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In visita al Santuario di Montenero: la sacralità del silenzio

Il Santuario di Montenero

1. In visita al Santuario di Montenero: la sacralità del silenzio

Indipendentemente dalla compagnia con cui il credente ha deciso di intraprendere la sua visita è possibile descrivere il percorso tipico al Santuario che è compiuto dalla maggior parte dei pellegrini, e che si realizza nell’ordine qui descritto. La visita parte per tutti dalla piazza del Santuario, dove in genere vi è un primo momento di sosta, durante il quale il gruppo di credenti, indipendentemente dalla sua numerosità, cerca di orientarsi e di darsi un’organizzazione. Spesso, infatti, i visitatori giungono a bordo di più vetture e la ricerca del parcheggio richiede tempi di attesa, in altri casi qualcuno si fa attendere per una veloce visita al bagno o in un bar. In questo primo momento, la scelta di uno spazio di sosta avviene secondo esigenze pratiche, come la ricerca dell’ombra durante i mesi più caldi o il riparo dal vento che spesso soffia nella piazza: l’interesse religioso, quello culturale o turistico, non sono ancora stati “attivati”. L’obiettivo primario, in questa prima fase, è quello di ritrovarsi per iniziare la visita e le attività svolte sono funzionali a ciò: la visita delle baracchine di articoli religiosi viene quasi sempre rimandata alla fine e difficilmente si sosta prolungatamente dentro uno dei bar della piazza. La prima tappa consiste nell’entrare nel Santuario: di solito, infatti, il sagrato è solo attraversato e in pochi sostano in questa parte dell’edificio,       

prima di entrare in chiesa. Più frequentemente le persone si soffermano ad aspettare parte della loro compagnia sulle sedie che ci sono nei mesi caldi alla fine del percorso. In ogni caso pochissimi sono i pellegrini che si soffermano a visitare le lapidi poste nel famedio. Ciò è in parte determinato dalle condizioni climatiche: questo spazio che, di solito, è poco ventilato, perché chiuso su tre lati, è molto esposto al sole durante le ore più calde e nonostante vi sia la possibilità di creare dell’ombra con alcune tende, la difficoltà della loro apertura rende il loro uso alquanto eccezionale, riservato ai giorni in cui vi sono svolte alcune celebrazioni religiose. Accade però, che, in alcuni casi, non tutti i membri del gruppo entrino nel Santuario e che qualcuno rimanga fuori, chi sul sagrato, chi nella piazza, chi fuori la cappella dei cerini, spesso perché si è portato in questa gita un cane di piccole dimensioni. Ad ogni modo, una volta riunitosi il gruppo dei pellegrini, inizia la visita di questo luogo sacro che dura in media quarantacinque minuti, esclusa la celebrazione della messa, alla quale non tutti partecipano. Una volta oltrepassato il porticato si ha l’ingresso al Santuario attraverso l’atrio da cui le tre porte centrali conducono all’interno della Basilica, mentre quelle laterali portano sulla destra alla galleria degli ex voto e sulla sinistra alla portineria. Le messe organizzano i tempi delle visite e la sequenza dei percorsi tanto per i credenti praticanti che per gli altri visitatori. Solitamente i pellegrini entrano, seppur fugacemente, per farsi un veloce segno della croce con l’acqua santa. Diverso è, invece, il caso di chi è animato da una religiosità intima e privata che è alla ricerca di un angolo, spesso appartato, dove raccogliersi in preghiera. In questo caso, sovente capita che il credente si sieda in una delle ultime panche della chiesa, indipendentemente dallo svolgimento delle funzioni.

Sebbene anche l’atrio contenga affreschi di un certo valore artistico, rappresentanti la storia dell’Immagine della Madonna di Montenero, pochi sono i visitatori che si soffermano a osservarli, probabilmente anche perché, essendo disposti molto in alto, è necessario essere a conoscenza della loro presenza per alzare lo sguardo ad ammirarli. Tutt’altro interesse è solitamente mostrato per la Galleria degli ex voto, in cui sono conservate le tavolette più antiche. Alcuni pellegrini, raccontano di essere particolarmente colpiti dagli ex voto, che sono interpretati come la testimonianza della fede e della religiosità dei credenti. In questa parte del Santuario le persone assumono i tipici comportamenti di chi visita un museo: il tono della voce si abbassa, alcune volte i gruppi si disgregano,

perché ognuno si muove seguendo un suo ritmo personale, soffermandosi su ciò che maggiormente attrae l’attenzione, altre volte qualcuno più esperto offre spiegazione ai compagni sulle tavolette esposte. Spesso accade poi che gli adulti raccontino le storie dipinte nelle tavolette ai più piccoli, spesso arricchendole con aspetti di fantasia. I visitatori più giovani, di solito accompagnati dai genitori e spesso dai nonni, mostrano un grande interesse anche per il presepe costruito all’inizio della galleria, dove si soffermano a lungo. La contemplazione delle tavolette è, spesso, solo momentaneamente interrotta a causa del Libro dei Pellegrini che è collocato davanti alla Sagrestia. Sebbene le persone raramente scrivano i messaggi insieme, è molto frequente che ci sia un momento dedicato alla consultazione, anche solo per far notare questa possibilità agli altri compagni.

