S OSTENIBILITÀ E TURISMO NELLE POLITICHE DELL ’U NIONE E UROPEA
3.3 Verso uno sviluppo di qualità
La strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione mirava al raggiungimento di tre concreti obiettivi entro il 2010:
1. raggiungere un tasso medio di crescita economica del 3% circa, 2. portare il livello di occupazione al 70%,
3. portare il livello di occupazione femminile al 60%.
Durante il Consiglio europeo di Göteborg questi obiettivi vengono integrati con la strategia dello sviluppo sostenibile e nei successivi Consigli europei vengono individuate altre aree di intervento, tra queste lo sviluppo della società dell'informazione, la creazione di uno spazio europeo della ricerca, il sostegno all'innovazione e l'ammodernamento dei sistemi di protezione sociale.
I risultati ottenuti sono tuttavia stati insoddisfacenti rispetto a quelli auspicati25, di conseguenza gli organi di governo si sono trovati d’accordo sull’urgenza di rilanciare la competitività europea incrementandone il potenziale di crescita e produttività e consolidando il senso di coesione sociale.
Per raggiungere questi scopi diventa indispensabile riconsiderare gli strumenti e le azioni fino ad ora adottate e si rende necessario aspirare ad una maggiore diffusione delle conoscenze e competenze e all’innovazione e valorizzazione del capitale umano. Per ottenere questi risultati ci si
24 Le Comunicazioni adottate dalla Commissione in occasione del Vertice di Johannesburg si intitolano
rispettivamente: Dieci anni dopo Rio: prepararsi al vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile del 2002, e
Verso un partenariato globale per uno sviluppo sostenibile.
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L’ex Primo Ministro olandese Wim Kok nel novembre del 2004 aveva presentato alla Commissione europea un rapporto intitolato Affrontare la sfida, relativo all’andamento della Strategia di Lisbona. La conclusione a cui era giunto il gruppo era che l’Agenda di Lisbona arrancava e le cause erano da ricercare essenzialmente nella mancanza di un’azione politica determinata.
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rende conto che vi dev’essere una maggiore mobilitazione delle risorse dell’Unione nelle dimensioni economica, sociale ed ambientale.
La Commissione europea quindi, elabora un documento26 che raccoglie le proposte per il Rilancio della Strategia di Lisbona, la quale deve garantire “lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità ambientale” ( eur-lex.europa.eu, 2012).
Le proposte definite riguardano:
il riorientamento delle priorità: sviluppo sostenibile, occupazione, coesione sociale, miglioramento dei sistemi di governance, sostegno all’apprendimento per tutta la vita, incentivazione della mobilità e ricerca (definita come priorità fra tutte),
la costituzione di una nuova governance tramite un partenariato tra l’Unione, i Paesi membri, le Regioni, le Università e gli Istituti di Ricerca,
il sostegno finanziario alla strategia.
Successivamente, nel dicembre 2005, la Commissione ha redatto un ulteriore Riesame27 circa lo stato di attuazione della strategia sullo sviluppo sostenibile da parte degli Stati membri e anche in quest’occasione è stato rilevato che continuavano a persistere alcuni trend insostenibili, come nel caso del cambiamento climatico, dei consumi energetici e di risorse, di perdita della biodiversità, dei processi di erosione del suolo e di utilizzo del territorio. Ancora una volta quindi, gli scarsi risultati ottenuti richiedono un nuovo e tempestivo intervento da parte dell’Unione, tant’è che durante il vertice di Bruxelles del 2006, il Consiglio ha approvato la versione corretta della strategia per lo sviluppo sostenibile. Questa puntava in particolare a garantire una maggiore integrazione tra crescita economica e standard di vita elevati, e una maggiore tutela dell’ambiente: soltanto un compromesso equilibrato tra interessi economici ed ambientali può portare a dei risultati positivi e vantaggiosi per entrambi i settori.
Le priorità su cui maggiormente l’Unione decide di focalizzarsi sono quelle definite nel Sesto Programma di Azione Ambientale, le quali scandiscono anche il calendario programmatico della politica ambientale comunitaria fino al 2012.
Nel documento del 2006 vengono ribaditi gli obiettivi trasversali che contraddistinguono la politica per l’ambiente e che già erano stati individuati, ovvero l’integrazione dei criteri ambientali con tutte le altre linee politiche settoriali e la diffusione dell’informazione, la quale è un elemento imprescindibile per una governance efficace e corretta. Viene anche avvertita l’urgenza di
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Il documento si intitola Crescita e occupazione, lavorare insieme per il futuro dell’Europa.
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La Commissione ha adottato una Comunicazione sulla revisione della Strategia per lo Sviluppo Sostenibile nel dicembre 2005: Riesame della strategia per lo sviluppo sostenibile: una piattaforma d'azione.
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rafforzare la collaborazione tra gli organi di governo dell’UE e quelli dei singoli Stati, soprattutto nelle fasi iniziali in cui vengono definite le linee politiche a cui poi le autorità regionali e locali daranno attuazione. Allo stesso tempo vengono incentivate anche la collaborazione e il dialogo con le imprese, poiché solo in questo modo è possibile trovare delle risposte soddisfacenti ai problemi, e più compatibili con le esigenze reali, al fine di incentivare ulteriormente l’adozione di pratiche a basso impatto ambientale.
La tutela ambientale si carica inoltre di una nuova dimensione, quella sociale e in questo senso deve aspirare al miglioramento della qualità della vita e del benessere della popolazione. In questo contesto e per il raggiungimento degli obiettivi definiti, assumono un’importanza strategica la formazione, la necessità di investire di più in ricerca e sviluppo, l’Agenda 21 Locale e lo scambio informativo con i cittadini. Quello a cui la nuova strategia aspira è il coordinamento di tutte le politiche comunitarie per il raggiungimento dello stesso obiettivo, a partire dalla definizione di uno stato di equilibrio tra ambiente, benessere sociale ed economia.
Al fine di garantire una corretta applicazione della strategia, l’Unione ha predisposto anche delle procedure di controllo, in modo da suddividere le responsabilità all’interno delle Istituzioni stesse. A tale proposito, a cominciare dal 2007 la Commissione deve presentare ogni due anni una relazione sullo stato di attuazione della strategia sia nei vari Stati che nelle Istituzioni comunitarie così che il Consiglio possa valutare i progressi conseguiti e il rispetto delle priorità stabilite.