PENSIERI
SULLA
EDUCAZIONE DELLA DONNA
DI LUIGI MAGRI
Luigi Magri
i2f
PENSIERI
\BULLA
EDUCAZIONE DELLA DONNA
DI
«ve C\
TORINO
G. CANDELETTI, SUCCESSORE G. CASSONE E
TIPOGRAFO-EDITORE
viaRo$iini,n« 3.
1872.
DigitizedbyGoogle
INDICE
kiS
Pag. 1
Lettera seconda . . IO
. » 28
Lotterà quinta . • 38
Letterasesta . . 48
Lettera settima . , ftfi
Lettera ottava
Apppemiice,
—
Massime e precettiintorno alladonna . . . 85\
I yGoogle
I
I
LETTERA PRIMA
Firenze, 7 marzo 1870.
L'ottimo direttore del
Mondo
Elegantemi
esorta ad alternare lemie
rivistucce settimanalicon qualche
articolo sull'educazione della donna.Ma
per
avventura
l'egregioamico equivocando
nel giudicare lemie
forze, le reputò digran lunga
superiori a quelleche realmente
sono.Io
comprendo
benissimoche
asvolgereun
sog- getto così spinoso,che
interessa la più bellametà
della specie, sul quale si esercitarono
sommi
in- gegni evennero
strombettate idee eteorie d'ogni forma, richiedesiuna
specialeistruzioneantropo- logica, largaed
esattaconoscenza
delcuore
e delle fibre femminili e quel criteriosicuro, netto sinteticoche
vieneda
«una profonda
analisi eda una
sperienza sagace e diuturna.Ora, possiedo io tutte queste qualità?
Tu
sorridi, Annetta,ed
accenni a farmi capire1
DigitizedbyGoogle
che quando
la sia propriocosì,quando
si richieg-gano
tali requisiti a dipanare l'argomentoinque-
stione,non mi rimane che cambiar
di registroe non
parlarnepiù.E
anch'io lapensavo
in talmodo
ve'; e schiet-tamente
riscontrai al direttore sponendoglimale
adeguarsi lemie
facoltà al soggetto, l'attitudine al volere,non
bastarmi l'animoad un
assuntononché
arduo,delicatissimo; e significandogliche
in fine dei conti lemie
opinioni sulladonna, o
belle o brutte, «sono agli antipodidi quellespiffe- rate dai
moderni
emancipatori filosofanti.Ma
sentiun
po':mentre credevo
proprio,mas- sime con
quest'ultima considerazione, d'avere scongiuratoogni
pericolo dinuove
istanze e giàmi
congratulavomeco
stessoper
l'ingegnosa scap- patoia,ecco piombarmi
a ridossouna seconda
let- tera, colla quale tagliando cortosulleprime
scuse,il direttore faceva plauso alle
mie
ideeantieman-
cipatrici emi
pressava a sciorinarle inqualche
articolo.Come ben
vedi, l'affare si ingarbugliava,nè
il
dilemma
era guari confortante.0
rifiutarmiuna seconda
volta e sarebbe stata scortesia;od
accettare l'incaricoche mi poneva
in seriiim-
barazzi.—
3-
Dopo breve
tenzonare fra questo e quello, fra la deferenza versolamico
e le esigenze del-l'amor
proprio,mi
decisiper
laprima
parte dell'alternativaed
accettai.Però
quimi
si offerivaun nuovo
prunaio.Come
intitolerò io imiei
articoliche sono
di làda
venire? collapomposa
epigrafe—
Educa- zione delladonna? — Viva
lamodestia! Largo
al sor educatore!
— Non
affibiarloro alcun titoloe manipolare l'argomento
lìper
licome non
fosseil fatto
mio? Peggio che andar
di notte.Finalmente
a furia distrizzarmi ilcervello, l'i-dea buona venne ed
iol'accolsi a braccia aperte.Già che ho
a ballareper
forza,cercherò
al-meno —
io pensai—
dinon
ballar solo;darò
a' miei articoletti la
forma
di lettere; li tratterò affatto privatamente, allabuona,
senza bricciolo di saccenteria e limetterò
sotto il patrocinio di taleche
valga a renderlicompatibilmente
accet- tabili col solo fatto d'averli accettati.:
Puoi ben
credere,Annetta,che una
voltafermo
in questo principio,
non potevo dubbiare
intorno alla scelta della patrona.Ma
tu sorridinuova- mente:
hai già indovinatoche
la sceltadoveva
proprio cadere su te.Viva
la modestia! ripeterò amia
volta.DigitizedbyGoogle
-
4-
Ebbene
si, proprio ate vo' dedicare questi boz- zetticomunque possano
riescire: a te sorella di coleiche mi
ridonò la fede ela poesia deiprimi
anni; a te di cui ilcuore
e l'ingegnoma
non
sorridi più ora, ti fairossa e stai perdarmi
sulla
voce
basta via; rispettando la tuamo-
destia, ti risparmierò la berlina.
Molti scrittori
usarono
trattareargomenti
scien- tificied
educativi sottoforma
di epistole ad al-cune donne: come ad esempio
il celebreAimé-
Martin nelle sue lettere a Sofia sulla fisica, lachimica
e la storia naturale;ed
ilMacé
nellefamose
letteread una
fanciulla, intitolate— La
storia di
un
boccone di pane.lo esporrò quindi a
mia
posta col solito fareche
sta a cavaliere del serio e dello scherzosoed
in alcune chiacchere a te dirette,qualche
idea relativamente all'educazionefemminile: ma come
esse
saranno grame
e disadorne,prego
te e le cortesi lettrici del giornale, la cui gentilezza ioconosco per
prova, a volerleprendere
per quelche valgano
ed amenarmi buona
senon
altro la volontà di far meglio:che
se al postutto lamia
imperizia giungesse a taleda reclamare una
pro- testaedun
caproespiatorio,sfogatevi sopraildiret- toreche
volle, piuttostoche
sume che
obbedii-
5—
*
Le
quali cose premesse, consentite e sanzionate rispettivamente dagli intervenuti all'atto(come
di-cono
i notai fiorentini),entriamo
di bottonell'ar-gomento.
