L’ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
S C IE N Z A ECON OM ICA, F IN A N Z A , COM M ERCIO, B A N CH I, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R I V A I I «
Direttore: M. J. DE JOHANNIS.
Anno XLIV - Voi. XLVIII
Firenze-Roma, 30 Dicembre 1917 j
ROMA: 56 Via Gregoriana ____1918
1918
Il continuo aumentare di abbonati a questo nostro periodico, sia in Italia che all'Estero, aumento anzi accentuatosi maggiormente nel pe riodo di guerra, ci permette, non senz i qualche sacrifizio, di far fronte alle accresciute spese di stampa, e di mantenere invariata a L. 20 la \ quota di sottoscrizione annua per l'Ita lia e a L. 25 per l'Estero. A dif ferenza quindi di quelle, gazzette che hanno dovuto aumentare i l prezzo di abbonamento e ridurre in modo considerevole la periodicità, I/Eco-
n o m is t aentra nel suo45m(J anno di vita immutato nel suo apprezzato cammino.
Di ciò ringraziamo vivamente i sottoscrittori vecchi e nuovi.
Tornerebbe sommamente gradito alla Direzione dell'Economista di poter completare ad alcuni vecchi e fedeli abbonali, che ne hanno fatto richiesta, le lóro collezioni, alle quali non si è potuto provvedere perché esauriti presso l’Amministrazione i fascicoli mancanti.
Si fa perciò cortese preghiera a coloro che possedessero i fascicoli sotto segnati, e che non volessero conservare la intera collezione di inviarli a questa Amministrazione: faranno cosi opera gradita agli abbonati predetti.
Ecco l’elenco dei fascicoli che si ricercano:
N. 275 del IO "agosto 1879 N. 2071 del 11 gennaio T.9M
» 358 » 26 ottobre 1880 » 20/2 » 18 » » » 818 » 5 gennaio 1890 » 2076 » 15 febbraio » » 822 » 2 febbraio » » 2079 » 8 marzo. » » 825 » 23 » » » 2080 » i5 » » » 829 »' 23 marzo » » ^083 » 5 aprile » » 860 » 26 ottobre » » 2109 » 4 ottobre » » 862 » 9 novembre » » 2110 » 11 » » » 861 » 23 » » » 2118 » 6 dicemb. » » 869 » 28 dicembre » » 2227 » 7 gennaio 1915 » 88.5 » 5 aprile 1891 » 2228 » 14 » » » 835 » 19 » » » 2240 » 8 aprile » » 915 » i5 novembre » » 22 27 » 7 gennaio 1917 » 2046 » 20 luglio 1913 » 2 2_>8 » 14 » » » 2058 » 12 ottobre » » 2234 » 25 febbraio » »O O)0O » 26 » » ^ » 2235 » 4 marzo » » 2063 » 11 novem. 1913 » 223^ » 25 » » » 2064 » 23 » » » 2240 » 8 aprile » » 2068 » 21 dicemb. » » 2 2.48 » 3 giugno » » 2070 » 4gennaio 1914 » 2255 22 luglio » SOMMARIO : PARTE ECONOMICA. Il problema sardo - I ,a n s i?a n co Ma r c i. Esposizione finanziaria.
NOTIZIE — COMUNICATI — INFORMAZIONI.
I,’industria degli automobili negli Stati Uniti.
Sembrerebbe strano ai nostri lettori che ci accinges simo a formulare un programma, net momento nel quale questo nostro periodico sta per entrare nel suo
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m o annodi vita. 1 quarantaquattro volumi della nostra raccolta sono già tutto un programma che fedelmente fu svolto e che venne, ed è altamente apprezzato in Italia ed all l i sterò, da quanti lo hanno seguito, approvato 0 discusso. Tuttavia per l ’ anno veniente possiamo con vivo compiacimento annunciare novità che ci auguriamo siano per essere gradite a quanti ci onorano della loro simpatia.
Gli 'studi che riflettono la economia e la finanza del dopo guerra ; la necessità, scaturente dalle stesse origini del nostro periodico, di far argine, per quanto possibile, alle organizzate tendenze intese a pretendere regimi che non possiamo ritenere in tutto consentanei ~ al migliore assetto della ricchezza e detta produzione nazionale, ovvero ostacolanti quel tanto di liberta nelle f unzioni e nelle iniziative individuali 0 private che non è ancora tempo sieno comprese nella gestione collettiva , infine la opportunità di analizzare gli atteggiamenti economici delle nazioni alleate 0 nemiche, per trovarci pronti, nel difficile momento della pace 0 degli accordi, con direttive adeguatamente rispondenti a ciò che l Italia potrà concedere 0 pretendere nel cam.po economico ; suggerivano che cercassimo di raccogliere intorno a noi la collaborazione di uom ini di scienza e della, stessa no stra fede, perchè il miglior futuro del paese fosse anche in queste, colonne, da essi chiaramente indicato.
