SULLA
CONVENIENZA DI FARE
ICONTI IN
* MONETA
DECIMALE...
Giuseppe Cosimo Vanni
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SULLA CONVENIENZA DI
FARE
ICONTI
INMONETA DECIMALE EFFETTIVA
CHE IN
MONETE
IMMAGINARIENON
DECIMALIDOTT. GIUSEPPE COSIMO VANNI SOCIO ORDINARIO
DELL'
ACCADEMIA DEI GEORGOFILI
Lettanell'Adunanza deldì liMaggio
1821.PIUTTOSTO
MEMORIA
DEL
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:
Ognuno
conosce quanto sia utile è conveniente»che il tipo della monetadi unostato, oltreall'es- sereunico, abbia ancora i suoi multipli,e lesue frazionidecimali. Sel'unicitàdeltipo dellamoneta
facilita la stima deivalori dellecose che si
com-
merciano, e che sono tutte rappresentate dalla moneta, l'avere essa e multipli e frazioni deci- malilarende piùfacile a calcolarsi,giacchéilcal- colo decimale èilpiù speditoeilmeno
complicato di tutti.In Toscana, sottoilbreveregnodellaCasadi Borbone, fu introdotta la moneta decimaledello
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scudoeli dieci lire,e del mezzo scodo di cinque lire, colla veduta di avere una moneta decimale effettiva fondata sul tipo dellalira, moneta nella quale si fa una gran parte delle contrattazioni, sebbene effettivamente sia rara.
Ma
o siaperchè laquantitàconiatadi questi scudi fossetroppopic- cola io proporzionedellaquantità necessariaperla circolazione, osia perchéil loro titolofossemag-' giore diquellodeifrancesconi,écertocheilGover- no fu costretto di abbandonarne l'idea.
£
anche quandoil Governo avesse continuato ad emetteretali monete,è evidente chenon si sarebbe potuto conseguire il fine di avere una moneta unica e decimale, se non che quando si fossero ritirate tutte lealtre monete attualmentein corso
, opera- zioneper la qualesarebbe occorso un tempo lun- ghissimo.
E
finalmente lo scudo di dieci lire era troppo grave, e in conseguenza incomodo,ed era anche troppo sproporzionato agli scudiche^sono in corso negli altri paesidell'Europa.Lasciato pertantoloscododidiecilire,occorre portare la considerazione sulla moneta chetutto giornoadopriamo.
In Toscana non sivedono ordinariamentein corsoaltrochepaoli,e multipli, e frazionidipaolo.
Ifrancesconi,i mezzi francesconi,i paoli,imezzi paoli,legrazie,eiquattrini sonoquasile sole
mo-
neteche ora esistono, e sopra le quali é-basatoil nostro interno commercio.
i' Questamonetaha perse stessa il vantaggiodi esserealmeno in gran parte decimale, poiché il
s
francesconeècompostoprecisamentedi dieci paoli, e ilmezzodi cinque5onde puòdirsicheil governo
nell'emissionedellemonete ha procurato e procu- ra di servireal principiodi economiasopra accen- nato.
Mentre però tale è la monetaeffettivadicuici serviamo,noi Toscani
non
facciamoinostri conti nelmodo
istesso colqualela nostramonetaèmol-tiplicata e divisa.
La
Toscana quantunque piccola di estensione hatreconsuetudini diverse nel farei conti.A
Firenze,e nellapiù granparte dellaToscana,si fannoi conti a scudi, lire, soldi e denari.
A
Livornosi contaa pezze,soldi, edenari dì pezza.E
nellaRomagna
toscanasicontaa scudiroma-nidi nove paoli e mezzo.
Ed
è singolare, che nonvi èalcuna provincia 0 paese dellaToscanache faccia i conti a france- sconi,oa paoli,quantunquequeste sianoquasile sole monete cheesistano.TuttalaToscana si ostina dunqueavolerfare
1suoi conti in moneteimmaginarie.
E
queste sono elleno perilcalcolopiùcomode
dellamonetaeffet- tiva?Vediamolo.A
Firenze si conta a scudi, ognuno dei quali corrispondeaunfrancescone piùun mezzopaolo:egliscudisidividonopersette,che aritmeticamente parlandoèunnumero primo,cioèchenon hadivi- sorealcuno fuorichel'unità, e se stesso.
La
setti-ma
parte delloscudo,ossialalira,sidivide inven-6
ti partì, cioè in soldi, eognunodiquesti iododici denari,altra monetaimmaginaria; onde lo scudo è composto di 1680parti o sia di 1680denari.
I nostri conti devono adunque essere fatti sa quattro colonne, con quattro diverse regole: e ognunosaquante personevisianochenonsannofar questi calcoli.