Il
nuovo
codice italiano nella scabraed im-
pervia questione del trattamento sociale delladonna,
alla guisa delmarchese Colombi
nella Satira e Parini, fra il sìed
ilno
fu di parere contrario.Ripugnante
alle esagerazioni del diritto ger-manico, che
inomaggio
alla dignità delladonna
sancisce il principiodellacompiuta emancipazione
di lei dell'autorità maritale,creando
cosìdue
repubblichette fra gli sposi,nè
d'altro lato vo- lendo in tanta luce di filosofia incappare nei vieti principii della famigliaromana
infestialla dignità ed alla condizione delladonna,
i cui rapporti nella società siriassumevano
nel lanam facere, ilcodice italiano colse il
mezzo termine
di stabilire coll'art. -134
(non ti spaventi, Annetta questa ci- tazione di articoli,che
sarà laprima
e l'ultima)i casi in cui è necessaria l'autorizzazione
ma-
ritale e
mitigandone
l'applicabilitàcon una
serie di eccezioniche vengono
subito dopo. 11perchè
la
donna
in Italia,per
cosìesprimermi, assume un
colore indefinito;non
ènè
carnenè
pesce;DigitizedbyGoogle
nè emancipata nè
pupilla,ma
qualcosa dituttociò.E per vero
io credoche
il legislatore in co- desto bivio (scherzi a parte)saggiamente adope-
rasse:non
era questo ilmomento
piùopportuno per
tagliar corto inuna
questione d'importanza vitalissima. Assoggettar ladonna
asempiterna
tu- tela, sarebbe statoun
regresso,un anacronismo, un
assurdo:emanciparla
affatto, cosa inconsultaed imprudente; avvegnacchè quando
si vogliaes- sere sinceri, si vedrà,come parmi, che
col lusso sfrenato e collemode
delgiorno a voltaillogichea
volta ridicolema vane
e dispendiosissimesempre,
ladonna
offreprove non
guari efficaci d'essere intesa alla ricercaed
al conquisto dei suoi di- ritti civili.Badiamo che
dal lusso portato al su-LE
minia
dèi popoli.Alcuni perfidiano a sostenereche
il lusso è foriero di progresso e di luce
non soggiungono però
se questo progresso sia di ci- viltà o di corruzione; se questa luce sia di sole nascenteo
fosforo di sepolcreto.Opera degna
di nazioneche accenna
a perfet- tibilità fece ilnuovo
codice coH'avere trasfuso nellamadre
la podestà patria suifigli allamorte
del marito; quindinon
più tutele,nè
protutori,nè giuramenti che
il codice subalpino esigevadalla
madre
tutrice,come
ci fosse bisognoche
lamadre
abbia a giurareinforma
solennedi prov- vedereed amareni
suoi figliuoli!Credo
avertelo detto al principio di questa letterache non sono punto
teneroper
la così detta emancipazione.Mi
fa sorridere ilfregoloche hanno
certi scal-manati
di volersottrarre allafamiglia ilsuo perno
naturale per iscaraventarlo negli affari pubblici, nelle arti e persino— Dio
liperdoni —
nella diplomazia.Si educhi, si coltivi la donna,
ma non
diserti ilsuo
posto: si conservi l'angelo,o meglio
an- cora, lamadre
de' suoifigliuoli, la festa, lacon-
solazione,lapoesiaviventedelledomestiche
pareti: altrove sarebbe spostata.La
sua natura, le inclinazioni, i nervi, ilmi-
nistero della maternità, tutto in lei diceche
ilsuo regno
è la famiglia:nè
questoregno
è vileod
abbietto,come qualcuno
sicompiace
epitettarlo:però che
tutto ilmondo
sappiaormai
la famiglia essere la base angolare della società;nè
abbietta quindi voglia dirsi la missione d'inserire iprimi
germi
delbuono
e dell'onesto nelcuore
di chiun
giorno sarà libero cittadino, di preparare a mitezzaed
abontà
l'animodiquelleche saranno
le spose de' nostri figli, di consolare e lenire le
ambasce
della vita al marito, alpadre
ed al fra- tello.Togli la
donna
alla famiglia esipervertirannoentrambe con grave
iattura della societàche
vol- gerà a decadenza.La mutazione
neicostumi romani,
principiò verso il sesto secolo: fu in quel tornoche
la severità delledomestiche
usanzevenne meno, come dimostrano
la legge Vocoma, la legge Oppia, ilSmalus-consullus sui baccanali
ed
altri molti. Plinioti dirà
come
per aver ledonne
preferito all'in- timità della famiglia le feste, gli spettacoli e gli allettamenti della vita esteriore, fossero giunte finoad
avere scordato ogni senso diverecondia e a farsi disprezzatrici d'ogni più sacra cosa:nè
ciò è tutto;chè con
leggerezza inqualificabilenon ebbero
pace,nè
la concessero altrui,anzimisero
la repubblica a
soqquadro
finchénon venne
abro- gata la legge Oppiache
tendeva a frenareil lusso femminile,non
curando, anzi in quella vece su-bendo
in tutta pace la leggeVocoma
per cuierano
escluse dalle eredità dei più prossimi parenti!La
storia di questedue
leggi dimostrache
la vanità del bel sesso era taleda
posporre ilvero
bene
all'apparenza eda
far siche
ledonne
con--
9-
fidassero più nei regali dei vivi
che
nelle eredità.Io tacerò delle
matrone che
inprova
dei loro sentimenti virili e spregiudicatiuccidevano
ima-
riti col veleno
ed
in ciò acquistaronofama
d'ec- cellenza;nè
ti dirò delle orgie notturne, a cui quasi tutte ledonne
diRoma
sidavano
la posta;ed ove
ogni scelleragginesiconsumava,
ognimis-
fatto
aveva un
altare;però che
talivergogne scombuierebbero
l'animo tuomite
e generoso.Ti basti
che
ledonne,
smarrito fin l'ultimo senso del pudore,per
alcuni secolinon contarono
più i loro anni colla successione dei Consoli,ma
col
numero
dei mariti.Non
ci volevameno
della religione di Cristo per riabilitare questo angelo decaduto,per
re- stituirlo al suo apostolatosublime
dipace
e d'a-more
e per riformare colsuo mezzo una
società sfatta ed abbrutita.DigitizedbyGoogl
LETTERA SECONDA
Firenze,20aprile 1870.
