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Cronache Economiche. N.088, 30 Agosto 1950

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CRONACHE

CURA DELLA CAMERA 01 COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA DI TORINO S S , ? » » N. 88 • 30 AGOSTO 1950 • L. 125

I L V E R M O U T H

C H E S I B E V E

IN TUTTO IL MONDO

(2)

M I C R O T E C N I C A

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Torino 3 0 settembre • 19 ottobre 1950

Il MOSTRA INTERNAZIONALE SCAMBI OCCIDENTE

il ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE DELLA TECNICA CINEMATOBRAEICA

PALAZZO OELLE ESPOSIZIONI E PALAZZO DELLA PROMOTRICE OELLE BELLE ARTI AL VALENTINO - TORINO

M A T E R I E P L A S T I C H E * GOMMA * COLLANTI * VERNICI M E C C A N I C A A G R A R I A * E N O L O G I C A • C A S E A R I A O L E A R I A * I M B A L L A G G I * G I O C A T T O L I » L I B R I O R O L O G I « P R O F U M I * C I N E M A T O G R A F I A

INDUSTRIALI, AGRICOLTORI, COMMERCIANTI, TECNICI

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Turin 30

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INTERNATIONAL WESTERN TRADE FAIR

2" INTERNATIONAL TECHNICAL EXH1BITI0N OF CINEMATOGRAPHY

PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI E PALAZZO OELLA PROMOTRICE DELIE BELLE ARTI AL VALENTINO • TORINO

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r

C R O N A C H E

ECONOMICHE

QUINDICINALE A CURA DELLA CAMERA DI C O M -M E R C I O INDUSTRIA E AGRICOLTURA DI T O R I N O

COMITATO DI REOAZIONE

D o t t . A U G U S T O B A R G O N I P r o f . D o t t . A R R I G O B O R D I N Prof. Avv. A N T O N I O C A L A N D R A D o t t . C L E M E N T E C E L I D O N I O P r o f . D o t t . S I L V I O G O L Z I O P r o f . D o t t . F R A N C E S C O P A L A Z Z I . T R I V E L L I D o t i . G I A C O M O F R I S E T T I D i r e t t o r e r e s p o n s a b i l e

S O M M A R I O

Panorama dei mercati . . . pag. 4 Saluto di « Cronache

econo-miche » a Cesare Mi no la Rapporti economici con

l'este-ro nella nuova situazione

mondiale (A. Trincheri) . » 5 L'acqua e suprema (G.

Batti-stelli) » 7

Pubblicità e réclame

ameri-cana (P. Carrara Lombroso) » 9 Dall'Inghilterra - Lettere di

oltre confine (L. E. Virone) » 13 Notiziario estero » 18 11 naviglio mercantile tende a

specializzarsi (P. Duff) . . » 21 I bilanci delle società per

azioni italiane » 24 Rassegna tecnico - industriale

(Osserv. ind. della C.C.I.A.) » 27 II mondo offre e chiede . . » 34 Produttori italiani » 38 Movimento anagrafico . . . » 45

LI

ITALIA. — La congiuntura si è quasi del tutto nor-malizzata nei settori agricoli. Non solo i rincari di certi prezzi si sono arrestati, ma per certi altri, quelli esasperatamente aumentati nei momenti di psicosi allarmistica, si sono verificati ritocchi al ribasso. Talvolta sono ricomparsi anche i sintomi di scarsa liquidità del mercato, con difficoltà a vendere senza la concessione di forti dilazioni di pagamento.

In particolare, il prezzo libero del grano è ade-guato a quello del grano contingentato. I raccolti in corso o prossimi per il granoturco e l'uva f r e -nano le quotazioni e le contrattazioni: predomina una atmosfera di attesa. Anohe i prezzi dell'olio sono stazionari, per quanto i venditori mostrino qualche esigenza.

Nel settore delle droghe e dei coloniali gli aumenti di prezzo paiono invece non ancora arrestati, se-guendo essi la tendenza sostenuta dei mercati di origine.

Per tramite delle importazioni, anche i settori industriali restano agitati. Fra i metalli, il nichel, il rame e lo stagno h a n n o subito i rincari più notevoli; gli stessi metalli ferrosi (i rottami, pre-cisamente) hanno rotto la calma" che caratteriz-zava i loro mercati.

F r a le materie prime tessili, la congiuntura dei mercati lanieri è giunta al punto da destare serie preoccupazioni, come avvertiamo nella rassegna dei mercati esteri. E per concludere, sostenuti pure

i comparti dei prodotti chimici, delle pelli e dei cuoi, della carta, ecc.

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RAPPORTI ECONOMICI CON L'ESTERO

NELLA MUOVA SITUAZIONE MONDIALE

d i A N T O N I O T R I N C H E R I

Gli avvenimenti di Corea possono avere come prin-cipale effetto positivo nel campo economico nazio-nale quello di muovere lo stato di depressione in cui da tre anni ci si dibatteva: all'interno dunque un risveglio della domanda dei consumatori, che si riper-cuote su larga parte dell'industria e del commercio; in campo internazionale gli acquisti americani per rifornimenti sui mercati europei dànno sbocco all'ac-cresciuta produzione del vecchio mondo. Data ormai come sicura e inderogabile la decisione americana di conseguire una potente organizzazione militare, le possibilità di esportazione europea in America sono destinate ad un durevole sviluppo.

Dunque, salvo gravissimi avvenimenti, la mutata congiuntura economica mondiale sta portando quella ripresa produttiva che in nessun altro modo forse si sarebbe potuto così efficacemente suscitare. Per dare un esempio osserviamo le filature di lana a pettine le quali hanno registrato un aumento delle ordina-zioni dall'estero con carattere d'urgenza, per rag-guardevoli quantitativi di filati da destinarsi alle forniture militari; tali richieste alle pettinature ita-liane vengono giustificate col fatto che le industrie concorrenti inglesi, pur praticando prezzi migliori, consegnano la merce a lunga scadenza.

Parimenti altri settori usciranno dalla stasi e in modo particolare ne beneficierà l'industria metal-meccanica la quale potrà riprendere alcune esporta-zioni nel Medio Oriente, nell'India, nel Sudafrica, a causa dell'attenuarsi della concorrenza britannica ed americana. Non è certo piacevole pensare che l'ori-gine della ripresa sia un conflitto armato, ma d'altra parte occorre fare di necessità virtù non perdendo alcuna occasione di lavoro capace di alleviare la nostra grave e permanente disoccupazione.

Pertanto con il 1° settembre è in vigore il nuovo accordo per l'Unione europea dei pagamenti, vero e proprio sistema di clearing generale plurilaterale fra tutti i paesi partecipanti, ciascuno dei quali potrà utilizzare la moneta di un qualsiasi paese per rego-lare un proprio debito verso un terzo paese dell'U-nione. La banca internazionale dei pagamenti di Ba-silea, sotto i cui auspici il lavoro preparatorio è stato curato, sarà la banca agente dell'Unione e ad essa faranno capo le banche centrali di tutti i paesi par-tecipanti, come ad una vera e propria stanza di com-pensazione, il cui funzionamento sarà facilitato da uno speciale accordo secondo il quale, allo scopo di evitare continui movimenti di oro e di valute, ogni singolo paese concederà e otterrà un credito il cui ammontare sarà commisurato sulla base del 15 % del totale complessivo dei pagamenti visibili ed invisibili che ogni paese partecipante ha effettuato nel 1949 a

favore degli altri partecipanti. Sono state così stabi-lite per ciascun paese delle quote che nel loro com-plesso ammontano a 3950 milioni di dollari (la quota dell'Italia risulta di 205 milioni di dollari).

