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GLI INTERVENTI DEL CONSIGLIO D’EUROPA SULLE QUESTIONI OGGETTO DELLE PROCEDURE

5. Il ricorso del Presidente della Corte Suprema alla Corte europea dei diritti dell’uomo (caso Baka c Ungheria)

5.2 La violazione dell’art 10 CEDU

In secondo luogo, il ricorrente ha lamentato la violazione dell’art. 10 CEDU che stabilisce che:

“1. Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. […] 2. L’esercizio di queste libertà, poiché comporta doveri e responsabilità, può essere sottoposto alle formalità, condizioni, restrizioni o sanzioni che sono previste dalla legge e che costituiscono misure necessarie, in una società democratica, alla sicurezza nazionale, all’integrità territoriale o alla pubblica sicurezza, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o

cessazione anticipata del suo mandato non era stata inclusa in disposizioni costituzionali. V. supra n. 74.

129 Corte europea dei diritti dell’uomo, sentenza del 27 maggio 2014, Baka c.

100 della morale, alla protezione della reputazione o dei diritti altrui, per impedire la divulgazione di informazioni riservate o per garantire l’autorità e l’imparzialità del potere giudiziario”.

Il ricorrente, infatti, ritiene che sussista un nesso causale tra i pareri negativi da lui espressi fra il 12 febbraio e il 3 novembre 2011 sulla legislazione concernente la magistratura e la cessazione anticipata del proprio mandato. Il ricorrente ricorda, inoltre, come fosse obbligato ad esprimere il proprio parere in materia data la posizione che ricopriva come Presidente del Consiglio giudiziario nazionale.

L’Hungarian Helsinki Committee, l’Hungarian Civil Liberties Union e l’Istituto Eötvös Károly, quali terzi intervenuti, osservano come questo caso sia solo uno degli aspetti del più generale processo di indebolimento del sistema di checks and balances, caratteristico dello Stato di diritto, che si va consumando da tre anni a questa parte in Ungheria. Ricordano, infatti, le rimozioni precoci del vice- Presidente della Corte Suprema, del Commissario delegato per la protezione dei dati, dei membri della Commissione elettorale in seguito alla sua riorganizzazione, così come il potere del Presidente dell’Ufficio giudiziario nazionale di trasferire cause. Ritengono, pertanto, che questo caso debba essere esaminato alla luce di un contesto più generale ed invitano la Corte ad “andare al di là delle apparenze e ad esaminare il vero scopo di tale legislazione”130. Ricordano, infine, come il Mount Scopus Revised International Standards of Judicial Independence abbia stabilito che le riforme riguardanti il servizio giudiziario non si applicano ai giudici in carica al momento dell’entrata in vigore della nuova legislazione se si tratta di modifiche in pejus e non generalmente applicabili.131 Pertanto, si tratterebbe di un caso di estrema rilevanza non solo per l’Ungheria, in

130 Ibidem, punto 85, trad. it nostra.

131 Punto 3, par. 2, del Mount Scopus Revised International Standards of Judicial

Independence, approvato il 19 marzo 2008 dall’International Association of Judicial Independence a dal World Peace International Project of judicial independence.

101 quanto offrirebbe alla Corte, più in generale, la possibilità di una decisa presa di posizione sulla definizione dei rapporti tra i poteri, esecutivo e legislativo da una parte e giudiziario dall’altra.

La Corte osserva come le proposte avanzate dai partiti che formano la maggioranza, volte a far cessare il mandato del ricorrente come Presidente della Corte Suprema132 e a stabilire il nuovo requisito per l’eleggibilità a Presidente della Kúria133, siano state entrambe

sottoposte al Parlamento solo in seguito ai pareri negativi espressi dal Presidente della Corte Suprema sulle nuove riforme riguardanti la magistratura. Inoltre, all’intervista del 14 aprile 2011 rilasciata da un componente del partito FIDESZ che aveva affermato che come Presidente della Kúria sarebbe stato confermato il Presidente della Corte Suprema134, aveva fatto seguito, il 19 ottobre dello stesso anno, la dichiarazione del Segretario di Stato per la Giustizia il quale aveva confermato che il passaggio alla Kúria sarebbe stato solo un cambiamento di nome.135 Infine, la Corte ricorda come il 6 luglio 2011 il Governo ungherese avesse assicurato alla Commissione di Venezia che le modifiche apportate alle Disposizioni Transitorie non sarebbero state utilizzate per porre indebitamente fine al mandato dei soggetti eletti sulla base del regime giuridico precedente.136

La Corte ritiene, poi, che il cambiamento dato dal fatto che le funzioni del Presidente del Consiglio giudiziario nazionale sono state separate

132 Il 20 novembre 2011, due leader dei partiti che formano la maggioranza

parlamentare hanno presentato al Parlamento un disegno di legge sulle Disposizioni Transitorie della Legge Fondamentale. Ai sensi dell’art. 11, par. 2 della legge, il mandato del presidente della Corte Suprema sarebbe cessato al momento dell'entrata in vigore della Legge Fondamentale. Tale misura è stata inclusa anche in una proposta di modifica della legge sull’Organizzazione e l’Amministrazione dei tribunali presentata da un altro membro del partito di governo il 23 novembre 2011.