Parmi
averti giàdettoche
inqueste letterenon ho
la pretesa di scrivereun
trattato,ma
la solae modesta
intenzionedi buttargiù alcuni pensieri senzaburbanza
e propriocome mi vengono
dalcuore
eda
quel po' di praticache ho
della vita.Se
già lo sapevi, tanto meglio:avrò
cosìdop- $
piamente
schivato il pericolo d'essere franteso e giudicatocon
soverchioquanto inopportuno
rigore.Chi
sifacesse,mia
gentileAnnetta,ad
analizzareminutamente l'uomo
e ladonna,
troverebbeche
seentrambi hanno
le identiche facoltà fonda- mentali, questeperò
variano nel loro sviluppoe
nella connessione.La
filosofiaattestache mentre nell'uomo abbondano
l'intelletto e la ragione, ilche
lorende
più atto alla vita esteriore, nelladonna
al contrarioemergono
le facoltà sensitiveed
affettive, le qualiessendo
piùspontanee che
—
11—
volontarie,
producono
quelminore dominio che
in generale ladonna
ècapace
di esercitaresovra sè stessa.Dove
peravventura
queste parole Rincrescanoo
paiantinon
guari cavalleresche, torci il niffolo alla scienzaed
alla praticache
leaffermano;non
ame che sono un
semplice portavoce.E per
vero,non
solola costituzionefisicadelladonna
differisce nell'apparatoda
quelladell'uomo;ma
la fisiologia e l'anatomiasono
lìper
capaci- tarticome
le ossaed
i tessuli di quella sieno più sottili e flessibili; la struttura ele fibre più delicate; più fina la cute e quindi più appari- scenti levene;
illineamento
piùpuro
e leg- giadro; lapersona spiranteuna
grazia soave dalle lineecurve che
vipredominano;
ecome
altresì il cervelloed
ilcapo
sieno più piccoli;onde ne
risulta la relativa sua debolezza.Per poco amo
pensareche
Micheletnon
toc- casse all'apogeodell'iperbole,come sembra
a ta- luno,quando
affermò essereladonna
inuno
statodi perpetua malattia;
poiché
fin dalprimo
sboc- ciare della sua esistenzava
soggetta aprofonde
alterazioni vuoi periodiche,o
casuali,che non ponno
ameno
di esercitareun
influsso nelle fun- zioni fisiologiche.DigitizedbyGoc
-
12-
Non
vi è caso nella giurisprudenza penale in cui ladonna
(moltomeno
delinquente dell'uomo) abbiacommesso un
grave delitto senon
per es- servi spinta da delirio di passioneo
provocatada
oltraggio:mai
per deliberata malizia e perversità d'animo.La
leggeromana, madre
sapiente di tutti i co- dici della terra,contenevo
disposizioni assai miti circa la punizione delladonna
propter seocus infir- mitatem.E
così l'attuale codice portogheseenu- mera
la natura e la costituzione delladonna
fra le circostanze attenuanti i delitti.Ma non siamo
noiuomini
soltantoche
preten-diamo
crederci più di voi forti e più adatti alla ginnastica dellamente
e del pensiero.Egregie persone
del tuo sessone convennero
piena-mente;
e fra altre lasorella di NicolòTommaseo che
dichiarònon
essere almondo
officio piùarduo
di quello dell'educazione delcuore d'una
donna.Chiunque per istituto o per obbligo vi si accinge, dovrebbe tremare di se stesso. Per ben educare
una
donna converrebbe poter comandare atutte quelle cir- costanze che ponno operare sull'animo di lei, molle a riceverle, a conservarle tenace; circostanze innume- revoli, non previsibili, minutissimeesempre varie. Chi—
13-
giungnerà n calcolare gli effetti che una parola, uno sguardo,
un
cenno, una conoscenza, unabitudine pos- sono fare sull'animo femminile!Non
tisembra che
codeste idee manifestateda una donna
tornino a capellocon
le teorie sancite dalla scienza?Però
io ti vo' dare la giunta sulla derrata, ci- tandoti per soprassello il concettod una donna
celeberrima, vera e nobile illustrazione del tuo sesso,madama
di Staci. Essa diceche
se gli uo-mini amano
di sentire per ledonne
ladolceemo-
zioneche
spira la debolezza, ledonne
invece vo- glionoammirare etemere quell'essere protettoreche deve sostenerei loropassi. Lestorie deltacavalleriacihanno descritto uomini a pie delle donne obbedendo ai loro ordini, prosternandosiinnanziad
esse.Forme
brillanti sono queste di cui bisogna conservaretutta la grazia;ma
èforsevero chenonvi hapassione nel cuore delle donne se non provano per l'oggetto del loro amore un'ammirazione, un rispetto chenon
va esente da ti-more
e sentimenti di deferenza che giungono quasi fino altasommissione.Io
ho un
affetto grandissimo per la Staelperchè
oltre alla soavemelanconia che
profuse ne' suoi scritti, tende a ricondurrela società e le letteread un
periodonuovo,
di pensieriforti, ge-DigitizedbyGoogle
—
14—
nerosi, pieni di vita e
d'armonia
e disentimenti cercati nella profondità dell'anima.Quale
differenzada
questa eroina della genti- lezza e della fede alla GiorgioSand
(signora diDuvenant)
in cui peravventura
il cervellosi svi-luppò
aidanni
del cuore!Dalla lettura di parecchi lavori di costei,
una donna non
risentirebbeche sgomento
e deso- lazione. Il suo genionon
crea; distrugge.Le
sue idee sconvolgono, turbano, insinuano nello spiritoun
soffio gelato didubbio
e di setticismoche
inaridisce i propositipiù generosi. Il suo lavoronon
edifica; demolisce: lo sconforto, l'ironia, l'a- marezza, la delusioneinformano
parecchie voltei suoi libri.
Giorni
sono venne
rappresentato qui aFirenze dallacompagnia
franceseun nuovo dramma
della Sand, intitolato YAutre. Nulla di più beffardo, di più tetro, di più insultante alla dignità della fa- migliaed
alla condizione delladonna,
di questo lavoro.Non
tiprenda vaghezza
di leggerlo,nè
di sentirlo in teatro:
ne
rimarresticonturbata. Ionon
ti dirò chi sia cotesto Autre; bensì ti diròche riassume
e personifica sottouna
splendidaparvenza
lanegazione
della moralità.La
èuna commedia che
fondata nel para--
15—
•
dosso, svolta collo scetticismo, tratteggiata coll'im-
pudenza, mena
dritto all'assurdo.Ma torniamo
a noi.Le
relazionidomestiche
oc-cupano
lamaggior
partedell'esistenzadelledonne,
il
che
lerende
più soggetteall'influsso deglieventi naturali.Siccome non
sidanno ad
alcuna profes- sione speciale, la vocazioneumana
è inloropiù evidente: essesono
figlie, spose,madri
assai piùche
gliuomini non
sieno figli, padri esposi.Poni mente
alla donzellache
vuolessereamata, a quellache
sene va
a marito, allamoglie
gelosa, allamadre che
sta in pensiero pe' suoi figliuolie
vedrai imedesimi
sentimenti, l'identica vita delcuore
dalla Russia al Perù, dalla schiava dell'A- frica alla regina d'Inghilterra.Alle
donne
èguida
laforza delsentireanzichéuna matura ed
alungo
studiata riflessione: molti errori nelledonne dipendono da movimenti
re- pentini dellaimmaginazione
e dall'affetto più prestoche da una
determinata potenzadi volere.Si disse, e lo
credo
anch'io,che
ladonna non conosce
le vie dimezzo;
essa è miglioremolto 0 molto peggiore
dell'uomo,appunto perchè non commette
le proprie azioni al calcolo di quella fredda utilitàche spegne
l'entusiasmo. All'opposto1 suoi affetti e le sue passioni
sono
prepotenti,DigitizedbyGoogle
-
16-
ciechi, talvolta;
onde ne
vieneche
se l'oggetto di questacura
di tutta semedesima
è nobilenon
avrai nulla di più
sublime
della donna,nè
sacri- ficio a cui ellanon
sia preparata; laddove se è turpe ti diverràcapace
d'ogni scelleratezza.La
natura, a parermio, ha
datouno
specialemi-
nistero alladonna;
quello di procurare la felicità intima, psichica per così dire, all'uomo.Se
ella fosse strappata all'unicosuo
centro naturale, la famiglia,ove
profonde i tesori delle sue virtù, eduna
leggeimprovvida
lachiamasse
all'eser- ciziocompleto
dei diritti civilie politici, mostre-rebbe una
relativa imperiziaed
il suo decoro sa-rebbe
in eterno contrasto collepassioniche mag- giormente
l'agiterebbero.Madre,
sposa, figlia e sorella ladonna
è la gioia della vita,un
riflesso dellaProvvidenza che amorevolmente
veglia sul- l'umanità.La
Staèl te lo dice: l'amoreche
nell'esistenzadell'uomo non
èche un
episodio, in quella del ladonna
è la vita.La
fanciullina fin dallaprima
puerizia è tutta affetto pe' suoi genitori; ellaanima
le suebam-
bole,
piange
sopra di esse, sorride e parla loro, le garrisce ededuca
a comportarsiammodo.
