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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.44 (1917) n.2250, 17 giugno

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(1)

L’ ECONOMISTA

G VZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Urne m i» ■ »11. lim i

nreaii-Roma. 17 GlDin 1!17

»-225»

Per .uniformarci alle prescrizioni sulla economia della carta, d’ ora innanzi pubblicheremo soltanto una volta al mese i prospetti che si trovano alla fine del Fase, e che includono variazioni men­ sili .

Il continuo accrescersi dei nostri lettori ei dà affidamento sicuro che, cessate le difficoltà mate­ riati in cui si trova la stampa periodica, per effetto della guerra, potremo riportare ampliamenti e miglioramenti al nostro periodico, ai quali già da tempo stiamo attendendo.

Il prezzo d’abbonamento è di L.

20

annue anti­

cipate, per l’Italia e Colonie. Per l’Estero (unione

postale) L.

25

. Per gb altri paesi si aggiungono

le spese postali. Un fascicolo- separato- L.

1

.

S O M M A R IO : P A R T E ECONOM ICA.

La orisi.

Prim i dibattiti sulla riforma tributaria. — R. S.

Progresso Economico e migrazioni interne. — Pro­ fessor A. Contento.

L ’origine di un errore.

NOTE E C O N O M IC H E E F IN A N Z IA R IE .

Condizione finanziaria delFAustria-Ungheria. Finanze Germaniche.

Sviluppo economico d ’Italia.

L E G IS L A Z IO N E D I G U E R R A .

Marina Mercantile - Prezzi dei cereali - Situazione pratica professionale - Trasporti ferro-vi.arii.

P E N S IE R O D E G L I A L T R I.

Ancora del monopolio del grano (L. Sturzo). - Dalla libertà dei -mari al neo-protezionismo coloniale (Alfa). =■ Contro la carestia (Filippo Gavazza).

N O T IZ IE ■ C O M U N IC A T I - IN F O R M A Z IO N I.

Riorganizzazione della proprietà industriale Si­ tuazione economica franco-italiana - Capitali inglesi all'estero - Servizio dei porti in Inghilterra - Paga­ mento della rendita - Accordo commerciale Germano- svizzero - Industria elettrica in Cin-a - Per la Produ­ zione agraria - Per l ’industria minerale francese - Consegna del nuovo Consolidato 5 %.

R E L A Z IO N I D E L L E BA N C H E.

Banca Commerciale Italiana - Relazione dei Sindaci alla Assemblea ordinaria degli azionisti.

S O C IE T À ’ . IT A L IA N A PER LE S TR A D E F E R R A T E M E R ID IO N A L I.

Situazione degli Istitu ti di Credito mobiliare, Situazio­ ne degli Istitu ti di emissione italiani, Situazione de­ gli Istitu ti Nazionali Esteri, Circolazione di Stato “ nel Regno Unito, Situazione del Tesoro italiano, Tas­ so dello sconto ufficiale, Debito Pubblico italiano, Riscossioni doganali, Riscossione dei trib u ti nell’eser­ cizio 1914-15, Commercio eoi principali Stati nel 1915, Esportazioni ed importazioni riunite, Impor­ tazione (per categorie e per mesi), Esportazione (per categorie e per mesi).

Prodotti delle Ferrovie dello Stato, Quotazioni di valori di Stato italiani, Stanze di compensazione, Borsa di Nuova York, Borsa di Parigi, Borsa di Londra, Tas­ so di cambio p e r le ferrovie Italiane, Prezzi dell’ar­

gento. .

Cambi a ll’ Estero, Media ufficiale dei cambi agli effetti dell’art. 39 del Cod. comm., Corso medio dei cambi accertato in Roma, Rivista dei cambi di Londra, R i­ vista dei cambi di Parigi.

Indisi economici italiani. Valori industriali.

Credito dei principali Stati,

Numeri indici annuali di varie nazioni.

Per Qualsiasi comunicazione i sianovi abbonati fa­ remmo cosa cortese di aodiunaere la fascetta colla qua­

le ricevono il periodico.

AVVISO

. In seguito ad accordi che la nostra Amministrazione ha potuto prendere, siamo lieti di poter mettere a di­ sposizione dei nostri sigg. Abbonati gratuitamente al­ cune copie del RESOCONTO U F F IC IA L E COM PLETO D E L CONVEGNO IN T E R P A R L A M E N T A R E D I RO­ M A , il quale è in corso di stampa. Preghiamo quegli abbonati cui la pubblicazione fosse per interessare dì inviarci con cortese sollecitudine la prenotazione. = = = = = = ____________________ L ’A M M ! N !STR AZ IO N E .

PARTE ECONOMICA

LA CRISI

Brevi considerazioni sul momento politico at­

tuale :

i. pare che nel nostro oaese si abbia paura

della crisi ministeriale. Perchè? Non è quello un

fenomeno normale in tempi normali e quindi tanto

più probabile e giustificabile in tempi anormali ?

Eppure della crisi quasi si paventa e si parla sot­

tovoce, come d’un mistero, come d’un fatto in­

confessabile ! E si censura come per un segreto

militare !

. 2. il paese ha diritto (è forte ed è retto abba­

stanza) di conoscere i .termini delle vertenze che

possono accentuarsi fra i componenti di un go­

verno, in particolare quando esso è composto co­

me l’attuale di uomini rappresentanti tendenze

opposte e disparate.

Ci

sembrano- perciò, diremo così, poco riguar­ dosi ¡ comunicati coi quali si è preteso di infor­ mare il pubblico-sul maturarsi della crisi in corso. Si tratta di cambiamenti nel governo, e. quindi di direttive, che avven gon o al d i. fuori del controllo parlamentare e perciò d overoso ci sembra avesse da essere, e tanto più in periodo storico così grave, Una aperta e libera discussione, un appello alla sana opinione pubblica.

3

- se nelle divergenze apertesi in seno al Go­

verno sono per avventura in -lotta tendenze capita­

listiche e tendenze democratiche o socialistiche,

sembra che fin da ora il Governo dovrebbe final­

mente cercare il proprio deciso è sicuro appog­

gio nell’una o nell’altra parte, anziché- tentennare

fra le due,_ col grave rischio di dover subire ad

ogni occasione la incompatibile pressione d’am-

bedue. E ben dovrebbero tener presente i rappre­

sentanti dei partiti, cui fanno capo i capitalisti,

ohe egualmente peccaminoso nelle presenti con­

dizioni del paese, può essere il loro egoismo, anzi

forse più grave, che non il ricatto dei partiti op­

posti; poiché più forte e più improvvisa può deri­

varne la reazione e più profonde esserne le con­

seguenze, anche se non immediate.

4.

se la soluzione della crisi che è stata ora

presentata, è effetto di compromessi, è desidera­

bile che questi sieno, addirittura e comunque, ba­

sati su reciproci impegni di qualche durata.

Non può certo giovare che la politica del paese,

sia, durante la guerra condotta con direttive va- ’

riabbi, mentre i problemi non cambiano e sono

solubili specialmente se studiati e appoggiati con

una coerente e continuata condotta.

(2)

486 L’ECONOMISTA 17 G iu g n o 1917 — N. 2250

Primi diDaititi sulla riforma irifìuiaria

Il progetto di riforma tributaria, esposto dall’o­

norevole Meda, nelle sue linee generali, alla Ca­

mera dei deputati, appena ora ha cominciato a

| sollevare qualche impressione più o meno critica

e qualche dubbio più o meno fondato. Queste pri­

me avvisaglie col tempo si acutizzeranno e si a-

vranno probabilmente dei dibattiti clamorosi, che

troveranno la lord eco nell’aula del Parlamento,

quando il progetto stesso verrà discusso.