Il regolamento dei saldi debitori o creditori viene effettuato per il 40 % mediante effettivo pagamento in oro o in dollari e per il 60 % mediante concessione di crediti da parte dell'Unione secondo una speciale graduatoria che aumenta la percentuale del

paga-cSaitila di ( i w n a A i t Sco tto miche

a levare Jtliiiùla

In seguito a Decreto Ministeriale per l'avvicenda-mento delle cariche camerali, ha cessato dalle s u e funzioni di Presidente della Camera di Commercio, Industria e Agricoltura di Torino, il comm. Cesare Minola. che in cinque anni, con intelligente so-lerzia, u n a n i m e m e n t e riconosciutagli dalle catego-rie dei produttori e commercianti, ha svolto un va-sto, eclettico e s a g a c e programma di organizza-zione e di iniziative nel c a m p o economico della provincia.

L'opera da Lui compiuta, che si è esplicata an-che in importanti e proficui interventi sul p i a n o internazionale, ha dato impulso a varie manife-stazioni pubblicitarie, tra cui sono precipuamente da annoverarsi le « Cronache Economiche ».

Il bollettino c a m e r a l e con cui la Camera a v e v a intrapreso contatti con i ceti economici locali, se-condo le s u e direttive e sotto la sua g u i d a si è trasformato in una rivista che ha inteso e intende seguire e illustrare, s e n z a asservimento a d a l c u n a pregiudiziale, le questioni, i problemi e le inno-vazioni che affiorano e si affermano nei vari set-tori dell'economia e della tecnica.

Continuando la pubblicazione della rivista per il proseguimento del programma da Lui tracciato, le « Cronache Economiche » rivolgono al comm. Ce-sare Minola il loro più fervido e cordiale saluto.

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mento in oro o dollari a misura che aumenta il saldo debitore. Siccome però all'atto pratico potrebbe darsi che qualche paese partecipante non fosse in grado di corrispondere la propria quota di oro o di dollari, interverrà l'E.C.A. con una dotazione di capitale cir-colante di 300.000 dollari. I debiti eccedenti la quota rispettiva dovranno essere pagati integralmente in oro o in dollari, salvo l'opportunità di rivedere le disposizioni vigenti e di studiare le cause per cui lo sbilancio lamentato tende a diventare permanente.

Al fine di evitare che vi siano dei paesi che si tro-vino in situazione di permanente sbilancio, l'olandese Sticker ha presentato un suo piano. Con tale progetto si mira particolarmente a dare all'Europa una nuova configurazione produttiva, evitando doppioni di im-pianti, inefficienze tecniche, concorrenze insostenibili. Non è certo possibile una efficace integrazione con-tinentale se tutti i singoli paesi europei continuano a produrre, ciascuno per proprio conto, ogni sorta di merci, dall'ago all'automobile, per di più in tipi non sostanzialmente differenziati.

Una eventuale cessazione generale di tutti i dazi porterebbe ad una selezione automatica, non priva però di inconvenienti per ciò che riguarda l'impiego di mano d'opera e l'utilizzazione dei capitali. Assai meglio dunque è giungere alla divisione del lavoro ed alla specializzazione produttiva fra i paesi europei, tramite un piano continentale che assegni ad ogni paese determinati compiti produttivi con i necessari aiuti finanziari per compiere, senza insopportabili sa-crifici umani ed economici, le necessarie trasforma-zioni negli ordinamenti produttivi nazionali.

Complementari, rispetto al piano Sticker, sono da considerarsi il piano Petsche, mirante ad accrescere le disponibilità di capitali, ed il piano Pella, tendente a proteggere unitariamente le industrie europee nella fase della trasformazione.

Per ciò che riguarda il nostro Paese sinora la libe-ralizzazione è stata condotta in modo da conseguire più vantaggi che inconvenienti. Il ministro del com-mercio estero ha segnalato alcuni di questi vantaggi che le nostre esportazioni hanno già realizzato in questi ultimi mesi di applicazione delle liberazioni commerciali da parte degli altri paesi membri del-l'O.E.C.E. L'on. Lombardo si è particolarmente rife-rito all'Inghilterra e alla Francia, paesi questi par-ticolarmente interessanti il nostro commercio di esportazione. Per l'Inghilterra è stato accertato che la esportazione italiana di conserva di pomodoro nei primi quattro mesi del 1950 è stata dell'80 % supe-riore a quella del corrispondente periodo del 1949; la esportazione di formaggi è stata superiore del 20 % ; l'esportazione dei filati e dei manufatti di cotone

risulta superiore del 210 % ; l'esportazione dei tessuti di lana cardata superiore del 75 %. Per la Francia è stato accertato che la esportazione italiana di tes-suti di cotone è passata da ql. 2000 nei primi tre mesi del 1949 a ql. 38.000 circa nel corrispondente periodo del corrente anno.

Si tratta naturalmente di casi che investono settori specifici della nostra esportazione e singoli paesi: casi ai quali non si può attribuire sin da ora il carattere di un orientamento definitivo, dato il breve tempo durante il quale l'incremento delle esportazioni si è verificato, ma casi e dati che sembrano tuttavia sin-tomatici.

E' soprattutto incoraggiante constatare che, pro-prio mentre maggiore è sentito da ogni paese il bi-sogno del contributo produttivo di altri paesi, sono stati creati gli strumenti affinchè le ricchezze pos-sano circolare oltre i confini nazionali; occorre rico-noscere che l'evoluzione liberalizzatrice è stata più rapida di quanto si poteva prevedere. Le grandi idee, quelle destinate a fare la storia, pure in campo eco-nomico, camminano lentamente ed in certi momenti procedono assai faticosamente, ragione per cui si po-trebbe talora essere tentati di credere che finiscano per perdersi cammin facendo: così è successo per i programmi di liberalizzazione. Sorsero nella mente di pochi, si discussero in ripetuti consessi, trovarono e trovano infinite ostilità palesi ed occulte. Innume-revoli volte sembrò che tutto dovesse concludersi in un nulla di fatto. Invece l'impalcatura che tiene divisi i mercati nazionali, pur solida, intricata e com-plessa, ogni giorno subisce una nuova scossa e gra-dualmente cede al vento della libertà economica.

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L ' A C Q U A E S P R E M A

d i E M A N U E L E B A T T I S T E L L I

Volgiamo la mente ai massimi eterni problemi: a quelli della produzione campestre, vitalissimi in ogni luogo e fondamentali in ogni tempo.

Oggi lo sono più che mai, sia che i singoli Paesi perseguano una politica economica di indipendenza, sia che ne perseguano una liberistica. Del resto il di-latare i confini della produzione vegetale nelle terre a coltura fu sempre l'assillante problema dell'uma-nità più o meno asserragliata nella limitazione dello spazio. Su di esso si curvarono pensatori e scienziati. Senza risalire troppo a ritroso, nella storia della bio-logia vegetale e della chimica pedologica, vediamo che già nel XV secolo si ricercavano i mezzi per dominare la produzione campestre e assoggettarla alla volontà dei coltivatori.

Bisognava, innanzi tutto, individuare la paternità della vegetazione. Leonardo da Vinci infatti e Van Helmont l'attribuirono all'acqua; mentre più tardi gli umisti all'humus e, nel secolo XVIII, Liebig e la sua Scuola alle materie minerali.

Si direbbe che ognuno vedesse il fenomeno a modo suo, senza poterne peraltro svelare il segreto, giac-ché quando le opinioni sono numerose e discordanti nessuna è attendibile e accettabile.

Attendibili peraltro ed accettabili sono, in fondo, lutte e tre, private però dell'esclusivismo conferito loro dagli autori. Il torto dei quali fu quello di aver fatto di una ipotesi una legge, di un'affermazione una teoria, ognuno demolendo l'interpretazione prece-dente, anziché addentellarla alla sua.