In modo diverso è, invece, percorsa la zona dove sono esposti gli stemmi dei comuni toscani donati simbolicamente alla Madonna, la Galleria dei Comuni, che segue quella degli ex voto. In questa zona si attenua il senso di sacralità e le persone tornano a conversare tra loro normalmente. Spesso, i pellegrini percorrono più volte questo tratto alla ricerca dello stemma della propria città o paese. Al termine di questa galleria finisce la parte cui è attribuito maggior valore, sia culturale che religioso, perché per i credenti gli “Ex voto Tradizionali”2 e gli stemmi donati rappresentano una testimonianza della fede dei pellegrini che si sono susseguiti nel tempo. A questo punto, c’è chi entra in chiesa per una breve preghiera o per assistere alla celebrazione della messa, c’è chi va a confessarsi, o chi si sofferma davanti al grande crocifisso a dire alcune preghiere e chi prosegue il percorso avviandosi verso l’uscita. Quest’ultima parte del Santuario, la Cappella del Crocefisso, che, è interamente ricoperta da Cuori di latta, non è oggetto di particolare attenzione né da un punto di vista devozionale né storico e artistico. La comprensione di questi atti votivi è, infatti, molto meno immediata rispetto a quelli tradizionali, che sono quasi tutti pittorici, e richiederebbe un’osservazione molto minuziosa a causa delle dimensioni delle scritte e, spesso, anche di staccare le piccole offerte per leggere i messaggi sul retro. Questi ex voto, finiscono così, per avere perlopiù una valenza ornamentale più che rappresentare la fede di chi li ha donati. Solo la loro quantità numerica può per alcuni essere un segno della devozione provata per la Madonna di Montenero.

      

2 Come è stato spiegato nel capitolo dedicato alle tavolette votive, sono stati chiamati “Ex voto

Chi prosegue verso l’uscita si trova nel Chiostro di San Giovanni Gualberto, dove sono esposti gli ex voto più recenti, chiamati in questo studio “Moderni”. Sebbene qualcuno si soffermi a osservarle dimostrando un certo interesse, non tutti sono attratti da queste tavolette che hanno indubbiamente un valore artistico minore e mancano del significato storico degli ex voto tradizionali. Inoltre, probabilmente a causa della distanza dalla chiesa e della presenza di due negozi, in questo luogo viene meno quell’atmosfera religiosa che aveva caratterizzato la prima galleria, là dove i visitatori procedono lentamente e silenziosamente. C’è, tuttavia, chi va a ricercare una tavoletta donata nel passato o quella di un parente o conoscente, per ritrovarla e mostrarla ai compagni ai quali viene raccontato dettagliatamente l’episodio sottolineando l’eccezionalità dell’evento accaduto. Quasi tutti i pellegrini, entrano nel negozio di oggetti sacri, dove si possono trovare libri o piccoli souvenir da portare ai cari che sono rimasti a casa. Meno frequentata è la farmacia del monastero, probabilmente a causa dei prezzi più elevati dei prodotti.

Il termine del percorso all’interno del Santuario si compie con l’atto di devozione forse più importante per i pellegrini mariani: l’accensione dei ceri votivi. Difficile è creare una tipizzazione di questo atto che viene da ciascuno interpretato diversamente: c’è chi accende una sola candela e chi molte, chi compie questo atto in maniera rapida facendosi uno sbrigativo segno della croce e chi, invece, dopo l’accensione si ferma a pregare con apparente trasporto emotivo, per esempio inginocchiandosi in mezzo alla stanza, ed infine c’è anche chi semplicemente entra per osservare la cappella ed esce senza fare alcunché. Ancora una volta il comportamento dei bambini si distingue da quello degli adulti: se quelli più grandi sono educati a questa pratica religiosa, per esempio tramite la recita ad alta voce di alcune preghiere, i più piccoli associano quasi sempre i ceri votivi alle candeline del compleanno e tentano, talvolta con successo, di spengerne quante più possibile provocando un certo imbarazzo nei genitori. Anche i bambini più grandi, dimostrano qualche volta di non interpretare questa pratica in un modo religioso, ma di associarla ad alcune usanze superstiziose e magiche legate al soddisfacimento di desideri personali. Fuori dalla cappella è capitato, per esempio, di vedere un bambino che chiedeva a un altro per chi avesse acceso la candela senza avere alcuna risposta perché altrimenti “non si sarebbe avverato”, proprio come succede nel caso dei desideri. A questo punto la

visita è terminata e i pellegrini si preparano a lasciare questo luogo, spesso soffermandosi prima a uno dei bar presenti nella piazza, o ad acquistare gli articoli religiosi esposti nelle “baracchine”.