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2.1 Il Dalai Lama: dalle montagne del Tibet a Dharamsala

3.2. L'altra faccia della medaglia

3.2.1. Il controllo delle nascite

Nella regione di Cindia il controllo delle nascite è stata l'inevitabile scelta per prevenire le nascite attraverso una pianificazione familiare che andasse a limitare la rapida espansione demografica del continente.

In Cina la politica del figlio unico fu avviata nel 1979 e ha portato a prevenire 400 milioni di nascite, effettuando 13 milioni di aborti l'anno, 1458 l'ora. Senza la politica del figlio unico la Cina stima che la sua popolazione sarebbe stata di 1,7 miliardi invece che di 1,3 miliardi, con una differenza pari all'intera popolazione degli Stati Uniti. 240 Questa politica, inizialmente ideata per motivi economici, è oggi diventata la condanna alla morte economica della Cina, che avrà presto una popolazione anziana senza giovani a sostenerla. 241

Le autorità cinesi hanno detto che tale politica resterà inalterata fino alla fine del 2015, sebbene una politica dei due figli sia già in atto nelle zone rurali e tra le minoranze nel caso in cui il primo figlio sia femmina, mentre anche i ricchi e i burocrati del partito possono permettersi di avere più di un figlio, dietro il pagamento di multe salatissime. Da parte dei governi occidentali si è fatto poco per ridurre la diffusa pratica di abortire le femmine, dal momento che sia gli Stati Uniti che le Nazioni Unite finanziano l'UNFPA, l'United Nations Family Planning Fund, e l'IPPF, l'International Planned Parenthood Federation. Anche se nel 2001 gli Stati Uniti hanno ridotto i finanziamenti, diretti anche alla politica del figlio unico, questi sono stati reintrodotti nel 2009 da parte del Dipartimento di Stato.

Nel frattempo i cinesi continuano a sposarsi e mettere al mondo figli solo se in possesso di una licenza speciale emessa dal governo, in quanto la legge vieta alle famiglie che risiedono in città di avere più di un figlio. 242 Nel caso in cui la prole superi la quantità di uno, si incorre nel pagamento di una salata multa che può ammontare fino a 1,5 milioni di yuan, che per la stragrande maggioranza dei cinesi corrisponde da quattro a otto volte il reddito medio annuale. Invece i tassi di nascita

240

MEREDITH R., The Elephant and the Dragon: The Rise of India and China and What it Means

for All of Us, op. cit., pag. 153

241 PENTIN E., "China's War Against Women and Girls", in Zenit, 2 giugno 2011

242 MEREDITH R., The Elephant and the Dragon: The Rise of India and China and What it Means for All of Us, op. cit., pag. 153

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nelle aree rurali sono più elevati, perché in molti casi alle madri che danno alla luce figlie femmine è consentito "riprovare per avere un maschio".

Contemporaneamente cresce il mercato nero dei bambini al quale si rivolgono le coppie che non riescono ad avere figli. Con estrema facilità si riescono infatti a trovare bambini piccolissimi, spesso neonati di un mese o poco più, venduti a un prezzo che oscilla tra i 3 e gli 11 mila euro soprattutto in relazione al sesso, dal momento che i maschi in salute costano di più. 243

L'attuazione di tale politica ha portato a una serie di disastrose conseguenze, prima tra tutte una sfilza di aborti incontrollati e illegali per evitare la nascita di bambine indesiderate, portando a un surplus di uomini che rimarranno senza consorte. In alcune zone della Cina per esempio, la proporzione tra donne e uomini sfiora i 130 maschi su 100 femmine. 244 I demografi hanno stimato che in Cina siano "scomparse" più di 4 milioni di neonate e che almeno il 10 % di queste sia da imputare alla mancata registrazione alla nascita. La politica del figlio unico ha fatto sì che numerose bambine nascessero non registrate, oggi adolescenti o donne adulte ufficialmente invisibili e prive dei diritti di base: "non nate" difficili da quantificare. 245

Questa popolazione non gode del diritto all'istruzione, alle cure mediche e, una volta giunta in età da marito, non può sposarsi regolarmente.

