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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.44 (1917) n.2251, 24 giugno

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(1)

L’ ECONOMISTA

G 1ZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

111 Xi.1V • HI. IlVIII

Fiiffii-BOB, 24 Gip 1917 {S f s . 3viaVc

, r"°"

#. 2251

Per uniformarci alle prescrizioni sulla economia

della carta, d’ ora innanzi pubblicheremo soltanto

una volta al mese i prospetti che si trovano alla

fine del Fase, e che includono variazioni men­

sili .

Il continuo accrescersi dei nostri lettori ci dà

affidamento sicuro che, cessate le difficoltà mate­

riali in cui si trova la stampa periodica, per effetto

della guerra, potremo riportare ampliamenti e

miglioramenti al nostro periodico, ai quali già da

tempo stiamo attendendo.

_

Il prezzo d’abbonamento è di

L. 20

annue anti­

cipate, per l’Italia e Colonie. Per l’Estero (unione

postale)

L. 25.

Per gb altri paesi si aggiungono

le spese postali. Un fascicolo1 separato1

1

.

1

.

S OMMARI O

P A R T E ECO NO M ICA.

I depositi fiduciarii nelle banche minor1, Uffici nuovi e sistemi antichi.

Politica annonaria ed approvvigionamenti, NOTE E C O N O M IC H E E F IN A N Z IA R IE .

Carbone in Germania. Ribasso del marco.

Progetti economici tedeschi. Ricchezze nazionali.

L E G IS L A Z IO N E D I G U E R R A .

Testo unico sui sopraprofitti. di guerra: N O T IZ IE . C O M U N IC A T I - IN F O R M A Z IO N I.

Esportazioni americane di materiale da guerra — Produzione dei cereali nel Brasile — Buoni del Tesoro per 1 estero — Cassa, di Previdenza e operai delle in­ dustrie mobilitate 1— Banca d ’ Italia — Nuove imposte in Francia — Prezzi dei consumi popolari — Il costo della vita — Produzione e commercio dei fosfati Gafsa — Organizzazione russa —- Carbone nelle Indie inglesi. S O C IE T À ’ IT A L IA N A PER L E S T R A D E F E R R A T E

M E R ID IO N A L I.

Situazione degli Istitu ti di Oredito mobiliare, Situazio­ ne degli Istitu ti di emissione italian i, Situazione de­ gli Istitu ti Nazionali Esteri, Circolazione di 8tato nel Regno Unito, Situazione del Tesoro italiane, Tas­ so dello sconto ufficiale, Debito Pubblico italiano. Riscossioni doganali, Riscossione dei trib u ti nell’eser­ cizio 1914-15, Commercio coi principali Stati nel 1915, Esportazioni ed importazioni riu nite, Im por­ tazione (per éBtegorie e per mesi), Esportazione (per categorie e per mesi).

Prodotti delle Ferrovie dello Stato, Quotazioni di valori di Stato italia n i. Stanze di compensazione, Borsa di Nuova York, Borsa di Parigi, Borsa di Londra, Tas- so di cambio per le ferrovie Italiane, Prezzi dell’ar- genio.

Cambi a ll’ Estero, Media ufficiale dei oambi agli effetti d ell’art. 39 del Cod. comm., Corso medio dei cambi accertato in Roma, Rivista dei cambi di Londra, R i­ vista dei cambi di Parigi.

Indici economici italiani. Valori industriali.

Credito dei principali Stati.

Numeri indici annuali di varie nazioni.

Per qualsiasi comunicazione i signori abbonati fa- ramno icasa cortese di aggiungere ha fascetta colla qua­ le ricm ono il periodico.

AVVISO

In seguito ad accordi che la nostra 'Amministrazione ha potuto prendere siamo lieti di poter mettere a disposizione dei nostri sigg. Ab­ bonati gratuitamente alcune copie del RESOCONTO UFFICIALE DEL CONVEGO INTERPARLAMENTARE DI ROMA, il quale è in corso di stampa. Preghiamo quegli abbonati cui la pubblicazione fossé per interessare di inviarci con cortese sollecitudine la prenotazione.

_______ L’AMMINISTRAZIONE.

F

arte

economica

'

I depositi fiduciarii nelle Bancfie minori

Ad. ogni avverarsi di uno scandalo bancario,

anche se dovuto alla disonestà di una persona,

anziché alla poca capacità degli amministratori,

ritorna in onore una vecchia, questione : quella

della tutela dei depositanti e quindi delle remore

da imporre alle Società anonime che esercitano

1

industria del Credito, affinchè l’ammontare del

loro capitale o delle loro operazioni sia opportu­

namente proporzionata alla entità dei depositi:

altri anzi vorrebbe addirittura arrivare a commi­

surare la maggiore o minore rapida liquidabilità

degli investimenti che le banche debbono pur ope­

rare per far fruttare ai depositi un. interesse supe­

riore a quello che esse corrispondono1 ai clienti

che fidano loro in deposito del denaro.

. Anche se si vogliono svalutare le argomenta­

zioni dovute ad impressioni momentanee, che non

sempre sono le migliori consigliere, sta in fatto che

devesi ammettere la nostra legislazione non es­

sere del tutto completa a tale riguardo ed abbi­

sognare quindi di venire completata nelle sue la­

cune, non tanto- per evitare il ripetersi di scandali

clamorosi ohe. se dovuti a disonestà degli uomini

i quali affrontano ,le sanzioni del codice penale,

non potranno essere del tutto' eliminati da dispo­

sizioni di materia commerciale, e. se dovuti a poco

capace amministrazione perdureranno egualmente,

nella proporzione del resto non allarmante nella

quale si sono sempre verificati, poiché non sarà

sempre facile trovare, _

nel moltiplicarsi dei piccoli

’sturiti di credito mobiliare, specialmente nei pic­

coli centri, amministratori che sieno provetti nel­

la delicata materia bancaria ; quanto invece per un

principio di massima 11 quale non ci sembra possa

essere tacciato di illiberalità.

(2)

502 L’ECONOMISTA

24 G iu g n o 1917 — N. 2251

ricoli, di sapere prevenire la legislazione conden­

do, col portare aumenti al loro- capitale azionario

a mano a mano che cresce la entità dèi depositi

che vengono loro affidati; consenso infine della

stampa tecnica, la .quale .si è limitata alla critica

su modo migliore o meno di conseguire l’inten­

to, senza combattere il principio.

D ’altra parte le accuse di illiberalità che venis­

se mossa verso una ben studiata 'soluzione del

problema, non troverebbe base perchè facilmente

si potrebbe obbiettare che il nostro codice di com­

mercio contiene nei riguardi delle Società anoni­

me delle opportune limitazioni che nessuno po­

trebbe invero giudicare vessatorie. Ad esempio

la disposizione che impone loro di non emettere

obbligazioni per somma eccedente il capitale ver­

sato e tuttora esistente secondo l ’ultimo bilancio

approvato {art. 771 C. €.), nessuno ha pensato mai

di ritenere illiberale; e lo .stesso può dirsi circa

l ’obbligo di reintegrare il capitale o ridurlo quan­

do sia ridotto a meno di due terzi; e di indicare in

ogni atto ,l’ammontare del capitale sottoscritto e

versato ecc. ecc. Anzi non è fuori di luogo ricor­

dare che per delle Società anonime che esercitano

il credito è imposto di consegnare alla Cancelle­

ria del ribunale ed .al Ministero competente una

copia della situazione mensile. Nell’insieme quin­

di si vede come il legislatore abbia voluto trovare

la via migliore per conseguire la tutela dei terzi,

che trattano con società a responsabilità limitata

e per lasciare a'queste la più larga libertà consen-

tibile con .quella tutela.