Così l'acqua è suprema, senza essere la fonte unica di alimentazione delle piante. L'humus è indispensa-bile senza essere la materia alimentare di utilizza-zione immediata e diretta. «Indispensabile, perchè è un substrato di vita ed un elemento di potenza). Le materie minerali non sono da meno delle materie humiche, giacché regolano e dominano l'assorbimento radicale delle piante. Senza la fertilizzazione mine-rale l'agricoltura si involverebbe alla miseria e alla remota età del « riposo » e della coltivazione di rapina.

Acqua, humus e sostanze minerali sono dunque a pari merito nella scala dei fattori della fertilità del suolo e dello sviluppo della vegetazione.

Le sostanze minerali ne recitano tuttavia la parte principale, tanto che la grande industria è, da un trentennio, protesa ad accrescere la gamma dei con-cimi; a perfezionarne la struttura fìsica, tramutando la forma polverulenta nella forma granulare; a per-fezionarne la struttura chimica, tramutando i mate-riali poveri o diluiti in matemate-riali ricchi o concentrati.

L'humus — al quale i facili trionfi ottenuti, nei paesi nordici a clima umido, dai concimi minerali avevano dato un colpo di grazia — è ritornato alla ribalta, grazie anche alla teoria microorganica che l'avvalora e lo concilia con la teoria liebighiana o mineralistica. Purtroppo però, mentre i tecnici lo esaltano, i pratici lo trascurano. Non ad altro se non a trascuratezza sono infatti imputabili le perdite humiche in seno alle aziende. Ora, fino a tanto che il letame sarà, per dirla con il Tallarico, esposto all'acqua che lo lava, al vento che lo brucia, e al sole

Tenuta « La spinola », Basaluzzo (Alessandria)

che lo ammazza, molto esigua sarà la reintegrazione umica e microorganica dei terreni minerali podso-lici soprattutto — e di quelli organici esauriti o in via di esaurimento.

L'acqua è suprema. Materia plastica o formativa dei tessuti vegetali — tanto che i frutti carnosi ne contengono 1' 85 %, le foglie 1' 80 %, il legno il 40 e i semi il 13 — essa è anche veicolo nell'assorbimento minerale delle radici e coelemento nell'assimilazione organica delle foglie. Le quali traggono il carbonio — l'onnipresente e onnipotente elemento del mondo organico — dall'anidride carbonica dell'atmosfera. Il carbonio non si tramuterebbe in zuccheri e in amido se non si combinasse con l'acqua nel segreto della cellula clorofìllica, attraverso una reazione chimica edotermica, auspice l'energia catalizzante della luce. Troppo evidente è infine l'importanza delle soluzioni circolanti del suolo e dello scambio osmotico delle ra-dici per non conferire all'acqua il valore di fattore limite della vegetazione.

Nel nostro Paese più marittimo che continen-tale la produzione campestre ha nella siccità un

Impianti a pioggia in funzione nella sitibonda provincia di Alessandria.

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confine, contrariamente ai Paesi nordici ove l'umidità eccessiva restringe la gamma delle combinazioni col-turali e limita il periodo delle stagioni produttive. Ora, come la concimazione affranca le piante dalla fame, cosi l'irrigazione le affrancherebbe dalla sete. L'utilità dell'irrigazione è oggi ammessa anche dai più induriti misoneisti. Dal punto di vista agronomico — scrive Lino Consolini (1) •— « dove non esiste irri-gazione, ogni tre anni il raccolto è statisticamente perduto per siccità; dove non esiste irrigazione non sono nemmeno possibili secondi raccolti e maggiori allevamenti di bestiame ».

Sotto l'implacabile ondata di caldo dell'estate la rete irrigatoria ha fatto il passo delle sette leghe. Mai come in quest'anno infatti il numero delle trivel-lazioni e delle captazioni idriche dal sottosuolo ha avuto un ritmo tanto febbrile. Nemmeno se si fos-sero posti in vetrina i risultati economici del matri-monio acqua e suolo, paraninfo il sole, si sarebbe accresciuta e consolidata negli agricoltori la coscienza irrigua, nè questi l'avrebbero tramutata in atto di volontà e di fede.

Potenza dell'estate sitibonda!

Chi non ha acqua di derivazione o non ne ha a sufficienza, la richiede al sottosuolo. Va da sè che l'acqua di sollevamento meccanico è complessiva-mente più costosa e manovrariacomplessiva-mente più brigosa di quella attinta ai canali e alle « bialere » e distribuita a rastrello. Se il costo è maggiore e incomprimibile, si pone, a maggior ragione, ad ogni utente la conve-nienza di ridurre il consumo di acqua al livello com-patibile con le esigenze biologiche delle colture. Tanto più che il regime delle falde freatiche segna con lunghi intervalli — secondo il Consolini — il de-corso delle precipitazioni stagionali. Di norma i « massimi freatici » si osservano verso la fine dell'in-verno o all'inizio della primavera; per contro i «mi-nimi » si verificano durante l'estate, onde per cui l'obbligo morale — singolo e collettivo — di ridu-zione dei consumi idrici non avrebbe ragione di essere se il periodo di minima portata della falda freatica non coincidesse con il periodo di massima irrigabilità del suolo.

Fausto M. Pastorini abbordando in questa stessa sede, con acutezza di indagine e chiarezza di pensiero, il « problema dell'irrigazione » nel quadro della tec-nica e dell'economia, ha lungamente insistito sulla sistemazione dei terreni idrologicamente cattivi, can-didati tuttavia alla irrigazione, « per i notevoli riflessi che la sistemazione stessa può avere sul consumo acque e quindi sul costo dell'irrigazione », per elimi-nare, insomma, le eccessive dispersioni, economiz-zando le dotazioni acquee a vantaggio di nuove su-peraci irrigabili.

Lodevole peraltro lo scopo del collega che si ricon-duce al mio, inteso appunto ad economizzare le dispo-nibilità idriche a tutela della salute dei terreni e a salvaguardia dell'irrigabilità di nuovi territori. Lo scopo è dunque identico, anche se la sollecitudine del suo pensiero va alle acque alpine di derivazione e quella del mio alle acque sotterranee di sollevamento.

E' evidente che, dato il costo più elevato di queste ultime e l'esaurimento estivo delle falde freatiche, il sistema di irrigazione che dovrebbe essere in ogni caso prescelto è quello a pioggia. L'esercizio del quale affranca l'agricoltore dai lavori di sistemazione idraulica e dai pericoli di alterazione agronomica del suolo.

«Queste pensavo cose» allorché nel mese scorso (1) LINO CONSOLINI, Bonifica e irrigazione in

Pro-vincia di Mantova. Ispettorato Compartimentale

Agra-rio Lombardo - Milano.

ebbi modo, in compagnia dei dirigenti de « L'Agricola Alessandrina », di ammirare un impianto

dell'/fol-pioggia — la ben nota Ditta antesignana di

Man-tova — nella cascina Liscaro Grande dei F.lli Silverio di Oviglio, proprio in terreni rivieraschi della destra Po, costituiti — come direbbe Pastorini — da forma-zioni argillose idrologicamente cattive.