Abbiamo perciò interpellati i professori : Or a z i a n i,
Ri c c i, Ei n a u d i, Pr a t o, Lo r ia, Br e s c i a n i, Ba c h i, Gi n i, Su p in o, Gr iz io t t i, Lo u n i, e c c. i quali tutti,
con espressioni veramente lusinghiere, hanno risposto aderendo, senza riserve, al nostro intento. N on tutti po tremo però includere fr a i redattori di questa gazzetta, perchè alcuni di essi, con nostro rincrescimento, già
| tenuti da altri impegni im prescindibili, non vollero,
d'accordo con noi, che l ’ adesione risultasse meramente
! formale.
Nondimeno il nucleo di scienziati che si raccolgono
I intorno all’Ec o n o m i s t a, per trattare dei più vivi ar
gomenti e propugnarvi le p iù sane teorie, è di tale va- \ lore da rendere evidente, e per vero altamente lusinghiera, \ la forza di attrazione che le belle e rette tradizioni di
I questo nostro periodico conservano immutata.
Rendiamo vive grazie ai nostri amici ed ai nostri
| lettori che nel seguirci fedelmente hanno reso possibile
anche una tale combinazione.
J-8g8 L’ ECONOMISTA
P A R T E E C O N O M IC A
Il problema sardo.
D a che l ’Italia com batte la sua lotta nazionale la Sardegna è stata assai spesso ricordata nei comunicati di guerra, nella stam pa, nei discorsi e negli scritti p a triottici ; ed è stata ricordata per esaltare l ’eroica con d otta dei suoi figli, la loro ferrea disciplina, la loro abne gazione, il loro sublime sacrificio. Nè solo sui campi di battaglia ove, senza risparmio, hanno versato il loro sangue migliore, ma in patria, ove quelli che son rim asti hanno conservata salda la virtù della resistenza civile,' i Sardi si sono rivelati magnifici .assertori di p atriot tism o e di fede.
Eppure i soldati di oggi, i .Sardi di oggi non erano che la gioventù di ieri, che gli uomini di ieri, tacciati di apatia, di indifferenza, ritenuti incapaci di iniziative, di opera energica e continuata.
E ra dunque sbagliato il giudizio dato sulla popola zione Sarda ? Non solo sulla popolazione, m a su tu tta l ’isola, sui suoi bisogni, sul complesso della sua vita economico-sociale, perfino, anzi principalmente sui suoi tesori nascosti, sulle sue latenti ricchezze è regnata sempre la più spaventosa ignoranza, h a Sardegna dei banditi, delle deportazioni di impiegati inetti, della malaria, delle vendette, una terra dal suolo irrimedia bilm ente arido, una terra incapace di alcun m igliora mento, nella quale per cause naturali indistruttibili mai forse avrebbe potuto ottenersi sviluppo di industrie e di commerci ; era questa l’isola che purtroppo l’Italia ufficiale conosceva e che nel novero delle regioni italiche occupava uno degli ultim i posti.
Per oltre un quarantennio la sua esistenza si era trascinata fra i pericoli e le avversità della natura e l ’indifferenza degli uomini ed essa aveva silenziosa mente sofferto, chiusa in un dolore troppo rassegnato che fu considerata apatia e non era che la conseguenza di un lungo abbandono, in uno sconforto che per alcuni caratteri esteriori pareva ribellione alle leggi e non era che sfiducia nello scarso risultato delle leggi im perfettam ente e m alamente applicate.
Per un quarantennio i problemi della .Sardegna sono stati sempre gli stessi : malaria, siccità, disordine delle acque, m ancanza di strade, di case coloniche, di mezzi di comunicazione, di credito agrario, enorme squilibrio fra popolazione e territorio ; e cioè le princi pali cause dello stato infelice dell’agricoltura in una regione ove la terra era stata un tempo straordinariamente fiorente ; scarsità di capitali, trascurata utilizzaz'one delle energie idrauliche, povertà di sfiuttam ento delle ricchezze minerarie, oppressione di imposte, assenza quasi com pleta di istruzione tecnica e professionale, penuria di trasporti, deplorevoli condizioni portuali, e cioè le principali cause del m ancato sviluppo industriale e commerciale dell’isola che pur aveva tu tti gli elementi, tutte le risorse per produrre e prosperare economica mente. A danno poi, sia dell’agricoltura che d ell’industria, a danno dello sviluppo in genere dell’isola, il problema demografico coi suoi caratteri di m inim a densità, di scarsissimo popolamento agricolo, di alta m ortalità generate, di altissim a m ortalità infantile, si è presentato come il più grave, il più pericoloso ed il più difficile certo a risolversi.