E
tuttoquestoperchè? per avereunasomma,
unprodotto, unresiduo, un quoziente in scudi, lire, soldi e denari, quale però non puòritirarsi,nè può pagarsi, se non si riduca con un altrocalcoloalla monetaeffettiva di francesconi, e dipaoli, moneta facilissima acalcolarsi, sì perchè è decimale, sì perchè èeffettiva, onde il calcolo è accompagnatodalla specie.
A
Livorno poi facciamo ancor peggio. Poiché se aFirenze calcoliamoinuuamonetaimmaginaria che sidivide persette(numero
primo),aLivorno calcoliamo inuna moneta immaginaria che si divi- de per cinque e tre quarti, e che in conseguen- za non può calcolarsi senza saper calcolarle fra- zioni. Si faanchedipiù. Perchè,quandosiéfatto il contonella moneta immaginaria delle pezze,ilresultatosi riduceall'altra monetaimmaginaria del- lelire, e Gnalmentepervenire alla conclusione del pagamento il conto già ridotto in lire siriduce a francesconi eapaoli,che sonolamonetaeffettiva.
L'istesso segue in
Romagna,
ove si calcola a scudi di nove paoli emezzo.I mali che risentiamoda questi sistemi sono forse più gravidiquellochea primavistapossa sem- brare. Noi vediamotuttogiorno che molte persone
*
7 sono costrettea fidarsi sopralaparolaaltrui, allor- ché si tratta di riscuotere,odi pagare in france- sconi,oin paoli effettivi le
somme
che sono por- tale nei contralti, e nei conti in scudi,lire, soldi e denari.Ognuno
ècapacedi contarei francesconi e ipaoli, che cadono sotto isuoi sensi, che egli tocca:ma
non tutti son poicapacidifarnelaridu- zione a uua moneta immaginaria. Portate un sac- chettodi fraucesconi con qualche rotto o piccola luouetain una società, e domandateagli individui che lacompongono
che vi dicano aquanti scudi,
aquantelire,erotti corrispondela
somma
di fran- cesconi contenuta inquel sacchetto.Quante saran- no lepersone chevi dirannonon
saperfarquesto conto, quante altre bisognerà che prendano lapenna perfarlo!
La
difficoltà saràanche più grave se si chieda a quante pezze corrisponda quella somma.Se dalle società noi passiamo alle scuole ele- mentari,qualeè mail'imbarazzoche si prova nel- l'insegnareai fanciulliadastrarre dalla monetaef- fettivayper fareicontiinunamonetache hadivi- sori ipiù difficili?In tutte lescuole primarie (
non
parlo di quelle dimutuo insegnamento)l'aritmeti- caelementare, quellachesi insegna alsolooggetto di mettere a portata di fare i conti che più fre- quentemente occorrono nelle
umane
transazioni, occupa più annidistudio. Finché si trattadiope- razionisemplici disommare
, sottrarre, moltipli- care,e dividere senzarotti, ifanciulli leappren- dono in brevetempo,
e i più tardi d'ingegno8
in due otre mesi.
Ma
gli anni interi sono con- sumati nell' insegnare ai fanciulli le operazioni aritmetiche ascodi, lire, soldi e denari.Noi passiamo giustamente per uno dei popoli più colti dell1 Italia: pure in altre parti d' Ita*
lia,nello stato
romano
peresempio,non
vièper- sona, per idiotache sia, chenon
sappia fare un conto didare e avere, perchè ivinon
sifaconteg- gioalcuno,senonseamonetaeffettiva, ea moneta decimalej laddove presso di noimoltesonoleper- sonechenon
sono capacidifarlo.£
se ilsistema di contare a scudi,e lire non portasse ad altro inconveniente, porterebhe cer- tamente,a quello di obbligarci a fare dei calcoli inutili ognivoltachesi fa un contratto o un paga- mento. Se quandoio vado a riscuoteredaunmio
debitoreuna dataquantità di francesconi egli pri-ma
dipagarmeli,mi volesse trattenere a calcolare a quanti coronatid'Inghilterra, aquantiscudigiglia- ti di Francia corrispondelasomma
dei francesconi chemi
deve, io lo tratterei di stravagante, e mi lagnereiche egli pretendesse di farmi perdere iltempo in questa ricerca.
Or
bene, questa strava- ganzaè quellache noi commettiamoognivoltache facciamo unconto, ouuacontrattazione.E
eviden- techealcontodeifrancesconi,e dei paolici dob- biamo venire, perché in questi soli paghiamo e riscuotiamo. Perchè dunque vogliamo perdereiltempoa fare primailcontoinscudi,per fare poi
il calcolo dellariduzioneinpaoli,e francesconi?