L'acqua è attinta al Tanaro tramite un gruppo Diesel 24 HP, la cui singolarità è nella prevalenza della pompa (mt. 7-7,50) e nella sua portata 11,28 al secondo). Il gruppo è collegato a una rete di tubi perfettamente adagiabili al suolo grazie ad un indo-vinato dispositivo di snodatura. Ogni tubo è della lun-ghezza di m. 5, del diametro di mm. 120, del peso di kg. 22 e quindi facilmente maneggevoli e manovrabili. Gli irrigatori, distanziati l'uno dall'altro di m. 25, hanno un raggio d'azione di m. 12,50 e girano su se stessi in 3 minuti primi. La saturazione (1.30 al mq.) è raggiunta in 2 ore - 2 ore e 30 minuti, nel tempo cioè richiesto da una pioggia ideale, lunga fino a bagnare completamente lo spessore del suolo, lenta fino ad impedirne il rigurgito, debole fino a preser-varne la permeabilità e calda come fosse vera.

Per i soliti ipercritici la superiorità idraulica ed agronomica dell'irrigazione a pioggia sarebbe neutra-lizzata dall'onerosità delle sue attrezzature. Senon-chè allo stato attuale dei costi un impianto completo per un'azienda di 50 ettari — interamente irriga-bile — oscillerebbe dalle 50 alle 60 mila lire ad ettaro.

Che cosa è in fondo questa immobilizzazione, peral-tro facilmente ammortizzabile? Dato e non concesso che ne siano onerose le attrezzature, a controbilan-ciarle basterebbero il risparmio di acqua (me. 300 ogni volta ad ettaro, contro i 1000 del sistema per infiltrazione e per scorrimento) e la facoltà di irri-gare i terreni di ogni natura e di ogni giacitura, senza doverne sistemare la superficie a spiovente.

Si potrebbe, concludendo, essere perplessi sulla convenienza economica dell'irrigazione se vi fossero fiaccole per impetrare la salvezza dei primi raccolti e la valorizzazione delle seconde colture. Ma non vi sono fiaccole e tridui. Giova ricordarselo.

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^Pubblicità

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di P A O L A C A R R A R A L O M B R O S O

La pubblicità e la réclame che ancora cent'anni fa erano minimamente s f r a t t a t e in Europa, f u -rono inventate e incrementate nell'America del Nord, dove di-vennero una delle forme di vita più caratteristiche e delle più redditizie per le industrie che le adottano, perchè l'ingenuo, bo-nario pubblico americano se ne pasce come del chewing-gum e della coca-cola, è anche perchè è molte volte uno strumento indi-scutibile di utilità pratica.

A New York quello della ré-clame è stato uno degli aspetti della vita americana che mi ha più interessata.

La potenza, l'estensione della pubblicità mi si è presentata subito il primo giorno del mio a r -rivo nell'edizione domenicale del

New-Yorker — un fascicolo ohe

pesava 2400 grammi, quasi due chili e mezzo, un vero dono di carta con cui, a volere, si poteva tappezzare le quattro pareti di una stanza, offerto per 15 cents: nessuno neanche a mettercisi di buona voglia un'intera giornata avrebbe potuto leggere quel vo-lume di pagine stampate in ca-ratteri minuti, ma tutti indistin-tamente potevano trovare la pa-gina che loro occorreva di con-sultare: la pagina delle bestie e degli oggetti smarriti, degli a n -nunci matrimoniali, quella della ricerca di figli adottivi, la pagina dei disoccupati che cercan lavo-ro e di impresari che cercano operai, altrettante pagine per chi vuol acquistare di seconda mano 1 frigidaires, le radio, le automobili, le macchine da cucire, ecc., quella delle camere a m -mobiliate, quella dei ristoranti coi prezzi, quella delle nuove pubblicazioni, la pagina degli ar-rivi e partenze dei piroscafi e degli aerei lungo la settimana. E poi altrettante pagine per t u t -te le rubriche ohe possono in-te- inte-ressare tutti i membri di una famiglia, dalla pagina per i bambini a quella per le madri di f a -miglia con le ricette culinarie, da quelle medicali a quelle

mon-dane: curiose, per esempio, e sempre studiate con viva compia-cenza le cinque o sei pagine che portan l'effigie dei ricchi emi-nenti sposi della settimana e sot-to le fosot-tografie e le indicazioni delle qualità delle coppie. Miss X..., 19 anni, nipote di un ex ministro, sorella di un mutilato di guerra, laureata a Columbia University con pieni voti in ar-chitettura, vincitrice di un

con-corso di basket-ball, etc. e Mi-ster Y... 28 anni, discendente di una famiglia giunta col Mayflo-wer, pastore nella tal parrocchia, già cappellano in un reggimento d*aa-tiglieria nell'ultima guerra, autore di un volume sull'utiliz-zazione dell'ortica come fibra tes-sile, membro del Comitato per la bonifica del Tennessee, etc. Il pubblico che non conosce né Miss X nè Mister Y legge con

THEY CLEAN UP A PROBLEM AT T Y L E R ' S

WATCM soe OTHEB ADVENTUttES 01= SNAP' CUACKLf ! ANO POP) 04 Rie* «rSPIES CABTONS

RICE KRISPIES

Reclamistica americana a fumetti per i prodotti dietetici per bambini

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molto interesse tutte queste se-gnalazioni e il giornale glie le fornisce ampiamente — e una coppia dell'alta borghesia o del-l'aristocrazia si sentirebbe

squali-ficata se non concedesse questo tributo equivalente a qualche centinaio di dollari per il giorna-le — al gran pubblico.

Ma a parte questa bizzarria si

capisce molto bene quanto la pubblicità dei grandi giornali americani serva i lettori, rispon-da a un bisogno.

A quella della pubblicità nei giornali, analoga è la forma di pubblicità inventata dall'Ameri-ca e che rende non solo al pub-blico circoscritto di una città, di uno Stato, ma a tutti i 50 Stati americani e alle contra-de più lontane contra-della Cina, contra-del Giappone, dell'Australia: il ca-talogo universale (una specie di grosso vocabolario) compilato da un consorzio di ditte, in cui sono elencati tutti i prodotti immagi-nabili che esistono e che i clien-ti possono ordinare a una certa agenzia (grande come un mini-stero): prodotti alimentari, tes-sili, agricoli, medicinali, macchi-ne utensili, libri, dischi: un pia-noforte a coda, un polmone di acciaio, una casa prefabbricata, un certo profumo, un tappeto persiano, un fucile... insomma tutto quello che esiste. Nei villag-gi, nelle fattorie isolate lontane da centri abitati, le famiglie (e non nella sola America, ma in India, in Cina, in Australia) do-vunque è penetrato l'U.S.A. son fornite di questi cataloghi ag-giornati ogni anno con fascico-letti delle ultime novità. E dal-l'angolo più remoto della terra si può chiedere all'agenzia e ri-cevere puntualmente con tutti i mezzi di trasporto esistenti, per aereo, per ferrovia, con camion, a dorso di mulo o a dorso d'uo-mo, la merce richiesta.

Questo consorzio ohe ha mercè il suo annuario milioni di clienti e incassa ogni anno diecine e diecine di miliardi è quello di cui parla Pearl Buck nei ricordi della sua infanzia — quando con la famiglia viveva in un piccolo sperduto paese della Cina e la madre ogni anno compilava l'e-lenco delle cose che le sarebbero occorse e prima di Natale le ma-giche casse arrivavano e veni-vano schiodate davanti ai ragaz-zi palpitanti.

• • •

L'America ha fatto della pub-blicità e della réclame una vera scienza, valendosi della psicolo-gia, della statistica, dell'arte. Ba-sta sfogliare le innumerevoli ri-viste americane ed inglesi per vedere come rivaleggiano di gu-sto. di humour, di grazia, di tec-nica le réclames dei saponi, dei dentifrici, delle radio, dei frigi-daires (in questo momento della televisione di cui proprio a furia di réclame si è imposta la dif-fusione!).