T u tti questi problemi nella loro com plessità e v a stità hanno form ato oggetto di speciale attenzione da parte degli studiosi, di insistenti richieste da parte della popolazione e degli interessati ; ma bisogna confessare che i rimedi apprestati dal Governo sono stati spesso tardivi, quasi sempre incompleti ed insufficienti, sì che poco utile ne è derivato all’isola. Ci voleva conti nuità di azione ed invece i provvedim enti sono venuti a spizzico e quindi intem pestivi ed inefficaci ; era ne cessaria organicità di programma ed invece il disordine è stato una delle caratteristiche dell’opera governativa e perciò una delle cause precipue del suo fallim ento ; ci volevano mezzi adeguati alla grandezza ed alla gra vità dei problemi ed invece tutte le riforme, tutte le disposizioni legislative, anche le migliori e più oppor tune, sono cadute nel nulla o hanno apportato ben scarsi risultati per la povertà dello sforzo materiale che le ha accompagnate.
T rad otta in veste italiana è uscita proprio in questi giorni di rinnovata fede nei destini della Patria, un’opera classica .julle condizioni e sui bisogni della Sardegna
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scritta oltre 60 anni fa da uno studioso dei problemi isolani : 1’ « Itinéraire de l’ìle de Sardaigne » di Alberto Della Marmora (1) L a traduzione è di uno di quei gio vani della nuova generazione sarda alla cui opera at tiva ed instancabile è affidata tan ta parte della fortuna e dell’avvenire dell’isola nobilissim a.
Fra il 1819 ed il 1855 per incarichi pubblici di vario genere ed in ultim o quale com andante generale m i.itare dell’isola o come cittadino privato' il Della Marmora conobbe e studiò la Sardegna sotto tu tti gli aspetti : geografico, scientifico, economico e politico. Compendio dei suoi studi e delle sue ricerche fu la pub blicazione del suo « Viaggio in Sardegna », opera divisa in quattro parti, di cui le prime due fanno una descri zione statistica, fisica e politica dell’isola e la terza una descrizione geologica. L a quarta parte è appunto « l ’Itinerario » che il D ella Marmora volle ch iam ar. così, perchè dopo che il piroscafo e la linea telegrafica avevano avvicinata al Continente la Sardegna non gli pareva esatto più denominare viaggio una corsa in quell’isola. 1,’Itinerario non ha un pianò prestabilito : vi si parla con gran competenza di storia, di archeo logia, di geologia, di politica, di am m inistrazione, di commerci, di condizioni economiche in generale ; vi si descrivono i luoghi visitati, le città, le campagne. A differenza dei precedenti, ciascuno dei quali tratta di determ inati argomenti, questo volume riproduce un quadro quasi completo dell’isola ed era quello, perciò che più doveva essere conosciuto. Era un libro di memorie da ravvivare, un libro di esperienza e di insegnamento da additare agli studiosi, ai Sardi a tu tti coloro che ama no la Sardegna, che la vogliono rinnovata e fiorente, e specialm ente a coloro cui è affidata la ventura di gui dare quella terra sulla via della resurrezione.
Da quando il Della Marmora scriveva ad oggi, anche malgrado l ’abbandono in cui l ’isola è stata lasciata, molte cose sono m utate ; le città specialm ente si sono ampliate, quasi rinnovate ; Cagliari, per esempio, ha 'assunto l ’aspetto di un a grande città. Quantunque un po’ tardi, in alcune parti dell’isola è entrato un soffio di vita nuova ; gli abitanti hanno cominciato ad amare il guadagno e la cultura, ad essere più attivi ed in tra prendenti. I mezzi tecnici hanno m igliorato e quelli finanziari sono aum entati ; ma economicamente ben scarsi sono stati i progressi conseguiti. G li aspetti del programma di politica sociale ed agricola sono ancor oggi quelli tracciati dal Della Marmora: bonifica umana, bonifica agraria, bonifica idraulica. Industrialm ente poi la Sardegna ancor oggi si trova in uno stato di inferio rità palese di fronte alle altre regioni italiche ed in rap porto alle sue risorse.
Si può dire che il D ella Marmora abbia dato il primo, esempio di quello studio economico-giuridico dell’isola che difettò prim a di lui e che non fece dei progressi veri se non nell’ultimo ventennio. L a relazione del Pais sulle condizioni dell’isola, fatta cinquan t’anni dopo, allargherà le indagini ma ne seguirà inconsciamente le grandi linee.