Cre- sciuta negli anni, noi lavediamo
coifratelligen-
-
17-
tile epiù affettuosa in
misura
ch'essi la corrispon-dono con maniere
aspre.Verso
i tre lustri ilsuo cuore
si dilata: lebambole sono
scordateaffatto;là casa, i parenti, l'universo stavo
per
dire, èangusto
allabramosia ond
e presa d'amare.Eccola sposa: essa vive della esistenza del
ma-
rito, piange delle sue lacrime, lo rinfranca nella sventura, lo veglia infermo;
ed anche
inmezzo
al dolore ed all'amarezza trova
modo
di sorri- dergli ed alleviarlo. Conosci tu ledonne
po- lacche? 11 loro paese ov'ebberosempre
l'inizia- tiva in tuttoche
tiene all'amoreed
al senti-mento, operò
azionimagnanime; ed
esse nei più estremi pericoli, nei più eroici conati,non
ab-bandonarono mai
i loro cari.Che
l'amore in Polonia [non siauna vana
pa- rola, basterebbe a provarlo l'ultima rivoluzione.Le donne che avevano
seguito gli sposi alla bat- taglia li seguirono al martirio. 11 sinistrocam- mino che
perduemila
leghe d'abetimena
aighiacci della Siberia si vide coperto di
lunghe
file di
donne
polacche, le quali coibambini
in collo, coi piedi sanguinolenti,accompagnavano
gli sposi incatenati, sotto la sferza dei Cosacchi.
Abbracciando
questo inenarrabilesupplizio e san- tificandolo, esse vinsero coll'amore le furie dei2
DigitizedbyGoogle
—
18-
tiranni, statarono la Siberia e fecero dell'inferno
un
paradiso.Dopo
ciò vorreiun
po' chiedere ai signori emancipatori sequand'anche mi
facessero delladonna un
banchiere,un
industriante,un
avvo- cato,un
filosofood un
generale,l'umanità verrebbe aguadagnarne
qualcosa. Iosono
d'avvisoche
per-derebbe
assai: l'umajaitàche
progredisceha
bi-sogno
in ragione diretta di mitezza, di gentilezza di costumi, di moralità edanche
diun
zinzino di poesia.0 che credono
essi,che
fabbri di gen- tilezza e di soavitàsiamo
noiuomini?
Furbi,per
bacco!0
forsecredono che una donna che
fa versidebba
riusciremiglior poetad'una madre, 0 una
generalessa piùamorosa
d'una sorella,o un'astronoma
più saggia, tenera e4previdente
d'una moglie?
Credono mo'
i messeriche
la squisitezza deimodi
e del sentire si possa fabbricare coll'in- dustria o colla scienzaalla guisa del ghiaccio ar- tificialeo
della scintilla elettrica? No, o signori.1 sentimenti più nobili, le ispirazioni più gene- rose
provengono
dalladonna secondo
ilsuo mi-
nistero;da
questo fragile essere le cuilagrime
—
strana antitesi—
cisuàdono
la fortezza del-l'animo; il cui
amore
ci reca il proposito; i cui.
-
19-
amplessi ci
infondono
la fede, i cui dolori ci ri-chiamano
alla virtù; le cui gioie si riverberanopotentemente
in noi; di questo essere infineche come
già disseun
celebre pensatore,lOzanam,
(Ilcmtianesimoeilpaganesimonel secolo quinto)
non
invidia gli angeli; poiché se questi
hanno
le ale ladonna ha
il prestigio ineffabile del pianto.DigitizedbyGoogle
LETTERA TERZA
Firenze, 2 maggio 1870.
Un
filosofoscrisse: seeducando un uomo
avreleun uomo
educato,educando una donna
avreleeducato una
famiglia.Napoleone
I dimostrò avercompreso
la verità pratica di questo motto, il giorno in cui chiese alla illustre educatricemadama Campan: Che manca
alla Francia per poter averfanciullebene educate?
—
Delle madri, rispose questa. .— Ebbene
soggiunse l'imperatore,formatemi
dellemadri
educatrici de' loro figli.Sublime compito
è quello dellamadre per
chi sappia intenderlo. Essanon deve
soltanto in- segnare alsuo bambino
lapronunzia
delle pa- role; bensì la facoltàd'intendere, dosservare, di pensare.E
ciòimpone
alladonna
l'obbligo severo di—
21—
•
coltivarsi e di
misurare
con sagaceintendimento
i propri doveri e le proprie qualità: sappia
che
se affettuosaha
bisogno d'amore, intelligenteha
bisogno d'istruirsi all'uopodi scongiurare lapos- sibilità che, nell'insaziabile curiosità dei primi. anni, richiedendola il vispo fanciulletto d'alcuna cosa
che non
sia di cucina o di rabberci, si trovi nell'umiliante situazione di rispondergli: nonme
ne intendo.La madre
peròdeve
allasua creaturaun
altro sagrificio, quello dimoderare
l'affetto per essa:imperocché quando
è soverchio,mena
il più delle volte allacondiscendenza, alla corrivitàed alungo andare
frutta angoscie e disinganni.L'educazione dei primi tre o quattro anni
non
dev'essere fisica soltanto,ma anche
intellettuale:prescrivendo cioè ai
bambini
certe regole ed in-culcando
loro certi insegnamenti.Ma
Io ripeto:la sola educatricede' suoi
bambini
sia lamadre;
questo gentile e misteriose) incarico sia lasciato ad essa;
perchè
ladonna-madre
alle altri doti ag-giunge un senno profondamente
osservatore.La prima
educazione esige moltissima cura;in essa si sviluppano i
germi
delle inclinazionie dell'indole morale, cui molti genitori, usi a ser- virsi deibambini come
difantocci, trascurano al-
22—
primo
manifestarsi e poivorrebbero mutare quando non
è piùtempo:
ed allora sidolgono
della naturache
loro liha
dati tristi o melensio
pusillanimio
fanulloni;magnificano
lecure
tardive ecifanno
sapere dinon
aver risparmiatoammonizioni, nè
spese,nè
preci,nè
consigli perridurli amiglior partito,ma
invano.Infelici!