Troviamo quindi utile per i nostri lettori di par­

tecipare anche noi ai dibattiti che man mano si ini­

zieranno su questo interessantissimo tema della

riforma tributaria.

E ce ne porge lo spunto l’on. Marcello Soleri,

il. quale, nella

Nuova Rassegna,

parlando della

! suddetta riforma, accenna alla innovazione della

abolizione dei

concordati

tra gli agenti del fisco

| e i contribuenti, yoluta dàll’on. Meda e dice:

|

« Inoltre il divieto dei concordati fra agente e

contribuenti va contro un’istituzione tutta parti­

colare, per quanto non scevra da inconvenienti, al

costume tributario italiano. Questo

marchandage

fra un fisco troppo avido e un contribuente trop­

po recalcitrante, non è privo di praticità, ed eser­

cita ora una funzione di attenuazione delle asprez­

ze eccessive delle "nostre aliquote ».

Posto dunque che la necessità del

concordato

¡ derivi da quell’equo concetto di ridurre il red-

| dito in proporzione inversa dell’elevatezza delle

|| aliquote, noi rileviamo questo contrasto che, ‘nel

mentre il legislatore stabilisce un pagamento di

| 15 lire su 100 di reddito, l’agente delle, imposte

! conviene che la tassa di lire 15 è troppo esagerata

T

e dice al contribuènte: To so che voi guadagnate

1Ò0 lire, ma riconosco che la tassa corrispondente

è molto p-ravosa: epperò. per equanimità, sono

disposto a concordare 50 lire di reddito.

In tal m odo operando l’ agente non fa in sostan­ za che ridurre alla metà l ’ aliquota. Quindi abbia­ mo questo, che- il potere esecutivo, per mezzo dei suoi organi, assume attribuzioni veramente e de- ' cisamente arbitrarie : con l’ aggravante che tale criterio equitativo, dipendendo esclusivamente dal­ lo stato d ’ animo di ciascun agente delle imposte, viene in diversa misura applicato e così nel men­ tre un contribuente paga il 7 Per cento, un altro ne paga

5

e un altro ancora ne paga t o. Di guisa che il fam oso marchandage diventa una specie di troni perica, danno di tutti.

!

Senza dubbio per mezzo del

concordato

vengo­

no a essere eliminate le lungaggini di certe ver­

tenze. che se da una parte non fanno che esacer-

! bare l’animo del contribuente, dall’altra parte so­

no di grave nocumento all’economia: e. alla soedi-

j tezza dell’aoplicazipne e riscossione dei tributi:

I

ma la bontà del fine non compensa la enormità

I

di certe ingiustizie, che dai concordati stessi pos- || sano scaturire, di natura ben più grave di quella

or ora accennata.

E cominciamo col rilevare la incongruenza giu­

ridica che col

concordato

si pone in atto, confe­

rendo alla persona dell’agente delle imposte la

duplice qualità di parte interessata e di giudice

nella controversia. Come possono conciliarsi que­

ste due qualità nella medesima persona non riu­

sciamo a comprendere. Ci sembra che da onesta

inconciliabilità possa uscire menomata l’autorità

deliamente Gassatore in quanto, se possa ritenersi

che a la definizione della controversia per concor­

dato si sia comportato da

aia,dice

acconto e sere­

no. non Può notj convenirsi che in tanto si è mo­

strato tale, in quanto è stato un cattivo

accerta- tore

del reddito.

Peraltro tutte le cose,

anche

più strane, han­

no un certo potere di adattabdità : ner cui anche

l’istituto del

concordato

è finito per non più crea­

re la lamentata situazione imbarazzante della du­

plice qualità di parte e di giudice nell’agente delle

imposte : perchè si è detto che. l’agente propone

100 per concordare 75 e quindi il

concordato

non

è che la riduzióne sistematica dell’accertamento.

La qual cosa è di possesso comune ; tanto che

l'amministrazione finanziaria è giunta financo a

fissare delle regole proporzionali tra cifre da ac­

certarsi e cifre da concordarsi e i contribuenti san­

no dal canto loro che l’accertamento iniziale se­

gna una cifra, che

dev’ essere per regola ridotta

in virtù del concordato.

Tutto ciò porta a svalutare la prima proposta di

accertamento; il che è di danno non lieve per la

Finanza, essendo tale proposta la base fondamen­

tale delle eventuali controversie.

E ’ dunque ben lungi l’idea che il concordato sia

l'accordo delle parti su una più giusta rivaluta­

zione del reddito ; perchè se così fosse esso dovreb­

be segnare una oscillazione sia in meno che in

più sulla cifra accertata; invece, come àbbiamo

detto, il concordato è la riduzione sistematica del­

l’accertamento.

R v ’ha di più. Lo istituto del concordato confe­

risce agli agenti delle imposte attribuzioni che

sorpassano di. gran lunga quelle dei magistrati

Ordinari; in quanto l’agente delle imposte, oltre

a decidere su questioni di fatto e di diritto appari-

’ senti dagli atti, può decidere anche in base alle

proprie convinzioni e quindi ritenere che Tizio

guadagni lire 200 invece di 2000 e viceversa. Egli

è quasi arbitro di definire la controvèrsia come

meglio crede e con una larghezza di criteri non

controllabili.

Se dunque non v ’ha nessuno che disconosca la

necessità di certe garanzie di indipendenza e di

libertà nei funzionari che amministrano la giusti­

zia civile, con più forte ragione si appalesa evi­

dente la necessità che queste garanzie di libertà e

di indiepndenza coprano gli agenti tassatori, os­

sia gli amministratori della giustizia tributaria.

O ggi invece i funzionari delle imposte non

hanno garanzie sufficienti per espletare le loro de­

licate mansioni e questa deficienza di garanzie si

risolve in una menomazione di autorità; tanto

necessaria negli agenti, che debbono imporsi ai

formidabili interessi economici dei contribuenti:

menomazione di autorità, che si riverbera su tutto

l’organismo deH'amministrazione finanziaria, in­

debolendone le funzioni fino ai più alti gradi della

gerarchia, compreso il ministro, che rende più

audaci e più prepotenti i meno onesti contribuen­

ti. e che facilita la via ad illecite quanto inoppor­

tune intromissioni nelle contese tra fisco e contri­

buente.

(3)

17 G iu gn o 1917 — N. 2250 L'ECONOMISTA 487

forma di richiesta di spiegazioni, di migliore esa­

me della vertenza, e di altre simili circonlocuzio-

m giunge alla persona dell’Agente.

E allora il più delle volte succede che lo im­

barazzo di tutta, questa gente, generato unica­

mente dal fatto che l’agente dell» imposte è una

semplice ruota nell’organismo burocratico e non

un giudice libero e indipendente, si risolve, e sva­

nisce per mezzo di un allegro

marcliandage.

Il

concordato in questo caso ha accontentato tutti,

agente, ammimstrazione,

ministro, deputato e

contribuente. Lo Stato avrà perduto qualche mi­

gliaio di lire? E che importa?

Non v’ha di peggio nella vita pubblica che l’e­

sempio, specialmente in materia di tasse. E sono

esempi simili a quello ora citato che a poco a

poco hanno creato il

costume tributario italiano,

per servirci della frase dell’on. Soleri. Il contri­

buente diviene sempre più prepotente e la possi­

bilità di potere concordare a più buone condizioni

è direttamente proporzionale a questa prepoten­

za, la quale si esplica in mille modi, o con l’intro­

missione di alte personalità, o coir la minaccia di

chiusura dell’opificio, o coll’aizzare altri contri­

buenti, ecc.