Che
senoiavessimo una moneta effettiva> cheI
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nonfossedecimale, e checiò non ostante facessi-mo
lenostre contrattazioni inmonetaimmaginaria decimale, questa consuetudine avrebbe qualche cosadiragionevole. Cosi, se avessimo le moneteeffettive delli scudi, delle lire, dei soldi, e dei denari,e checiò
non
ostante facessimolecontrat- tazioni ed iconti a francesconi e paoli, potrem-mo
indicarepermotivo di questa consuetudine ildesideriodi rendere più pronti e piùspediti i cal- colicheprecedonoe susseguono lecontrattazioni,
i quali sono certamente più facili,e
meno
imba- razzanticontandoafrancesconie apaoli, che con- tandoascudi, lire, soldi e denari.Ma
che quan- do abbiamoeffettivamente la moneta decimalenei fraucesconi e nei paoli,noi andiamoper fareino-stricontratti a servirsi di una moneta immaginaria divisaprimapersette,poi per venti, efinalmente per dodici,ciò è quasi inconcepibile.
In che
modo
adunqueprevale fra noi questo sistema?Ciò non dipendecertamentedalle leggi.Non
esiste infattialcunalegge in Toscana,che dichiari legale lamonetadelliscudi e dellelire, e che obblighi a fare i contratti in queste monete*I contratti
non
sono soggettia questo vincolo, co-me non
lo sono ad alcun altro. Se le parti vo- gliono farei contratti a paoli, e a francesconi,inotari nonvi si
oppongono
, perchè niuna legge o regolamento obbliga a fare i contratti piuttosto inunamoneta che nell'altra.£
ciò è tanto vero cheaLivorno i notari fanno i contratti a pezze,come
sifanno aFirenzeinscudi fiorentini,oinlire,IO
ein
Romagna
toscanaascadidinovepaoli emezzo.E
seil Governonei suoiatti parla dilire,e tiene impostatealire lescritturedellepubblicheAmmini-
strazioni,lofaperseguirela
comune
consuetudine degli abitanti della capitale,e nongià perchérico- nosca esserequesta lamonetalegale.Quest. sistemi si sono adunque introdotti fra noi,chetuttorali conserviamo, neitempicheave-
vamo
effettivamentequeste monete,che ora sono immaginarie.E
qui nonè mio scopoil farl'istoria diqueste monete: solo rammenterò che le lire, isoldieidenaricivengonodai Romani.Ora, quelli che alpresente abitano
Roma,
quelli che più che ognialtropopolo d'Italia potrebbero avere ragio- nevolmentel'orgoglio di conservaretuttelecostu-manze
deiloroantenati,hannoi primi abbando- nato questemonete anche nei lorocalcoli,giacché glifauno nellamoneta effettivae tutta decimaledi scudi di paoli dieci, di paoli, e dibaiocchi.
E
noinon
abbiamoalcuna ragione di conservare questa sola tra le tante costumanzeromane
cheabbiamo abbandonate.L'uso dicalcolare inquestemoneteè adunque un mero pregiudizio, poiché seera ragionevole allorché quelle monete esistevano, éirragionevole del tutto ilmantenerlo orache questemonete non esistono più.
La
moneta é mutata, perché non vogliamo noimutarmodo
di calcolarla?Così,per- chè gli atti legali furono inventati dai nostri ante- natiallorché parlavanola lingua latina,noi ci sia-mo
ostinati per lungo tempo a fargli in quella11 lingua, quantunque non fossero più intelligibili alle parti che ue abbisognavano,
dopo
chequella non era più la lingua dell' Italia. Cosìt per uu cieco rispetto ai nostri usi e costumanze, i no- •stricoloni frappongonoogni giorno degli ostacoli all'introduzionedeinuoviemigliorimetodidifare
ilvino,edi far l'olio,eall'iutroduzione di tante altre utili pratiche agrarie; ostacoli dei quali più voltecisiamo lagnati inquesta adunanza.
Vinciamo adunque anchequesto pregiudizio, lasciamo ancornoilemoneteimmaginarie,e deter- miniamoci acalcolare colla moneta effettiva;
non
facciamo piùi nostri conti a scudi e a lire,oin pezze e soldi,ma
impostiamole nostrescritture, facciamo i nostri contratti, liquidiamo i nostri contiinpaoli e francesconi. Lasciamo l'idealeper venireaciòche cadesotto inostri sensi, lasciamoildifficile per venire alfacile*
Nè
dell'adottarequesto sistema ci trattenga il riflettere che tutte le nostre moneteeffettive non sonodecimali,e che se il francesconeèdivisoper dieci, la decima parte del francescone o sia ilpaolononha suddivisionidecimali,essendodiviso per otto crazie,equaranta quattrini.