Se infine si considera che un Istituto dì credito

mobiliare il quale abbia come ben di sovente si

verifica, un ammontare di depositi per molte vol­

te superiore all’ammontare del capitale sociale,

viene a rivestire più il carattere di una Cassa di

Risparmio, anziché di una Banca e che in quella

qualità potrebbe eventualmente essere fatta rien­

trare dal legislatore nell’orbita di Queste con .con­

seguente1 soggezione alla sorveglianza governa­

tiva stabilita per le,gire e specifiche prescrizioni per

l’impiego dei capitali, ci sembra non. debba essere

ripudiabile da parte degli istituti di cui discor­

riamo. che al nostro, Codice di Commercio venga

aggiunta, una disposizione ner la quale « le società

cbe esercitano il credito non possono ricevere de­

positi a risparmio per un ammontare superiore al

ouintuplo o al sestuplo, ad esempio della somma

del capitale e delle riserve ».

Uffici nuovi e sistemi antichi

Prendendo in esame il nuovo ordinamento del

Ministero di Agricoltura, Industria, e Commercio,

il comm. Monzilli che in quel ministero raggiunse

la carica di Direttore .Generale, denuncia nel suo

Economista d’Italia, che le modificazioni testé av­

venute in quel dicastero sono dovute specialmente

alla tendenza espansionista della, burocrazia, an­

ziché, ad un principio di utile ripartizione dei ser­

vizi. di utilizazzione degli uomini competenti, e

di adeguata economia di reparti e organici.

La denuncia riveste^ a nostro avviso, una gra­

vità specifica, e perchè la riforma di quei servizi

viene operata precisamente nel momento in cui

si accentua nel paese una forte reazione contro

gli antichi sistemi dell’inflazionismo burocratico

e de lfavoritismo e perchè nelle nuove amministra

¿ioni era, già penetrato- il concetto di mantenere

gli organici i,n modo- da far funzionare i competen­

ti -e di non creare delle cariche ad tersonam e

perchè infine, anche se il Ministero di cui- parlia­

mo assurgerà a speciale importanza d.000 la guer­

ra. non per questo debbono, venir meno -quei me­

to d i di economia di cui le pubbliche amministra­

zioni debbono dare costante esempio.

Il Monzilli invece rileva che secondo il nuovo

ordinamento, vi sarà una Direzione Generale del

Credito, della coopcrazione e dàlie assicurazioni

private, che conserva le Soicietà di Mutuo soccor­

ro e le :oasc popolari, ma viceversa, cede alla Dire­

zione Geme rade del lavoro, le Assicurazioni infor­

tuni, le Assicfumsàoni invalidità, vecchiaia, mater­

nità e disOccupazione. Ora, siccome in simili ser­

vizi la funzione ministeriale è di vigilanza la teo­

ria e la pratica consiglierebbero di concentrare gli

Istituti da invigilare in unico ufficio, sotto una

stessa direzione.

Ma, l’originale è. ¡nell’ordinam,ento dei servizi

dell’industria e del comemrcio. Non più una Dire­

zione generale, ma due Ispettorati generali sepa­

rati, uno per l’industria ed uno per il commercio

interno (sic). Il primo comprende l’Ufficio della

proprietà industriale (brevetti d’invenzione, mar­

chi di fabbrica, ecc.) ed intellettuale (diritti d’au­

tore). la pèsca e la polizia industriale, che si ridu­

ce all’applicazione delle disposizioni sulle caldaie

a vapore, s-ugl’impianti elettrici e sull’industria

serica. e)le_ scuole industriali. L ’Ispettorato del

commercio interno comprende poi dei servizi pu­

ramente nominali, quali i trasporti all’interno, le

esposizioni, sempre a.ll’interno. le Camere di Com­

mercio. le fiere e i mercati, le Borse di commercio

— quelle di titoli e valori sono alla dipendenza

M G Direzione del credito — e poi le scuole di

commercio, e l’Ufficio dei pesi e misure.

Il lettore, molto probabilmente, guidato dal

semplice suo buon, senso avrebbe costituito un Uf­

ficio solo — Divisione o Ispettorato che sia — per

l’insegnamento professionale, cioè per le scuole

Commercial' ed industriali,; ma, si vede che egli

non ha la mente di superuomo ed il criterio della

mentalità burocratica, che vuole alla dipendenza

. il 'Ispettorato, del commercio le Scuole commer­

ciali. e di quello dell’industria le Scuole industria­

li. Ih lettore può pensare che questa spartizione dei

servizi sia proprio quella che richiederà più per­

sonale perchè g l’impiegati di un ufficio si trove­

ranno» spesso privi di lavoro, senza potere perciò

prestare l’ opera loro, nell’altro ufficio. Vi è. ad

esempio, una Sezione per la revisione dei bilanci

delle Camere di commercio: un lavoro che non

sarebbe «eccessivo per .un solo impiegato nei 312

giorni di assistenza all’ ufficio.

Ma. d ’originalità caratteristica è nel nuovo Uf­

ficio di politica, economica e del commle'rcio este­

ro. che. in sostanza, è la ragione di essere dd

spiovo ordinamento : bisognava creare quest’uffi­

cio per soddisfare l’ambizione di aualcuno: ed ec­

colo» servito. Il lettore, novero ignorante, non

riescirà »facilmente

1

a comprendere la divisione del

commercio interno, da nnpllo estero nei rispetti

dell’azione statale, ma podi.è un ignorante.

Vi »è una Divisione dì politica commerciale, la

quale comprende: nella Sezione nrima i servizi

seguenti : Studi economici e doganali (sic). Rile­

vazione _

delle condizioni industriali e commercia­

li d’ Italia e dei Paesi esteri. Schedario delle indu­

strie nazionali. Preparazione delle tariffe e dei

trattati. Incremento del commercio» di esportazio­

ne (?). Nella Sezione seconda: Incremento» e tra­

sformazione delle industrie (?). Studi tecnici e le­

gislazione. Trasporti per l’estero. V i è poi la Di­

visione Commercio estero, che comprende nella

Sezione prima : Applicazione dei trattati e tutela

del commercio*-estero (sic), nella Sezione seconda:

Organizzazioni commerciali italiane all’estero.

Segue poi un Ufficio speciale delle informazioni

comnierclali, che. viceversa commende nella Se­

(3)

Dit-24 G iu gn o 1917 — N. 2251 L’ECONOMISTA 503

te commerciali all'interno (lo hanno' per legge le

Camere di commercia) e all'estero (lo hanno ì

Consoli). (Comunicazioni e informazioni.

La serie si chiude con Uffici temporanei diffe­

renti dall’ Ufficio ,di'palifica, economica e del com­

mercio estero (Dio, com’è lungo il ¡titolo !), che

son tre: i. Commercio col nemico,; 2. Approvvi­

gionamenti e consumi industriali (che ora dipen­

derà dal Commissario on. Canepa). Preparazione

pel passaggio dallo stato di guerra a quello, di

pace.

Quest’ultima è il solo ufficio che sia giustifi­

cato; tutti gli altri sono un non senso, percne tro­

vano ¡il loro posto naturale, organicamente e tec­

nicamente, negl'ispettorati generali deU’mdustria

e del commercio; per cui la conchiusione logica è

questa: che vennero ¡sottratti agli Urtici naturali

servizi e mansioni per ¡gonfiarli ed aggrupparli

m un organismo amministrativo nuovo, che im­

porterà di certo un .accrescimento di personale e

di spesa .Al quale proposito è da rilevare che,

mentre g l ’ispettorati deU’industria e del commer­

cio non danno che Sezioni, il nuovo grande ufficio

rta Divisioni.

Insemina, da qualunque parte Io si ' esamina,

questo ordinamento appare un piano preordinato

aH’unico scopo di formare un nuovo, organismo

amministrativo, gonfio di mansioni, in parte nuo­

ve, inorganiche e vane, per soddisfare esigenze pu­

ramente personali. La. distribuzione stessa dei fun­

zionari fra’ diversi uffici ne fornisce la conferma.

Basti notare che alla direzione dell’ Ispettorato dei

commercio interno !è preposto un Funzionario ci,c

da oltre 3 anni è incaricato, delle ispezioni nei ser­

vizi del credito, e con lui passano al detto Ispetto­

rato anche altri funzionari che prestano l’ opera

loro ai servizi del credito. E così, il Ministero ve­

de andar via il Dragoni, che avrebbe potuto esse­

re un ottimo Direttore gen. del comm. interno ed

estero, ed il Belloe che .sarebbe ¡stato un ottimo

Ispettore generale deH’industria e conferisce i po­

sti disponibili ad altri funzionari che non sono

adatti niè per l’uno, nè per l’altro ufficio.