Così il_

concordato,

che è un’istituzione tutta

propria di questo

costume tributario,

porta inevi­

tabilmente a porre in atto una palese inegùagiiau-

za tributaria, fondata sul sistema dei due pesi c

delle due misure : laddove si vede che la classe

dei potenti viene in definitiva a pagare meno in

proporzione di quel che paga la classe più mode­

sta ^dei contribuenti. Il che è anche di grave danno

agl’interessi dell’Erario, venendo a sfuggire alla

falcidia dell’imposta il maggiore e il più solvibile

cespite nazionale.

lu tto quanto abbiamo detto ci conduce a con­

cludere che il. concordato, c^sì^com’g. regolato

oggi, non è che una transazione‘disonesta, ingiu­

sta pei contribuenti e dannosa per lo Stato, per­

petrata per mezzo di organi deboli e senza prote­

zioni, tra la sopraffazione di interessi particolari­

stici e la inanità della legge fiscale.

Epperò da queste colonne leviamo la voce con­

tro quest’is,tituto turbolento e corruttore e Uiamo

un piauso incondizionato all’On. Meda, che ne ha

propugnato l’abolizione.

S. R.

Progresso economico e migrazioni interne (*)

Ora, poiché è indubitato che un maggior nu­

mero relativo dì cancellazioni sia omesso nelle

regioni meridionali, deve ritenersi che l’aggiunta

fatta, per ciascuna località, di un unico rapporto

ai dati effettivi; non abbia potuto compensare tale

maggiore deficienza, per cui i dati ricavati, lungi

daU’qffrirci un’idea, pure approssimativa, dello

svolgimento regionale del, fenomeno, ce lo presen­

tano in forma errata ed opposta alla verità.

Cosicché, anche senza scendere a comparazio­

ni numeriche, ricordando i dati esposti relativi

all’incremento medio della densità nel periodo

fra i due ultimi censimenti, è evidente, come, te­

nendo conto di' quei dati, nessuna correlazione

diretta si incontrerebbe fra i due fenomeni, anzi,

al contrario, una chiara divergenza.

Invero, disponendo i singoli compartimenti in

ordine decrescente, secondo l’ùicremento medio

della densità e poi in senso crescente e decrescente

secondo l’ eccedenza della immigrazione interna

sulla emigrazione, e ricavando, còl procediménto

insegnato dal Gini, e da altri seguito, gli indici di

co graduazione,

(i) sia per i compartimenti, che pei­

le più larghe zone geografiche, otterremmo, ri­

spettivamente per i compartimenti e per le zone

geografiche, i valori r— 23.9 e — - 11.1, entrambi ne­

gativi, indicanti ciascuno, e più per i comparti-

menti, uno svolgimento indipendente e opposto

fra il fenomeno immigratorio e quello della den­

sità. il ohe contrasta a quanto poteva logicamente

supporsi, e a quanto ci viene indirettamente con­

fermato dall’esame di altri fenomeni.

Crediamo, comunque, non inutile aver preso in

esame quei dati, per mettere .in guardia gli studio­

si circa il loro valore.

3. Non potendosi dunque, per constatare la pre­

senza e i limiti di efficacia della tendenza della1 po

polazione a spostarsi verso i paesi più progrediti,

ricercare se e quale rapporto di coincidenza esi­

sta fra il fenomeno migratorio specificatamente

(*) Cont. vedi Economista n. 2248 pag. 460.

(1) C. Gin i : Di una misura delle relazioni fra le gradua­

tole di due carotieri’ (Roma, tip. Cecchini, 1914) .

F. Sa v o r g n a n : Correlazioni demografiche in « Rivista Italiana di sociologia », gennaio-febbraio 1916.

Compartimenti

/

Indice percentuale Differenza fra popolazione

(4)

488 L’ECONOMISTA 17 G iu gn o 1917 — N. 2250

considerato e i.1 progresso economico1, occorre se­

guire altre vie.

Così, poiché la densità si ritiene, come vedem­

mo. ad es. nel concetto del Gini, come corrispon­

dente, o conseguenziale, nel suo sviluppo, allo in­

cremento. dell’economia nei singoli paesi, è op­

portuno prima esaminare la. eventuale correlazione

tra questi due fenomeni, tanto più che, se non

possiamo accettare le cifre relative al fenomeno

migratorio, dobbiamo invece ritenere esatti i dat'

sulla densità, cosicché il confronto ci offre una ba­

se di giudizio, indiretto pure su quello.

Possiamo partire, per determinare il progresso

economico, per compartimenti e per regioni, dagli

indici calcolati dal Mortara, nella loro espressione

riassuntiva di quelli parziali corrispondenti ai vari

fenomeni presi a base dell’indagine, pur prescin­

dendo dal loro carattere di precisione in relazione

alla scelta dei fenomeni stessi, e ammettendo che

essi ci diano un’idea generale dello sviluppo deila

condizione economica rispettiva (2).

Ricordiamo che tali indici riguardano il progres­

so economico non

assoluto,

ma

relativo

, cosicché,

per giudicare della vera misura del miglioramento,

occorrerà teper presente la cifra rappresent'ante

lo

stato

economico rispettivo, considerato quale

punto di partenza del successivo sviluppo. Così,

ad es., un progresso di 160 su 400, mentre è asso­

lutamente doppio di uno di 80 su 100, in misura

relativa apparisce due volte minore; cosicché uno

stesso indice rivelerà un progresso minore quando

sia più grande il rapporto iniziale.

" Analogamente può dirsi relativamente ai rappor­

ti indicanti lo sviluppo percentuale della densità,

cosicché giustamente noi potremo ricavare l’indice

di cograduazione fra i dati rappresentanti l’incre­

mento percentuale, nel periodo considerato, di

ciascuno dei due fenomeni.

Procedendo sulle basi già esposte, otteniamo

seguenti indici: per i compartimenti 15.9, per le

regioni 38.9.

Da ciò si vede come esista effettivamente una

relazione positiva fra lo sviluppo della economia

generale e quello della densità demografica, rela­

zione contenuta in limiti però modesti nei riguardi

dei compartimenti, più sensibile invece conside­

rando le sohte grandi divisioni geografiche.

6.

Ma poiché, come dicemmo, l’increménto del­

la densità può derivare, in. parte preponderante da

quello naturale della popolazione, mentre a' noi

interessa determinare, se, in corrispondenza al

progresso economico, si sviluppi una immigrazio­

ne, o si freni l’emigrazione dei singoli paesi o terri­

tori., è evidente che quel risultato non può avere,

al nostro scopo, se pon un valore affatto generico

ed indiziario. D ’altra parte, se avessimo limitata

la base della ricerca al fenomeno, migratorio spe­

cifico, secondo ¡ dati esposti, facendo il calcolo

corrispondente, avremmo ottenuto, rispettivamen­

te, per i compartimenti e per le zone geografiche,

gli mdici — 29.1 e — 27.8, i quali, col loro segno,

negativo-, e colla loro entità, ci indicherebbero una

reale cospicua divergenza nello svolgimento corm

parativo dei due fenomeni, contrariamente a quan­

to intuitivamente e per altri sintomi poteva aspet­

tarsi.

Per quanto già abbiamo, osservato, quegli indici

servono dunque soltanto a rivelare la profonda

de-(2) Vedi G. Mortara : Numeri indici dello stato e del

progresso economico delle regioni italiane in « Giornale

degli economisti », .luglio 1913.