Per opera di Pasquale Mariea, un Sardo che conosce a fondo la sua terra ed è anim ato come pochi da una fede salda nel suo avvenire, abbiamo la traduzione àsìl’ Iti
nerario (il prim o volume sarà presto seguito dal secondo
che com pletarà l’opera) ; m a noi dobbiamo augurarci che tu tti gli studi dedicati dal Della Marmora alla Sar degna siano fatti conoscere all’Italia, perchè così com’è com pleta la trattazione fa tta dall’illustre uomo, sia una buona vo lta completo ed organico il programma di redenzione dell’isola, m eritevole di miglior destino dell’attuale.
In ta n to siamo lieti segnalare che malgrado l ’attività e la lunga fa tica del Mariea, la preziosa ristam pa del l ’opera si sarebbe rim andata a m olto più tardi o non si sarebbe forse più effettuata se l’on. Roth, sottosegre tario alla pubblica istruzione, riconosciuta l ’influenza che nel m omento attuale avrebbe avuto quel lavoro, sul risveglio isolano, non l ’avesse patrocinato col suo incoraggiam ento m orale e materiale. L ’egregio Uomo ha voluto che non fosse ritardata più oltre la divulga zione di un’opera così fondam entale sulla Sardegna, ed anzi, perchè essa fosse conosciuta dagli studiosi i quali alla lor vo lta ne prendessero occasione per una propa ganda attiva in favore d ell’isola, ha disposto che venisse acquistata da tu tte le biblioteche del Regno. L ’atto è
(1) Itinerario dell'isola di Sardegna di Al b e r t o De l l a Ma r m o r a.
Prefazione, traduzione ed annotazioni di Pa s q u a l e Ma r ic a.
3° dicem bre 1917 •— N . 2278 1 / ECONOMISTA 899
significativo ed a noi ci piace considerarlo non solo I come la disposizione em anata da un deputato sardo ; che ama la propria terra ma da un rappresentante del Governo, a nome del Governo stesso che ha compreso qual sia il debito dello Sfiato verso una regione così nobile e pur ancora così infelice.
Il criterio seguito dal Marica nell’esaudire il suo compito è veramente pregevole. L a traduzione di un’opera sia pure fondam entale m a certo antiquata, non poteva riuscire così attraente come egli l ’ha resa m ettendo a contatto colla realtà, coi nuovi bisogni, colle nuove esigenze i problemi in travisti ed esposti dal Della Mar mora. Da prefazione di oltre o ttan ta pagine, nella quale illustra lo stato della Sardegna nei secoli precedenti e nell’epoca in cui il D ella M armora ha vissuto ed ha scritto, e le abbondanti note nelle quali le principali questioni attuali sono trattaggiate con competenza sicura, formano un prezioso ed originale commento del l ’opera resa così più apprezzata e veram ente attuale. Ive pagine, per esempio, che qua e là dedica al porto di Cagliari ancor povero di mezzi m eccanici per rendere agevole e rapido lo sbarco e l ’imbarco, insufficiente ai bisogni dell’isola e tecnicam ente arretrato ; alle bonifi che, ai mezzi di com unicazione, alle condizioni della viabilità, al problema m inerario in special modo, sono dense e m ateriate di fa tti, di cifre, di proposte tu tte opportune ed ispirate alla realtà.
Chiudiamo questa breve n o ta sul problema sardo con l ’augurio che il risveglio m eraviglioso che anche in Sardegna, come in tu tte le regioni italiche si è destato in questo momento di straordinaria potenzialità produt tiva, non si arresti nel periodo che seguirà alla guerra, m a che anzi l ’isola nobile ed eroica, guadagnando il tempo perduto, raggiunga il posto che le sp etta e che le è stato fino ad oggi contrastato non certo per incuria dei suoi abitanti.
# Lanfranco Ma r c i.
Esposizione finanziaria.
Il Ministro del Tesoro esordisce manifestando come nella dif fìcile e grande ora del nostro paese, quando tutte le forze devono tendere ad una sola metà e tutte le anime debbono dividere la stessa ansia e la stessa fede, la esposizione finanziaria deve essere documento di sincerità assoluta. Ciò che il popolo non vuole é la illusione. E però dalla realtà delle cose che egli si accinge ad esporre la Nazione avrà a trarre ragione di conforto, giacché ne risulterà quale forza di resistenza economica abbia dato il Paese e come, superate le gravi difficoltà del momento con spirito di sacrificio, con sentimento di fiducia, esso possa procedere con rinnovata fede.
Ea guerra sovrasta tutto, i fatti finanziari e quelli economici, la produzione e il consumo della ricchezza. Tutto è mutato, ed ogni cosa è dominata da un solo fenomeno di cui per molti anni, nel bene e nel male, risentiremo gli effetti grandiosi.
