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Verso un ampliamento della nozione di patrimonio culturale

CAPITOLO II La dimensione attuale del patrimonio culturale 1 Introduzione

7 Verso un ampliamento della nozione di patrimonio culturale

Ciò che ha provocato un radicale cambiamento delle politiche internazionali nel campo della sorveglianza e valorizzazione del patrimonio culturale è stata indubbiamente la Convenzione per la protezione del patrimonio culturale e naturale accettata dalla Conferenza Generale dell’Unesco il 16 novembre 1972. Dopo un evento specifico, cioè la scelta a fine degli anni Cinquanta di innalzare la diga di Aswan in Egitto con la consequenziale inondazione della vallata nella quale risiedevano i templi di Abu Simbel, patrimonio dell’antica cultura egizia, si è avviata una sensibilizzazione mondiale sulla questione della protezione dei siti sia culturali che naturali presenti nel mondo e minacciati da diversi elementi; tale partecipazione ha comportato in poco più di dieci anni a redigere questa Convenzione.

La Convenzione negli art. 1 e 2 definisce e circoscrive quali sono le tipologie che fanno parte della Lista del Patrimonio Mondiale, tipologie che non riescono a racchiudere tutta la ricchezza e la pluralità di produzione culturale delle differenti civiltà e comunità culturali del globo. Viene indicata anche la categoria di patrimonio naturale, che si riferisce a quelli che sono indicati come monumenti naturali, cioè a quelle realtà create da formazioni fisiche e biologiche munite di un valore straordinario dal punto di vista estetico o scientifico; a questi si abbinano le genesi geologiche e fisiografiche e anche le aree demarcate costituenti l’habitat di specie animali e vegetali a rischio, che hanno un valore universale straordinario dal punto di vista della scienza o della salvaguardia; per finire sono inclusi in questa Lista i siti naturali o le aree naturali propriamente circoscritte con un valore planetario unico dal punto di vista della scienza o della tutela o della bellezza naturale.

Con il passare degli anni, a partire dagli anni ‘90, si è sentito il bisogno di stilare regolarmente delle Linee guida operative per la concretizzazione della Convenzione del

Patrimonio Mondiale123 che indicassero gli orientamenti da applicare per realizzare le disposizioni della Convenzione; inoltre hanno determinato due nuovi aspetti del patrimonio che prima erano stati tralasciati, cioè la categoria di patrimonio misto (culturale e naturale) che racchiude i beni che abbracciano entrambe le caratteristiche sia di patrimonio culturale che naturale e la categoria dei paesaggi culturali.

I paesaggi culturali sono stati qualificati dal Comitato per il Patrimonio dell’umanità come luoghi geografici che in maniera particolare “rappresentano l'opera combinata della natura e dell'uomo”.124 Questo pensiero è stato confermato e approfondito all’interno dei forum internazionali sui patrimoni dell’umanità come parte di un impegno mondiale per riavvicinare una delle più importanti dicotomie del pensiero occidentale, quello della natura e cultura125.

Il patrimonio culturale è la totalità di beni, che, per specifica importanza storiografica, educativa ed artistica sono d’interesse comunitario e rappresentano la ricchezza di un territorio e dei rispettivi abitanti. La definizione di patrimonio culturale è relativamente nuova ed è un punto di arrivo terminologico, seppur non del tutto esaustivo, di un lento e tortuoso percorso di tipo legale-legislativo126. Lo spazio di cui rappresentano la ricchezza può essere un centro abitato, un capoluogo, uno Stato o qualunque porzione territoriale legalmente delimitata (o anche un soggetto a cui il patrimonio fa capo, come un’istituzione privata, un’accademia, un’istituzione pubblica, una pinacoteca, ecc.) pur rimanendo in qualsiasi caso rivolti alla partecipazione pubblica. Con il termine “patrimonio” la definizione sottintende al valore economico conferito ai beni che lo costituiscono per il motivo della loro artisticità e storicità. La parola patrimonio denota anche la realtà di una regolamentazione relativa alla totalità dei beni di valore: i beni culturali. I beni culturali sono quell’insieme di cose che costituiscono il patrimonio sia sul livello culturale che su quello finanziario. Si tratta di un valore monetario articolato, suscettibile di ampie variazioni e dipendente da interminabili varianti127. Una collettività

123 Le Linee guida operative sono regolarmente adeguate ad accogliere le decisioni del Comitato del Patrimonio Mondiale.

124UNESCO (2005), Operational Guidelines for the Implementation of the World Heritage Convention,

per consultare l’intero documento visitare il seguente sito https://whc.unesco.org/en/guidelines/