Non possiamo a meno di sottoscrivere le pa­

role (vivaci colla quale il cav. Monzilli bolla la ri­

forma la quale dimostra che se si creano dei nuo-

vi uffici, ciò più che ad una necessità sentita, o ad

una distribu?ione razionale, risponde invece ai

sistemi antichi che abbiamo sempre deplorati.

Politica annonaria ed approvvigionamenti

Le restrizioni imposte al libero commercio delle

derrate di prima necessità, destinate all’alimenta-

, zione, hanno suscitato, anche in Francia una pole­

mica vivace che sarà utilmente seguita dai nostri

lettori, poiché la politica Annonaria della Nazione

vicina non è stata in sostanza diversa delle nostra.

Il T.emps del 7 maggio, dopo una vivace critica

al decreto emanato per regolare la vendita e l’uso

della farina di frumento, amaramente conclude

che « niente è così agevole come annientare un

commercio ed arrestare i servizi che la libera or­

ganizzazione delle iniziative private rende agli in­

teressi del paese. Basta un decreto1: alle previdenze

individuali si sostituiscono meccanismi automatici

e finché i loro ingranaggi funzionano nel vuoto

sembra che la previdenza dello Stato valga le altre

e che anzi nella sua tutela collettiva abbia vera­

mente semplificato, organizzato, realizzando un

progresso con economia di forze. Ma allorché

queste belle invenzioni entrano nella fase della

pratica applicazione, la resistenza dei fatti — e

non quella degli uomini — rivela gli inevitabili

attriti. Allora ci si rammarica per le cooperazioni,

imprudentemente distrutte».

Nello stesso giorno, l’Humanitè polemizza col

Temps, il quale avrebbe sostenuto che « le attuali

difficoltà sarebbero dovute agli errori commessi

durante il periodo dello pseudo-intervento statale,

allorquando queste medesime difficoltà si .verifica­

vano .in tutte le nazioni del mondo ». Insiste anco­

ra sulla questione già posta, e cioè su quale degli

elementi che concorrono a determinare lo stato

attuale delle cose il libero commercio potrebbe

esercitare un’azione efficace. Il Temps non sii sa­

rebbe pronunciato su questo punto ma l’H tm m i-

tè ritiene che ormai per qualunque derrata di pri­

ma necssità la libertà degli scambi e l’iniziativa

privata sarebbero impotenti a stabilire l’equilibrio

tra l’offerta e la domanda. Anche in regime di

libertà, quando questo equilibrio non esiste più,

ne derivano come conseguenze inevitabili i prezzi

altissimi, le ripartizioni irregolari- delle derrate e

il disordine nei trasporti.

Il primo fenomeno concernente l’alto limite nei

prezzi si verifica anche in tempo di pace, ma pro­

cede normalmente di pari passo con l’alternarsi

dell’ offerta e della domanda, giacché, se si deter­

mina uno .squilibrio tra, i bisogni e le offerte, e

se si accentua la deficienza di approvvigionamen­

to, i prezzi tenderebbero a raggiungere altezze ri­

levanti, mai noni perdurerebbero per i facili scambi

e per la possibilità di gettare sul mercato notevoli

stocks di merce che servano a colmare le eventuali

deficienze di produzione di un dato paese.

O ggi invece avviene che non, .c’è più proporzio­

ne tra la diminuzione delle quantità ed il rialzo dei

prezzi : dopo tre anni di guerra tutte le riserve so­

no esaurite. Per la deficienza di mano d ’ opera la

produzione è deficiente in tutti i paesi; la man­

canza. dei mezzi di trasporto terrestri, la distruzio­

ne di una parte dei mezzi, di trasporto marittimi,

danneggiano in modo ineguale, ma indistintamen­

te, tutti i,.paesi produttori. Per conseguenza, se, si

abbandonano al loro, giuoco naturale la libertà de­

gli scambi e la libera iniziativa dei cittadini, non

c’è dunque più limite al crescere dei prezzi. Quello

.che si constata per tutte le materie prime indu­

striali sarebbe avvenuto per lo zucchero, il pane,

la carne, se lo Stato non fosse intervenuto. Infatti

si troverà sempre chi, acquisterà a qualsiasi prez­

zo le derrate poco abbondanti o che le andrà a

snidare a qualsiasi distanza, e così, mentre le esi­

genze nazionali richiederebbero la riduzione al

minimo dei trasporti, la concorrenza e l’offerta

maggiore li moltiplicano, ed il prodotto non toc­

cherà.a chi ne avrà'm aggior bisogno o a chi ne

dovrà fare l’impiego più utile, bensì a chi lo avrà

pagato più caro, ed a chi l’avrà rintracciato, più

lontano. Oltre a questi inconvenienti, l’accapar­

ramento privato, che si verifica appena si manife­

stano i primi prodomi d’inquietudini, contribuisce

ad acuire la anormale ripartizione dei viveri che,

neH’impossibilità di provvedere a tutte le necessi­

tà. dovrebbe essere fatta equamente col soddisfare

ad esse secondo la vera urgenza e l’utilità della

richiesta.

Pertanto V Humanitè riafferma la necessità che

lo Stato intervenga per frenare l’alto costo dei

prodotti di prima necessità, per controllare la

loro distribuzione in vista di ridurre al minimo i

trasporti, ed in vista dell’urgenza relativa degli usi

cui sono destinati e dell’eguaglianza dei bisogni.

(4)

504 L ’ECONOMISTA 24 G iu gn o 1917 - N. 2251

questa scienza nelle condizioni attuali, cne nessun uomo ha potuto a può prevedere ( « invece di cer­ cai e nega scritti dei passato la soluzione dei prò- uieim attuali, cne sono problemi nuovi, non sa­ lirne m eglio — prosegue 1

ti amanite —

cne il

1

emps

uesse uno sguardo a quanto avviene m Inghilterra, la patria aegn uomini di Manchester, aei padri dei « lasciar lare » r V edrebbe cne « emer- gency-men » dai poteri quasi illimitati sospendo­ no, quando, l'interesse delia difesa lo richiede, tut­ te le libertà e tutte le abitudini. jNon sentirebbe parlare altro cije di tassazioni, di restrizioni, di requisizioni di tutte le cose, compresi i valori mobiliari, e di

i-costrizione

. il 2 M aggio, Bònar Law, presentando il bilancio, annunciava che l'im ­ posta sui profitti di guerra era stata elevata dai

00 affiso per cento (il che importa un'entrata di 5

miliardi di franchi), e per giustificare questo prov­

vedimento diceva che questa era L’imposta più e-

qua

e

1meno nociva all’interesse nazionale, aggiun­

gendo che non si deve pretendere che l’ operaio

lavori con lena, quando sa che il suo sforzo va a

vantaggio d’un particolare ». E su questo punto

conclude : « La guerra ha sospeso, le condizioni

ordinarie della vita : i mezzi ed i principi di pace

non saranno certo, quelli che la condurranno a

buon hne ».