Ad evitare di esporre altrettanti prospetti relativi ai rap­ porti specifici, per compartimenti o regioni, per ogni feno­ meno di cui dovremo determinare la graduatoria, riassu­ miamo qui i dati corrispondenti q ciascuno, riservendoci di riferircli a questa tavola quando dell'uno o dell’altro avremo ad occuparci.

ficienza che i dati corrispondenti presentano, in

relazione al modo imperfetto ed arbitrario in cui

vennero calcolati.

7.

Continuando perciò a procedere per indagini

indirette, possiamo- trovare una riprova della er­

roneità di quei dati ponendo la ricerca su un’altra

base, che può riguardarsi equivalente negli effetti,

m relazione al fenomeno del quale abbiamo a giu­

dicare; compariamo cioè, allo sviluppo del pro­

gresso economico, quello del numero, relativo1 de­

gli individui, risultanti al censimento, che erano

nati, per ogni compartimento, fuori della provincia

dove furono censiti, o all’estero, avvertendo che

il numero di questi ultimi, se pur esposto, cumula­

tivamente col primo, non è tale da modificare la

graduatoria costituita dalla proporzione dei primi.

Esponiamo l’intiera tavola recante i valori asso­

luti corrispondenti alle condizioni del fenomeno

secondo i censimenti del 1901 e del 1911, sia per i

compartimenti che per le zone geografiche, colla

proporzione percentuale di aumento fra le due e-

poche, già inserite nella tàvola precedente.

Su io.000 individui censiti in ciascun comparti­

mento-erano nati:

Compartimenti

Censim ento 1901 Censimento 1911 | Aumento

070 nel 1911 dei nati in eltre provincie 0 all’estero nella provincia in cui furono censiti in altre provincie 0 al l’estero nella provincia in cui furono censiti

.

in altre provincie o all’estero Piemont e. 9 106 894 8 654 1 345 50 5 Liguria 8 138 1 862 7 903 2 197 17 9 Lotti b ardi a 8 957 1 043 8-619 ] 354 29 8 V eneto 9 124 876 8 981 1 018 16 2 Fin lia 9 144 851 9 015 1 9.0 13 15 Nord . 8 894 1 105 8 634 1 577 49 2 Toscana . 9 002 990 8 911 1 089 9 0 Marche 9 323 677 9 211 789 16 5 Umbria 9 432 568 9 397 602 * 6 0 Lazio 7 902 2 098 7 973 2 028 — 3 4 Centro 8 914 1 085 8 873 1 127 5 6 Abruzzi e Mol. 9 607 393 9 527 473 20 4 Campania. 9 243 757 9 137 863 14 0 Puglie 9 521 979 9 479 521 8 7 Basilicata. 9 621 379 9 450 ' •550 45 0 Calabria . 9 679 321 4 608 392 22 1 Sud . 9 534 468 9 440 060 18 4 Sicilia. 9 488 512 9 446 554 8 2 Sardegna . 9 551 449 9 594 406 — 9 6 Regno . 9 165 837 9 004 996 19 3

L ’ultima colonna della tavola ci rivela che, sal­

vo per il Lazio e per la Sardegna, dovunque il

numero- dei nati fuori della provincia in cui furono

censiti, o all’estero, ha avuto un incremento, nel

periodo, a scapito dei cittadini di origine locale,

dimostrandosi la tendenza crescente a un più attivo

scambio- di individui fra le varie località.

L ’aumento constatato va da un massimo di .131.5

per cento per l’Emilia, non raggiunto nè avvicina­

to neppure largamente, da alcun altro comparti­

mento, a un minimo di 6.0 % per l’Umbria, cui

stanno virine le cifre della Sirilia (8.2) delle Pu­

glie (8.7) della Toscana (9.0).

(5)

17 G iu gn o 1917 — N. 2250 L’ECONOMISTA 489

ritenere, le più avanzate economicamente ad atti­

rare gli individui delle meno progredite, ed entro

quali limiti.

Esaminando, i risultati proporzionali troviamo1

anzitutto, per quanto riguarda il complesso del Re- '

gno, che nel 1911 il numero degli individui censiti

nelle provincie di ciascuna regione, che erano- nati

in esse, rimase uguale, cioè andò scemando ' di

quantità trascurabile, indicando che la tendenza

media generale a spostarsi non segna mutazioni

notevoli. Ma se esaminiamo invece i rapporti,

sempre rispetto al Regno, per le singole regioni

di appartenenza dei censiti, vediamo- che, mentre

diminuì del 4 % la misura dei nati nelle regioni

deh nord trovati al censimento fuori della loro re­

gione, aumentarono invece gli altri rapporti, col

massimo per la Sardegna, venendo poi la Sicilia,

il Centro, il sud, e avendo pure un notevole incre­

mento- il numero relativo- degli stranieri.

Certamente dunque sono, in generale, le popo­

lazioni dei paesi meno ricchi che tendono- a man­

dare più frequentemente i propri individui fuori

del territorio, e ciò conferma nuovamente l’erro-'

neità dei dati ufficiali sulle migrazioni interne. Do­

ve si recano essi a preferenza? I risultati corri­

spondenti ai censiti in ogni regione appartenenti

a ciascuna delle altre, ci mostrano che nel nord

ebbero incremento i rappresentanti di ogni zona, !

con massimo relativo per quelli della Sardegna, !

poi del sud, della Sicilia, del centro, mentre è ad !

un livello inferiore al medio l’incremento del

nU-|

mero degli stranieri. Nella centràle il massimo in- j

cremento è pure dato relativamente, da Sardi, poi'

dai Siciliani, poi dai nati del no-rd, mentre statico 1

è il rapporto -dei provenienti dai territori del sud,

inferiore al medio quello degli stranieri. Al sud

ancora trovasi- una immigrazione relativamente

maggiore dalla Sardegna, poi dal centro, dalla Si­

cilia, dal nord, e notevolissimo- l’incremento degli

stranieri.

In Sicilia pure massima espansione dei Sardi,

seguita dal centro, mentre scemano i rappresen­

tanti del nord e -del sud, ed è al livello massimo

l’incremento degli stranieri.

Finalmente in Sardegna, al minimo incremento

degli stranieri, da riscontro la diminuzione del rap­

porto dei nati nelle altre regioni, specialmente per

quelli del centro e del nord, più lieve per. la Sicilia

e il sud.

(

Continua

)

Al d o Co n t e n t o.

tomi. 9.758.833

»

8.076.977 (approssimativo)

1914 ■ • ■ • 19 1 5 ■ ... ...

-e per il 1914 le provenienze erano così divise :

Gran Bretagna -e Irlanda . .

. torni. 8.485.121

Germania

...

»

836.987

Stati Uniti' del Nord

. . . .

»

291.644

Altri paesi’ ...

»

.145.125

L ’illustre collega chiarisce ora l’erróre colla

cortese lettera diretta al nostro valoroso cola-

boratore on. Corniani, che qui abbiamo l’onore di

trascrivere :

« Vi ringrazio per la vostra rettifica. Pur pos­

sedendo l’Annuario Statistico Italiano-, non l’ave­

vo consultato. Avendo trovato i dati in un docu­

mento inglese, pensavo che il suo autore non li

avrebbe enunciati senza- essere sicuro del fatto

suo. E ’ questa una nuova prova che bisogna sem­

pre controllare anche le asserz'òni che sembrano

avere maggiore autorità.

« Gradisca, signor deputato, ecc. ».

f . t o : Yve s Gu y o t.