Numerosi anche i casi di infanticidi e sterilizzazioni forzate, sul Times online Micheal Sheridan racconta di una contadina che, "giunta al nono mese di gravidanza, aveva partorito regolarmente nonostante avesse già subito un aborto forzato. I poliziotti presenti al parto hanno subito gettato il neonato in un gabinetto pubblico, ma il giorno seguente una donna anziana che aveva udito le grida del bambino lo portò al reparto neonatale dell'ospedale. Intervennero cinque funzionari dell'ufficio di pianificazione familiare, che afferrarono il bambino e lo uccisero sbattendolo violentemente sul pavimento." 246 Con le parole di Reggie Littlejohn, l'avvocato statunitense che ha fondato Women's Rights Without Frontiers contro l'aborto forzato e la schiavitù sessuale in Cina, questa politica "provoca più violenza contro le donne e le bambine di ogni altra politica sulla terra." 247 Aborti forzati tra le donne che violano la politica sono all'ordine del giorno, talvolta effettuati fino a nove mesi di

243 Anonimo, "Cina: cresce 'mercato nero' bambini", in www.ansa.it, 20 giugno 2013 244

NEGOZIO F., "Le donne cinesi", in www.cina.ws, s.d.

245 ARESU A., "Cina oggi: Quali donne? Quali diritti?", in Noidonne.org, 5 agosto 2008

246 SHERIDAN M., "Cina: aborti forzati e sterilizzazione obbligatoria", in Times online, 15 febbraio

2009

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69 gravidanza, portando le donne a morire insieme ai figli che stanno per nascere. La politica di pianificazione familiare porta al cosiddetto "genericidio" 248 che comporta che le femmine siano maggiormente soggette all'aborto, all'abbandono e all'infanticidio. L'Organizzazione Mondiale della Sanità dice infatti che il Paese ha il più alto tasso di suicidio femminile al mondo, dal momento che circa 500 donne ogni giorno mettono fine alla propria vita, soprattutto a causa della politica di pianificazione familiare. 249

Recentemente, durante il Terzo Plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista cinese conclusosi martedì 15 novembre 2013, i 200 delegati presenti alla riunione hanno stabilito che le coppie in cui uno dei due genitori è figlio unico possono d'ora in avanti avere più di un bambino, mentre prima, e soltanto in alcune città, tra cui Pechino e Shanghai, solamente due genitori figli unici avevano diritto a una seconda nascita. 250 La misura sarà "messa in pratica e migliorata gradualmente per ottenere uno sviluppo equilibrato di lungo termine della popolazione in Cina": in pratica la politica del figlio unico non verrà abbandonata del tutto, ma soltanto allentata e corretta. 251

Diversa la situazione dell'India che avviò un programma di pianificazione familiare già negli anni cinquanta, mirando a ridurre il tasso di incremento annuo di una popolazione in rapida espansione e promuovendo l'idea di gravidanze meno ravvicinate. Tra i metodi contraccettivi fu presto introdotta la sterilizzazione per garantire risultati duraturi con i suoi effetti irreversibili e furono anche introdotti incentivi finanziari destinati a chi si sottoponeva all'intervento e obiettivi numerici che il personale sanitario avrebbe dovuto raggiungere.

Negli anni settanta furono ideati i "campi di sterilizzazione", ospedali da campo mobili adatti a sterilizzare un ampio numero di persone. 252 Contemporaneamente aumentò anche la coercizione: permessi, licenze, ammissioni scolastiche, crediti, fertilizzanti, razioni alimentari, beni e servizi, vennero resi disponibili soltanto ai possessori di un certificato di sterilizzazione. Nel 1977 le vasectomie ammontarono a 8 milioni, mentre dall'estero aumentava il sostegno

248 SHERIDAN M., "Cina: aborti forzati e sterilizzazione obbligatoria", in Times online, 15 febbraio

2009 249

NEGOZIO F., "Le donne cinesi", in Cina.ws, s.d.

250

Anonimo, "La Cina cambia davvero. Rinuncia a figlio unico e campi di lavoro", in Repubblica, 15 novembre 2013

251 Anonimo, "Svolta in Cina: stop lavori forzati e controllo nascite", in freenewspos.it, 15 novembre

2013

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70 economico alla politica di sterilizzazione di massa, con il contributo dell'UNFPA, della Banca Mondiale, della Swedish International Development Association e delle agenzie internazionali per il controllo della popolazione.

La legge che permetteva di elargire incentivi monetari a chi eseguiva gli interventi portò a numerosi casi di abuso, tra cui il superamento della soglia massima di interventi quotidiani e le condizioni igienico-sanitarie inammissibili che portarono numerosi soggetti a contrarre infezioni e malattie o addirittura a perdere la vita.