Nello stesso giorno il Temps ricorda che nel

1793, essendosi verificata, penuria di viveri, la

Convenzione aveva pensato di ristabile rapprovvi-

gionamento. delle merci ricorrendo alla determi­

nazione dei prezzi. L ’ n settembre infatti stabiliva

con un decreto il prezzo massimo del grano, delle

fanne e dei foraggi. Il 29 dello, stesso mese un

altro decreto estendeva la stessa misura a tutti

1 prodotti di prima necessità senza eccezione, e

stabiliva al tempo stesso un maximum per i gua­

dagni, i salari, la mano d ’ opera e le giornate d;

lavoro. Per facilitare l’esecuzione dei precedenti

decreti ne fu emanato un altro il 1. novembre, col

quale si minacciava di imprig'ionare, e poi di tra­

durli davanti ai Tribunali rivoluzionari, tutti quei

mercanti 0 fabbricanti che, per non incorrere nella

rovina, cessassero i loro commerci- L ’applicazione

di queste misure mise il Governo in un. dedalo m-

strigabile d ’imbarazzi di tutti i generi, espose

venditori e gli acquirenti a vessazioni, ed a peri­

coli, ed infine portò, come doveva fatalmente ac­

cadere, la crisi industriale e la mancanza di merci

al massimo apogeo.. Ed allora un decreto del 24

dicembre 1794 aboliva tutte le precedenti misure,

motivando la deliberazione col fatto che « la legge

del prezzo massimo annientava- di giorno in gior­

no il commercio e l’agricoltura; che più questa

legge era severa, più diveniva impraticabile». —

« Spetta all’industria, sbarazzata da ogni ostaco­

lo, .— aggiungeva il decreto - al commercio ri­

generato, moltiplicare le ricchezze ed i mezzi di

scambio. Gli approvvigionamenti della Repubblica

sono affidati alla concorrenza ed alla libertà ». Do­

po essersi appellato all'autorità di un avvenimento

storico destinato a comprovare l’inefficacia ed anzi

il danno dell’intervento dello Stato, a sostegno

della propria tesi l’autore dell’ articolo aggiunge

queste altre considerazioni : « E ’ impossibile al

legislatore fissare, anche per un periodo di tempo

molto corto, il prezzo delle cose che è per sua

natura molto variabile, perchè dipende da un com­

plesso di circostanze che l’autorità pubblica è

impotente a regolare. Allorché la legge pretende

di regolare il prej^o delle derrate e delle merci

possono capitare tre casi o il prezzo massimo è

superiore a quello reale, ed allora la legge ha per

effetto, dii destare, inquietudini ¡(nellJani.mo dei

produttori e dei consumatori, — o. esso è uguale,

ed .allora l’inquietudine seminata dalla legge tende

a far alzare i prezzi, provocando un aumento nella

domanda ed una diminuzione nell’offerta, — op­

pure, (e questo -è il caso, più comune) u prezzo , fis­

salo e imeriore ,a quello corrente, ed allora la leg­

ge conimene un attentato contro la proprietà,

perche essa impone ai produttori di vendere ih per­

dila... yueiio- cne è disastroso — osserva ancora

fi giornale citato. — è ,che da una parte fa p ro d u ­

zione si arresta e ¡gli approvvigionamenti com­

merciali si sospendono, doppio fenomeno che l'au­

torità piu dispotica non può impedire, mentre

d'altra parte il consumo cresce. La produzione

diminuisce perchè il produttore teme di non otte­

nere per i suoi prodotti un, prezzo, sufficientemente

rimunerativo; gii ‘approvvigionamenti si, sospen­

dono ed 1 mercati sono, mal torniti perchè i pro­

duttori non possono più offrire la merce libera­

mente, e le minacele della legge fanno temere ai

commercianti l’accusa di accaparratori. L a dimi­

nuzione della produzione e la scarsità delle merci

aumentano il distquihbrio tra il prezzo legale e

quello corrente, e soltanto coloro che sono- in

grado di pagare i prodotti secondo il loro valore

vero attuale, possono procurarsi le cose di cui han­

no bisogno, acquistando magari anche più del ne­

cessario, poiché la loro previdenza è eccitata da

quelle stesse misure restrittive che sono state

emanate. Cosicché le classi meno agiate ed ope­

raie sono, quelle, che vengono maggiormente a

risentire della determinazione dei prezzi, benché

tutte queste misure abbiano- in origine la pretesa

di favorirle»,..

« Le crisi degli approvvigionamenti non si risol­

vono — conclude e commenta, il Temps — con le

requisizioni, le ingiunzioni, e con tutte le altre di­

sposizioni restrittive, e gli insegnamenti che si

possono trarre dall’esperienza del momento, at­

tuale concordano con quelli offertici dalla storia.

Il Governo deve trarre profitto da questi ammae­

stramenti per ritornare, dopo i ripetuti scacchi di

questa politica di Stato, alle garanzie che offre la

libertà ».

L ’ Humanité dice: (« Basta con le capitolazioni »

— polemizza ancora il Tem\ps — ma i pretesi arre­

tramenti del Governo non sono che una prova di

saggezza ed un. omaggio -all’evidenza dei fatti.

Tutto- lo sforzo dello. Stato dovrebbe tendere, dal

punto di vista economico, verso lo sviluppo del

commercio e della produzione sotto l’influenza

delle libere -contrattazioni, della garanzia dei con­

tratti e del perdurare degli scambi ».

A queste polemiche critiche del sistema segui-,

to e da seguire del governo francese nella politica

annonaria, in cui vediamo, l’ organo ufficiale della

stampa farsi paladino, della vecchia dottrina libe-

risti-ca, mentre l’organo, socialista sostiene una

politica di Stato sempre più estesa, -ed invadente,

può essere ravvicinato- un articolo del Senatore

Charles Humbert, il quale, prese le mosse dalle

disposizioni emanate per disciplinare i consumi e

gli approvvigionamenti, . si slancia in una pode­

rosa critica di tutta la politica economica della

Francia in questo periodo di guerra. Charles Hum­

bert, nel Journal del 3 maggio, scrive :

(5)

24 G iu gn o 1917 — N. 2251 L ’ECONOMISTA 505

nuovi ed in una paralisi sempre crescente della

vita nazionale. Lo stato d’anemia dolorosa da cui

e alletto il paese, l’arresto progressivo degli affa­

ri, l'impressione di angoscia e di crisi che va ogni

giorno^ aumentando, hanno ragioni più profonde

■ e più tristi. Bisogna ricercarle in noi stessi, ossia

nei nostri dirigenti, nella nostra amministrazio­

ne, nei nostri servizi militari che da tre anni non

si sono resi conto, del compito loro affidato, nel

nostro spirito' pubblico che ha vissuto nelle illu­

sioni ed ha lasciato fare. Giacché, in fondo, il

principio animatore delle restrizioni, delle limita­

zioni, delle proibizioni, è ancora la disastrosa con­

cezione dei primi giorni, e cioè della guerra fatta

soltanto dai combattenti, dello sforzo nazionale

che sospende per un certo periodo di tempo l’atti­

vità normale della nazione, di un ordine di cose

temporaneo e passeggero che mette nelle mani dei

militari tutte le risorse del paese per usarne sen-

z’altra considerazione all’infuori di quella del ri­

sultato che si deve ottenere sul campo di batta­

glia». E l'autore continua polemizzando e metten­

do in evidenza tutti i pericoli che potrebbero deri­

vare da questa mentalità che considera il paese

come una riserva sulla quale appoggiarsi secondo

le circostanze, pronti ad invocare la necessità della

difesa nazionale per giustificare ogni restrizione,

ritenendo che tutto ciò che non si riconnette im­

mediatamente alla guerra sia da considerare come

attività superflua. « Il problema — continua

l’ Humbert — nella terribile prova che noi attra­

versiamo non è di consumare, ma di produrre.

L ’ultima realtà della guerra non consiste soltanto

nello sforzo magnifico' dei fronti nel quale l’eroi­

smo dei combattenti mette in valore i mezzi forni­

ti delle retrovie, ma anche nell’oscuro lavoro in­

terno che si sforza a mettere insieme questi mez­

zi, ad alimentare l’ esercito, a far vivere il corpo

sociale, di cui esso è oggi il membro più pulsante.

« Da questo punto di' vista si vede quanto siano

superficiali e precarie le distinzioni tra le industrie

ed i commerci, che sono indispensabili alla difesa

nazionale, perchè tutto ha attinenza con l’att'Vità

economica ¡del paese ed ogni attentato alla sua vi­

talità ne diminuisce la forza di resistenza. Ad ogni

restrizione nuova corrisponde un profondo inde­

bolimento dei nostri mezzi di resistenza. Se le

limitazioni sono divenute necessarie è per l’incu­

ria o l’imprevidenza del governo. Bisogna accet­

tarle, ma nello stesso tempo paralizzarle com­

piendo il massimo sforzo nella produzione.

• « La guerra non è più un rapido duello tra due'

eserciti: è una prova di resistenza, della quale

riesce vincitore chi resiste meglio e più a lungo ».