L’origin« d'un errore

Nel fascicolo 27 maggio ù. s. n. 2247 a pag. 452

abbiamo riportata una parte della comunicazione

fatta alla Sociéte de Statistique de Paris dall’ex

ministro, e illustre -economista francese Yves- Gu­

yot, sul deficit del carbone. In quelle note il Guyot

affermava che l’Inghilterra forniva- 9 miliorff d!

tonnellate alla Germania, 2 milioni al Belgio, 6

milioni ai porti del mar Nero, un milione all’Au-

stria-Ungheria, cioè 18 milioni, che divenivano

disponibili; ma una cifra equivalente, continuava,

è_ domandata dall’Italia

che prima della guerra riceveva

14

milioni di tonnellate dalla Germania e

5

milioni di tonn. dal Belgio, cioè

19

milioni di tonnellate.

Mentre abbiamo fedelmente riprodotte

le cifre, dal Guyot date alla Sociétè di Statistique

francese, è stato fatto rilevare all’illustre parla­

mentare che le statistiche di importazione ed

esportazione di carbone in Italia : • quali riportate

esattamente dal nostro Annuario Statìstico pel

1915 (pag. 186) davano rispettivamente :

1911 . . . . tonn. 9.595.882

»

1912 .

. .

»

10.057.228

1913 . . . .

»

10.834008

NOTE ECONO M ICHE E FINANZIARIE

Condizione fin an ziaria deii’ ilustria-U ngiieria

Abbiamo pubblicato nel fascicolo scorso l’am­

montare dei debiti dì guerra dell’Austria che alla

fine del 1916 si aggirava intorno a 31-390 milioni,

esclusa l’ Ungheria., ■; ai qual» aggiungendo quelli

precedenti alia guerra, si ha un totale di 44 mi­

liardi e 230 milioni, esigenti 1.760 milioni di co­

rone annue per il pagamento degli interessi.

Ora anche in Austria, come già in Germania va

estendendosi il concetto ohe, per far fronte al

servizio degli interessi occorrerà gravare di una

imposta speciale il capitale. In Germania alcuni

economisti propongono di prelevare con una im­

posta sul capitale il 30 % dell’importo complessivo

occorrente allTm-pero per coprire le spese straor­

dinarie. Gli austriaci propongono di attenersi ad

un tasso più mite e di cercare il rimanente delle

risorse in altri cespiti. L ’Engel, per esempio, ex

ministro propone di estendere molto di più il prin­

cipio del monopolio di Stato. Egli vorrebbe che lo

Stato avesse a comperare tutte le imprese otteni­

bili a un prezzo ragionevole e che si prestano ad

un esercizio da parte dello Stato per monopoliz-'

zarlo. Per altre industrie egli prevede l’istituzione

di Sindacati obbligatori ai quali si imporrebbero

le condizioni principali di esercizio, i prezzi di ven­

dita, l’importo dei salari,1 ecc., e lo Stato dovrebbe

avere una partecipazione agli utili di queste im­

prese. In fondo l’Engel <proporrebbe una imposi­

zione su tutta l’attività della grande industria e

sopratutto su quelle minerarie, per la lavorazione,

del ferrovia produzione elettro-chimica, la fabbri­

cazione dello zucchero, delle munizioni, ecc. Fra

i nuovi monopoli suggeriti dal ministro Engel c’è

quello delle assicurazioni e perfino di alcuni rami

bancari ed il monopolio del commercio all’ingros-

so dei grani.

Dalle diverse pubblicazioni apparse recentemen­

te si vede sempre più chiaramente c h e 'l’avvenire

economico dell’Austria si presenta in modo preoc­

cupante.

(6)

490 L’EiCONOMISTA 17 G iu gn o 1917 - N. 2250

infatti il Ministero austriaco ha sottoposto a»

Reiclisrat un progetto ui bilancio preventivo prov­

visorio per il secondo semestre del corrente anno,

pero nena stampa austriaca non si trovano ì dati

principali, cioè i importo delie entrate e delie usci­

te. .La

N eue Prete Presse

fa in proposito la se­

guente osservazione.: « A quanto, sono preventi­

vati gli nitrenti delle spese delio Stato per il nuo­

vo esercizio amministrativo che comincia col pri­

mo luglio ? Ciò non è stato comunicato e non è

possibile neanche di fare delle supposizioni ».

il Governo austriaco quindi si trova in presenza

di una situazione finanziaria così grave che non

osa pubblicare i dati essenziali che permettano al

pubblico d' farsi un concetto esatto dello stato e

delle prospettive delle finanze imperiali.

L ’ultimo preventivo accettato dal Parlamento

austriaco riguarda l’esercizio 1914-15. Esso chiu-

devasi alle entrate come alle uscite con un importo

di 3-46 miliardi di corone.

iNena somma suesposta sono compresi circa 400

milioni occorrenti ^er 11'servizio interessi e am­

mortamento del .Debito pubblico. Alia hne della

guerra, se essa terminasse nel corrente anno, l'im ­

pero austro-ungarico avra un importo complessi-!

vo di debiti per una somma di 120 miliardi. Da

parte spettante all'Austria essendo di 72. miliardi

di corone, ne risulta che per il servizio interessi

e ammortamenti il bilancio austriaco verrà aggra­

vato di 4 miliardi e mezzo. Aggiungendo a que-j

sto importo straordinario quello del bilancio ordi­

nano, si avrà un totale di » milioni annui, e se le

condizioni della Monarchia richiederanno, dopo

la conclusione della pace, delle spese straordinarie

per la messa 111 efficienza delle ferrovie dello Stato1

e delle altre regìe dallo stesso dipendenti, l'importo

di 8 miliardi sarà aumentato della somma, occor­

rente per far fronte a queste spese straordinarie.

L ’economista Federico von Fellner ha calco-1

lato, in un suo- studio pubblicato in questi ultimi

tempi, che le economie annuali ottenute nei due1

Stati dell’Impero prima della guerra ascendevano

a circa 3 miliardi di corone. La parte dell’Austria

sarebbe di circa due miliardi. Ammettendo cht

tutte le economie vengano assorbite per il paga­

mento degli impegni dello Stato; risulta che bi­

sogna prelevare altri 3 mil. per dare allo Stato i

mezzi necessari onde far fronte ai suoi obblighi.

Gli economisti austriaci si occupano con molta

assiduità della ricerca dei mezzi che abbisognano

allo Stato. Sono note le pubblicazioni fatte su que­

sto argomento dal signor Czedvk, presidente della

Commissione parlamentare per il Debito pubbli­

co, quelle del sig\ von Énp'él. già ministro delle

Finanze e del prof. dott. Spiethoff.

Finanze Germaniche, — L ’ ultimo esercizio finanziario anteriore alla guerra dell’Impero germanico, quello del 1913, si era chiuso con 3.7 miliardi di marchi alle entrate e 3.7 miliardi alle uscite. Le spese per l ’ Esercizio e la Marina avevano assorbito 1859 milioni di marchi. Alla, formazione delle entrate avevano contribuito la regia delle Poste per circa 560 milioni, i dazi, le imposte e le tasse per 1655 milioni di marchi.

I debiti dell’Impero ascendevano alla fine del 1913 ,a circa. 5 miliardi di marchi, ossia 75 marchi per abitante.

I debiti della Prussia erano in quell’ anno di 10 miliardi, ossia. 246 marchi per abitante. La Baviera aveva una somma, complessiva di debiti di 2.3 miliardi, ossia mar­ chi 332 per abitante.

II ricavo netto delle Ferrovie prussiane era salito nel 1913 a 361 milioni di marchi ed il prodotto netto delle imposte dirette a 444 milioni. Le imposte- dirette della Prussia e della Baviera avevano prodotto nel 1913, in ci­ fra tonda, 10 marchi per abitante.

La sostanza del popolo tedesco era calcolata nel 1914 ad una somma complessiva di 400 miliardi, dei quali 50- miliardi erano rappresentati dalle ferrovie e dalle regie dello Stato.