Se non
avesseroabbandonata
al caso l'educazioneche
l'infante riceve da ciòche
gli sta attorno,non
sarebbeavvenuto
così.Ma
lamadre
troppo tenera della sua freschezza, troppo orgogliosa delle sue forme, troppoamica
dellasua
libertà,non
volleche
isuoibambini
succhias- sero il latteda
lei: essi dal giornoChe le alleviare» il delicato fianco Non la riveder più: d'ignobil petto Esaurirono i vasi e la ricolma Nitidezza serbaro al sen materno.
(Parini)
•
Se dunque
lamadre permise che
i suoibimbi
fossero intertenuti di paure, di sciocchezze dalle fantesche e dallecomari
del quartiere, se lasciòche
ognimaniera
di pregiudizi nell'animoloro siannidasse,
non
si lamenti poi se i fanciulli fatti adulti riescono inetti algoverno
della vita, senon
-
23-
dimostrano
valore di propositi, sesono
fiacchied
imbecilli.L anno
scorso,quando
hai veduto a Trieste ilmio
Nellino, fosti tanto buona, Annetta,da
tro- varlo sviluppato ecompatibilmente
educatoper
la sua età di venti mesi.
Tu
lo vedessi orache ne ha
trenta! Gli èun omicciuolo
perfetto: atta mattinaprega
pel babbo, per lamamma,
pelnonno
e per tutti i suoi: senza bronci o queri-monie
si lasciaimmergere
nel suobagno
freddo;non
avvienemai che
a tavola pretenda d'essere servito ilprimo:
richiesto,porge
ilsuo
piattello emangia
e ride e cintrattieuecon
certi discor- setli,con
certe interrogazioni ch'iomi
sento strug- gerenon
tanto per lui,quanto
perlasuamadre
e per la
madre
di questa, la cuinumerosa
figli- uolanza viene citataad esempio
da quanti la co- noscono.E
la serasiccome niuno
gli parlòmai
del folletto, della befana, e
dell'uomo nero
sigode
a far chiasso all'oscuro e giraper
le ca-mere
trascinandosi dietroun
coniglioche suona
il tamburello;
o
a cavalcioniad una
mazza,sgam-
betta su e giù pel corridoio a far le visite ai
nonni ed
alle zie di Trieste, allo zio diVienna
ed a quello di Milano.Le madri non dovrebbero compiacere
in tuttoDigitizedbyGoogle
-
24-
i loro bambini,
nè
trascurare di far loro cono- scere intempo che non saranno
i soliuomini
a cui tuttidebbono
servire. Nel caso contrario at- tribuiscano a propria colpa se diventano intolle- ranti, irosi ed impazienti di freno.Se ne avranno
coltivato l'egoismo eliavranno
lodaticome
franchi espiritosi allorché dispregia-vano o recavano
afflizioni altrui,come vorranno che
col crescere dell'età sieno buoni, compassio- voli,amorosi?
Non
dico giàche
i fanciulli sabbiano
a tor- mentare, togliendo loroognilibertànè procurando
loro ad arie le privazioniperchè
s'avvezzino a soffrire.Pur
tropponella vita sitroveranno faccia a faccia col dolore, senzache
lirendiamo mi-
seri negli anni della puerizia.
Credo
anziche
sidebbano
divertire e correree trastullarsi; in guisaperò da non
recare molestia eda
avvezzarsi dibuon'ora
a sentireche
v'hauna
regola nelle azioni eche
vi dev'essere fra gliuomini una
continuapermuta
di affezioni e di servigi.Se sono
malati, sesono
afflitti, accorrete in loro soccorso,nè
risparmiate cure:ma
sesono
capricciosinon
secondateli; lasciateli piangere e vedreteche non
trovandovi deboliriprenderanno
la consueta ilarità.
—
-
25Siate discrete nel
comandare, ma
avvezzateli alla obbedienza;non
ponetelimai
nella neces- sità di mentire;ma
se mentiscono,non
prendete la cosacon
leggerezza.E
sopratutto badateall'e-goismo,
giacché esso si sviluppa assai pertempo
nei fanciulli.
Dai preludi della vita del
mio
Nellino posso arguireche non
sarà certo egoista.Tu
saicome
noi lo lasciamo
andare molto
dibuon grado
qualche ora del giorno dalle ottime casigliane delsecondo
piano.La mercè
di questo contatto egli siesprime con un
accento tutto fiorentino e con quella peregrina ed incomparabilefacilitàdi linguaggiolaqualenon
siapprende che
inToscana.Appena
quelle egregie signore lovedono
far capolino all'uscio, già è inutile: gli èun
rapir- selo l'una l'altra,un
baciucchiarlo edimpin-
zarlo di chicche.Ma
indovinaun
po'?Comecché ne
sia ghiotlissimo,prima
di metterlealla bocca,ne
fa tante partiquante sono
lepersone
presenti, e distribuitele tutte e tenuta la più piccolaper
sé, questo per Nellino,
esclama con una
risatache
gli fa mostrare tutti i suoi dentini; ingolla la sua chicca e si ripone a far il chiasso.
E
questisono
fatti, vedi, ai quali assisto quasi giornal-mente,
e a cui vorrei assistessero molti genitoriDigitizedbyGoogle
-ae-
di certi bambini, i qualisi
lascerebbero
arrotareprima
d'offrire allamamma una
briciola della fo- caccia loro regalata eche non giungerebbero
amangiare
in un'ora.Kant,
uomo
diun ingegno
superiore e filosofo anessuno
secondo, riassume a sintetizza loscopo
della educazione in queste parole: Svilupparenel- l'individuo ancor tenero tutta laperfezione della quale è capace.Ma
laprima
pietra, ilfondamento,
la base angolare di codesto edificiodevono
stabilirsi dallamadre, da veruno
infuori di lei.È
naturaleche
la
madre
dureràqualche
faticanelfrenareleesplo- sionidel suoaffetto enell'assumere certe volleun
po' di gravità, laddovenon vorrebbe
averche
baci e carezze. Riflettaperò che
il suobambino non
è fatto per leima
per altri; eche
essa perconverso
è fatta pelsuo bambino.
Sublime, stu-pendo
ministero quello dellamadre, condannata
a daresempre
e tutto eda riceverepoco
e rado.Ma ad
essasono
riserbatigodimenti
e soddi- sfazioniche l'uomo non
conosce.Che
sarebbemai (come
osserva, credo, ilTom- maseo)
il più delle volte l'amore dimoglie
altroche
piacereod
interesseod
orgoglio, senon
vi siaggiugnesse l'amore di
madre? Che
diverrebbe la-
27—
donna
oppressa, solitaria,tradita,indigente, oziosa, superba, debole, se l'amore dei figlinon
le fosse e società e libertà eoccupazione
e ricchezza e scuola dimansuetudine
e dicoraggio?
