L'ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FER R O VÌE, IN TE R E SSI P R IV A T I
Anno XLI1I - Voi. XLIIIII
Firenze-Roma, 18 Novembre 1917 ;
N. 2272
Il prezzo d'abbonamento è di L. 20 annue, anticipate,
iper VItalia e Colonie. Per l'Estero ( Unione postale) l'abbona- 1
mento è di L. 25 annue anticipate. Per gli altri paesi si ag
giungono le spese postali. Un fascicolo separato L. 1.
Si prega di dirigere le rimesse e le corrispondenze all'Eco
nomista, 56, via Gregoriana - Roma.
Tornerebbe sommamente gradito alla Direzione dell’Economista di poter completare ad alcuni vecchi e fedeli abbonati, che ne hanno fatto lichiesta» le loro collezioni, alle quali non si è potuto provvedere perchè esauriti presso E Amministrazione i fascicoli mancanti.
Si fa perciò cortese preghiera a coloro che possedessero i fascicoli sotto segnati, e che non volessero conservare la intera collezione di iaviarli a questa Amministrazione: faranno così opera gradita agli abbonati predetti.
Ecco l’elenco dei fascicoli che si ricercano:
N. 275 del IO ogosto 1879 N. 2063 del i l novem . 1913
» 338 » 26 ottobre 1880 » 2064 » 23 » » » 818 » 5 gennaio 1890 » 2068 » 21 dicem b. » » 822 » 2 febbraio » » 2070 )> 4 gennaio 1914 » 825 » 2.3 » » » 2071 » i l » » » 829 » 23 marzo » » 2072 » 18 » » » 860 » 26 ottobre » » 2076 » 15 febbraio »
» 862 » 9 novem bre » » 2079 » 8 marzo »
» 864 )) 23 » » » 2080 » 15 » »
» 869 » 28 dicem bre » » 2083 » 5 aprile » .
» 883 » 5 aprile 1891 » 2109 » 4 ottobre ))
» 835 » 19 » » « 2 110 » l i » »
» 915 » 15 novem bre » « 2118 » 6 dicem b. »
» 2046 .» 20 luglio 1913 « 2227 » 7 gennaio 1915 » 2058 , » 12 ottobre » » 2228 » 14 » » » 2060 » 26 » » » 2240 » 8 aprile »
S O M M A R I O :
PARTE ECONOMICA. Udine.Sulla valutazione economica delle perdite umane in guerra. - Prof. A. Contento.
Influenza dell’Agricoltura sulla economia nazionale. NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.
Et Commissione d iS occorso per il B e lg io — Ea produzione mondiale del bestiam e — Finanze Russe — Marina m ercan tile in Francia — Prem i di celerità per scarico di navi — Il cam bio colla Svizzera —■ Banche tedesche verso Oriente — Ee perdite della marina m ercantile.
FINANZE DI STATO.
Il bilancio finanziario 1916 dell’Istitu to Nazionale delle As sicurazioni —- Finanze comunali.
LEGISLAZIONE DI GUERRA.
Eimitazione di energia elettrica — .R ecip rocità di tratta m ento per le autom obili ed altri veicoli — Buoni del T esoro — Per i tagli dei boschi — Operazioni di borsa —^ Concorsi, a prem io per le produzioni granarie nell’agro romano -— R ela zione ministeriale sui provvedim enti tributari e decreto. NOTIZIE — COMUNICATI — INFORMAZIONI.
Ea riform a delle pubblich e amministrazioni — Sul c o m m ercio delle divise estere — Il P orto di G enova — Banca d ’Italia e Istituti della zona invasa — Federazione nazionale dei consumi — Compagnie d i navigazione inglesi.
Situazione degli Istituti di Credito mobiliare — Situazione degli Istituti di emis sione italiani — Situazione degli Istituti Nazionali Esteri.
Quotazioni di valori di Stato italiani — Valori bancari — Valori industriali — Borsa di Parigi — Borsa di Londra — Borsa di Nuova York — Stanze di compensazione.
Cambi all’Estero — Media ufficiale dei cambi agli effetti dell’ art. 39 del Codice commerciale — Corso medio dei cambi accertato in Roma — Rivista dei cambi di Londra — Rivista dei cambi di Parigi.
PARTE ECONOMICA
UDINE.