Poi, negli anni ottanta e novanta la sterilizzazione femminile sostituì quasi completamente quella maschile, anche se la maggior parte delle donne non aveva ben chiaro il fatto che tale procedimento fosse irreversibile.

Nel 1996 l'India, attraverso il Reproductive and Child Health Programme, rese illegali gli incentivi economici e orientò le sue politiche verso una maggiore attenzione alla salute delle donne e dei bambini. Nel 2000 la nuova National

Population Policy ribadì l'importanza di ridurre la fecondità, dandosi come obiettivo

il raggiungimento del tasso di sostituzione 253 entro il 2010, rivolgendo l'attenzione alla contraccezione e tutelando contemporaneamente la salute di donne e bambini.

Nel frattempo però Shivraj Singh Chauhan, chief minister dello Stato del Mahdya Pradesh ed esponente del Bharatiya Janata Party, annunciava ai suoi elettori una sterilizzazione di massa spettacolare: 700 mila operazioni da attuare entro il 31 marzo 2012. Poiché il 12 marzo 2011 gli ospedali del Madhya Pradesh non avevano ancora superato le 370 mila operazioni, si iniziarono a operare in massa donne e uomini, soprattutto tra la popolazione tribale analfabeta, talvolta non informando nemmeno i pazienti, entrati per farsi curare un male e usciti sterili. 254 Come nel caso di Shyam Lal che a 16 anni si è guadagnato il triste primato del più giovane sterilizzato della nazione: entrato in ospedale per farsi curare un'influenza, quando è uscito ha scoperto di non poter più avere figli. 255

Altre volte l'amministrazione si improvvisa strozzino, minacciando le famiglie più indigenti di togliere loro i benefici garantiti dalla previdenza indiana, per esempio una tessera per acquistare riso e farina a prezzi calmierati, se rifiutano di sottoporsi a vasectomia o a sterilizzazione tubarica.

253 Per tasso di sostituzione si intende il numero di figli che ogni coppia deve produrre per rimpiazzare

se stessa nella generazione successiva. Mentre oggi il tasso è pari a 2,7 figli per donna, la quota che il governo indiano auspica di raggiungere presto è quella del 2,1. In RONDINONE A., India: una

geografia politica, op. cit., pag. 67

254 MIAVALDI M., "India, sterilizzati a 16 anni", in Lettera 43, 24 marzo 2012 255

71 Bisogna notare come ancora oggi la percentuale di donne sterilizzate sia molto più alta di quella maschile: in Madhya Pradesh per esempio, ogni dieci donne sterilizzate c'è un solo uomo che abbia subito una vasectomia, principalmente perché nelle zone rurali vi è la credenza che un uomo sterile sia automaticamente meno virile, meno forte, meno in salute, al punto che, come surrogato di mascolinità, per lungo tempo le autorità hanno distribuito il porto d'armi a ogni uomo che accettava di farsi sterilizzare. Nel 2008, nel distretto di Shivpuri, l'iniziativa ha registrato un successo senza precedenti: nelle prime 10 settimane più di 200 uomini si sono sottoposti all'operazione.

Negli ultimi anni il governo ha anche cercato di incentivare la popolazione con programmi di family planning decisamente più convincenti: si va dalle lotterie con in palio frullatori, motociclette e automobili Tata Nano, come avviene nel Rajasthan, alle biciclette per gli uomini disposti a una vasectomia nel Kerala. Un regalo prestigioso che al Christian Medical College and Hospital, promotore dell'iniziativa, costa più di 2600 rupie a bicicletta, cioè intorno ai 35 euro. 256 Il governo è passato anche alla diffusione di spot televisivi con un messaggio inequivocabile: meno figli, più soldi.

Ancora oggi gli sforzi del governo indiano si concentrano sugli strati sociali più bassi, dal momento che gli studi hanno dimostrato che una maggiore alfabetizzazione, soprattutto femminile, abbassa il rapporto di fertilità, ovvero la media dei figli nati da una donna nel corso della sua vita. In India questo rapporto è di 2,62 figli con punte di 4 negli stati meno sviluppati come il Bihar, mentre in Italia è pari a 1,54, negli Stati Uniti a 2,06 e in Cina a 1,39. 257 Per questo motivo la scolarizzazione è stata notevolmente incentivata, soprattutto nelle campagne dove è stato ideato il logo del triangolo rosso rovesciato che doveva comunicare la proporzione ideale per una famiglia indiana: due genitori e un figlio.