Quanti
tesori nascosti nelnome
dimadre!
DigitizedbyGoogle
I. I .» t•• • •
•
1 '
LETTERA QUARTA
Firenze, 17 maggio 1870
Il vero progresso dell'Italia
dipende
dalmi- glioramento morale
edintellettualedellesue donne.Ma non
illudiamoci: v'èmolto
a fare, a modifi- care, a ridurre ed adistruggere per isbandire le ignoranze e la cascaggine, rassodare il criterioe mettere ladonna
ingrado
diraggiungere
il no- bilissimo fine.La donna che
presso tutte le nazioni fumai sempre
la custode naturale del bello e delbuono,
la depositaria dell'amore e delle grazie, sta per essere travolta dall'onda di
decadimento che mi-
naccia la vecchia Europa.E perchè non
lo dirò colla franchezzaonde
già lo dissi nel Passatempo dell'anno scorso?La donna
illusa dall'uzzolo generaleha scam-
biate le parti: regina dellamoda,
se n'è fatta u- mile schiava; bella e affascinanteper
leggiadria1
-
29-
della persona,
ha
voluto deturparsi; antesignana del gusto e della gentilezza, s'è volta a ritroso.Da che
l'umiliantemetamorfosi
?Dalla vertigine
— venuta
di Franciacome
tutte le verligini—
di sovraccaricarsi di fronzoliim-
possibili e di fare del
capo un magazzino, un
m
tous cas,un pandemonio, una
mostruosità in- decifrabile.Noi
non abbiamo
più il diritto di schernire lemode
deitempi
di Enrico IV e di Luigi XIV;perchè
se allora si cercava divinizzare ilcapriccio, si aborriva il ridicolo; ciòche
forsenon
avviene all'epoca nostra.Non
si vuolecomprendere che
lamoda,
di cuisi
adorano
i capricci eche
spesso guasta le semplici bellezze naturali,quando
è portala al soverchio uccide il gustoed
ilsenso estetico.La
vanità dell'abbigliamento è innata nelladonna
e perciòuna moda
è quasi necessaria,come
quellache
favorisce altresì ilcommercio
erompe
lamo-
notonia.
Ma
certemode
ridicoleo
sguaiatee quello spirito d'imitazione fino alla servilitàche ne
fasembrare
tanto oro ciòche
è parto del traffico e dellaciurmeria
di ignobili speculatorinon
do-vrebbero
esserecomuni
alle nostre signore.In tutte le
epoche
la ricercatezza e la vanitàDigitizedbyGoogle
-
30—
hanno
presieduto all'acconciamento della testa;ed
era affatto naturaleche
ladonna,
leggiadra creatura i cui capelli più fini emorbidi
e lunghi di quellidell'uomo
costituisconouno
dei princi- pali suoi ornamenti, li coltivasse efoggiassecon
garbo.In
segno
di lutto, di dolore o di fede inviola- bilemolte
donzelle deitempi
andati facevano olo- causto aqualche
divinità del loro miglior orna-mento
naturale; e così le Vestaliche
tagliavansii capelli dianzi di proferire i voti.-
Berenice
che
possedevalapiù ricca e bella capel- latura de' suoitempi,larecise edepositò nelgrembo
a Venere, consacrandola a questadeaper ottenere
che
il consorte rimpatriasse vincitore.Gli antichi amatori
giuravano
per lachioma
della loro amata.
Appo
leromane, donne
sovra ogni altrasma-
niose dicomparire
e tenerissime di acconciature bizzarre esempre
nuove, sicostumava ungere
icapegli
con
olio, mirra,amomo ed unguenti
d'o- gnimaniera
ed arruffarli, incresparlicon
spon- diglio,sangue
di pipistrello, ecc. (Plinio); quindi rannodarli in sottilissime treccie,o
inanellatiche
scendessero a flagellare le spalle,olegaticon
giri ingegnosi di fasce e di trine, o sprimacciati di-
31-
*sotlil polvere d'oro,
od
assicurati in mille capric- ciosissime guise sull'occipitecon
aghi e spilli e forcinellepure
doro.È
veroche
le anticheusavano
talfiata codeste forcinelleanche
peraltri usimeno
innocenti;come
a dire
Erodiade
inGiudea
per ferire la lingua diSan Giovanni
Ballista, Fulvia inRoma
pertra- forare quella di Cicerone e Caritea per accecarel'uccisore del marito.
Le donne
antichenon erano
diverse delleno- stre; e perconseguenza
il lavorodellecameriere romane —
ornatrices— non
eraalcerio più lieve di quello cuivanno
soggette lemoderne. La
differenza stava in ciò:
che
leprime avevano che
fare coi capegli dellapadrona;
e le nostre coi capegli... .comperati
dalla padrona.Era
una
bisognagrave
insieme e delicatanè
ci voleva
meno
d'un'arte ingegnosissima nel pu- lire e ripulire la testa, lavarne i capelli, impol- verarli, ungerli, colorirli, arricciarli, incresparli, dividerli in artistichediscrimalure,fissarneletreccie e i nodi; a tacere degliornamenti
diperle,gemme
e fiori
che pesavano strabocchevolmente
sulcapo.Come
ora, lemode
variavano di continuo. Aitempi
dellamoglie
di OttavianoAugusto
i capelli sidisponevano
inmeglio che
cento sottilissimeDigitizedbyGoogle
—
32-
treccie. Ottavia
moglie
diNerone
li foggiava a cornucopia; Galeriamoglie
di Vitellio amo'
di conchiglia; e qualeaveva
pettinature orizzontali, quale verticali, o diagonali, asghembo,
sul fronte, alle tempie, sullanuca
o sugli omeri.Ma
se leromane
annettevanouna suprema importanza
alla loro capellatura, ciònon impe-
divache
sapessero all'uopo sagrifìcarla dibuona
voglia; la storia ci racconta
come
essendo ve- nutemeno
ai soldati le funi per le.macchine guerresche
intempo che
ilCampidoglio
era cir-condato
dai Galli, tutte lematrone
si fossero recise lechiome
per supplirecon
esse al difetto delle corde.Oh
seanche
le nostre signorecon unanime
slancio volessero sagrificare,
non
al Campidoglio,chè non
trattasi di ciò,ma
albuon
senso, al de- coro, all'igiene, ead un
po' di serietà, quei ca- peglionde
sicompiacciono (ma che provengono
da chi sadove ed avranno
appartenuto a chi sa quali individui)che ne deformano
la venustà, ri-pugnano
alla poesiadell'amoreed inurbanamente
insultano quella mistica aureolaond
e soffuso ilcapo
delladonna!