La Provincia di Udine misura una superficie di
6,570,14 chilometri quadrati ; il Comune capoluogo 56,64
chilometri quadrati, È divisa in 4 circondari, compreso
quello al quale dà il nome il Comune capoluogo della
Provincia, e cioè quello appunto di Udine, che comprende
gli antichi distretti di Codroipo, Gemona, Latisana, Pal
manova, San Daniele del Friuli, San Vito al Tagliamento,
Spilimbergo, Tarcento e Udine; quello di Cividale del
Friuli, che comprende gli antichi distretti di Cividale,
e San Pietro al Natisene ; quello di Pordenone, che com
prende gli antichi distretti di Maniago, Pordenone e
Sacile ; infine quello di Tolmezzo, che comprende gli
antichi distretti di Ampezzo, Moggio Udinese e Tolmezzo,
A l censimento del io giugno 1911 la popolazione
residente censita nella Provincia di Udine era di 46.916 ;
la popolazione presente di fatto alla stessa data risulta
censita in 47.617 e fu calcolata rispettivamente alla metà
del 1914 e al i°gennaio 1915 in 49.339 e 49.695 ; con un au
mento assoluto sul 1911 di 2078 e percentuale fra il censi-
m entodelio febbraio 1901 equello io giugno 1911 del 24,7.
Sempre secondo il ricordato censimento del 1911, le
famiglie di nazionalità italiana, nella provincia di
Udine, che parlavano abitualmente una lingua o un dia
letto straniero erano 280 con 1510 individui, nel circon
dario di Tolmezzo, sopra un totale di 975 famiglie e
5.305 individui ; inoltre 3.769 famiglie con 22.990 indivi
dui nel. circondario di Cividale del Friuli, su un totale di
5278 famiglie e 32.317 individui; l’idioma parlato era
il tedesco bavarese. Parlavano invece lo slavo serbo nel
distretto di Gemona, 120 famiglie con 650 individui,
su 396 famiglie con 2122 individui ; nel circondario di
Tolmezzo 990 famiglie con 4650 individui, su 990 famiglie
e 4671 individui; infine nel'distretto di Tarcento 1.371
famiglie con 8090 individui, su un totale di 2203 famiglie
con 12.892 individui. Nella Provincia di Udine nel 1914
si ebbero 5025 matrimoni, cioè 7.54 per 1000 abitanti:
24.059 nati vivi, cioè 36,1 per mille abitanti ; 11.727 morti
pari al 17,6 per mille abitanti e quindi una eccedenza del
18,5 per mille dei nati sui morti. Come alcune regioni di
Italia sono affette da malaria, così la malattia predomi
nante nel Veneto e quindi anche nella Provincia di Udine
è la pellagra, la cui diminuzione nel Regno è data dall’Ing.
G. B. Cantarutti, segretario generale del quinto Congresso
pellagrologico italiano (tenutosi in Bergamo nel settem
bre 1911) del 53.4 per cento fra gli anni 1899 ed il 1910.
Nell’esercizio 1913-1914 la quantità di sale distribuito
gratuitamente nella provincia di Udine, a termini della
legge 21 luglio 1912 N. 427, ai pellagrosi poveri fu di
chilogrammi 50,204 per il valore di L. 2.620,14.
Le spese di pubblica beneficenza previste pel 1915 nel
bilancio della provincia, di cui ci occupiamo, erano di
L. 930,694 con una media di L. 1.38 per abitante.
La produzione agricola della Provincia di Udine fu
di quintali :
Media 1910-1914 per il frumento . 331.000 » » granoturco. 1.237.000 » l’uva . . . . 422.000Al 1914 esistevano nel territorio della provincia 4 mi
niere, di cui una sola attiva e. le altre 3 improduttive, per
scisti ittiolitici, la prima delle quali occupava 16 operai
per dare un prodotto del valore di L. 1.500 di combustibili
fossili.
Il movimento ferroviario della Provincia di .Udine, se
condo i dati del 1914, fu in quell’anno di 346.117 tonnel
late di merci in partenza e 501,142 tonnellate in arrivo ;
58A62 capì di bestiame in partenza e 14.198 in arrivo ;
il numero dei viaggiatori in partenza, a permanenza efìeL
tiva, fu, nell’anno stesso, di 1.360.997 ; la sola stazione di
Udine segnò 361.145 passeggieri, 122.701 tonnellate di
merci in arrivo e 178.224 in partenza, oltre a 12.320 capi
di bestiame in arrivo e 1.932 m partenza.