(H O M E — w h e r e everybody wants first chance at the paper

— where buying habits are really formed. And . . . — H O M E is where The Chronicle delivers

20,511 M O R E than T h e Post (daily) 19,458 M O R E than T h e Post (Sunday) 44,443 M O R E than The Press (daily)

( T h e Press has no Sunday edition)

— according to the Sept. 30, 1947 Publishers' Statemene

Yes, sir, home-delivered circulation is an important element of Chronicle dominance in Houston and Harris County— the richest trade area in the enti re South !

The H o u s t o n Chronicle

LARGEST CIRCULATION IN TEXAS

R W M c C A R T H Y THE B R A N H A M C O M P A N Y N a t i o n a l A d v e r t i s i n g M a n a g e r N a t i o n a l Representatives

fIRST IN HOUSTON IN CIRCULATION A N O ADVERTISING FOR 35 C O N S E C U T I V I YEARS

La réclame dei giornali si fa su altri giornali

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La réclame per le autostrade dove le macchine corrono a 90 chilometri l'ora è studiata parti-colarmente con figure gigante-sche oppure susseguitesi e con certe speciali combinazioni e pro-porzioni di colori e deve sem-pre esser differentissima da quel-la dei cartelloni da appiccicare sui muri, sui tram o nelle sale d'aspetto.

Ma per la conquista dell'oc-chio la réclame luminosa (che in Italia quasi non si conosce) è una delle più suggestive nelle sue varietà di luci, di colori, di movimento d'immagini. Il giorna-le che a giorna-lettere di fuoco cubi-tali all'altezza del ventesimo pia-no trascrive per due ore tutte le più importanti notizie del giorno, aereoplani ohe scrivono sul cielo nomi famosi di sapone o ciocco-latte, la facciata intera di un pa-lazzo che diventa una colossale macchina da scrivere o da cuci-re, luci che si tramutano di ros-so in giallo, in turchino e turbi-nano a molinello e fusettano e abbarbagliano e sono eccitanti come i jazz che le accompa-gnano.

Questa è la pubblicità che si fa la sera a Broadway, il rione dei divertimenti dove si sfidano l'una con l'altra le scritte lumi-nose roteanti di cento cinemato-grafi e caffè e sale di danze.

ta... Naturalmente davanti a una tal vetrina la folla di gente era sempre fittissima e migliaia di ragazzi spiavano l'estrazione del-la bicicletta divulgandone del-la « marca ».

La pubblicità americana è espertissima della psicologia del pubblico.

naie domenicale), della liquida-zione a prezzi strabilianti di una data mercanzia, per es.. 3000 cappotti di tutti i generi, di tut-te le misure, di tutti i colori al prezzo unico di 50 dollari invece che 150 dollari (sono cappotti fi-ne serie o che presentano una lieve imperfezione).

Per attirare all'acquisto di cer-ti prodotcer-ti alimentari la réclame si vale dei ragazzi. Tutte le g r a n -di scatole, cartocci, inviluppi -di cartone per il riso soffiato, il corn, la tapioca, il latte in

polvere su una facciata portan f u -metti, giochi, concorsi a premi che si cambiano e si susseguono di 15 in 15 giorni. Così il bambino ad ogni nuovo giuoco o f u -metto o concorso reclama una nuova scatola di riso o di tapioca.

A New York un grande magaz-zino di biciclette aveva in vetrina

luna vetrina monumentale) una piattaforma rotante, una sorta di giostra con cinque biciclette montate da cinque fantocci di grandezza naturale: Tom. Jack, Roger, Albert, Gen. Ogni cinque minuti la giostra riceveva una spinta e gli spettatori potevano scommettere su uno o l'altro dei ciclisti ohe primo si arresterebbe al traguardo. Un commesso di-stribuiva a richiesta i biglietti corrispondenti ad uno o all'altro dei « corridori » : quelli f r a gli spettatori che il caso favoriva ri-cevevano un « buono » per una lotteria in cui era estratta a sorte una volta al mese una

biciclet-Tutti usano la Ford • La Ford per tutti gli usi

Nelle vetrine di un grande m a -gazzino ecco un giorno esposti tutti i prodotti di profumeria di bellezza di una grande casa e su striscioni l'avviso: « E n t r a t e a profumarvi di violetta le mani, i capelli, il fazzoletto». A un tal invito di profumo gratuito le si-gnore non resistono: entrano nel magazzino, ma per raggiungere il reparto « profumeria » dove sa-r a n n o isa-rsa-rosa-rate devono pesa-rcosa-rsa-resa-re mezzo chilometro di corsie che rigurgitano delle mercanzie più allettanti! Ben poche sono quelle che resistono a tale invito e non arrivano alla profumeria cariche di pacchi!

Altro intelligente espediente dei grandi empori americani è quel-lo, per una data giornata (prean-nunzio in u n a pagina del

gior-I cappotti sono tutti appesi a gruccie in un gran salone chiuso a cui non si accede che passando

per un guichet : non ci son

com-messi né sorveglianti, nell'am-biente non sono ammesse che 150 persone per volta (il primo tur-no h a un biglietto rosso, il se-condo un biglietto azzurro, ecc.' che possono restar a scegliere, misurare, confrontare 45 minuti, poi escono con il cappotto che pagano al guichet, e passano, se vogliono, in un locale dove si fa loro il pacco. E gli altopar-lanti invitano le signore in pos-sesso del biglietto rosso che aspettando girano per i vari re-parti del magazzino a infornarsi nel c a f a r n a u m dei cappotti in li-quidazione. Ma le centinaia di signore che deambulano per il

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La réclame è alle volte umoristica, anche per gli incidenti

magazzino aspettando il loro turno f a n n o i più svariati acqui-sti, e la statistica segnala che in quel giorno la cifra degli incassi <al di fuori della liquidazione) si è elevata di tanto...

Di molti altri mezzi si giova in America la pubblicità, perone le ditte produttrici dispongono di grandissimi mezzi, perchè ci sono abilissimi tecnici e organiz-zatori specializzati nella réclame e inesauribili d'invenzione.

Ricordo, sempre a New York, una vetrina che rappresentava un idillico paesaggio primaverile — un praticello verde smaltato di

fiori, un pesco fiorito —: tutto, prato, fiorellini, era un'artistica composizione di fazzolettini ver-di, bianchi, rosa e la scorza del-l'albero erano cravatte!

In un'altra vetrina, magazzino di impermeabili, si potevano ve-dere due belle ragazze che, chiu-se e incappucciate nei loro im-permeabili, passavano sotto ima doccia artificiale d'acqua e su-bito dopo, liberandosi dell'im-permeabile e delle soprascarpe, apparivano con un inappuntabUe vestito e scarpette da sera e per-fetta pettinatura.

Un'altra volta, sempre in una

vetrina (vetrine grandi come un'ampia stanza) una donna (abilissima!) su un modello di carta velina tagliava un vestito, con gli spilli lo plasmava sul cor-po di un bel manichino cosi da farlo parer pronto; questo lavoro compiva in non più di un quarto d'ora. Il modello in carta velina era offerto a chi comprava la metratura necessaria per il vesti-to. Come non lasciarsi tentare all'acquisto di un vestito di cui pareva così facile e rapida la confezione?

Ma a descrivere tutte le forme ingegnose, persuasive, che spiega la pubblicità americana certo non bastano due colonne di giornale.

* • •

Sui vantaggi ohe il pubblico da una parte e i produttori di un'industria dall'altra traggono dalla pubblicità sarebbe lungo il dibattito... a doppio taglio.

