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ALLE GLORIE IMMORTALI
OiX MOLTO ’KEVEUE’NDO
p.GIVSEPPE ANTONIO
CONTI LVCCHESE
Della Congregationedella
Madre
diDio
.CELEBRE PREDICATORE
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biella CollegiatadiSanta
MATIJA MAGGIORE
di Bologna1*Anno i6$l.
APPLAVSI POETICI
DE’ CONVITTORI DEL COLLEGIO
SINIBALDO LVCCHESE.
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LETTORE AMOREVOLE.
*5Vquellifleffomodoappunto> che la no- bileEloquenzadiquefloSteroOratorefù
e[entedalle maligne cenfure, cosifari donerei chefianogradite non cenfurate lefuelodi almenoperil nome9 chepor- tanoin fronteffe non perchile fcrijfe,che nonpreten- ded*ejferconofciutoyche diGenio amantedella Virtù>
tper confeguen^acompatitecomeombredi lumi Poe-
ticileparoleFatoDeflino,e fimili> nonmaidi
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enti-cimento,fe non conformei dogmidellaveraFedeCat- tolicaje vinifelice«
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ViditD, Antonine 'Bamccbiuf Cler•fygultr*J1.Panie, O*inMetropoli. Sono»,Poemi.prò Uluftrifs• uerendifs,D* D, lacolto’BoncompagnoArehiepi/copte>
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Principe»m
Imprimatur
/V.lofeph Maria.AgudisVìetrini J.
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IL TEMPIO
VEDVTO DA
'•GIOVANNI NELL'APOCALISSE
•FiguratonellaParoladiDio,ene DiurniAttribuii efprejp- dallaFacondiadelPadreGiufeppe AntonioConti
Predicatore Euangelico•
-
ODE v
-A 1Di
VincenzoNitri. » iEnne, chesùl*Aitardi fragilfoglio Dalleà IEremitafaggipròhimi;
Poisùdottivolumi,
Fabbricarti à1 ilìelfaauguftoilSoglio»
Benvoi percalleaperto
•Infegnarte,ch’vn Almaectelfa,e inuitta Vince ilFatocolMerto
,
E
furordivoireha ognigloriaafflitta;Ond
chepimgailVolatortirannoNe
levolpeVittorieilpropriodanno.Lefuperbe Grandezzeifarti Auiti
Sonde'gliAnnialtigorfchermi impotenti, Priuilegiapparenti,
Che
cadon conl’Età fpenti, eauuiliti.Sichetorto la forte
A
3Mo*
Moftraquanto s’inganna
vman
penderòCol far togliere àmorte A':
De
la Memoria ilfofpiratoimpero5Cosi poiquel delio, chi va’
Alma
ingombra Rende le fue fperanze vn fumo, vn'ombra*Saggio chi con Efcmpi illuftri, e rari
Fà di fe dedb augufta, fede, e bafe,
Douc
Virtù rimafeSpedo cinta da rai più belli, e chiari, lui di Gloria H Sole
I fuoi trionfi à illuminar s’auuanza, lui non può, ne fuole,
Paucntar di Fortuna empia incoftanzaj ’
Mà
del Globo fatai, che tanti vccidcCon
intrepido labro ella fi ride.Marauiglia farà d’Eroico volto
%
Bilfami diftillar cò fuoi fudor».
Perche tra verdi Allori
Redi vn giorno ilfuo crin per fempre auuolco.
Degno
è però ColuiDi
portento maggior, che forte afpiraA
immortalare altrui,E
de 1'auida Età rubbarlo à Pira;Onde
quante Corone ad altri brama Tant’egli alnome
fuo ne metta, e chiama*Ma
da marmi fattoli oue s’inuolue D'Arte, e Natura à~
^ trionfar- s’inuia,'Folr
Folle è ben chi delia
Sognati Falli Eternità di polite.
Per fabricar Corinto
Sfida inuan gli Elementi Armi, e Coloflì, Se il luo valore eftinto
Sen cade sì, che più mirar non puolfi;
E
fpeffo oue già fur Moli fuperbeSuian gli Aratri, c luffureggian
PErbe.
Tempio
in cui Sacri Altari inccnfi, e votiDe
laMadre
de gli Anniergonfi al Culto,Non
de l’Armento adultolui l’Ara nel fangue auuien, che nuoti.
Mà
collume più degnoL
aurea lampa del giorno attenta offerua, Ch’ ambinolo ingegnoVittime generofe offre à Minerua; ,.