Ciò premesse il Mimistro passa ad esaminare la situazione finan ziaria.
Consuntivo 1916-17. — Ee entrate effettive si elevarono a 5 mi liardi e 345 milioni con un aumento di 2 miliardi e 463 milioni sulla previsione costituito essenzialmente per 76 milioni dalla tasse su gli affari; 351 milioni dalle imposte indirette sui consumi; 216 milioni dalle privative ; 327 milioni dalle imposte dirette; 61 milioni da proventi postali, telegrafici e telefonici ; 969 milioni dai ricuperi di portafoglio ; 72 milioni dal prodotto netto delle ferrovie ; io milioni dagli utili sulle operazioni degli istituti di emissione. Ee spese effettive salirono a 17 miliardi e 595 milioni con un au mento di 14 miliardi e 824 milioni sulla previsione. Tale aumento è costituito principalmente per 12 miliardi e 874 milioni dalle spese di guerra delle quali ben 880 milioni per sussidi alle famiglie biso gnose dei richiamati alle armi; 586 milioni da spese concernenti il traffico marittimo ; per 328 milioni da interessi su prestiti ; per 68 milioni da sussidi alle istituzioni di assistenza e protezione agli invalidi ed agli orfani di guerra.
** Iye entrate per movimento di capitali furono accertate in 11 miliardi e 717 milioni, con un aumento di 11 miliardi e 193 mi lioni risultanti, oltreché da una diminuzione, dal ricavato di operazioni di prestiti in 11 miliardi e 345 milioni.
Ee spese per movimento di capitali raggiunsero i 4 miliardi e 27 milioni con un aumento di 3 miliardi 577 milioni, costituito per 3 miliardi e 597 milioni da conversioni di obbligazioni e di buoni del tesoro in titoli del quarto prestito nazionale consolidato 5 per cento, per cui il ricavato netto dei prestiti ascende a 7 miliardi e 748 milioni.
Esercizio 1917-18. — Il bilancio per l ’esercizio 1917-18 presentalo al Parlamento il 30 novembre 1916 offriva un avanzo nelle categorie Entrate e spese effettive e Movimento di capitali di 593 milioni. Detto avanzo, però, tenuto conto dalle maggiori spese a tutto no vembre, del presunto maggior gettito delle entrate e del ricavato
dai prestiti emessi, si muta in un disavanzo di 3 miliardi e 979 mi- iioni.
Ee entrate effettive salgono da 3 miliardi e 7r4 milioni a 4 mi liardi e 707 milioni, ivi calcolata la eliminazione del dazio sul grano ; le spese effettive da 3 miliardi e 190 milioni si elevano a 11 miliardi e 495 milioni, con un aumento di 8 miliardi e 305 milioni, di cui 6 miliardi e 616 milioni per speée di guerra; 831 milioni per spese relative al traffico marittimo ; 365 milioni per maggiori spese di interessi ; 200 milioni per pensioni privilegiate di guerra ; 40 mi lioni per sussidi ai connazionali rimpatriandi ed ai profughi della guerra, 3 milioni e mezzo per sussidi a favore di istitutuzioni aventi per fine la protezione e l ’assistenza degli orfani e degliinvalidi della guerra.
Ee entrate per movimento di capitali da 599 milioni ascendono a 3 miliardi e 366 milioni con un aumento di 2 miliardi e 767 mi lioni dipendente quasi per intero dal ricavato di prestiti.
Ee spese della stessa categoria vanno da 531 a 557 milioni e nell’aumento sono notevoli io milioni per ulteriori mutui ai Comuni più gravemente danneggiati da operazioni di guerra.
Tale la situazione che ha in molta parte valore di approssi mazione, ogni previsione potendo riuscire non solo difficile ma fallace, in questa fase della guerra verificandosi fatti nuovi e di tal natura da mutare ogni previsione.
Previsione 1918-19. —- Il Bilancio di previsione pel 1918-19 registra un avanzo nelle due stesse categorie già indicate di 289 milioni.
Ee entrate effettive aumentano di 705 milioni raggiungendo i 4 miliardi e 419 milioni, tenuto conto della eliminazione di 85 mi lioni per dazio sul grano nella presunzione che anche per il prossimo esercizio sarà confermata la sospensione di esso dazio, attualmente in vigore.
Iye spese effettive salgono a 4 miliardi e 207 milioni con un aumento di 1 miliardo e 17 milioni formato principalmente da 626 milioui di maggiori spese di interessi sui prestiti ; da 300 milioni di pensioni privilegiate di guerra e da 5 milioni di sussidi a favore d’istituzioni aventi per iscopo l ’assistenza e la protezione degli in validi e degli orfani di guerra.