Imperocché, io credoprimadi tuttoche senza alcuna lesione dell'interesse dei privati, e senza alcun pubblico danno, potrebbedichiararsi che a formare un paolo ci vogliano dieci crazie,o cin- quanta quattrini. Anziio credo che questa misura sarebbe certamente di tutta giustizia, giacché que- ste piccole moneteessendo oramai vecchie e cor-
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rose,non formano altroche per convenzione l'ot- tava parte del paolo.Così facendo, tutta lanostra moneta sarebbe decimale,eilcalcolo dellenostre monete potrebbefarsi sempreaparlicentesimedi paolo, o millesimedi francescone.
E
soloperchè cento centesimi d'un paolo corrisponderebbero a cinquantaquattrini, perridurrela parte centesi-ma
del paolo alla moneta effettiva del quattrino, non vi sarebbe da farealtra operazione chequella di dividere per due, ossia prenderela metà dei centesimi per trovare la quantità dei quattrini.Quattro centesimidipaolo farebbero, per esempio, duequattrinieffettivi, e cosìdiscorrendo; opera- zionearitmetica lapiùfacile di tutte, e che si fa dalledonne, dai fanciulli,e dalle persone lepiù idiote.
Ma
perfarquesto vi sarebbe bisogno del- l'interventodelGoverno
,eanoinon
licealtroche formar dei voti, perchè questa beneGca riforma siaadottata daquelGoverno
chetantealtre utilis- sime ne haadottate.Ma
finoatanto cheilGoverno
non abbia adot- tato questa misura, perchè mai noi Toscani non contiamoa francesconi, paoli,ecentesimi di pao- lo, ossia millesimidifrancescone?• Contando in tal
modo
, tutti i nostri conti sarebbero fatti in decimali,e quandosivenisse al pagamento effettivo,nonavremmo
bisognodi fare alcuna operazione per ridurre i francesconi e ipaoli, giacché per questi i numeri corrisponde- rebbero perfettamente alle monete da contarsi, e solovi sarebbe dafareuna riduzione dei cente
i3 simi del paoloalle crazìe e ai quattrini. La quale operazione sarebbe facilissima,perchè ogni cinque centesimi sarebberoduequattrini.
E
sefinalmentenonvolessimo adottareilsistema deicentesimidipaolo,potremmo
almeno contare infrancesconi, paoli, crazie, e quattrini, monete che effettivamente esistono. Questi calcoli sareb- bero anch'essiimpostati inquattrocolonne,come
impostati sonoquelli cbe facciamoa scudi, lire, soldi edenari;ma
oltreacbe avrebberoilvantaggio diaveredivisori, e frazionipiù facili epiùcomo-
de a calcolarsi , avrebbero poi l'altro vantaggio piùvalutabiledinon obbligarciafareun altro cal- colo di riduzione primadivenireall'effettivacon- tazione;e inumericbe risulterebbero dal primo calcolo corrisponderebberosemprealle moneteda pagarsi.Molti negozianti,ilibrai,i locandieri,iven- ditori digeneridi
moda
,etuttiquellicbedebbono
trattare coi forestieri,banno già introdottoquesto sistema, enoi giàvediamo dei cataloghi di libri, e delle liste di venditori di merci tariffate a
mo-
neteeffettive dicrazie, dipaoli, o di francesconi, nona monete immaginariediscudiodi pezze.Poiché adunquelenostremoneteeffettivesono perla maggior parte decimali,rendiamo
comune
atutta laToscanaquest'usocbegiàda alcuneclassi di persone è stato adottato. Igrandi proprietari
,
cbegià sono tanto benemeriti del nostro paese, se nonaltro per lepremure cbeessi si prendono perl'istruzione dei loro coloni, combattano an-
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ch'essiquestopregiudizio, eimpostinoleloroscrit- ture, facciano iloro conti e ilorosaldinonpiùa scudi ea lire,
ma
in uno dei duesistemi dame
di sopra proposti. Il loro esempio sarà ben presto seguito dai loro coloni, e ognun comprendequalnumero
grande di persone sarà ben prestolibero da questo pregiudizio.Credo poi cbe sarebbe conveniente Yadottare uno di questi due sistemi ancbe nelle scuoledi
mutuo
insegnamento, esottopongo questemieri- flessioni ai lumi superiori degliegregi individui cbecompongono
la Società direttrice di questo utilissimostabilimento.Né
credocbe sidovrebbe essere trattenuti dal riflesso cbe il paese seguita tuttoraa calcolareascudi, poicbè quandositratta didistruggereuna consuetudine assurda,qualcuno dev'essere il primo adabbandonarla.In
somma
,non dipendealtrocbedanoi stessi l'abbandonare gli scudi, le lire e idanari, e ilnonimbarazzarsiafarepergli usi giornalieri della vitadei conti che
non
corrispondanoalla monetaeffettiva.
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