125Pannel S., Reconciling Nature and Culture in a Global Context: Lessons form the World Heritage List, https://web.archive.org/web/20160303165537/http://www.rainforest-crc.jcu.edu.au/publications/nature _culture.htm

126http://www.centropgm.unifi.it/quaderni/45/volume.pdf

127https://www.kinetes.com/uploads/6/8/7/0/68706149/ilgiornaledikinet%C3%A8s_n2-2017.pdf

che definisce i propri beni artistici e li tutela normativamente dal punto della protezione, compie una valutazione che punta all’identificazione dell’importanza storica ed artistica di questi beni che costituiscono il patrimonio comunitario. Il patrimonio culturale una è una realtà dinamica, perché concerne una categoria aperta, non immutabile, ma sempre in aggiornamento: di questa entrano a far parte scoperte e acquisizioni di informazioni e materiali (la ricerca nei settori della storia dell’arte e dell’architettura, dell’archeologia, della documentazione archivistica e bibliografica e delle storie sociali non si conclude mai) e anche sperimentazioni artistiche ed espressive contemporanee o in tempi recenti. Ad esempio, la storia sociale è uno dei più importanti settori della ricerca storica, rivolta all’indagine degli sviluppi di una società o una delle sue parti costituenti durante lo scorrere degli anni. La sua definizione è sempre in evoluzione, e cambia secondo il tempo storico e degli studiosi che si sono dedicati. Infatti, ogni singola persona possiede dei propri canoni e propri pareri di che cosa componga una “società” o una “parte costituiva” di questa.

La commissione di studio Franceschini, durante gli anni ’60, ha creato una definizione di “beni culturali” che ha una valenza ancora attuale: beni culturali come un’affermazione tangibile avente valore di civiltà128. Affermazioni, quindi, di civiltà, storia e cultura (sono da rimembrare i beni d’importanza storico-artistica, le opere scultoree, i beni archeologici, archivistici, librari e paesaggistico-ambientali), beni artistici realizzati dall’uomo, per cui a causa di un valore artistico distinto, appartengono alla civiltà e alla comunità, sono un’affermazione storica e oggetto di educazione estetica e sono per questo motivo di valorizzazione e di protezione. I beni che vengono incorporati nel patrimonio culturale raccontano dei valori irriproducibili e che non si possono ripetere della società di cui sono una proiezione (rappresentano dei casi unici, non esistono repliche, non esiste un altro bene che corrisponda sotto ogni punto, ai caratteri formali, estetici e figurativi di esso), hanno forti caratteri estetici ed espressivi e gli si attribuisce un valore economico, quindi redditività.

128 Commissione d’indagine istituita con la legge 26 aprile 1964, n. 310 per la tutela per la Tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio, che dichiarava: «Appartengono al patrimonio culturale della Nazione tutti i beni aventi riferimento alla storia della civiltà. Sono assoggettati alla legge i beni di interesse archeologico, storico, artistico, ambientale e paesistico, archivistico e librario, ed ogni altro bene che costituisca testimonianza materiale avente valore di civiltà»

Ciò che sicuramente ha contribuito ad ampliare i confini del patrimonio culturale è la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale129 (Parigi, 2003) entrata in vigore il 20 aprile 2006, e ratificata il 24 ottobre 2007. La Convenzione si prefissa di consolidare il sistema di tutela delle espressioni particolarmente vulnerabili dell’identità culturale dei popoli, formato dalle memorie, dall’insieme delle culture, delle espressioni linguistiche e artistiche in vari settori: teatro e musica, commemorazioni religiose e cerimonie, tecniche classiche di artigianato e arti varie. Il patrimonio immateriale è il riflesso dell’energia dei popoli e la sua difesa può essere un vettore di sviluppo sostenibile per le comunità, gli individui e le regioni che di questo patrimonio sono sia artefici che custodi.

Infine la Convenzione Unesco del 2005 sulla protezione e promozione della diversità espressioni culturali costituisce il punto fondamentale di un procedimento di rafforzamento ed evoluzione dell’azione dell’Unesco e più in generale di tutto l’ambito del diritto del diritto internazionale della cultura; uno sviluppo che ha visto gradualmente il bene culturale passare da un concetto solamente fisico, architettonico e monumentale ad una dimensione più estesa comprendente gli aspetti più profondi e immateriali del patrimonio culturale, dove risiede l’anima stessa della cultura. I motivi e gli obiettivi di tale lenta evoluzione sono: aiutare la reciproca disponibilità e comprensione tra gli Stati; trasmettere un forte spinta all’istruzione popolare e alla trasmissione della cultura; far crescere e divulgare la cultura; creare progressivamente una stabile e inalterabile pace internazionale, basata sullo sviluppo comune del genere umano.

CAPITOLO III - La ricerca di armonia fra mercato e cultura nel diritto