L ’Assessore K. A. Fischer di Monaco prevede che alla

fine del 1917 le spese dell’Impero germanico ascenderan­ no alle somme seguenti, in miliardi :

Spese di g u e r r a ... . 95 Indennizzi alle fa m ig lie ... 5 Spese degli Stati federati per opere sociali e di soc­

corso ...10 Spese per le ricostruzioni nella Prussia orientale e

neil’A l& a zia -L o re n a ... 3 Spese dei Comuni per sussidi . . . . . . 5

-Totale. 118 Le spese annuali straordinarie da sopportarsi dalia Germania saranno le seguenti, in miliardi :

Servizio interessi ed ammortaménti . . . . . 7.67 Pensioni agli invalidi, alle vedove e agli orfani . 1.5 Spese per la ricostituzione dell’esercito, delle for­

tezze e delle ferrovie strategiche,, ecc... 0.5 Totale 9.67 A questa somma di 10 miliardi in cifra tonda, il Fischer aggiunge 3.5 miliardi di spese ordinarie.

Egli raccomanda di prendere in considerazione anco­ ra una posta .di 5 miliardi per danni arrecati alle coloni«, un’ altra somma di 7 miliardi per la perdita delle mae­ stranze, altre somme per 12 miliardi, per perdite dell’a­ gricoltura, delle miniere, della marina, delle industrie, ecc., 5 miliardi per la distruzione di valori tedeschi al­ l ’estero e 5 miliardi per altre perdite subite dall© classi medie germaniche. Egli- arriva, quindi .ad un complesso di 29 miliardi di perdite da aggiungersi alle spese effet­ tive avute.

Ammettiamo pure, osserva il Fischer, che i debiti del­ l ’Impero possano essere diminuiti di 8 miliardi per il ricavo dell’imposta sui guadagni straordinari di guerra. Resterebbero sempre 110 miliardi, con una spesa annua di 7.15 miliardi per interessi e ammortamenti e due mi­ liardi per le pensioni e la ricostituzione della difesa na­ zionale.

Sviluppo economico d’ Ita lia . ■— Lo studio del movi­ mento delle Società Anonime in Italia mostra che non solo nuovi investimenti « netti » nelle Società non han­ no continuato a diminuire in ■ confronto delle medie dei tempi normali prebellici ; ma hanno assunto una altezza che non si riscontra, negli anni di massime» fervore in­ dustriale.

L’ incremento netto .annuo degli investimenti, risul­ tante dalla somma degli aumenti di capitale nelle So-, cietà preesistenti e dei capitali delle .Società, costituite « ex-novo », diminuita, delle riduzioni di Capitali è dei capitali delle Società scioltesi, è stato, in milioni di lire, nel

Anno Milioni Anno ■ Milioni

1911 . . . 163,8 1914 . . . 111,2 1912 '. . . 164,7 1915 . . . 70,3 1913 . . . 133,5 1916 . . . 496,2 I milioni 496,2 di -maggiori investimenti netti salireb­ bero a 572 milioni se non ci fosse stata la nota .svaluta­ zione di 75 milioni nel. capitale del Banco di Roma, ri­ sultante da cause precedenti. Gli elementi attivi e pas­ sivi di questo bilancio complessivo si possono scompor­ re nei seguenti :

1° » 1916 76 91,7 87 50,1

■Aumenti di capit. Nuove costituz.

1° sem. 1913 103 88.7 138 90,6 23 » 1913 93 68,3 86 ' 30,4 1° » 1914 100 147,4 121 45,06 2” » 1914 54 32,7 21 39,5 l 3 » 1915 52 55,7 87 58,4 2° » 1915 46 37,9 76 44,2 2° » 1916 107 393,8 92 141,7

Diminuz. di capit. Liquidazioni

1° stem. 1913 60 34,2 59 25,4 2» » 1913 56 34,7 62 50,2 1° » 1914 60 37,6 71 40,5 2° » 1914 52 41,2 59 34,04 1“ » 1915 46 75.7 '56 '18,7 2° » 1915 34 90,3 38 22,5 1° ■ » 1916 52 98,6 57 17,2 2» » 1916 32 43,3 38 38,3

(7)

L'ECONOMISTA 491 17 -Giugno 1917 — N. 2250

e connesse è stato- assunto non da Società, ma da singoli nuovi imprenditori, che non rientrano nelle cifre sue­ sposte.

I gruppi industriali che più -hanno esteso i loro inve­ stimenti in questo periodo ove, secondo semestre 1916, sono rappresentate -dalle Società siderurgiche (aumento netto di L. 122.580,509) ; Società bancarie (L. 57.020.100); Società elettriche ' (lire- 49.835.800) ; Società estrattive (lire 25.335.000) ; Società chimiche e-d elettrochimiche (Lire 24.050.000); Società meccaniche (lire 15.953.500):

Diminuzioni nette vi presentano quattro soli gruppi -. le Società immobiliari ed edilizie (riduzione complessiva netta di capitale per lire 7.722.460) ; industrie trasporti (lire 4.969.000).; costruzioni e materiali lire 2.044.000) ; manifatturiere varie (lire 388.500).

LEGISLAZIONE DI GUERRA

M arina Mercantile-. — Il Ministro per i trasporti ma­ rittimi e- ferroviari vista- la legge 22 giugno- 1913, n. 784, concernente provvedimenti a favore della.marina libera ; Visto 1 art. 38 del regolamento per l ’esecuzione della legge stessa- approvato col R* 1 2. decreto 28 giugno 1914 n. 690q

Vista, la liquidazione dei compensi di navigazione gua- d agnati dalle- navi mercantili nazionali nell’esercizio 1915-916 limitatamente al periodo 1" luglio 1915-15 gen­ naio 1916 per effetto del decreto Luogotenenziale n. 581 dell’ 11- maggio 1916 che sospende i ’efficacia della legge; decreta : Il compenso di navigazione spettante alle -navi sopraindicate per il periodo- 1° luglio 1915-15 gennaio 1916 e stabilito nella misura di L. 2,50 per ogni 100 di valore d i ciascuna nave concorrente al,compenso e per 160 giorni di navigazione.

Visto ì ’art. 4 della legge 16 maggio- 1901, n. 176, sui provvedimenti a favore della marina mercantile ;

Vista la liquidazione dei premi di navigazione guada­ gnati dalle navi mercantili nazionali nell’esercizio 1915- 1916 limitatamente al periodo 1“ luglio 1915-15 gennaio 1916 per effetto del decreto Luogotenenziale n. 581 del- m mag,gÌo 1916 che sospende l ’efficacia della légge. Decreta : il premio di navigazione spettante alle navi so­ praindicate per i viaggi -compiuti durante il periodo 1° luglio 1915-15 gennaio 1916 è stabilito per ogni tonnel­ lata di stazza-lorda e per ogni mille miglia di percorso nella misura seguente :

L. 0,45 per i piroscafi;

L. 0,30 per i velieri che al 31 dicembre 1900 godeva­ no di un premio di navigazione superiore a quello sta­ bilito dalla, legge 16 maggio 1901, n. 176.

Ambedue i decreti -saranno registrati alla Corte dei conti e pubblicati nella « Gazzetta ufficiale » del Regno.

Roma, 21 aprile 1917.