Certo, i prodotti alimentari, tessili, sportivi costerebbero un buon terzo di meno se non fos-sero gravati dalle spese fortissi-me in pubblicità di cartelloni stradali, trasmissioni radio quo-tidiane, annunci sesquipedali su giornali e riviste, ecc. e il consu-matore ci guadagnerebbe. Ma da altra parte la pubblicità rispon-de a un gusto, a un'abitudine mentale del pubblico: è u n a f o r -ma di sopratassa ch'esso paga senza accorgersene, oppure an-che quando se ne rende conto la paga volentieri: il pubblico vuole una « m a r c a » e quanto più la marca aggredisce l'occhio e l'o-recchio tanto più appare pre-giata!

Una réclame però controprodu-cente è quella ohe deturpa il paesaggio. Una sfilata ininter-rotta di cartelloni piibblicitari gialli, rossi, verdi è sopportabile su un'autostrada, ma gli stessi cartelloni sulla mer de giace o a Cervinia o a Capri indispongono, urtano, indispettiscono e produ-cono un effetto opposto a quello che si propongono...

Ma queste sono questioni che potranno meglio risolvere e delu-cidare i congressisti della pub-blicità.

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A / / r i e o l t u r a i n g l e s e #/ * o / / / / / Nei percorrere l'Inghilterra anche

l'os-servatore più superficiale ha motivo di sor-presa constatando quanto lieve, quasi inavvertibile, sia il passaggio dalla città, alla campagna, dalla campagna alla città. Le cause di questo ienomeno, cui non sfug-gono neppure i più grossi centri industriali, neppure Londra, potremmo attribuirli alla città, nella quale l'individualismo inglese ha dato ad ogni famiglia una casa e la pas-sione di questo popolo per la natura ha dato ad ogni casa-un giardino, ad ogni città numerosi e vasti parchi. Ma non avremmo una visione completa del quadro se non contemplassimo ciò che dà alla campagna inglese una fisionomia, diremmo, urbana e cioè: l'aspetto civile delle abitazioni ru-rali, l'enorme diffusione di quei servizi pe: noi ancora quasi privilegio esclusivo del cittadino (il telefono, l'acqua corrente, ecc.); l'onnipresenza di una buona attrez-zatura turistica e le strade, che, tutte con-fortevolmente asfaltate, raggiungono le aziende agricole più appartate, i casolari più isolati. In breve il mondo della città e quello della campagna, così distanti, quasi inacessibili l'uno all'altro in molti Paesi, hanno qui smorzato i loro naturali contrasti ed hanno dato uguale tenore di vita al cittadino ed all'uomo di campagna.

Un tale stato di cose, che deve princi-palmente ascriversi a tutto un passato di sicurezza economica, denota certo un dif-fuso benessere ha la popolazione rurale.

Questo Paese, il cui alto grado di indu-strializzazione aveva già trent'anni la ri-dotta la popolazione rurale ad un esiguo

6,8 % dell'intera popolazione, ha sempre dovuto ricorrere a piene mani all'importa-zione per rifornire il suo esigente mercato alimentare interno. Ora, la politica di esa-cerbati nazionalismi che il mondo da

al-cuni decenni attraversa e più ancora

l'ul-tima guerra e la conseguente politica inglese postbellica hanno indotto quel po-polo a rivolgere solleciti sguardi alle pro-prie risorse agricole. Pur non potendo assu-mere quanto ci affermava qui alcuni giorni or sono un cultore di economia agraria, che poneva la produzione agricola in primo piano nel quadro della produzione inglese, certo si è però che oggi l'agricoltura è assurta in Inghilterra ad una importanza che trova rari riscontri nella storia di questo Paese.

L'agricoltura inglese si svolge su di un territorio in cui la montagna vera e pro-pria recita una parte modestissima, mentre i numerasi bizzarri fiumi, incidendo il rct tilineo profilo dell'epoca glaciale, hanno creato un paesaggio di continui morbidi colli. In un siffatto territorio, privo di com-plicazioni orografiche e per di più circon-dato dal mare, il clima non presenta grandi diversità da contea a contea, mutando solo impercettibilmente col lento passo dellu latitudine. E l'agricoltura in questa unifor-mità d'ambiente conserva uniforunifor-mità di aspetti. Se alle contee più meridionali la latitudine e soprattutto la vicinanza alla Manica hanno favorito l'estro di alcuni ti-pici prodotti, quali il luppolo nel Kent e la mela nel Devon, in genere la campagna inglese conserva un po' dappertutto lo stesso ordinamento colturale. Grosso modo

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Un « market garden .»

il 40 % della superficie aziendale è occu-pata dal prato stabile, il prato dall'intenso ve:de, così ben giustificato dall'umidità del clima e che pone una nota caratteristica nel paesaggio inglese, spingendosi, ingen-tilito sotto forma di lawn, fin sulle soglie delle case, fin nel cuore delle città, ed

arrampicandosi su per le pendici dei colli fino a lasciare alla felce ed all'erica solo i terreni più ingrati, the wild lands. Il resto della superficie agraria, the arable

lands, è posto in una rotazione

quadrien-nale di schema classico, in cui figurano la patata o la rapa o la barbabietola, il

fru-mento, l'orzo, l'avena e le colture forag-gere, specialmente di trifoglio, miscelato con altre foraggere o anche puro; e poi ancora qua e là il cavolo, la fava, il pi-sello. Scarso posto trovano le colture

inter-calari, chè la modesta insolazione dà alle colture principali un ciclo vegetativo troppo lungo per consentire il doppio raccolto.

L'intensità delle piante legnose è un po ovunque ben rappresentata dal pioppo, dalla quercia, dalla betulla e ancora dal pino e dal larice.

La produzione orticola si compie in pic-cole aziende specializzate di superficie

in-torno ai due ettari, the market gardens, sparsi per tutto il Paese nelle vicinanze dei centri abitati e che producono per il mercato. Ma non si può tacere degli orti famigliari, sia in campagna che nel dome-stico garden cittadino, giusto vanto della massaia inglese, la cui sorprendente cono-scenza della tecnica agricola sa trarre da quei fazzoletti di terra non solo i fiori più delicati, ma anche le verdure e le frutta tanto ricercate dalla mensa inglese. Escono da quegli orti, sempre largamente dolati di serre e letti caldi, i piselli e le fave, i pomidori ed i cocomeri, le zucche ed i meloni, i funghi mangerecci e, tra le frutta, la fragola, il lampone, il ribes e talvolta al riparo del vetro perfino l'uva.

Durante questi mesi estivi la campagna inglese mostra tutta la bellezza delle sue mandre e dei suoi greggi. L'ambiente na-turale e la proverbiale affezione degli in-glesi agli animali hanno dato a questi alle-vamenti una tradizione ed una fama anche oggi pienamente giustificate. La superficie agraria, prevalentemente destinata alla produzione di foraggi, mantiene un co-spicuo patrimonio di equini, bovini, suini ed ovini allevati in purezza nelle celebri

I p ù recenti tipi di mietitrice-trebbiatrice consentono un rapido lavoro con l'impiego di limitata mano d'opera.

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razze di questo Paese e con la tecnica più progredita. Se l'allevamento del cavallo ha anche qui subito il generale declino, si deve però registrare un incremento nella consistenza numerica dei bovini, dei suini e degli ovini. Inutile elencare le tanto note razze di questi animali che gli alle-vatori inglesi hanno difiuso un po' in lutto il mondo. Rileveremo però che anche in Inghilterra l'allevamento di bovini da latte, pur disponendo di ottime razze nazionali, quali la Dairy-Shorton, l'Ayrshire e la Jersey, tuttora largamente allevate, conta ormai numerosi nuclei di vacche olandesi.