Ee entrate e le spese per costruzione di strade ferrate offrono una diminuzione di 30 milioni, essendo sufficienti a provvedere agli oneri a tutto il 30 giugno 1919, i fondi disponibili in conto re sidui ed in conto competenza nel corrente esercizio, in 103 milioni. Ee*entrate e le spese per movimento di capitali importano una ' diminuzione, le prime di 42« le altre di 50 milioni, risultanti da più variazioni fra le quali notevole l’aumento di 45 milioni nella somma da fornire alle ferrovie dello Stato mediante accensione di debiti per spese patrimoniali.
Questa la previsione quale si desume dal bilancio presentato al Parlamento, suscettibile di modificaaioni che non è possibile in alcun modo di prevedere dato il corso degli avvenimenti.
Giò che i fatti compiuti dimostrano è la fondamentale solidità della nostra finanza cui non sono mancati e non mancheranno la forza ed il vigore per resistere ai bisogni di questa difficile ora, che deve riunire tutte le menti, tutte le energie e tutte le volontà.
Tesoro e cassa. — Dal novembre 1916 a tutto ottobre 1917 * pagamenti per spese di guerra ascendono a 15 miliardi e 722 milioni e cioè a circa 1.310 milioni al mese. A fronteggiare tale spesa hanno concorso 973 milioni di aumento di entrate, l ’Italia avendo seguito la lodevole norma di non pagare mai interessi dei debiti con nuovi debiti, ma di avere nelle entrate effettive ordinarie la garanzia sicura di tutti i prestiti ; 8.436 milioni di prestiti di diversa specie e 6.315 milioni di mezzi ordinari e straordinari di tesoreria.
Circolazione e cambi. —- Tante e così varie forme di emissioni e sopra tutto la diminuzione di tutte le risorse con cui nei tempi normali si saldava la bilancia dei debiti e dei crediti non potevano non avere effetto sui cambi. I nostri alleati hanno potuto mettere nel grande movimento della guerra le loro riserve, mentre noi che avevamo da liquidare pochi crediti sull’estero, abbiamo visto altresì cessare le risorse ordinarie della esportazione, della emigra zione e del movimento dei forestieri. Nel 1916 le importazioni superarono le esprtazioni di 5.229 milioni e nei primi dieci mesi del corrente anno tale sbilancio raggiunge i 4.576 milioni. Ne toglie occasione l ’onorevole Ministro per dichiarare che per agire efficacemente sui cambi occorre limitare i consumi e stimolare l ’esportazione, privandoci di tutto ciò che non è assolutamente necessario. Accenna indi ai provvedimenti di recente adottati per mitigare l ’asprezza dei cambi, e si intrattiene in modo speciale sulla creazione di un Istituto nazionale per i cambi all’estero per il commercio di ogni mezzo che possa servire ad effettuare paga menti fuori d’Italia.
Dichiara poi di contare sulla cooperazione degli alleati, ai quali è da chiedere.non la eguaglianza di sacrifici, ma bensì una propor zionale riduzione di bisogni e quindi di mezzi atti a soddisfarli. Nell’interesse stesso della guerra, l ’Italia, cosi ricca di uomini, destinata dopo la guerra ad essere il grande mercato del lavoro, non deve venire messa in condizioni di diminuire ora la propria resistenza nè trovarsi dopo in condizioni difficili.
goo L’ ECONOMISTA 30 dicem bre 1917 — N . 2278
tale mezzo. Analizzando i movimenti dei prezzi del cambio del- ' l’oro e dei cambi sull’estero rileva che l ’aumento della circolazione cartacea non è estraneo all’aumento dei cambi esteri e il pubblico deve convincersi che il modo migliore di evitare ulteriori aumenti di prezzi è quello di fornire più largo credito allo Stato. Chi nega il credito determina aumento di circolazione, cioè una svalutazione nuova della ricchezza posseduta. In occasione di nuovi prestiti, quindi, tutti debbono concorrere nella maggior misura possibile se vogliono fare l’interesse della patria oltreché l ’interesse personale.
Istituti di emissione. — ha situazione di questi Istituti ha con tinuato a mantenersi buona. Con opportuno avvedimento è stato aumentato, nelle somministrazioni di fondi, a molte amministra zioni l ’uso di vaglia bancari e di accreditamenti in conto corrente. Rileva, l ’on. Ministro, come la circolazione propria delle banche sia diminuita rispetto a quella che era nel maggio 1915, periodo della nostra neutralità e come la riserva metallica da 1.655 milioni qual’era nel giugno 1914 sia salita al 30 settembre u. s. a 1.740 mi lioni. Aumentati sono pure gli sconti e le anticipazioni. Manifesta la più grande fiducia sull’opera solerte e feconda delle banche di emissione.