:t,
E
sù rogo d’Onor gli incliti Eroi Sol danno gli Olocaulli à pregi Tuoi.Ver le Stelle fublimi il graue incarco S'erge de l'alta Mole, e par ch’appunto Col proprio ardir congiunto
A
la Gloria formar prefuma vn’Arco.Quindi lì mira, e feorge
,
Con
ciglio ammirator fentier di luce,Che
nuellofo porgeFilo d’Eternità, ch’ai Ciel conduce;
lui d'eterno Allor giungono al fine
A 4
L* Al-I/Alme
più degne à coronarli il crine»li
Tempio
è Dio, d'Anime
Giulieornato.Ch'ai Diuino Factor fanno corona;
Da
Zelo, che le fpronaPongono i Ior Diademi al Piè Beato»
Ma
giungon quelliappenaA
baciar le di lui Sacrate PianterChe
con miftica feenaSi trasformano in Serti alfuo fembiante;
E
à vederciòGIVSEPPE
i cori aiuti rCol moftrarglidi Dio gli alti Attributi.
Tempio
alcuno non v’à, mentre diTempio Non
v'era la fembianza ò pur l'Idea*Ma
fol Dio fofteneaJ
Le
veci fue con portento/o efempio. ilo*
.E
feGerico cade .iDi
bellicofe trombe al fuon diftrutta.Ecco à la noftraEtaie
Altra Mole immorra! vediam coftrutta?
Poiché de la tua voce al dolce Tuono
A
Diofabbrichiin Terra,cTempio,eTrono»Là de l'Eternità ne l’ampio feno S’erge l’inclita Mole à l’or, chemoftri Qual ne'gliEterei Chioftri >
Sia quel, che tien de l'Vniuerfo il Freno*
jb<mu Quel, eh’ è vn Ente perfetto*.
Quel,ch’èpur’Atto, etutto ilbenracchiude,
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Quell*9
Quell’infinito Oggetto
D'ineffabile immenfa alta Virtude, Quel
Gemtor
di prouido Configlio,Quello, eh'è pari, e coeterno al Figlio, Quel, chetieneogni loco» efpazio alcuno
Non
occupa, è prefente, enon fi vede, L'efler Trino poffìede,E
purbenchéfiaTrino, è fblo, edVno»
Auanti il loco, e il
Mondo
Egli eraloco, e
Mondo
, e pria del nulla Alto poter profondo.Dentrodi femedefmoauealaCulla;
E
cù col fauellar trafportià voloNoi,
chenelMondo
fiam, fuorideifuolo*taSapientediDio mentefuperna
A
la Fabbricaeccelfa or quiconcorre Anziinuitta precorreCon
la VirtùdelaPotenza Eterna»11già Pafiatointende
,
Perchelofece, edil Prefenteancora Perch’ilvede comprende,
E
ilFuturolosà,cheilmiraogn'ora;Eidel tutto è Pittor, Pupilla, e Orecchio;
E
tuleiconIefempioimago, efpecchio.L'incomprenfibilfua vadaClemenza Fàlamiglior del
Tempio
Augulia parte.Perchela piùbell*Arte
Late... " Que-
Immtnfi- t*fDti
.
f
SAfimtià Ori.
?/Jd7'
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etaogn*orfudelaDiuina Eflenial . >Perdonare, e volere
Armato
ancor darliberoComando
A
pietofe preghiereDi
farlirelegarlo fdegnoinbando;Ma
tù col tuo feruor col piotuo Zelo Seiquel, ch’il tuttoimpetrià noi dal Cielo L’altaPietà per Creator lo feopreA
l'or, che lamortai deboi Fattura Dal niente di NaturaCreando elìrafle con roirabil’opre ’A
mirti- Ci crea, mentr egli trae
Dalniente di mileria il nofìro Core, Ci crea, mentre ci attrae
A
la Grazia.del Ciel fuor de l'errore,E
chi i beni del Ciel ci feopre, e infegna Se non l'alto feruor, eh'in fen ti regna.Quell’Indole per l'Vomo è sìfuprema
E
nonmeno
di lui Diuina, e grande,Che
da per tuttofpandelibtrAii-
Di
darli del fuoRegnoaureodiadema.01
* Quafi vn nuouoOceano,
Che
d'auer tanti Figli ambifee, e gode Quanti Fiumi dal PianoPadano à tributarli onde di lode;
E
àTe Mar
d*Eloqueuza efier già piacque Ch*aipergendo ci vai del Ciel con Pacque2
i
: •>Del
Del
Tempio
pofeia àcudodirl'iogrefibLa
Giudiziadi Diovigila, e Terne,E
dentroil corliferueZelo, chefoloiGiudi ammettein effo.
Bentù
GiVSLPPE
in prouaL’additi, quandoàReiperlorprometti,
Che
folpena dtroua,
E
premio àla Virtù de'Corieletti,Ed
haine fenfituoitaliconforti,Che
timore, edamoreà vntempoapporti.O
qualdegna Coronaà tefideue,Che
ditantAlme
il Cielfairicco,e adorno S’àletuetempia intornoSarebbeil nodroAllorviiferto, elieue.