I calvi presso i Greci preferivano
una
cuffia di pelle di caprettoad una
parrucca di capeglialtrui; e per
quanto frughiamo
dentro la storia, ci vien fatto di trovareuna
sola epoca, quella delladecadenza romana,
in cui ledonne
ardenti di novità,non sdegnarono mescolare
ai loro ca- peglibruni
lebionde
capigliature dellefiglie del settentrione.La
fuuna manìa, una
febbre.Le
schiave e lefemmine
delle nazioni debellate do-vevano pagare
viveo
morte,nobili o plebee, gen-tili o sudicie, il tributo delle loro trecce alla bo- riose
matrone,
le quali abreve andare ebbero
a pentirsene:chè
prese incapo da
prurito epide-mico
e pestilente,furono
costrette a buttarle nelmondezzaio,
ed a recidersi le proprie.Ho
udito buccinareche
questa luridamalattiaha
fatto ora capolino in Francia eche
più d'una signora delgran mondo
n'è ridotta amal
partito.Donne
italiane, badate al fatto vostro.Qui
a Firenze m'imbattei, or faqualche tempo,
inuna
bellissima signora, cuinove
anniprima
.
avevo
conosciutofanciulletta nella semplice tran- quillità de'suoimonti
diLombardia.
Nel tórcommiato
e forse persempre
da quel piccolo an- giolo, ricordoche non
potei ristarmi dalbaciarnecon
effusione la testabionda
e ricciuta.Ora,
come
dicevo, la incontraidopo nove
anni induomo
a Firenze.-
34-
Il
suo
visoconservava
tutta la purezza della primiera leggiadria,quantunque non
fosse più la bonaccia inconscia dellabambina che ne
traspa- riva,ma
lacalma
solenne emaestosa che
suc-cede
allatempesta
e il suocandore
fosse reso più interessanteda una
lievesfumatura
di soffe-renza.
Mentre
ionon veduto
la fissava estatico, ella volse il capo.Ahimè!
la prosa più volgare e discintavenne d un
tratto a sedareilmio
entusiasmo.Un cono enorme,
piramidale,formato da
ca- pelli cosmopolitici si estollevapetulantemente
a detronizzare la semplicità di quella bellezza ita-liana. . •
Parola di
galantuomo, non mi
sarebbe bastato l'animo dideporre un nuovo
bacio su quellamassa
d'ibrida provenienza.Ond
eche
preso dal rangolo contro la stoltamoda,
laqualetifad'una
statuagrecaun
pulcinella,d'un
idilliouna
tregenda,d'una
bella creaturauna maschera, bramoso
di piùomogenee
sensa- zioni, difilai alla galleria degli Uffizi. Quivi, in- nanzi allaMadonna
del Cardellino di Raffaele, in cui ilpudore
soavissimo della Vergine,l'amore
ineffabile dellamadre
e la divina espressione della-
35-
regina degli angeli
sono
accresciuti dalmodesto
ri 0
nata ci
troviamo
agli antipodi delbuon
gustoed
alla porta del ridicolo.
Quando avverrà che
dalle Alpi almare
si possa tornar Italiani di fatticome
losiamo
dinome?
Lo
vuoi tusapere?
Quando
ilgran numero
didonne che
vogliono parer ricche senza esserlo eche
sovraccolte dal parossismo dellamoda sparnazzano l'economia
di intiere famiglie e trascurano i propri doveri,co-minceranno ad
avereun
po' di resipiscenza;quando
tutte ledonne che
sipretendono
educate,avran
dato ragione col fatto a Cesare Balbo,che
quasirispondendo ad
Alfieri il quale disseche
la piantauomo
nasce vigorosa in Italia,aggiunge che
la piantadonna
vi nascebuona non
soloma
forte
ed
ispiratrice:quando
lamercè
deiresempio
delle nostredonne*
gli italiani gradiranno i pro- dotti industriali del bel paese eporranno
ilveto allesmancerie,
alle freddure, alle cachetiche usanze d'oltralpeche mal
s'addiconoad una
na- zione giovane, balda e vigorosa;quando
lenostremadri
di famiglia vigileranno ache
lelorofigli-uole
non s'immergano
nella letturadicerteopere
forestiereonde pur
tropposiamo
allagati eche
DigitizedbyGoogle
attraverso le frasi gonfie
ed
il lenocinio dellaforma spandono
dottrine corrompitrici, insinua- zioni vilie codarde;quando
infine le nostredonne avran
dichiaratoguerra ad
oltranza aquelmiasma
di scetticismo
che
circola pelmondo.
Ami
e creda fortemente ladonna;
si facciamaestra
di forti propositi, el'uomo
e la società si faranno migliori.Uno
scetticoche
si affeziona alcredente è cosa naturale: ciòche ne
attiraè quelloche
cimanca, come
già disse VictorHugo.
Ionon accenno
qui allo scetticismo insolente e caparbio di alcuniche fanno
professioni dinon
credere,come
di but- tarsi acorpo perduto
nello stravizzo; per cui nulla v'ha di sacro,nemmeno
lamemoria
dellamadre,
eche
dalbrago onde sono
circondatigridano
la croce alla decenza, all'onore della famigliaed osano
ragionare di patria,come
se la patria sipotesse
amare
e servire collecompiacenze d'una
vita disordinata, collorgia econ
lo scetticismo!A
cotestoro ladonna non
s'avvicini: lungi dal ripristinare altrui, correrebbe pericolo d'esserne deturpata ellamedesima.
0
spose,0
verginelle, a voiChi de* perigli è schivo, e quei che indegno
-
87-
È
della patria e che sue brame e suoi Volgari affetti in basso loco pose Odio mova e disdegno;Se nel femmineo core
D'uomini ardea;.non di fanciulle amore.
Madre d'imbelle prole
V'incresca esser nomate. I danni e il pianto Della virtude a tollerar s'avvezzi
La stirpe vostra, e quel che pregia e cole La vergognosa età condanni e sprezzi;
Cresca alla patria, e gli alti gesti e quanto Agli avi suoi deggia la terra impari.