Cassa depositi e prestiti, istituti di previdenza e istituto nazionali delle assicurazioni. — ha Cassa depositi e prestiti ha avuto in questo periodo una azione ancora più efficace che in passato. Nota che nel l ’attuale periodo il risparmio postale, come tutte le forme di rispar mio, è rapidamente aumentato. Da 1 miliardo e 987 milioni al i° luglio 1916 è salito a 2 miliardi e 537 milioni al 31 ottobre u. s. Anche durante gli ultimi dolorosi avvenimenti mai la fiducia è diminuita perchè si hanno giornalmente cospicue differenze in più dei depositi sui rimborsi. Ed i piccoli lavoratori e la borghesia, dai cui risparmi sono in massima parte costituite le somme che afflui scono alle casse postali hanno mostrato di avere fiducia nello Stato, Esempio da proporsi a quei pochi scellerati che hanno ritirato somme per costituire depositi all’estero, dimostrando di ritenere che la richezza è al disopra della patria. Nota come la concessione dei mutui da parte della Cassa depositi sia aumentata e rileva che essi ammontarono a più di un miliardo di iire nell’uttimo decennio. Pone in evidenza le benemerenze dell’istituto che oltre a sovve nire comuni, provincie ed altri enti, svolge azione anche nell’in teresse dei lavori pubblici richiesti dalla madre patria e dalle colonie, oltre ad investire nello stesso periodo una notevole parte delle sue disposizioni e cioè un miliardo e 832 milioni in effetti pubblici. Mette in rilievo come accanto alla Cassa si siano venuti costituendo e crescendo d’ importanza diversi fiorenti istituti di previdenza con uu patrimonio di 390 milioni.
Osserva che anche l ’Istituto nazionale delle assicurazioni ha già reso notevoli servigi ed altri maggiori ne renderà in avvenire, il suo portafoglio ascende ormai a lire 1.155 milioni di capitale as sicurato. Riferendosi alla gestione speciale dei rischi di guerra da esso assunta, rileva che la gestione stessa la potuto investire le proprie disponibilità in titoli di Stato per 225 milioni.
Pensioni di guerra, assicurazioni per i soldati combattenti. — Tut to quello che noi abbiamo deve essere destinato alla guerra ; e tutto ciò che avremo dopo la guerra dovrà essere destinato alla ricosti tuzione economica del Paese ed a sollievo di coloro che più alla guerra han dato e più dalla guerra han sofferto.
ha guerra è come una immensa espropriazione : tutto è di tutti. Chi dà i beni dà ancora poca cosa in confronto di chi dà il fiore della giovinezza e la vita, ha nostra legislazione sulle pensioni di guerra è uu primo passo, essendo doveroso studiare tutti i modi perchè non si crei una popolazione assistita, ed ogni atto di lar ghezza che lo Stato compie deve essere, soprattutto, un atto di previdenza e, se è possibile, un’opera di produzione.
he pensioni di guerra gravanti sul debito vitalizio dello Stato al 30 novembre 1917, ascendevano a 82,257 Per importo di 58 mi lioni e fino al 30 iugno p. v. si presume che il carico stesso si ele verà fra i r72 ed i 200 milioni.
proprie affermazioni l’onorevole Ministro cita i numeri-indici delle principali Nazioni, ha situazione dei neutrali è impressionante, sopra tutto per alcuni paesi come l ’Olanda, la Norvegia e la Sve zia. I cambi favorevoli per essi non esprimono situazione economica favorevole.
Circa il mercato del lavoro il Ministro del tesoro rileva come la guerra sottragga al lavoro produttivo non solo gli uomini appar tenenti all’esercito ma anche le masse che lavorano in stablimenti di armi e munizioni, sì che il mercato stesso diventa più povero e le maggiori difficoltà della produzione consistono nella mancanza di materie e nella deficienza di mano d’opera. Osserva come mentre talune industrie sono sorte nuove ed altre accresciute, viene ha pa
recchie che soffrono di stasi. 1
Passando a trattare dei raccolti agrari e mettendone in rilievo la scarsezza in genere il Ministro Nitti ripete che ogni .limitazione di consumi deve considerarsi come una necessità. Finisca o meno la guerra, il problema è identico ; anzi a guerra finita dovremo meritare più inrera la fiducia degli alleati ed aveze da essi maggiore aiuto per provvedere alla vita normale e rifare la scorta delle ma
terie prime più indispensabili. K ,
h ’Italia ha fiducia in sè, conclude l ’onorevole Ministro, h ’au- mento dei depositi a risparmio, in circa un miliardo nell’ultimo anno ; l’accrescimento verificatosi nelcapitàleazionario eie nuove industrie costituitesi sono manifestazioni di un organismo economico che si va irrobustendo attraverso le difficoltà. Durante i rovesci militari della fine di ottobre, un po’ di panico si manifestò solo fra i depositanti dei paesi prossimi ai territori invasi, e tranne alcuni aumenti di circolazione non fu necessario adottare provvedimenti eccezionali, gli affari non essendosi punto interrotti ed avendo anzi rapidamente ripreso il loro corso.