133 Il nuovo criterio per l’eleggibilità del Presidente della Kúria è stato introdotto

nell’art. 114 della legge CLXI sull’Organizzazione e l’Amministrazione dei tribunali del 9 novembre 2011.

134 Dichiarazione rilasciata da Gergely Gulyás su Inforádió.

135 Dichiarazione resa dal Segretario di Stato per la Giustizia Róbert Répássy in

un’intervista su ATV.

136 Minister for Foreign Affairs of the Republic of Hungary, Position of the

Government of Hungary on the Opinion on the new Constitution of Hungary adopted by the Venice Commission, 6 luglio 2012.

102 da quelle del Presidente della nuova Kúria sia una motivazione non sufficientemente argomentata dal Governo ungherese per giustificare la cessazione anticipata del mandato del ricorrente. Infatti, nonostante il cambiamento della denominazione della Corte, le funzioni precedentemente svolte dal ricorrente non hanno cessato di esistere e il ruolo del Presidente della nuova Kúria è rimasto sostanzialmente il medesimo di quello del Presidente della Corte Suprema. Infine, il Governo non ha addotto giustificazioni basate sul comportamento professionale del ricorrente o sulla capacità dello stesso di esercitare le funzioni di Presidente dell’organo giudiziario supremo ungherese. Per tali motivi, la Corte conclude che

“la cessazione anticipata del mandato del ricorrente in qualità di Presidente della Corte Suprema costituisce una reazione contro le sue critiche e i suoi pareri pubblicamente espressi sulle riforme giudiziarie e quindi rappresenta un’interferenza con l'esercizio del suo diritto alla libertà di espressione, come garantito dall'articolo 10 della Convenzione”137.

La Corte ha poi esaminato se tale interferenza potesse essere giustificata sulla base dell’art. 10, par. 2, della CEDU, se, cioè, fosse volta al perseguimento di una finalità legittima.

La Corte ricorda che

“la disciplina del funzionamento del sistema giudiziario rappresenta una questione di pubblico interesse” e che “il dibattito su tali questioni gode della protezione dell’art. 10. Anche se una materia oggetto di dibattito potesse avere implicazioni politiche, ciò non è sufficiente per impedire ad un giudice di fare dichiarazioni su tali questioni”138.

137 Corte europea dei diritti dell’uomo, sentenza del 27 maggio 2014, Baka c.

Ungheria, causa n. 20261/12, punto 97, trad. it. nostra. La Corte di Strasburgo ha affermato, in proposito, che il timore di ritorsioni sotto forma di sanzioni quali la perdita dell’incarico ricoperto porta al cd. “chilling effect” sull’esercizio della libertà di espressione; in particolare, nel caso di specie, rischia di dissuadere i giudici dall’esprimere il loro parere su questioni d’interesse politico.

103 La Corte, inoltre, tiene presente come fosse, non solo un diritto, ma anche un dovere del Presidente della Corte Suprema, in quanto Presidente del Consiglio giudiziario nazionale, dopo aver raccolto le opinioni dei vari tribunali, esprimere pareri sulle riforme riguardanti la magistratura.

Poiché il ricorrente ha fatto uso esclusivo delle prerogative che gli sono riconosciute per adempiere a questo dovere, tra le quali rientra la possibilità di esprimere direttamente le sue opinioni durante i dibattiti parlamentari, “non ci sono prove per concludere che le opinioni espresse dal ricorrente siano andate oltre la mera critica dal punto di vista strettamente professionale, o che contenessero attacchi o insulti personali e gratuiti”139.

La Corte, dunque, conclude ritenendo che nel caso di specie si sia verificata una violazione dell’art. 10 CEDU.

Nella sua opinione concordante, il giudice Spano precisa che, per poter ritenere giustificata un’interferenza al diritto alla libertà di espressione sulla base della necessità di perseguire una finalità legittima, è opportuno tenere presente che la libertà di espressione poggia direttamente sul processo democratico, quale fondamento dello Stato di diritto e di una società democratica. Ricorda, in particolare, la giurisprudenza della Corte140 che aveva già affermato che sul tema

della separazione dei poteri la collettività ha un interesse legittimo ad essere informata, in quanto si tratta di un aspetto che coinvolge questioni molto importanti in una società democratica.

La misura utilizzata dal legislatore ungherese per rimuovere il Presidente della Corte Suprema dalla sua carica era una legge individuale, chiaramente rivolta al ricorrente e a lui solo,

“quindi, è assiomatico che la cessazione anticipata del mandato del ricorrente, in base alle sue opinioni espresse pubblicamente sulla

139 Ibidem, punto 100, trad. it. nostra.

140 Corte europea dei diritti dell’uomo, sentenza del 12 febbraio 2008, Guja c.

104 separazione dei poteri e l'indipendenza della magistratura, non ha perseguito e non avrebbe potuto perseguire una finalità legittima ai sensi dell'articolo 10, par. 2, della Convenzione”141.

141 Corte europea dei diritti dell’uomo, Baka c. Ungheria, causa n. 20261/12,

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CAPITOLO IV

UN BILANCIO SUL GRADO DI EFFICACIA DEI