(Leopardi)
LETTERA QUfNTA
Firenze, 29 maggio 1870
Concedimi,
Annetta, di finire alla presta l'ar-gomento che
lasciai in tronco nell'ultimamia
già troppo
lunga ed
(a quelche parmi
rileggen- dola)anzichenò
noiosuccia.Ad
ottenereuna
perfetta educazione delledonne
occorrerebbe:Riforma
nelle abitudini;un adeguato svolgimento
delle forze fisiche;Fuso
alternoed
ordinatodel- l'intelligenza e del corpo;una
giustaarmonia
dei principii e delle condizioni colgrado
e le for-tune che un
giornopotranno godere
in società;ornare lo spirito a preferenza della persona; ag-
giungere
all'anticaeducazione l'amore sincerodella patria coll'apprenderne la storia dai libri e daimonumenti
e coll'indovinarne il futuro dalnuovo
indirizzo; dar di frego all'imbelle congerie di
romanzi amorosi che ormai han
lacerato tutti i-
39—
veli del cuore,
nè
ci lasciano sentire proprio più nulla dinuovo
in noi; svezzarsi dal gusto della letteratura erotica franceseche
travia il senso, sovreccita l'immaginazione, insinua il disgusto della vita reale, snerva ilcarattere, uccide ilvero sentimento
e reca super
giù imedesimi
effetti della peste.Quando
ledonne
italianeavranno formato
del lavoro e diun ben
inteso esercizio dell'intellettouna
giornaliera occupazione,sarà loro piùagevole
il
comprendere
l'importanza del propriomini-
stero e dei doveri verso i figliuoli.11
Lessona
nella sua bell'opera—
Volere è po- tere—
asseverache
l'italiano pregia ladonna
dal saper
ben
rattoppareun
vestito,rammendare una
calza ed attaccareun
bottone; vuoleche
sappia scrivere tantoda
tenere la lista delbu-
cato,ma
la scioglie dalle regole della ortografia e la dispensa dalla lettura.Mi
perdoni l'egregioamico; ma per avventura con
codeste parolenon
s'è apposto al vero.Di quale italiano intese egli parlare?
Di quello d'oggi, no, spero:
dunque?
diquello di ieri?Ma come
sipuò
discorrere di italianiprima
del4859?
D'altronde
non rammentò come
aMilano anche
DigitizedbyGoc
—
40-
al
tempo
degli austrìaci ledonne
fossero tenute inben
altogrado?
È famoso
il rapporto del viceré Ranieri a Fer-dinando
1.—
Qui a Milano le donne sanno troppo, e credo almeno quanto gli nomini; laguai cosa forse potrà essereun
bene,ma
più probabilmenteun
male.L'arciduca Ranieri ch'era
uomo
di vista lunga, penetrato dell'influenzache
ladonna
coltapuò
avere nella società,non
sapeva troppobuon grado
all'istruzione delle signorelombarde. Se
egli si fosse ingannato lo dicono le cinque giornate diMilano
e gli scritti della Belgioioso.Però
ubi plura nitent in Carmine, non egopauàs
off'endar maculis;
ed
ioper questa lieve inesattezza storicanon metterò
il broncio all'ottimoLessona che
nel resto dell'opera dièprova
di sano cri- terio e di finissimo tatto.(Mi scordavo, Annetta,
come
il latinonon
abbiache
farecon
voi altredonne; perdona dunque
la distrazione e
prega
ilbabbo
a spiegarti il ci- tatomotto
d'Orazio).Stupende
emagnanime ho
trovate le parole del Lessona sull'ignoranza:—
L'ignoranza è sven- tura, è danno, èmina
nonmeno
per luomo
che per 'adonna
in ogni parte del mondo.Ma
l'ignoranza non è sempre in tutto la stessa.Yha
l'ignoranza as--
41—
soluta, bruiate dell'alfabeto; quell'ignoranza che fa terrore e che ogni giorno fra noi diventa più rara.
Però a fianco di questa ignoranza orribile espaven- tosa, ve
nha un
altra mascherata, luccicante di si- miloro, quasi leggiadra enonpertanto pericolosissima:è questa la
mezza
ignoranza, l'ignoranza inorpellata di qualche sapere, l'ignoranza in guantibianchi.Qui siamo
perfettamente d'accordo; e credo anch'ioche
quest'ultimamaDÌera
d'ignoranza, la qualepur
troppogoverna
eregna da
sovrana,congiura
più d'ogni altra contro il lustro e l'av- venire della patria.Una
parte della nostra gioventù inmezzo
al guazzabuglio delle ideemoderne
Beccando un po' di tutto Ossia nulla di nulla, Col capolino asciutto Si sventola e si culla In un presuntuoso Ozio senza riposo:
chiede la storia al
romanzo,
la scienza alle ap- pendici di giornale, studia l'artenelle Veneri; esa-mina
le questioni sociali sulla scorta dei Misteri di Parigi diSue o
dei Miserabili diVictor-Hugo;
professa il materialismo e giura sullachiaroveg-
genza
dellesonnambule;
c neltempo
stessoche
-
42-
è costretta ad
ammirare
il genioumano
nelle sue più splendide manifestazioni, nel telegrafo transatlantico e nellosquarciamento
delle viscere del Cenisio,venera
lascimmia
qualeproprio ca- postipite!La
societàha supremo
bisogno di riforma;ed
inmassima
parte ilcompito
glorioso è riservato alla donna.La
sua sensibilità, la previdenza, l'af- fettosono
cosi squisiti e labontà
sìingegnosa
e dilicata,che
addolcisce i mali, solleva i ca- dutied
infonde vigore allo smarrito; ladonna quanto ad
intuizione ed a sentimentoha una
vera superiorità sull'uomo; chè,come
la pubertà in essa precorrea quella di questo, cosìl'istintofem- mineo
va innanzi all'ingegno virile.La donna non
solo è ministra di carità e di tenerezza,ma, convenientemente
educata, esercita tale influsso sull'animo della gioventù,che ove
fortemente etenacemente
volesse, potrebbe ri- trarla dai viziche
ladegradano
ecorrompono;
animarla
agenerose
azioni e fare d'ogni mascal-zone un
cittadino,come
già in altritempi
fece d'ogni cittadinoun
eroe.Il destino di
un
paese sipreconizza tal fiatada
una
generazione dibambini.Lo
sappiano le nostredonne:
e sappiano altresìche
laprima
educazione-
43—
dei fanciulli, vuol essere più inspirata
che
in- fusa;che deve
provenire dalcuore
e dall'intel- letto; eche
quindi laprima
educatrice del fi- gliuolo debb'essere lamadre, perchè nessuno me-
glio di lei è atto ad
amarlo
ed acomprenderlo.
Fra
le grossolane lucubrazioni di quel reve-rendo
di Sienache stampò
nel4804
essere de- rivate le nequizieche
travagliano l'umanità del- l'aversi appreso illeggere e loscrivere alledonne
e le teorie dell'onorevole Salvatore Morelli il
quale asserisce
che
ladonna
è più attadell'uomo
alle ricerche scientifiche,
desumendo
questo cri- terio dallatendenza avolersempreparlareedaquella curiosità proverbiale che è propria del suo sesso {La donna e la Scienza— Capo
terzo) v'ha tuttoun mondo
dimezzo;
ilmondo
reale e positivoche
cresce e tende a perfezionarsi coll'educazione e l'istruzione delladonna
inquanto elevando
l'a-nimo
proprio, valga ad esercitarecon
perfetta coscienza il suo nobilecompito
nella famiglia.Senti
un
po' ora il nobile concettoche Maz-
zini
ha
delladonna
e della sua missione.Lo esprime
inun
discorso agli operai italiani:« Vi è
un
angelo nella famiglia,che rende
«
con una
misteriosa influenza di grazie, di dol-« cezzae
d'amore
ilcompimento
dei doverimeno
DigitizedbyGoc