Abbiamo attraversato ore difficili e sarebbe vano illudersi che nuove difficoltà non ci attendano. Però se insieme allo spirito di rinuncia e di disciplina, porteremo un sano spirito di realtà; se vorremo sempre proporzionare i nostri desideri ed i nostri ideali alle nostre forze ed alla nostra capacità, se porteremo nelle lotte della politica e nella vita interna del nostro paese lo stesso senso di bontà e di idealità con cui i nostri figli affrontano sereni i disagi, le privazioni e la morte, l ’Italia uscirà da questa prova più nobile, più fiera, più grande.
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L'industria degli automobili negli Stati Uniti. — Secondo il censimento delle vetture da passeggio e da commercio risulta che al 31 luglio 1917 c’erano in circolazione, negli Stati Uniti, 4.242.139 automobili, dei quali, mezzo milione da trasporto. Paragonando queste cifre con quelle del censimento del 31 dicembre 1916 si desume un aumento di 700.000 veicoli in sei mesi, il che significa che ogni giorno sono stati messi in circolazione 4.000 nuove vetture.
Istituendo un rapporto con la popolazione — che al i° luglio è di 103.640.473 abitanti — si ha, presentemente, un automobile per ogni 24 abitanti, mentre nel 1916 si aveva un automobile per ogni 29 abitanti.
L ’aumento annuale della produzione e della circolazione degli automobili è dimostrato all’evidenza dal seguente quadro :
Amiate Automobili in circolazione Veicoli costruiti Valori in dollari 1911 . . . . 677.000 210.000 262.500.000 1912 . . . . 1.010.482 378.000 378.000.000 1913 . • • ■ 1.253.875 483.000 425.OOO.OOO 1914 . . . . 1.736.790 573-140 465.042.474 1915 . . ■ . 2.471.595 892.618 691.778.950 1916 . . . . 3-54I-738 1.617.708 1.274.625.864 1917 al Io luglio 4.242.139 800.000 650.000.000
È anche da rilevarsi che, dei 48 Stati che formano la Confedera zione Americana, 7 superano i duecentomila automobili per ciascuno. Iyo Stato di New-York — che nel 1916 aveva 200.000 automobili, nel luglio 1917 ne ha 345.966. Nell’Arkansas si ha un aumento del 64 % sul censimento del 1916. Nello Stato di Iowa circola un auto mobile per ogni 9 persone e in quello di Nebraska un automobile per ogni 12 persone.
I veicoli di nuova costruzione nel i° semestre del 1917 sono, come dal quadro riportato, 800.000; a questo numero vanno aggiunti 36.000 veicoli costruiti e quindi esportati. Lo sviluppo dell’ industria automobilistica è quindi meraviglioso ; è notevole pure che delle 610 officine in attività, 238 fabbricano vetture da passeggio e 372 fabbricano vetture da trasporto, camions, autobus, ecc. Accenna alle provvidenze di recente adottate per cui il Governo,
ha assunto sin da ora la responsabilità di mettere, oltre la pensione, a disposizione dei combattenti due polizze dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni ; una di lire 500 per i soldati e di lire 1000 per i sottufficiali;pagabili immediatamete dopo la morte e senza bisogno di indagini o formalità qualsiasi ; l ’altra per un capitale di lire 1000 a favore di tutti i militari e graduati de le truppe combattenti pa gabili immediatamente dopo la morte dell’assicurato qualora questa avvenga entro trenta anni dalla data della polizza e in ogni modo al termine del periodo indicato all’assicurato stesso super stite.
Preannuncia indi che il Governo studia e spera presto di attuar anche per gli ufficiali una forma efficace e vantaggiosa di assicura zione.
L ’assicurazione di lire 1000 sarà la base per un’opera più grande di previdenza e di lavoro.
Condizioni economiche — La guerra ha agito ed agirà più profon damente sulle condizioni economiche. Il fenomeno della guerra non riguarda solo i belligeranti ma investe, dal punto di vista eco nomico, anche i neutrali. Dovunque vi è aumento di prezzi, ridu zione di consumi, più difficile condizione di vita. A suffragio delle
Proprietario-Responsabile: M. J. d e Jo h a n n is.
Luigi R avera, gerente.