Ma anche di un altro lato del problema si oc­

cupa la stampa francese, esaminando le ripercus­

sioni ch eli blocco sottomarino può avere■ sull’ap­

provvigionamento della Francia.

L ’on. Lancion, deputato del Finistère, nel Matin

del 3 maggio, scrive : « Guerra d’usura, guerra di

materiale, guerra di alimentazione! Si sente ripe­

tere da tutte le parti con una certezza ed un’evi­

denza che ecclissano la forza e l’ importanza di

queste parole. Nella guerra di produzione gli al­

leati hanno l’immehsa superiorità di opporre >ai

nemici le loro risorse, molto bene utilizzate nel

loro insieme, alle quali si aggiungono o dovreb­

bero potersi aggiungere la quasi totalità delle ric­

chezze mondiali che una libertà dei mari meglio

assicurata ed un impiego' più razionale dpi nostri

mezzi di trasporto, — dovrebbero fornirci.

La produzione francese agricola, mineraria ed

industriale, con ì deboli mezzi di cui disponia­

mo, raggiunge una cifra, che sarà difficilmente

sorpassata. Per aumentare le nostre provviste, il

mezzo più semplice e più immediato che ci si offre

è l’importazione dei prodotti strettamente indi­

spensabili, impiegando il massimo del tonnellaggio

disponibile e riducendo al minimo le perdite risul­

tanti da una spietata guerra sottomarina. Che co­

sa si e fatto fino ad ora per tentare di risolvere le

due principali questioni, del problema : guerra sot­

tomarina ied utilizzazione del tonnellaggio ? « Un

mezzo che l’on. Lancien suggerisce al ministro

Violette, nel momento in cui il problema dell’ap-

provvigionamento e del razionamento si prospetta

così angoscioso, per aumentare il tonnellagg'ô di­

sponibile sarebbe quello di utilizzare la flotta com­

merciale della marina da guerra, che rappresenta

parecchie centinaia di migliaia di tonnellate, im­

piegate esclusivamente per l’approvvigionamento

del nostro esercito e della nostra flotta d’Oriente,

e della quale una parte importante resta per 'lo, più

inutilizzata.

Anche Clemenceau si occupa, il 3 maggio, nel­

le Homme Enchaîné » della puerra sottomarina e

deH’approvvigionamento, e dopo una vivace cri­

cca

dèlia politica della, Francia verso' la Grecia e

della spedizione in Oriente, viene a parlare della

flotta inglese, di gran lunga superiore a quella te­

desca per numero e per equipaggiamento, che si

è trovata nella necessità di essere immobilizzata

per fronteggiare le insidie tedesche.

«. Al principio della guerra, egli scrive, noi a-

vevamo la libertà dei mari, oggi non l’abbiamo

più. E, 'mentre le corazzate tedesche se ne stanno

chiuse nei loro porti, saldamente protetti dalle

mine, i sottomarini si slanciano per raggiungere

lontani raggi d’azione, donde ritornano indistur­

bati per nuovamente rifornirsi. I .nostri traffici, se

non sono così aboliti del tutto, troppo spesso si

vedono tagliate le vie».

Tratteggiata la situazione, egli conclude, esor­

tando, a prendere le dovute ed energiche misure

atte a por .fine ad uno, stato di cose le cui conse­

guenze possono essere eccessivamente gravi, pro­

spettando, il bivio che si proietta ai poteri respon­

sabili o di persistere in una difesa dimostratasi

inefficace, o di tentare piuttosto, nonostante i

numerosi1 rischi, di svincolarsi violentemente dalla

stringente offensiva.

Il « Journal des Débats », 'parlando in quello

stesso giorno del blocco sottomarino in un arti­

colo di A. G., scrive che l’intervento degli Stati

Uniti, secondo questo scrittore, avrebbe trasfor­

mate le condizioni del blocco della Germania, to­

gliendo di mezzo tutte le difficoltà provenienti

dai riguardi che i belligeranti dovevano usare nei

confronti degli armatori, degli esportatori e de’

fabbricanti americani. Dopo essersi intrattenuto

sul sistema adottato dagli Stati Uniti per l’approv-

vigionamento dei neutri, A. G. osserva che per

rendere effettivo, il’ controllo esercitato dagli al­

leati sulle ,riesportazioni dai paesi neutrali verso

gli imperi centrali, esso dovrebbe estendersi an­

che ai prodotti nazionali dei singoli paesi neutrali.

Infatti se i neutri, cedono ai nemici prodotti, dei

quali non hanno soverchia disponibilità per impor­

tarne a loro volta dall’estero, si hanno le stesse

conseguenze che si avrebbero se i neutri riespor­

tassero ì nostri .prodotti. Di qui la necessità che

gli -stati belligeranti subordinino le loro esporta­

zioni nei paesi neutrali, alla condizione che i pro­

dotti esportati non siano rivenduti ai paesi nemici.

Per quei prodotti invece che i neutri possono

esportare senza nuocere al consumo nazionale, si

dovrebbe ricorrere ad altri mezzi per arrestare

e diminuire la loro esportazione in Germania, sia

acquistandone in grande quantità, sia^ Subordinan­

do l’esportazione dei nostri prodotti alla restri­

zione nelle vendite di, altri che i paesi neutrali

potrebbero fare ai nemici.

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riser-506 L’ECONOMISTA

24 G iu g n o 1917 — N. 2261

ve -del quale comincerebbero a scarseggiare pres­

so gl'imperi centrali.

L A,ction trangaise del 3 maggio, esaminando

ia situazione circa gli approvvigionamenti, dice

che essa si delinea molto seria, per ragioni abba­

stanza evidenti, di cui la più efficiente è rappresen­

tata dalla guerra sottomarina. Perciò Leon Dau-

det sostiene .che incombe agli alleati il dovere di

rispondere con una guerra economica altrettanto

implacabile, e di garantire l’ordine interno da tor­

bidi, che potrebbero essere suscitati dalla scarsez

za delle derrate e dei prodotti di prima necessità.

« il ministro Violette sembra disposto ad assicu­

rare all’interno, in questo momento, la tranquil­

lità pubblica necessaria per la vittoria ». Ma gli

occorrono degli aiuti. Da parte di chi ? — si chie­

de Daudet. Da parte di tutti coloro, ai quali la

loro fortunata situazione consente di contribuire,

per amore o. per forza, al benessere generale, giac­

che di momento è tale che per mantenere l’ordine,

occorre .mettere- a prova la generosità civile della

popolazione : « I ricchi debbono fare sacrifici sot­

to forme, che possono essere ingegnose e varie,

in .favore dei poveri e dei meno abbienti, ed il

governo ha il diritto, ed il dovere di spingerli, di­

rigerli e costringerli in questa via, che è quella

della salvezza della nazione e della vittoria finale ».

« L unione sacra è entrata nella fase economi­

ca» esorta L. Daudet nell’A. F. del 5 maggio.

Ciascun paese in guerra somiglia ad un immenso

deserto, devastato dalla tempesta, le cui riserve

progressivamente diminuiscono-. Queste riserve

debbono essere ripartite in modo tale che si for­

mino due gruppi separati : un gruppo di -quelli

che ancora hanno quasi tutto, ed un gruppo di

quelli che non hanno quasi più nulla, di quelli che

hanno nascosto,provviste di alimenti o -di carbone

e idi quelli che tutto ciò non hanno, potuto, fare.

L ’unico rimedio ad una simile situazione è l’aiuto

reciproco e cioè l’abbandono da parte dei meglio

vvisti di una parte di quello che posseggono

in favore dei meno abbienti.

Il compito del ministro degli approvvigiona­

menti^ dovrà -essere diretto, da una parte, a stimo­

lare l’aiuto reciproco con decreti appositi, comin­

ciando dalle derrate più importanti e indispensa­

bili e tenendo d ’ occhio sempre quelle la cui

mancanza è maggiormente sentita; dall’altra par­

te a ricercare ed a colpire senza misericordia pii

accaparratori.

NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE

Carbone in Germania. — Allo scoppio della guerra, m seguito alla mobilitazione, la produzione del carbone fu ridotta quasi alla metà ; ma in seguito alla crisi industriale che seguì immediatamente, anche, il bisogno era ridottissimo. Lentamente però le necessità dell’in­ dustria di guerra sì fecero più forti, sinché il programma di Hindenburg portò nel settembre del 16 i bisogni di carbone ad una cifra quasi uguale a quella dei tempi di pace. Mentre l ’estrazione di combustibile, per la defi­ cienza e per la cattiva Dualità della mano d ’ opera si man­ teneva circa del 30 per cento al disotto del necessario interveniva una grave crisi di trasporti prodotta essen- zi^Jmente dalla mancanza di personale provetto, per cui il movimento ferroviario era ridotto in condizioni tri­ stissime. Così, ad onta di tutti gli sforzi compiuti, nello scorso inverno dalle miniere della Slesia non poterono essere trasportate che 5 0 al massimo 6 mila tonnella­ te di combustibile al giorno, mentre in tempo di pace il trasporto da 21.000 tonnellate era ridotto ad un massimo di 9000 al giorno. A ciò si aggiunga la straordinaria lun­ ghezza dell’inverno scórso, che, oltre ad aumentare i bisogni di combustibile, peggiorò oltre ogni dire le con- dizioni della navigazione interna.

Nel corso dell’ inverno si avverarono poi due altri fatti che costrinsero la Germania a distrarre grandi quantità del suo^ carbone dai bisogni del paese : l ’invasione della Romania, per cui ora tutte le ferrovie romene vanno con

■carbone tedesco, ed il combustibile non deve mancare ¡mai, per n0n compromettere la situazione dell’esercito di occupazione e di quello che opera dalla Bucovina al Alar Nero. In secondo luogo la guerra dei sottomarini aa imposto alla Germania l'obbligo morale di fornire di combustibile una quantità di paesi neutrali che prima si ritormva.no esclusivamente in Inghilterra.

Ora il governo- ha naturalmente di già preso disposi zioni perchè il prossimo inverno- non si ripetano questi inconvenienti ; il mezzo più pratico era quello di conge­ dare dal servizio militare il personale ferroviario ed i minatori provetti, tanto più che alle miniere sono an­ cora, giacenti quantità fortissime di materiale che non è stato possibile finora .trasportare completamente, giac­ che sarebbe stato necessario un trasporto quotidiano di circa 30.000 tonnellate.

Ma i ripetuti attacchi nemici sulle varie fronti non hanno permesso di congedare tutti gli operai che sareb­ be stato necessario. Il comando supremo dell’esercito de­ sidera bensì di effettuare il primitivo progetto ; ma non è possibile fissare sin d ’ ora ü momento in cui ciò potrà accadere,' ed è perciò ugualmente impossibile di dire se una crisi dei carboni sarà veramente sconguirata l’in­ verno prossimo.

Ribasso del marco. — I l corrisponpdente da Berlino alla « 1< ranhfurter Zeituùg » scrive ü ló giugno che nella capitale dell’Impero le opinioni in argomento airibasso dei marco,, sono molto discorda,nti. Alcuni credono che questo ribasso sia dovuto ad un’azione degli Americani, e ritengono che allo scopo di danneggiare il credito te- desco e diminuire la capacità di fare acquisti da parte della, Germania, le Banche americane avrebbero getta­ to sul mercato i loro crediti verso le Banche tedesche Evidentemente cosi facendo gli Americani avrebbero su­ bito delle perdite e-levantisi a diversi milioni « Ma che cosa importa mai agli Stati Uniti una perdita si­ mile, in, conironto alle spese elevatissime di guerra cui si sottopongono? », osserva il corrispondente berlinese e.l giornale di Francoforte. Questa notizia viene da al­ cuni paesi neutrali, ma essa non appare suffragata da argomenti veramente convincenti ; è una affermazione accampata in aria, dice. egli. Le, Banche berlinesi non nanno avuto nessuna notizia in proposito e neppure in­ direttamente soco .venute in sentore di una simile ma­ novra.. D altra parte i crediti che le Banche americane hanno verso quelle tedesche non sono abbastanza consi­ derevoli per ispiegare un ribasso tanto sensibile del marco. Fino a prova del contraria bisogna dunque ac- cogiiere questa supposizione con beneficio d ’inventario.

u altra parte il ribasso della valuta germanica è tanto considerevole da assumere le apparenze di un vero panico, -che non si può spiegare con fattori normali. Le n sire esportazioni, osserva il succitato giornale non so-10° s®nsl.bllmente e neppure sono aumentate le nostre importazioni. D ’ altronde questi scambi hanno assunto in gran parte il carattere primitivo di compen-m Z 11*- UÒ darS1 SU1 COrso d* “ arco abbiapotu te influire il permesso accordato agli im portatori di certe merci di pagarle in marchi. Quindi molti stranieri hanno mercato -ln marcld che avra™io gettato sul mercato. Si tratta, in generale, di somme non rilevanti, il loro numero è andato aumentando, però è presu- L ro ^ ra íí® qUeStli i“ P°rtatori avranno domiciliato le di crld it^ tL I! f b - la lo™ Banca- 0ra Plesso gli Istituti di credito tedeschi non s e notato un movimento di que­ sto genere di qualche importanza. Resta da esaminare 1 esportazione di biglietti di Banca. Molti sono coloro che varcano la nostra frontiera per recarsi in paesi neu-di in m 1 ™'as,sunc; cbe possono portar seco è la somma di 1000 marchi. Anche qui non si sarebbe notata un’e­ sportazione di valuta germanica su vasta scala ; in ogni caso 1 importo di biglietti di Banca tedeschi ©sporteti fnS q £ mezz° no11 e sufficiente per determinare ;1 forte ribasso subito dal marco, tanto più se si tiene l’esterod<?lle SOmme elevate del nostro commercio col-La vera causa per cui il marco è in ribasso si è che le riserve di titoli esteri in possesso della Germania van­ no esaurendosi rapidamente. L ’Impero non può ottene­ rne ,aP€£tu£a ^j1 c reddi a ll’estero per compensare i paga­ menti che ha da fare sulle piazze estere, quindi l ’offerta- del marco diventa sempre più abbondante, donde il suo deprezzamento D altra parte il continuo aumento del-

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24 -Giugno 1917 — N. 2251 L'ECONOMISTA 507

Progetti economici tedeschi. — Dopo che la conferen­ za economica di Parigi ha stabilito le misure da prender­ si per impedire agli Imperi Centrali di riguadagnare La influenza che esercitavano sui vari mercati dei Paesi Alleati prima della guerra, è interessante conoscere l ’ o­ pinione dei tedeschi sull’ organizzazione del loro com­ mercio estero pepi dopo-guerra.

A l riguardo la Camera di Commercio Russo-Francese di Pietrogrado fornisce alcuni dettagli desunti da discus­ sioni svoltesi in Germania sui progetti e sulle disposi­ zioni da prendersi per alimentare le industrie delle ma­ terie prime che^ la Germania non produce.

Durante la guerra sono state create in Germania, con la partecipazione del Governo,> delle Società speciali di guerra per l ’importazione delle materie prime. Queste Società, funzionanti Sotto la direzione del Governo, han­ no monopolizzato l ’ importazione e la ripartizione dei prodotti grezzi tra le varie- imprese industriali. In Ger­ mania tutti sono d’ accordo nel pensiero che tali Società devono continuare a funzionare anche durante il perio­ do transitorio in modo da poter con la centralizzazione dell’importazio'ne, regolare il bilancio del commercio, e- stero.