Son letue lodivn Mare,
Eccelfomonteil metto,orperche tanto
Di
capir non mi pare,Sigran
Tempio
adorando, iogiurointantoj»
Ch'il Stagiritafon di quedoFonte,
Che
1‘Empedoclefon diquedo monte•S5S5S33 SsàÉSsa
?
• G «
Del mcdefimo
P
AruemiDue
Verginiadornemirarvn dìfuiconpicciolbiancaReno,veft?£
il Pianto lor, che 1 inondaua il feno Facea crefcer al fiume onde moiette.M : i .t . .jj^>1. 5c ' iU' •") Quinditefleano al mormorio di quelle
Vn
ferto tal, che non parca terreno:Ma
chi ’1 può meritar(diceano) appieno Se ogn* vn iilafcia,eabbandonate, e mette?Quando
voce dal Ciel ver quelle Riue Dicendo rifuonò, Celle tergete* Quel pianto, ch’ai gioir meta prefcriue.
Quiui
GIVSEPPE
à coronar prendete, Ch*è vottro difenfor, feparla o fcriueDunque, ò
Fede, e Virtù gioir douete*sa* ss
Giulio
Di Domenico Francefco de Nobili.
Perla Predicadell*Inferno nellaqualeconmcrauigli a
efpreffclepenedelDanno,edel Senfo•
G
iulioStrettaè eh*, edvn’auuintaAlma
inogfTvnorpenofo Infernovadaà languire>
Perche dal Tuo Fattor primo, e iiiperno, Si ribellò cou temerario ardire;
Giulio è che vada à l’Immortai morire Trà le Fiamme la giù del Cieco Auerno, In quel Carcere foh Dio) doue in eterno Si fperimenta duol,^ena, e Martires
Il foggiacer di duri Tacci ài póndo,
E
trafitta cader dàT
afpro Telo, Trà 1 orrore, c il terror io mi confondo*Di GIVSEPPE
ingegnofo, òcome
è il Zelo.Se nel Suo fauellar Sacro, e facondo Proua 1*Inferno il Senio, e T
Alma
il Cielo' Fab.
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Del medefimo. Ci
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Sapientiatdìficauitfxh'i
domum
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AbbricaLa
SapienzaEternaarchittettoin Macftofo, edTettoerede;E
la Grazia dal Ciel à lei concedeVn
difegno formar più che perfetto.;.,Di
Perle intatte, e di Metallo eletto Smaltò le Soglie, e le Paretiimprede;Ed
à Colonne lucide indefede -, r ,!jL
D* Adamante
affidòT
alto ricetto;•• ••-T i
E
percheombra nemica or non infedi Di Fabbrica sidegna il bel foggiorno^lui pole per guardia, j Rai Ceìefti.
, {
Pofcia chiamò
GIVSEPPE,
e vi è piùadorno Volle co’ Fior diut
facondia inteftiCoronar col foo
Nome
vn sigranGiorno«Panni
*5
£ Di Vincenzo Maria Landucci
.
.vaO irl >>.S!A*
[tei .
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MADRIGALE.
-• •• i r
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T) Armi GIVSEPPE
ben fe pur t*intendoE
(Ter del Ciel imitator fouente Se de 1*humana
menteSgridi controlà colpa,il Core
emendo»
Mà
s*al PopoloelettoVersò la
Manna
ilCiel perfua falutc,Tu
imprimiinogni petto ,Manna
di tal VirtuteCol fioritoparlarSacro, e facondo.
Che
(aiuto darcftià piùd’vnMondo#
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Dominici Orfucci .V i(X
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nutaquampafitur difeedere Chriftum IOSEPH ncc patcrisNumenabeflcrcis.Sempcrin abfentempratfentia Numinisvrget Sic$ibi femperadeft, quia PiaCorda mouet.
Nomine,fed IOSEPHpotuitficrescerediótis.
Non potuit verbis crcfcerclingua tuis.
Augmentum IOSFPH fummura,necrefcere fpcres
‘Viribus Ingcnij,namtibipar.quiserit.
Franciici Guinifij
.
Comparati*interGeminaiPirgas Moyfìs
&
leftph,ac dtfertiffimam Oratorio lofephhnguam,I * *y t.tfZ'utiahqjii
&V *
epigramma:
fi * 4 i- *0 • |• •jjpf ,T*
I
Sacidumdufior Saxis miraculafcalpat.
Siad taftumVirgar Petra fityndafluena.'
O
FiorcntcmIOSEPH,mirandum, cernere dextra Virgam,quae, pariat,-floridafa&a Deurn;
Talia monftrarefertdodae facundia lingux»
• IOSEPH tuMofismifticaVirganites .
Altera fiduros filices,fi marmorafrangie Frondibusexuberaris alterafatìa,nitet.
TuMofes»fontes hauris filumine fletu*
Tu IOSEPH, Iterilicorde virenteFide.
:
- finis.
- .......
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fet'ÌZi y(09«.8