La passata guerra ha insegnato al po-polo inglese di quale importanza possa es-sere per il Paese una intensa produzione avicola; anche in questo campo perciò vediamo qui ora applicati i migliori det-tami della tecnica. Così ad esempio vicino all'ordinario tipo di allevamento del pol-lame si è difiuso il sistema più razionale delle batteries, per cui le galline ovaiole vengono tenute permanentemente, ciascun capo isolato, in gabbiette metalliche ove depongono le uova e vengono nutrite con razioni alimentari di tipo concentrato.

Diverso effetto ottenne invece

l'alleva-La siepe, che segna i termini della proprietà, è una nota caratteristica nella campagna inglese.

La strada nella campagna inglese

mento latto in periodo bellico del coni-glio, che, inselvatichitosi poi, costituisce ora una seria minaccia per i raccolti dei campi.

Ci accorgiamo, nello stendere queste note sul panorama agricolo dell'Inghilterra di questi giorni, che i riferimenti all'ul-tima guerra necessariamente si ripetono. Nè potrebbe essere altrimenti, chè la strut-tura economica di questo Paese ha con-servato di quel periodo molti lineamenti ed ha slruttato molti insegnamenti. Si può affermare che l'economia inglese non è ancora uscita dagli schemi di un'economia di guerra e difficile sarebbe definire fin dove ciò debba ritenersi un retaggio del triste tempo passato e dove incominci in-vece una prudente politica in preparazione per un nebuloso futuro. Fatto si è che, se da un canto la popolazione britannica è tuttora soggetta al razionamento alimen-tare, d'altra parte i produttori agricoli debbono conferire tutti i loro prodotti, ad eccezione di quelli orticoli, allo Stato ai prezzi legali fissati ad inizio d'anno. Senza voler analizzare gli estremi effetti di una tale politica, dobbiamo ammettere che dai molti agricoltori sentiti in questi giorni

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abbiamo tratto l'impressione che essa non sia in genere così invisa dai produttori come torse ci si potrebbe aspettare. Dilatti un diffuso spirito di disciplina e più ancora l'equità dei prezzi applicati e la maggior sicurezza della vicenda economica, col semplificare il compito dell'imprenditore agricolo, gli rendono più accettabile questo tipo di economia vincolata, che ormai da più di un decennio si protrae nel Paese.

La vegetazione incolta ha invaso il parco della « hall ..

Se ci vien latto naturale di voler confron-tare questo aspetto della politica inglese con quanto avviene ed è avvenuto nello stesso campo in Italia, ce ne dissuade però l'enorme diversità di situazione offerta da due Paesi. Basterebbe inlatti considerare come si presenti in Italia e in Inghilterra la bilancia produzione-consumo per accor gersi che la stessa politica di ammassi as-sumerebbe ora da noi un significato sem-plicemente opposto.

E che differenti siano i problemi della agricoltura inglese da quelli dell'agricol tura italiana è reso ancor più evidente dalla carenza di mano d'opera che lamenta la campagna in Inghilterra. Certo noi stu-piremmo nel vedere in Italia maniiesti

in-vitanti i cittadini di Torino o Milano a trascorrere le vacanze raccogliendo frutta nel ferrarese o vendemmiando nel barese! Non stupisce invece il cittadino inglese di Ironie a cartelloni pubblicitari che gli

sug-geriscono di andare a raccogliere durante le vacanze le patate in Iscozia, dove per quel sano lavoro all'aria aperta riceverà una buona paga e vitto e alloggio a modi-cissimi prezzi. Non stupisce, giacché ormai è assuefatto a vedersi offrire del lavoro e non solo del lavoro di carattere, diciamo, turistico.

La deficienza di mano d'opera agricola in Inghilterra non è certo cosa d'oggi. I traffici, le industrie, l'espansione politica da tempo hanno promosso con ritmo sem-pre più intenso l'esodo di gente dalla cam-pagna inglese, abituando questa

agricol-tura al bisogno di braccia per il lavoro dei campi. Ed anche a ciò dobbiamo se la meccanizzazione agricola in Inghilterra ha raggiunto mete sorprendenti. Il dato medio di un trattore ogni 32 ettari di terreno col-tivabile, per non parlare della diffusione degli altri mezzi meccanici più recenti, quali mietitrici-trebbiatrici, motocoltivatori, mungitrici, ecc., è di grande eloquenza. In definitiva l'azienda agricola ordinaria qui impiega intorno alle 150 ore uomo per ettaro e per anno, il che, paragonato ad esempio alle 500-600 ore impiegate in aziende ad analogo ordinamento colturale in Piemonte, può chiaramente illustrare una situazione. In questi ultimi anni poi il costo della mano d'opera in agricoltura, i cui salari minimi sono stati uguagliati a quelli delle altre categorie di lavoratori, ed i contributi assicurativi hanno limitato ancor più, specie nelle aziende a produt-tività marginale, la possibilità di impie-gare salariati.

Anche in Inghilterra gli agricoltori la-mentano la mano pesante del fisco. Ma il cittadino inglese quando si lamenta delle imposte ha la soddisfazione di farlo con cognizione di causa. Qui inlatti il fisco non cela il suo appetito, come da noi, dietro una fantasmagoria di imposte e sovraim-poste, di tributi e contributi, il cui mecca-nismo è chiaro solo a pochi iniziati. Il

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stema tributario inglese può inlatti stupirci per la sua semplicità. In effetti la tassa-zione si basa essenzialmente sull'income tax, che in agricoltura grava alì'incirca per il 20 % dell'imponibile dichiarato dal con-tribuente.

Merita poi particolare considerazione il d e a t h d u t y , o tassa di successione, cui si deve in Inghilterra un lento ma efficace mutamento nella distribuzione delia pro-prietà fondiaria.

L'uniformità dell'ambiente economico • agrario e l'identità delle vicende storiche avevano impedito in Inghilterra la localiz-zazione in una contea piuttosto che in un'altra della grande proprietà fondiaria. La hall, la magnifica residenza nobiliare di campagna, cui fanno contorno alcune mi-gliaia di acri, la si può trovare indifferen-temente nel Devon, come nel Durham, nel Kent, come nel Gloucester. E' appunto il d e a t h d u t y , unitamente, se vogliamo, ai sem-pre crescenti costi di manutenzione di quei possessi, che, con lo smantellare il patri-monio delle grandi casate inglesi, ha scar-dinato e continua a scardinare quei lati-fondi. Molte h a l l s hanno visto diffondersi la siepe di spino a segnare nuovi termini

Nei distretti minerari agricoltura e industria si fondono. Vacche al pascolo e sovrastruttura di pazzo carbonifero nel Durham.

Coltura di p:modori nella serra del .. garden » domestico, vanto della massaia inglese.

di proprietà entro le loro mura di cinta, erette forse sotto il regno dei Tudor. Molte sono state trasformate in pubblici parchi e molte vedono la vegetazione incolla lambire le pietre dei loro sontuosi palazzi. In Inghilterra scprattutto il fisco ha risolto, se vi era, il problema del latifondo.

Non si può però capire il mondo agri-colo inglese se non si interpreta che cosa rappresenti l'agricoltura nell'animo di que-sto popolo. L'inglese, che una scarsa emo-tività rende così diverso da noi latini, cela dietro la maschera dell'autocontrollo una prolonda passione per i suoi campi, i suoi boschi, per gli animali che li popolano, per la vita in campagna. E' questa passione che velatamente si manifesta nella parola dell'agricoltore che vi parla del suo la-voro, nell'orgoglio della massaia che vi mostra il suo giardino, nello sguardo al tento del pubblico che affolla le mostre rurali; è questa passione che ha dato al-l'arte inglese tutta una letteratura d'ispi-razione agreste. Se altrove la vita de• campi ha il significato di una dura lotta tra l'uomo e la Natura, per il popolo in-glese la Natura ha conservato il sapore del meraviglioso.