Prezzi dei cereali. — La « Gazzetta',Ufficiale » pubbli­ ca la seguente notifica ministeriale del 4 giugno dei Mi­ nistri dell’Interno, dell’Agricoltura e della

Guerra-Visto l’art. 2 della -notificazione Ministeriale 15 feb­ braio 1917 (pubblicata nella _(< Gazzétta ufficiale» d e l-16 febbraio 1917, n. 39) ; notificano :

1. I prezzi massimi del grano di raccolto 1917, fis­ sati dalTart. 1 della notificazione Ministeriale 15 feb­ braio 1917, si -applicano esclusivamente .alle partite, che. a giudizio della Commissione provinciale per la requisi­ zione dei cereali, presentino congiuntamente i requisiti seguenti :

a) siano di tipo buono mercantile ; b) siano sane e completamente essiccate ;

c) abbiano peso non inferiore a kg. 77 (settanta- sette) per ettolitro ;

d) contengano materie estranee in quantità non superiore all’ uno per cento, in peso.

2. Per le partite non aventi i requisiti sopra elencati il prezzo massimo viene diminuito proporzionalmente, in base ai seguenti criteri :

a) per le deficienze nel peso dell’ettolitro si pra­ ticano, sul prezzo massimo, le riduzioni seguenti :

L. 0,25 per quintale, per le partite di peso infe­ riore a kg. 77 fino a kg. 76 l ’ettolitro ;

L. 0,60 per quintale, per le partite di peso inferio­ re a kg. 76 e fino a kg. 75 l ’ettolitro.

b) per le partite aventi materie estranee ecceden­ ti l ’ uno per cento, si pratica, una diminuzione di prezzo, proporzionalmente alla eccedenza delle materie stesse, constatata dalla Commissione provinciale.

Nel determinare tale diminuzione, si tiene però conto,

á favore del detentore, del valore delle materie utilizza­ bili (veccia, avena, segala, orzo) ;

-c) nelle partite deficienti nel peso per ettolitro e in pari tempo aventi eccedenza di materie estranee, si pratica pripia la riduzione di prezzo per la deficienza di pesò, e poi dal prezzo residuale si deduce la percen­ tuale- relativa alla eccedenza di materie -estranee ;

d) per le.partite aventi deficienze o difetti di altro genere, la Commissione provinciale determina riduzioni di prezzo proporzionali.

3. Il prezzo massimo della avena, fissato dall’art. 1" della notificazione Ministeriale 15 febbraio 1917, si ap­ plica esclusivamente- alle partite che, a giudizio- delta Commissione provinciale per la requisizione- dei cereali, siano ip perfetto stato di conservazione, sane, asciutte, senza macchie, e scorrevoli facilmente nella maño, ben purgate di semi nocivi, dei quali potrà essere tollerata la presenza fino ad un massimo del 5 % per il « lolium te- mulentum », dell’ l % per tutti gli- altri semi nocivi (semi di ricino, segala cornuta, ecc.) ed in nessun modo piu del 2 % di semi non nocivi, come grano, orzo, veccia, eoe.

Il peso di ogni ettolitro non può essere minore-di kg. 44 (quarantaquattro) nei territori dei corpi d ’armata di Napoli, Bari e Palermo e di kg. 42 (quarantadue » in quelli degli altri corpi d'armata.

Per le partite non- aventi i requisiti sopra indicati o con deficienze e difetti di altro genere, la Commissione provinciale determina riduzioni di prezzo proporzionali.

4. I prezzi massimi dell’orzo e della segala, fissati daH’art. ' 1 della notificazione Ministeriale 15 febbraio 1917, si applicano, a giudizio- della Commissione pro­ vinciale per la requisizione -dei cereali, alle partite .aven­ ti caratteri di nutrizione, purezza, peso e stagionatura per i quali possono essere giudicate mercantilmente ot timfe, conforme le consuetudini locali.

Per le partite non aventi tali caratteri, la Commissio­ ne provinciale determina riduzioni di prezzo proporzio­ nali.

5. Per le .consegne successive a l 'I o agosto 1917, ai prezzi di cui all’ art. 1 della notificazione Ministeriale 15 febbraio 1917, saranno aggiunti i seguenti aumenti per quintale e per ciascun mese o frazione di mese : per i grani teneri, semiduri e duri, centesimi 30 ; per 1’,avena, l’ orzo e la segala, centesimi 25.

6. Fino a nuovo avviso, restano esclusi dalle requi­ sizioni, e quindi anche dall’ osservanza dei prezzi mas­ simi nelle contrattazioni fra privati, i cereali già pre­ parati per seme e riconosciuti tali dalla Commissione pro­ vinciale.

Vengono pure escluse, ai sopraddetti fini, le partite evidentemente destinate alla produzione di cereali da se­ me (e tali riconosciute dalla medesima Commissione), purché il produttore di questi ne faccia formale denun-' eia, accompagnata da campione, alla rispettiva Commis­ sione provinciale di requisizione, anche dimostrandone la destinazione.

Istruzione pratica professionale. — La « Gazzetta U f­ ficiale.» pubblica il decreto luogotenenziale N. *896 in data’ 10 maggio. 1917 in base al quale il Ministero per l ’ Industria, il Commercio e il Lavoro ha l ’ obbligo di contribuire alla istituzione ed al mantenimento di Regie Scuole industriali di primo e secondo grado- e di Regie Scuole ad orario ridotto nei comuni di oltre diecimila abitanti e nei eapoluoghi di circondario e di distretto, quando i comuni stessi od -altri enti locali ad esclusivo loro carico in concorso con altri enti o con privati ab­ biano assunto gli obblighi stabiliti dalle disposizioni in vigore per la istruzione professionale. In tal caso il con­ tributo del Ministero è dato nella misura di due terzi per i comuni da 10.001 a 25.000 abitanti e di una metà per i comuni da 25.000 abitanti a 50.000 e di due quinti per i comuni con una popolazione superiore a 50.000 abitanti.

Le scuole industriali saranno coordinate alle condizioni dell’ industria e delle maestranze locali e delle istituzio­ ni singole esistenti nei comuni, avuto riguardo anche alla esistenza di scucile consimili nei comuni vicini, nei limiti dei rispettivi bilanci e con un contributo del Ministero dell’Industria in misura non superiore, alla metà della spesa occorrente. Gli orfanotrofi e gli altri istituti pub­ blici di beneficenza, per ricevere dei giovani dovranno provvedere alla istituzione per' quei ricoverati che non frequentino le scuole secondarie.

(8)

492 L’ECONOMISTA 17 G iu g n o 1917 — N. 2250 Nulla è innovato .all’attuale regime giuridico degli orfa­

notrofi e delle altre istituzioni pubbliche di beneficenza. Nei comuni nei quali, per. l ’ importanza di un’industria e gruppi industriali- affini, convenga l ’istituzione, di corsi speciali di perfezionamento per i giovani operai, il mi­ nistro dell’Industria, qualora vi contribuiscano gli in­ dustriali e gli enti locali, provvede ad istituirli'su con­ forme parere d e l. Consiglio del Lavoro e. di quello del- 1 Industria. L ’ insegnamento è. gratuito per gli operai che hanno l’ obbligo della frequenza. I corsi possono es­ sere frequentati anche da <Stranei.

Il Governo del R e è autorizzato ad istituire stazioni sperimentali pei l ’ industria degli olii, delle resine, delle materie grasse, delle essenze e dei derivati di agrumi, della lievitazione e fermentazione dello zucchero, del glucosio e fecole, della‘ distillazione dei combustibili e analisi delle acque industriali, della siderurgia e metal­ lurgia, degli esplosivi, delle materie coloranti, delle pelli e delle materie concianti, dei vetri e delle, ceramiche ; per ¡ ’ industria del freddo e per i composti azotati e per i concimi ; per l’ industria elettrochimica, per le arti fotomeccaniche e per le altre industrie che saranno di volta in volta determinate dal ministro su parere del- Consiglio per l’istruzione industriale.