Alcuni economisti tedeschi, -avendo considerato che queste Società speciali di guerra hanno acquistato, nei paesi neutri, una grande quantità di me'rci che non po­ tranno aversi a .disposizione che dopo la conclusione del­ la pace e che sono state create in Germania delle impre­ se per la. produzione e per la -surrogazione delle materie prime che erano importate prima della guerra, sono d ’avviso che l ’ importazione dei prodotti grezzi debba re­ stare monooplizzata anche nel periodo successivo alla guerra. Queste Società dovrebbero essere-trasformate in Sindacati, ,i quali, a. loro volta dovrebbero creare dei centri di riparptizione e di vendita dei prodotti agli in­ dustriali, al prezzo di costo, come pure dovrebbero crear­ si degli importanti stocks per prevenire i danni di un nuovo eventuale sbocco. Gli interessi generali dell’Im ­ pero debbono esservi rappresentati dai Commissari del Governo. Il monopolio e la sindacalizzazione dell’impor­ tazione delle materie prime è motivata, come segue :

I o) Il sistema d ’imporptazione praticato prima della guerra era difettoso, poiché non ha potuto assicurare la formazione di riserve sufficienti, ciò che è d ’ altronde naturale, poiché il commercio libero mira principalmen­ te a diminuire le spese e ad essere garantito contro even­ tuali perdite ;

2°) L ’importazione era basata esclusivamente sugli interessi del commercio e non su quelli dell’industria ; 3°) Il cambio non potrà essere migliorato se l ’espor- tazione non sarà strettamente legata alla politica finan­ ziaria generale, ciò che non potrà ottenersi che con la centralizzazione dell’importazione durante un periodo abbastanza prolungato ;

4°) La concorrenza degli acquirenti, che si occupa­ no liberamente del commercio d ’ importazione eleva il prezzo sui mercati esteri.

Però economisti di opposta tendenza assicurano il contrario :

I o) Che non e provato che la centralizzazione degli acquisti contribuisca al ribasso deiprezzi : ogni grande istituzione, qual^ un Sindacato, ha sempre maggiori spe­ se che il commerciante libero, il cui principale interesse è quello di lavorare il più economicamente possibile ;

2°) L ’organizzazione burocratica del Sindacato la­ vora non solo più caramente, ma manca di morbidezza ciò che le impedisce di approfittare delle fluttuazioni dei mercati ;

3o) I Sindacati d ’impoprtazione non garantiscono affatto gli interessi del pubblico; al contrario si è avye- arto, che, per effetto di Sindacati, alcune branche del­ l ’industria assunsero è vero una preponderenza molto grande, ma a detrimento di altre.

fi0) I Sindacati d ’importazione possono solamente ap­ provvigionare il mercato interno e quelli che vi sono eventualmente collegati ; ma il commercio di transito diviene impassibile. E’ invece nell’ interesse della Ger­ mania che i porti del Mare del Nord sviluppino il com­ mercio di transito, allo scopo di fare concorrenza a ll’ In­ ghilterra e di migliorare il bilancio tedesco.

Il commercio di transito d ’ altronde non è possibile se non quando l ’ importatore è interamente libero da ogni limitazione:

Bisogna segnalare due progetti che tendono a conci­ liare queste discordi opinioni. Il primo è esposto dal Dott. Landauer nella « Frankfurter Zeitung » il quale,

r ritenuto che le Società militari d ’importazione privato, propone di trasformarle in « Banche di esportazione » secondo il modello della Banca Imperiale. Queste Ban­ che, quali : « Banca del cotone « Banca del grano », eco., dovrebbero essere organizzate sulle seguenti basi: I o) Il capitale dovrebbe essere formato da versamen­ ti particolari ; lo Stato garantirebbe il pagamento degli interessi, godrebbe di una parte dei benefici e nomine­ rebbe gli impiegati della Banca ;

2°) Le Banche, oltre che il Commercio privato, acqui­ sterebbero le materiegrezze, tanto a ll’Estero che in Ger­ mania e le venderebbero agli industriali od ai commer­ cianti ;

3°) Le Banche avrebbero cura di tener sempre degli stocks importanti, le di cui proporzioni sarebbero stabili e dal Consiglio delle Banche, di concerto col Governo ;

4°) Le Banche avrebbero il monopolio: per accorda­ re dei prestiti sulle materie prime, che si trovassero in mare, o in corso di spedizione o negli « entrepots », ciò che fornirebbe la possibilità d ’ influire, nell’interesse del pubblico o dello Stato, sull’ aumento o sulla diminuzio­ ne dell’importazione.

5°) Le Banche si dovrebbero specializzare jjer pro­ dotti ed avere la loro sede nei centri commerciali corri­ spondenti, per coordinare la loro attività con le Borse locali ed il commercio privato d ’importazione.

Tutte queste Banche dovrebbero essere riunite in una sola Direzione Centrale, che farebbe parte della Banca Imperiale. Si raggiungerebbe così lo scopo principale, cioè ^quello di legare le operazioni di sconto alla politi­ ca. d ’ impoprtazione. I prezzi delle materie grezze dovreb­ bero forzatamente ribassare, il mercato tedesco non sa­ rebbe sotto 1 influenza dei mercati esteri ed il commer­ cio di transito prenderebbe un nuovo indirizzo.

Un altro prògetto è esposto nella « Wirtschaftzeitung fler Zentralmach » dal dott. Utrecht. Esso ha in vista principalmente il periodo transitorio e propone di creare immediatamente, per ogni categoria di materie grezze, dei Comitati di acquisto, muniti di sufficiente credito per operare senza tregua, « per il tramite dei neutri », agli- acquisti delle materie prime ed .al carico dei ba­ stimenti necessari. Un Comitato governativo, con rappre­ sentanti delle Società Militari speciali esistenti, sareb­ be incaricato della Direzione Generale delle operazioni dei Comitati e della ripartizione del tonnellaggio, ciò che permetterebbe di garantire i mezzi di trasporto, ab­ bassandone le spese. Secondo il progetto del Dott. Utrecht, l ’ attività di questi Comitati comprenderebbe le seguenti misure :

I o) Stabilire il tonnellaggio esistente ;

2°) Farne la ripartizione, tenendo presenti f biso­ gni della popolazione, d ell’ industria e del commercio

3°) Fissare il tasso delle spese di trasporto e di as­ sicurazioni ;

4°) Impiegare immediatamente tutte le navi non re­ quisite dalla flotta militare ;

5°) Sviluppare gli edifici dei porti del Mar Baltico e del Mar del Nord :

6°) Fare una giusta ripartizione dei vagoni ferro­ viari per il trasporto nell’ interno dei prodotti importati; 7°) dirigere tutte le materie prime acquistate in A- merica, verso i Porti che servono poco alla navigazione internazionale ed adattarvi le costruzioni necessarie.

Ricchezze nazionali. — Eugéne d ’Eichthal, Membro dell’Istituto, in una sua comunicazione alla Société de Statistique de Paris, nella quale tratta del reddito pri­ vato e del reddito nazionale produce, a titolo dimostra­ tivo la seguente tabella sulla valutazione della ricchez­ za di diversi paesi, per avvertire che dette valutazioni cambiano notevolmente a seconda degli autori :

Francia 325 miliardi Gran Bretagna 450 » Stati Uniti 1000 » Russia 300 » Italia 175 » Germania 400 »

Il d’Eichthal non informa però dove abbia attinte le cifre sopra esposte che nei riguardi d ell’Italia, per lo meno, ci sembrano sicuramente errate, non essendo a noi noto autore alcuno che valuti le ricchezze nazio­ nali italiane intorno a 175 miliardi.

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508 L’ECONOMISTA 24 G iu gn o 1917 - N. 2251

LEGISLAZIONE DI GUERRA

Teito Unico sui sopraprofitti di guerra. — La « Gaz­ zetta Ufficiale» pubblica il seguente Decreto n. 971 in data 14 giugno, e il Testo Unico delle disposizioni rela­ tive alla imposta e sovrimposta 'sui redditi realizzati in conseguenza della guerra..

Visto il R. decreto 21 novembre '1915, n. 1643, alle­ gato li ;

Vista la legge 21 dicembre 1915, n. 1774 ;

Visti i Nostri decreti 23 dicembre 1915, numero 1893, e 6 agosto 1916, n. 1039, 10 agosto 19i6, n. 1031, 31 ago­ sto la!6, n. 1090, allegato D, 3 settembre 1916, n. 1108, 1° ottobre 1916, n. 1345, 9 novembre 1916, n. 1525, alle­ gato A, 19 novembre 1916, n. 1568, 18 gennaio 1917, n. 145, 21 gennaio 1917, n. -238, 6 maggio ±917, n. 783, 13 maggio 1917, n. 930, 24 maggio iyi7, n. 894, e 10 giugno 1917, n. 945 ;

Sulla proposta del ministro segretario di Stato per le finanze ;

Abbiamo decretato e decretiamo : Articolo unico.