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5 V o f / / z / / d i / n / o e s f e / r o

C e c o s l o v a c c h i a

* Per il suo sviluppo industriale la Cecoslovacchia è uno dei Paesi dell'Europa orientale con commer-cio estero assai sviluppato. Le im-portazioni sono costituite preva-lentemente da materie prime (me-talli, minerali, materie prime tes-sili, cuoio, gomma, prodotti chi-mici, olii minerali) ed anche da alcuni generi alimentari e colo-niali e da alcuni prodotti indu-striali speciali, mentre nelle espor-tazioni i prodotti industriali co-stituiscono la parte preponderante. Il commercio estero cecoslovacco così come tutta l'economia della Repubblica, è fissato dal piano quinquennale che ne prevede un alimento del 40 % rispetto al li-vello del 1948. Circa la metà delle esportazioni cecoslovacche è di-retta verso l'Unione Sovietica e gli altri Paesi dello stesso gruppo dell'Europa centro-orientale, men-tre l'altra metà è inviata nel resto del mondo.

* Il commercio estero cecoslo-vacco come è noto è nazionalizzato e viene regolato direttamente dal Ministero del Commercio Estero che dispone di una rete di rap-presentanze nei centri più impor-tanti. Organi speciali del commer-cio estero sono 28 società per il commercio con l'estero, ognuna delle quali cura le importazioni e le esportazioni del proprio ramo. I commercianti esteri entrano in rapporto con queste società che hanno stretti contatti con la pro-duzione e trattano gli affari nel-l'ambito degli accordi commerciali,

in conformità al piano per il commercio estero.

* La Cecoslovacchia occupa un posto preminente tra i Paesi del-l'Europa orientale, quale produt-trice di macchine utensili.

Si calcola che nel corso del 1949 la produzione di tali macchine sia stata doppia che nel 1937. Le mac-chine utensili cecoslovacche si di-stinguono anche per la varietà dei tipi che l'industria è in grado di fabbricare.

Benché una proporzione notevole della produzione sia destinata al-l'esportazione, una forte aliquota della stessa è tuttora destinata a far fronte al fabbisogno interno. II numero delle macchine utensili fornite alle fabbriche del paese è di circa 6500 unità annualmente, contro 3000 nel 1937.

In pari tempo si rileva che l'ali-quota di macchine utensili impor-tate è ora solo circa del 17,8 %, a fronte del 62 % nel 1937. Mentre prima della guerra si importavano grandi quantità di tipi universali tedeschi e americani, il paese è ora soprattutto interessato a mac-chine utensili di precisione e speciali.

Egitto

* Il lino è una coltura che ha in Egitto una tradizione millenaria, ma decadde dopo l'estensione della coltura del cotone. Ora non si col-tivano che 3000 feddans, con una produzione di 964 tonnellate di fi-bra. Il coltivatore indigeno non è incoraggiato nella coltura del lino e preferisce piuttosto il grano per il quale ha maggiore libertà di scelta nella vendita a seconda del prezzo. Le perdite subite in pas-sato nella vendita di lino hanno scoraggiato i coltivatori. Attual-mente le Società che acquistano tale fibra si sono ancora ridotte di numero ed impongono loro un determinato prezzo uguale per tutti i contratti.

* Una vasta corrente di traffici si è iniziata con le nuove rela-zioni commerciali tra Egitto e Siria.

I prodotti siriani comprendono fra l'altro grano, mais, lenticchie, olio d'oliva, burro, bestiame, ca-valli, tabacco, conserve di frutta saponi, profumi, vetrerie, seta

na-turale ed artificiale. Fra i pro-dotti egiziani figurano invece riso, asfalto, derivati dell'indu-stria olearia, tappeti, filati di cotone e lino.

Francia

* L'Aeronord ha fatto compiere il primo volo, in gennaio, a due nuo-vi prototipi. Il primo è una nuova versione del Nord 1400 « Noroit », anfibio bimotore potenziato da mo-tori Junkers Jumo costruiti in Francia, che volò il 23 gennaio a Le Havre. 11 giorno seguente il Nord 1601, monoplano da caccia con due motori a reazione e ali e piani di coda a freccia, volò a Rean Villaroche.

* Si apprende che la ditta Breguet sta progettando un monoplano a reazione da trasporto. Conosciuto come « Type 97 Fulgur » avrà una capacità di 100 passeggeri e un pe-so totale di circa 50 tonnellate. Sono allo studio due versioni, una munita di quattro turboreattori Rolls Royce Nene accoppiati a due

a due in gondole unite alla fu-soliera alla radice dell'ala e l'altra con quattro turboeliche Bouble Mamba o AUison T. 38.

Germania

* Si ha notizia che la Continental Gummi-Werke di Hannover ha fabbricato copertoni nei quali sono state incluse tortiglie di Perlon. I primi copertoni di Perlon sa-ranno prodotti nelle misure per autocarri. Però, data la scarsa di-sponibilità attuale della fibra, sarà necessario ancora un po' di tem-po prima che abbia inizio la pro-duzione di massa.

* Un congresso della viticoltura avrà luogo in Germania a Bad

Kreuznach dal 16 al 21 settembre. Sono stati invitati a parteciparvi i rappresentanti di tutti i paesi vitivinicoli, e particolarmente, Italia, Francia, Spagna e Porto-gallo.

* La zona orientale della Germa-nia ha acquistato negli Stati Uni-ti 50.000 tonn. di patate da con-sumo occorrenti per la saldatura con il nuovo raccolto. La merce che sta arrivando ad Amburgo viene trasbordata su chiatte ohe vengono avviate sull'Elba verso l'interno.

Gran Bretagna

* Nello scorso aprile la media settimanale di produzione di au-toveicoli in Inghilterra è stata di quasi 9.600 autovetture P 5.100 vei-coli commerciali. Durante lo stesso mese si sono esportate 29 mila automobili e 10.800 veicoli com-merciali per un valore totale di poco inferiore ai 13 milioni di sterline. Nel primo quadrimestre di quest'anno le esportazioni di automobili e tassi hanno rag-giunto un totale di 38,3 milioni di sterline; quelle di veicoli com-merciali, 19 milioni.

* Secondo un recente rapporto l'Inghilterra è ora la maggiore fornitrice di tessili ai mercati mondiali. Gli Stati Uniti nello scorso anno sono passati dal primo al quarto posto, con l'Inghilterra al primo posto, seguita dal Giap-pone e dall'India. Nel 1949 gli Stati Uniti hanno esportato 888 milioni di yarde quadrate di tes-suti di cotone, di cui la maggior parte nel primo semestre dell'anno. Nel 1949 l'Inghilterra ha esportato 903.5 milioni di yarde quadrate di tessuti di cotone, per un valore di 105,7 milioni di sterline. L'Au-stralia, la migliore cliente del-l'Inghilterra, ha assorbito tessuti di cotone per 14,2 milioni di ster-line.

* La Delegazione commerciale so-vietica di Londra ha presentato ad una ditta di Manchester (Ben-rath Machine Tools Ltd., Empress Street Cornbrook, Manchester) un'ordinazione per tre macchine

bilanciatrici che, a quanto dicono, sarebbero le più grosse finora co-struite in Gran Bretagna. Servi-ranno per bilanciare rotori di trenta tonnellate. Ogni macchina è azionata da un motore di 250 H.P., comandato elettronicamente * E' stato comunicato in questi giorni che gli scambi tra la Gran Bretagna ed il resto del Com-monwealth hanno registrato enor-mi aumenti. Nel primo trimestre del 1950 si sono avuti 268 milioni di sterline di importazione dal Com-monwealth, rispetto ai 225 milioni dello stesso periodo del 1948. Le cifre delle esportazioni verso il

Riferimenti

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