Presso le scuole di terzo grado per le industrie arti­ stiche sarà istituito un Museo dell’ arte industriale. Le spese sono a carico dei singoli, comuni.

Il Governo è autorizzato a provvedere con decreto reale al riordinamento degli studi nelle RR. Accademie e Istituti di Belle Arti, coordinandoli con quelli compiuti' nelle scuole delle industrie artistiche. Sarà anche prov- . veduto alla istituzione di una scuola di magistero desti­

nata alla preparazione degli insegnanti di materie tecni­ che nelle scuole industriali dipendenti dal 'Ministèro di industria. Il contributo del Ministero è stabilito in ’an­ nue L. 60.000. Il Ministero dell’Industria provvederà, mediante concorso, alla assegnazione di dieci borse bien­ nali di L. 2400 ciascuna a favore di giovani forniti di diploma di ingegnere industriale e di laurea in chimica © fisica e di dieci borse biennali di L. 1800 annue cia­ scuna a favore di licenziati dagli Istituti ciascuna a fa- ,> vore di licenziati dagli Istituti industriali e dalle scuole delle industrie speciali che vogliono .dedicarsi all’ inse­ gnamento nelle1 scuole industriali.

La Cassa Depositi e Prestiti, per un quinquennio dalla promulgazione del regolamento per la esecuzione del presente decreto e nei limiti di lire cinque milioni al­ l ’ anno, è autorizzata a concedere mutui agli enti inte­ ressati alla istituzione e al mantenimento di dette scuole.. Altre disposizioni riguardano il modo come il Governo provvederà ai fondi che gli sono necessari per lo scopo prefissosi.

Trasporti ferroviari, _ Il decreto N. 901 in data 13 maggio 1917 pubblicato nella « Gazzetta Ufficiale » del 7 corr. stabilisce che l ’Amministrazione delle Ferrovie dello Stato, ferme restando le disposizioni vigenti per tra­ sporti d’ interesse militare, è autorizzata : a) ad -accetta­ re trasporti a piccola velocità soltanto se eseguiti a carro completo ed -a condizione che siano sempre utilizzati to­ talmente i carri che l’ Amministivmone fornisce, q.ualun-' que sia la loro portata anche se diversa da quella do­ mandata dallo speditore — b) ad ammettere la riunione nello stesso carro di due o più spedizioni anche se de­ stinate .a due -località, purché distanti tra loro non più di 100 chilometri, e sempre quando siano effettuate sul­ l’ itinerario normale della località più lontana. Una di tali spedizioni potrà essere accettata senza vincolo di peso quando serva a completare l’ utilizzazione del carro — c) a.limitare l ’accettazione dei trasporti a- piccola ve­ locità a distanza non'maggiore di 500 chilometri dalla stazione di partenza a quella, di arrivo definitivo della merce — d) ad accettare a grande velocità merci che le tariffe prescrivono siano accettate per le spedizioni sol­ tanto^ a piccola velocità — e) ad eseguire anche con treni viaggiatori trasporti che le tariffe prescrivono di effet­ tuare soltanto con tieni merci.

In deroga a quanto sopra, l ’Amministrazione è au­ torizzata, a mano a mano che si renda assolutamente necessario : a.) a sospendere temporaneamente l ’ accetta­ zione delle spedizioni a piccola velocità, anche se a carro .completo delle merci (qualunque sia la tariffa chiesta ed applicabile) ascritte alle seguenti tariffe : 108 A e B (meno radici di regolizia, piante e piantine). D N 111 serie B e C (meno giostre e masserizie) ; C N- 118 serie A e B (meno i rocchetti per telai) ; C D e F N 119 serie C e D N 120 tutte le serie, meno lo zolfo, la sabbia

quarzosa- pel vetro, il caolino, ,la terra refrattaria-. N. 121 tutte le serie meno le pietre da molino e i mattoni di terra- refrattaria — b) ad escludere temporaneamente dall’accettazione, tanto a grande quanto a piccola velo­ cità, le seguenti merci : porcellane, qristallerie, mode e confezioni, pelliccerie, giocattoli, specchi, tappeti, profu­ merie, chincaglierie, liquori e bevande, esclusi i vini e la ¡birra, acque gazose, strumenti ed arredi musicali — c) a limitare, temporaneamente l ’ accettazione dei tra­ sporti a grande velocità alle spedizioni tassabili in base alle tariffe con i prezzi fatti per carro e vincolati ad un peso minimo per carro, nonché alle spedizioni (nel li­ mite di una al giorno da uno stesso mittente) ad uno stesso destinatario, effettuate in base alle tariffe conti­ nentali generale e speciale 6a serie A, e 8a serie A, sino a Kg. 200 per spedizione; speciale l a, 2a -serie A, 3a serie A e li g n e i limiti di peso rispettivamente stabiliti in ta­ riffa, -eccezione fatta- per il petrolio e la benzina, .le cui spedizioni, salvo le prescritte cautele, saranno ammesse sino a- Kg. 250 per spedizione: speciale 4a serie A e B e 801 senza limite di peso ; speciale 5a serie A e B sino a Kg. 1000 per spedizione e alle corrispondenti tariffe interne sicule. Nulla é innovato' per quanto riguarda la tariffa speciale U. 9, tanto continentale quanto interna sicula.

Il decreto è entrato in vigore dal.1’8 giugno.

PENSIERO DEGLI ALTRI

Anaara del monopolio del grano di L. Sturzo sul « Cor­ riere d ’ It-alia » 31 maggio 1917,

Troppo tardivamente il Ministero, vedendo a ll’eviden­ za della realtà, si è decisa ad adottare il provvedimento del monopolio del grano, quando cioè la nuova produzio­ ne granaria è alle porte, per un’ appena- in un mese dovrà impiantarsi il nuovo servizio e ora pronti in ogni parte d ’Italia organi -adatti, rapidi, sicuri.

Porche un primo gravissimo pericolo che deve scongiu­ rarsi è quello della- immobilizzazione della merce, che si­ gnificherebbe sorprendere la circolazione di circa un mi­ liardo e mezzo di lire. E ’ vero che non si vende tutto il grano prodotto in un sol giorno ; che non pochi produt­ tori lo mettono nei magazzini in attesa di buone vendite e seguendo le fasi del commercio ; però la maggior parte degli agricoltori, anche in periodi normali, infra i primi mesi del raccolto, vende e realizza le somme che servono per pagare il fitto o le spese e per preparare la nuova campagna. Se ciò avviene in tempi ordinari, oggi che è soppresso il libero commerci^ del grano, che non vi sono le alee dei rialzi e dei ribassi, che manca la speculazione del mercato la merce va dal produttore allo Stato, a mezzo delle Commissioni di requisizione, e quindi la mer­ ce deve giacere in attesa, non potendo essa cercare il com­ pratore. Ora, se le commissioni governative sono poche, se non sono bene costituite, se noli pagano all’atto del­ l ’acquisto, se non hanno mezzi di conservare 6 trasporta­ re la merce, se insomma non funzionano pari al bisogno, la merce viene immobilizzata e- si produce la congestione identica a quella di un porto senza scaricatori o di una linea ferrata ingombra di treni.

L ’A. si occupa dei problemi relativi alla costituzione delle Commissioni, ai magazzini, alle norme di acquisto e conclude dicendo che eliminare ora gli inconvenienti del monopolio vuol dire dare' all’agricoltore la sicurezza della sua azienda, la tranquillità del suo lavoro.

Dalla libertà dei mari al neo.protezionismo coloniale di-Alfa in « Corriere d ’Italiai » 9 giugno 1917.

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