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Vincoli, ostacoli e rischi nella scelta di internazionalizzazione delle PMI Se è innegabile che per le PMI l’espansione nei mercati internazionali rappresent

un’occasione unica di sviluppo, non si deve nemmeno sottovalutare l’insieme dei rischi ed ostacoli che esse dovranno affrontare nell’attuare tale processo.32

I vari tipi di difficoltà si traducono per l’impresa in maggiori costi e in mancati profitti, che si ripercuotono sulla stessa probabilità di uno sviluppo estero in forme stabili consolidate. Per ostacoli si intendono tutte le difficoltà che si frappongono tra l’impresa e il mercato estero, mentre i vincoli sono tutte le condizioni che, originate da inadeguatezze interne o esterne all’impresa, limitano in qualche misura la sua evoluzione internazionale. Il concetto di rischio invece, esprime il verificarsi di condizioni talmente negative da compromettere la redditività dell’impresa.

1.6.1 I vincoli

Per comprendere pienamente i vincoli che una determinata impresa potrebbe riscontrare nel processo di internazionalizzazione, sarebbe opportuno conoscere le specificità dell’impresa stessa: la sua dimensione, il tipo di produzione, il mercato in cui si trova ad operare.

Posto che la conoscenza di questi aspetti darebbe luogo ad un’analisi più accurata, è comunque possibile rilevare una serie di problemi comuni a tutte le imprese di dimensioni limitate che, in quanto tali, sono caratterizzate dalla carenza di alcune risorse.

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Tra i vincoli interni, si rilevano innanzitutto le difficoltà legate alla gestione e all’organizzazione delle attività internazionali. La conduzione delle piccole aziende è normalmente affidata a persone carismatiche, dal grande intuito ed elevata esperienza tecnico-produttiva ma molte volte non abilitate al coordinamento di tutte le attività aziendali. La scarsa esperienza e formazione del team dirigenziale, spesso concentrato nella figura dell’imprenditore, può essere all’origine di diversi impedimenti nel momento in cui un’impresa si internazionalizza, richiedendo di conseguenza uno stile di gestione diverso. Accanto alla scarsa esperienza, troviamo anche i limiti personali dei dirigenti che influenzano il loro interfacciarsi con il mercato estero. La mancata preparazione linguistica, ad esempio, o la diffidenza verso altre culture, sono componenti soggettive ma possono comunque determinare l’inadeguatezza di fronte alle esperienze sovranazionali.

Un altro vincolo che non può essere tralasciato, è la ristrettezza del ciclo decisionale che, pur comportando flessibilità e scioltezza, può comportare delle lacune nella disponibilità di informazioni e nella fase di analisi.

Riferendosi all’ambito produttivo invece, la limitata dimensione degli impianti delle PMI impedisce alle imprese di sfruttare i meccanismi delle economie di scala, con conseguente posizione di forte svantaggio rispetto ai concorrenti internazionali, normalmente di dimensioni maggiori. Direttamente collegato a questo vincolo, troviamo la barriera cui viene attribuita maggiore importanza: il prezzo dei propri prodotti all’estero. Le PMI ritengono di non avere un’adeguata efficienza per arrivare sui mercati esteri con un prezzo competitivo, tenuto conto dei costi diretti ed indiretti che il processo di internazionalizzazione comporta.

Un elemento di debolezza strutturale delle PMI è la scarsità dei mezzi finanziari, limite che si mostra ancor più evidente quando l’impresa tenta un inserimento nei mercati esteri. La scelta di internazionalizzazione spesso richiede un rinnovamento dell’impresa, per la cui realizzazione sono necessari ingenti investimenti; il rendimento di tali investimenti può rivelarsi consistente ma con tempistiche di rientro generalmente di lungo periodo e questo compromette, almeno nella fase iniziale, la possibilità di autofinanziamento.

La disponibilità di risorse umane qualificate, infine, risulta un vincolo soprattutto nel caso delle micro o piccole imprese.

Oltre ai vincoli interni, è necessario considerare anche i vincoli esterni all’internazionalizzazione delle PMI, presenti sia nell’ambiente nazionale che in quello

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internazionale. Esiste, infatti, un insieme di dati ambientali che contribuisce ad aumentare l’efficienza del sistema industriale e a potenziarne la competitività sui mercati esteri.

Tra le variabili di particolare importanza, rileviamo la presenza di moderni servizi di informazione e comunicazione, uniti a reti di trasporto nazionale ed internazionale articolate ed efficienti. Da non sottovalutare è, inoltre, la presenza di strutture doganali che prevedano procedure e protocolli semplici e razionali, sia in merito ai controlli che in relazione alla documentazione richiesta.

