conoscenza dovrebbe

condurre ad uno sviluppo delle aziende per quanto riguarda sia i prodotti che per i processi. Com’è tipico anche dei distretti industriali, si impara lavorando con gli altri e

65

Queste aziende, sebbene dotate di una buona capacità produttiva, soffrono principalmente di due grossi limiti che impedisce loro di non poter salire nella catena di fornitura del settore auto. Innanzitutto, la bassa capitalizzazione societaria non le permette di interfacciarsi direttamente con gli assemblatori finali e pone alcune problematiche anche nei rapporti con i fornitori di primo livello; questi richiedono infatti ai loro fornitori importanti garanzie, poiché alte sono le sanzioni in caso di inadempimento o problematiche riguardanti i componenti forniti. In secondo luogo, si tratta di imprese con competenze di progettazione ed ingegnerizzazione non troppo avanzate e pertanto avrebbero difficoltà a svolgere tutte le attività legate allo sviluppo prodotto.

66

Le imprese di NAT che già operano nell’automotive hanno dichiarato di operare generalmente come Tier III o Tier II. Dunque esse mirano ad agganciare nuovi clienti sia tra i fornitori di livello superiore sia direttamente tra gli assemblatori finali.

159

assorbendone non solo le conoscenze tecniche, ma anche le routine e i processi che portano vantaggi in termini sia di qualità della produzione che di efficienza. Inoltre, aumentando i contenuti innovativi dei propri prodotti, credono alla possibilità di sottrarsi a logiche di concorrenza basate unicamente sul prezzo, ma di affermarsi come fornitori di prodotti unici (per caratteristiche tecniche e soluzioni tecnologiche contenute) nel panorama automotive. Questo obiettivo è particolarmente rintracciabile nelle parole di Giorgio Zanchetta di “Anodica Trevigiana”:

“Faccio un’offerta su un prodotto complesso perché così ho più margine. […] (I clienti, n.d.a.) Nella rete troverebbero collaborazione, ma non è un aspetto competitivo forte, è una partita difficile perché si fa leva sempre sul prezzo. […] Invece di andare a “rubare” il lavoro ad altri con il prezzo, io userei la leva dell’innovazione, differenziando veramente gli attori della rete. Altrimenti siamo la solita filiera di produzione semplicemente semplificata, con un solo referente.

[…] La rete mette sul piatto un know how elevato in tempi rapidi. Per ottenere una soluzione vincente.

[…] L’unica chance […] di battere la concorrenza è quella di offrirsi in maniera diversa. Sono diverso perché vengo da tutt’altro e perché lavoro in rete. Io posso essere vincente se entro nella partita come completatore di know how di altre imprese. Entrare in maniera innovativa attraverso soluzioni complesse ed integrate che spiazzino la filiera tipica dell’automotive.”

Ancora Giorgio Zanchetta:

[…] nella supply chain (del settore dell’automotive, n.d.a.) […] Ci sono moltissimi vincoli ed una guerra sulla ripartizione dei margini, non ci si deve scoprire per non perdere margine. Il concetto della rete abbatte completamente il vincolo […] Ciò è permesso dal rapporto che si instaura tra le aziende, per favorire il cliente con soluzioni create in tempo reale da una molteplicità di attori. Vantaggi potenziali: velocità più alta nella filiera e sinergia piena del know-how.

160

Sempre per quanto riguarda la crescita collettiva delle imprese, un’importante opportunità è anche quella di mettere in comune le risorse per sviluppare congiuntamente programmi di formazione e di certificazione della qualità, che altrimenti potrebbero costituire investimenti troppo ingenti per la singola azienda. Allo stesso modo, aumentare la massa critica e condividere le risorse attraverso la costituzione in rete può permettergli anche di pensare a tipologie di collaborazioni per lo sviluppo dell’innovazione con enti come università e centri di ricerca; queste possono risultare particolarmente funzionali soprattutto per la comprensione delle traiettorie tecnologiche da seguire anche per le attività R&D fatta in-house. Ancora Giorgio Zanchetta, ha parlato dell’intento di NAT di ricercare anche collaborazioni con i centri di R&D di grandi aziende detentrici di competenze specialistiche, soprattutto sui materiali, come potrebbe essere ad esempio Fraunhofer.

La collaborazione nella rete permette poi di razionalizzare gli investimenti fatti in know

how ed infrastrutture e di mantenere la specializzazione su un’unica (o comunque

poche) attività. Infatti, come detto, le aziende partner agiscono reciprocamente come integratori di competenze. Queste dinamiche emergono chiaramente da questo passaggio dell’intervista a Luigi Cover di “CST Stampi”, in cui parla della sua collaborazione con “Lucchese Industria”:

“Diciamo che lui fa stampaggio bi-componente e ha i suoi clienti, io ho i miei, quando c’è del bi-componente da fare si va da lui, quando c’è del mono-componente di piccolo tonnellaggio si viene da me. Cerchiamo di non fare doppi investimenti ma di ottimizzare gli investimenti, nel senso che se bisogna fare una spesa per una macchina grossa bi componente la fa lui, non la faccio io, quindi cerchiamo di indirizzare il lavoro dalla parte giusta. Se noi guardiamo il nostro tessuto, considerando aziende che fanno lo stesso lavoro, ci troviamo con tante officine, o comunque con tante aziende similari, fotocopie, tutte con le stesse dimensioni, tutte con le stesse cose, tutte con le persone formate per fare una determinata cosa, noi invece cerchiamo di specializzarci, ognuno per il suo settore, e di dare un servizio il più completo possibile, diventare fornitori di sistemi più che di pezzi.”

161

La condivisione degli investimenti può riguardare anche attività di marketing della rete. Le imprese possono infatti sostenere congiuntamente i costi legati alla partecipazione ad eventi promozionali quali convegni e fiere di settore, o anche di missioni commerciali all’estero. Sono queste importanti occasioni di contatto con i clienti potenziali e per far conoscere cosa la rete è e cosa è in grado di fare. Tuttavia le aziende non avrebbero le risorse necessarie per prendervi parte singolarmente, ma distribuendo fra loro i costi relativi anche lo svolgimento di queste attività diviene possibile.

La rete costituisce poi un’importante occasione per le imprese di diversificare i mercati ai quali si rivolgono. Non a caso, obiettivo per il 2014 è anche quello di cercare contatti non solo nel mercato automotive, ma anche nei settori dell’elettrodomestico e dell’arredamento. In generale, si vuole diversificare il rischio legato all’operare in un unico settore e ricercare commesse anche in altri mercati nei quali il proprio know how possa trovare efficace applicazione. L’appartenenza delle aziende a settori molto eterogenei (automotive, arredamento, elettrodomestico, calzatura invernale), in questo senso, costituisce un vantaggio poiché ognuna può ricercare nel rispettivo mercato occasioni commerciali per progetti da sviluppare nella rete.

Infine, NAT può essere vantaggiosa per le aziende anche agendo come gruppo d’acquisto relativamente a fornitura di materie prime, risorse energetiche o quant’altro possa costituire un costo comune. In questo modo possono infatti accedere a scontistiche, anche importanti, sulla quantità e diminuire i costi di approvvigionamento.