E’ approvato il nuovo testo unico- delle disposizioni re­ lative alla imposta ed alla sovraimposta sui redditi rea­ lizzati in conseguenza della guerra, il quale, firmato, d ’ ordine Nostro, dal ministro segretario, di Stato per le finanze-, viene allegato al presente decreto.

L ’approvazione si estende espressamente alle dispo­ sizioni contenute nel detto nuovo testo unico anche in quanto importino aggiunte od innovino alle disposizioni precedenti.

NUOVO TESTO UNICO

delle disposizioni relative alla imposta e alla sovrimposta sui redditi realizzati in conseguenza della guerra. Art. 1. — I nuovi redditi, realizzati posteriormente al 1° .agosto 1914 fino al 31 dicembre 1918 in conseguenza della guerra, da commercianti, industriali ed intermedia­ ri, nonché i redditi della, medesima natura che dallo stesso giorno hanno ecceduto quelli ordinari, sono ac­ certati a, parte per l’ applicazione della imposta di ric­ chezza mobile, e, quando siano superiori a L. 2500, sono inoltre assoggettati ad una sovrimposta straordinaria di guerra nella seguente misura :

Per i nuovi o maggiori redditi realizzati dal 1° agosto 1914 al 31 dicembre 1915 :

Per1 i commercianti e gli industriali:

del 12 % sulla quota, del profitto superiore all’ 8 % e fino- al 10 % del capitale investito ;

del 18 % sulla quota del profitto superiore al 10 % e fino al 15 % del capitale investito;

del 24 % sulla quota, del profitto superiore al 15 % e fino al 20 % del capitale investito ;

del 35 % sulla, quota del profitto superiore al 20 0/, del capitale investito.

Per gli interm ediari:

del 5 % sulla eccedenza di oltre 1 decimo fino a 5 decimi sul reddito ordinario ; ,

del 12 % sulla, eccedenza di oltre 5 decimi e fino a 10 decimi sul reddito ordinario ;

del 18 % sulla eccedenza, di oltre 10 decimi fino a 20 decimi sul reddito ordinario;

dei 24 % sulla eccedenza di oltre 20 decimi fino a 30 decimi sul reddito ordinario ;

del 35 % sulla eccedenza di oltre 30 decimi. Per i nuovi o maggiori redditi realizzati dal 1° gennaio 1916 al 31 dicembre 1916, dal 1° gennaio 1917 al 31 di­ cembre 1917, dal 1° gennaio 1918 al 31 dicembre 1918 :

Per j commercianti e gli industriali:

del 20 % sulla quota del profitto superiore all’8 %. e fino al 10 % del capitale investito ;

del 30 % sulla quota, del profitto superiore al 10 % e fino al 15 % del capitale investito ;

del 40 % sulla quota del profitto superiore al 15 % e fino al 20 % del capitale investito ;

del 60 % sulla quota, del profitto, superiore al 20 % del capitale investito.

Per gli interm ediari:

del 10 % sulla eccedenza di oltre 1 decimo fino a 5 decimi sul reddito ordinario :

del 15 % sulla eccedenza, di oltre 5 decimi fino a 10 decimi sul reddito ordinario •

del 20 % sulla eccedenza di oltre 10 decimi fino a 20 decimi sul reddito ordinario;

del 25 % sulla eccedenza di oltre 20 decimi fino a 30 decimi sul reddito ordinario;

del 40 % sulla eccedenza di oltre 30 decimi.

i Art. 2. — Pei redditi che siano .accertati per l ’ appli­ cazione della imposta di ricchezza mobile in virtù del-

l’ art. 9 del testo unico di legge 24 agosto 1877, n. 4021, le .aliquote indicate nell’articolo precedente per i com­ mercianti e per gli industriali sono rispettivamente ri­ dotte al 10, al 15, al 20, al 30 %, quali furono fissate dall’ articolo 1 delTallegato B al R. decreto- 21 novem­ bre 1915, n. 1643.

Per le affittanze agrarie collettive di cui all’ ultimo comma del predetto art. 9, P accertamento dei redditi vie­ ne fatto in confronto di ogni singolo consociato.

Art. 3. — Agli effetti dell’art. 1 si presumono redditi realizzati in conseguenza della guerra,, fino a prova con­ traria, quelli comunque verificatisi per aumenti di pro­ duzione o di commercio, oppure per elevamento di prez­ zi posteriormente ai I o agosto 1914 e fino al 31 dicembre 1918, anche dopo l ’eventuale stipulazione della pace.

Le disposizioni del presente testo unico si applicano anché nei riguardi dei contribuenti, enti o privati, che in forza di leggi speciali godono della esenzione dalla imposta di ricchezza, mobile sui redditi ordinari.

Art. 4. — Per reddito- ordinario si intende La media di quello definitivamente accertato agli effetti della im­ posta di ricchezza mobile nel biennio 1913-14.

Per gli enti o privati non ancora soggetti a ll’imposta di ricchezza mobile o i cui redditi siano in contestazio­ ne, i redditi ordinari vengono determinati con opportuni confronti coi redditi già definitivamente accertati per la imposta stessa nel biennio anzidetto al nome di contri­ buenti della stessa, categoria.

In ogni modo il reddito ordinario non può essere va­ lutato ad un importo inferiore a ll’8 % del capitale, in­ vestito.

Per la determinazione dei nuovi o maggiori redditi de­ gli intermediari si terrà conto della, entità degli affari conclusi col loro intervento.

Art. 5. — Per capitale investito si intende quello ri­ sultante da. atti, da, libri di commercio regolarmente tenuti e da altre prove certe anteriori alla data di pub­ blicazione del decreto Reale 21 novembre 1915, n. 1643, allegato B, e che sia effettivamente impiegato nella pro­ duzione del reddito ; in difetto di tali atti o prove il capitale investito si presume con opportuni confronti nella misura occorrente per la produzione del reddito.

Art. 6. — Nella determinazione del reddito agli effet­ ti della sovrimposta di cui all’art. 1 le agenzie tengono conto come passività, .deducibili delle svalutazioni ed am­ mortarne iti eccezionali di speciali impianti fatti in con­ templazione di forniture di guerra, a norma degli arti­ coli seguenti.

Si tiene conto altresì delle provvigioni corrisposte dai commercianti ed industriali agli intermediari, purché ne sia pienamente giustificata la sussistenza e siano con­ temporaneamente accertati la persona ed il domicilio degli intermediari stessi nello Stato. I commercianti e gli industriali restano obbligati solidariamente ■ al paga­ mento di una quota, proporzionale alle provvigioni de­ dotte. delia imposta e sovrimposta dovuta dagli inter­ mediari. Contro ì solidariamente responsabili si procede solo dopo escusso infruttuosamente l’ obbligato diretto.

Per la determinazione dell’ aliquota di sovrimposta relativa al reddito degli industriali e commercianti la percentuale^del profitto s u l. capitale si calcola tenendo conto .apche del reddito ordinario.

Art. 7. — In ciascun periodo di accertamento è con­ siderato come spesa.' deducibile il soprapprezzo pagato a causa dello ^tato di guerra pei nuovi impianti e per le trasformazioni fatte nel periodo stesso in contempla­ zione di forniture militari.

Del rimanente costo dei nuovi impianti e delle tra sformazioni predette, la parte eccedente il valore attri­ buibile agli impianti e trasformazioni a guerra finita, viene, agli effetti della imposta e della sovrimposta, am­ mortizzata ripartendola in misura eguale in tutti o nei restanti periodi di accertamento.

Agli effetti della disposizione di cui al capoverso pre­ cedente, il valore attribuibile agli impianti ed alle tra­ sformazioni dopo la guerra viene presunto, in difetto di prova contraria, nella misura del 20 per cento dell’ef­ fettivo costo totale.

Le disposizioni di questo articolo sono applicabili an- | che a favore degli opifici e degli stabilimenti di cui al

decreto 17 febbraio 1916, n. 197.

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