Altri fattori rilevanti sono l’esistenza di diposizioni fiscali non sperequate rispetto a quelle dei Paesi concorrenti, nonché l’offerta di servizi di credito e assicurazione per le imprese esportatrici, diffusi capillarmente su tutto il territorio.

In ultima analisi, ma per questo non meno importanti, sono la possibilità di svolgere una formazione qualificata e la presenza di centri di R&S.

1.5.2 Gli ostacoli

Le difficoltà più evidenti, ma non necessariamente le più condizionanti, sono rappresentate dagli ostacoli alla penetrazione nel mercato straniero. Tra gli ostacoli più frequenti e soprattutto più incisivi troviamo i cosiddetti “ostacoli all’entrata”, barriere tali da poter rappresentare un fattore di vera e propria esclusione se l’impresa non è in grado di superarli o aggirarli, intervenendo sulla produzione, sulla distribuzione o sulle forme di inserimento. Tra gli ostacoli all’entrata troviamo, in primo luogo, le varie norme che regolano le importazioni del Paese estero, e in particolare quelle che si applicano ai beni oggetto di scambio. Normalmente si distinguono le barriere palesi, rappresentate ad esempio da dazi, contingentamento di merci, prezzi massimi praticabili, dalle barriere occulte, nel senso di indirette: norme di sicurezza relative all’uso dei prodotti, norme igienico-sanitarie, procedure complesse. Questi ostacoli sono complessi da superare e finiscono per penalizzare soprattutto le PMI, in genere meno informate in merito ai regolamenti vigenti nel Paese estero e meno dotate di potere contrattuale rispetto alle grandi imprese.

Un secondo tipo di ostacolo all’espansione estera è legato invece alle caratteristiche ambientali, culturali e socio-economiche del Paese straniero. In questo caso le difficoltà per l’impresa possono nascere da:

diversità del clima naturale: la tipologia di territorio e soprattutto di clima, possono richiedere modifiche al prodotto o al suo confezionamento;

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specificità del sistema politico: il governo potrebbe imporre procedure e canali obbligati per la commercializzazione delle merci;

elementi culturali: il grado di istruzione o la religione possono condizionare il consumo di determinati beni o servizi;

caratteristiche economiche, legate al grado di sviluppo del Paese. Lo sviluppo economico influenza il tenore di vita della popolazione e la dinamica dei consumi, ma anche la disponibilità di reti per la distribuzione o la presenza di infrastrutture per la commercializzazione.

In linea generale, possono essere considerati ostacoli all’internazionalizzazione tutti quei fattori che influiscono sul comportamento d’acquisto del consumatore, sui rapporti con la concorrenza e sui contatti con gli intermediari o le autorità locali.

1.6.3 I rischi

Accanto a vincoli e ostacoli vanno considerati anche tutti quegli eventi ed imprevisti di natura commerciale, politica ed economica che ostacolano il buon fine dello scambio internazionale. A questo proposito si parla di rischi, impliciti in ogni operazione internazionale, e cioè di quegli eventi causali che possono portare danno all’operatore internazionale.

Un tipico esempio eventi imprevisti sono i rischi di mercato, legati all’insuccesso della programmata penetrazione commerciale, e quindi a un volume di vendite che risulta insufficiente nel giustificare la presenza dell’impresa in quel mercato.

Troviamo inoltre i rischi del commercio internazionale, ovvero i rischi impliciti in ogni singola azione di scambio, e i rischi di transazione, che dipendono da eventi connessi all’azione di terzi o a fattori naturali, che agiscono sulla merce stessa durante il trasferimento tra i diversi Paesi.

I fattori che possono incidere sulle transazioni internazionali nella fase del regolamento finanziario, sono a loro distinguibili in fattori di natura commerciale, laddove il mancato pagamento è dovuto all’insolvenza dell’operatore estero, e in eventi di natura politica (guerre, rivoluzioni) o catastrofica (terremoti, alluvioni). In questi casi si parla, rispettivamente, di rischi commerciali e rischi speciali.

La diversità e la complessità dei rischi elencati richiedono forme di copertura adeguate, che proteggano l’impresa almeno nei casi più gravi. La forma di copertura più comune è

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l’assicurazione, nonostante i limiti posti all’intervento assicurativo dalle compagnie private che, talvolta, coprono solo i danni derivanti da alcune tipologie rischi.

Spetta in ogni caso all’impresa valutare la rischiosità che caratterizza le transazioni internazionali e valutare, di volta in volta, la forma di copertura più adeguata. Se la prevenzione del rischio richiede in primo luogo alti livello informativi e di organizzazione, l’affrontarli significa metter in atto strumenti molto elaborati che spesso l’impresa di piccola dimensione non possiede. L’azienda può quindi richiedere la collaborazione e la consulenza delle compagnie assicurative, o più in generale delle diverse unità organizzative pubbliche che vengono istituite per offrire servizi concreti alle imprese.