Anno
1914 Anno 19*5 Anno 1916 Anno1917 283.000 343.000
8 02
L ’ECO N O M ISTA
18 novem bre 1917
N. 2272
Secondo il censimento degli opifici e delle imprese
industriali dell’anno 1911, nel Comune di Udine si ave
vano occupati 6.669 operai e cioè 4.281 maschi 02.380
femmine.
Le imprese che impiegavano quella mano d’opera era
no 198, costituite da industrie che lavorano e utilizzano i
prodotti della agricoltura, della caccia e della pesca, con
motori per la maggior parte idraulici od a gas per una
energia di 390 cavalli dinamici ; 105 industrie che_ lavo
rano e utilizzano i metalli con 1761 cavalli dinamici, la
gran totalità dei quali sviluppati da motori a vapore ;
31 industrie che lavorano i minerali e costruzioni edilizie,
stradali, idrauliche, naturalmente con appena 7 cavalli
di forza ; 120 industrie che lavorano e utilizzano le fibre
tessili, con 12 motori per 752 cavalli dinamici, la maggior
parte dei quali dati da motori idraulici (419) e a vapore
(288) ; le industrie chimiche annoverano a 17 con 12 mo
tori per 336 cavalli di forza, in parte idraulica, in parte
a vapore ; infine 24 industrie corrispondenti a bisogni
collettivi e 7 associazioni di industrie appartenenti a
diverse categorie.
Il Comune di Pordenone, nella stessa provincia anno
verava 164 industrie con 5830 operai, di cui 2007 maschi
e 3.823 femmine. Di tali industrie 84. appartengono alla
categoria agricoltura, caccia e pesca, con 295 cavalli di
namici e in massima parte dati -la motori idraulici ;
3 industrie lavorano e utilizzano i metalli con 3 cavalli
di forza ; 6 lavorano i minerali o attendono a costruzioni
edilizie, stradali idrauliche con 387 cavalli, di cui 177 da
motori idraulici e 210 da motori a gas ; 30 industrie lavo
rano a fibre tessili con 2383 cavalli di cui 2308 idraulici
e 865 elettrici, 6 industrie chimiche infine e 4 corrispon
denti ai bisogni collettivi, completano il totale di 164 in
dustrie.
Nel totale della provincia di Udine pertanto le in
dustrie censite erano 3476 di cui oltre due terzi (2946)
agricole, con 43.631 cavalli dinamici sviluppati da 1.395
motori, di cui 1235 idraulici. Gli operai impiegati in dette
industrie ammontavano a 28.208.
La Cassa di Risparmio di Udine, fondata nel 1876,
segna nel 1914 un patrimonio di L- 3.768.737,73 e de
positi per L. 21.252.321,67, una attività amministra
tiva di L. 26,233,864,62 ; la Banca mandamentale di
Maniago fondata nel 1911 col capitale di L. 250.000,
dava nell’esercizio 1913 un dividendo di L. 6.28 sulle
azioni di L. 250. La Banca di Pordenone fondata nel
1885 col capitale di L.iso.ooo, aveva nel 1914 L. 220.000
di riserve e dava un dividendo di L. 30 sulle azioni
del valore nominale di L- 250. Il Banco di S. Vito al
Tagliamento sorto nel 1902 con 100.000 lire di capitale
in azioni di L- 5000, aveva al 1914, 100.000 lire di ri
riserve e poteva dare 500 lire di dividendo alle azioni. La
Banca di Tarcento e Nimis era appena sorta nel 1912 con
L. 100.000 di capitale in azioni di L. 100 e nel 1914 se
gnava L. 13.372 di riserva, dopo avere distribuito L. 5.50
alle azioni. La Banca di Udine nata nel 1873, e con capi
tale di L. 1.047.000 in azioni di 100 lire, aveva al 1914
L- 415.000 di riserva, mentre la Banca Friulana sorta
nel 1875 con capitale di L. 900.000 in azioni di L. 150,
aveva L. 279Ì175 di riserva e nel 1913 distribuiva un
dividendo di L. 12.50. La Banca Carnica di Tolmezzo
nata nel 1913 con 2.500.000 di capitale in azioni di Iv. 100
aveva posto gli utili di L. 32.963 dell’esercizio 1913 a
riserva. Da notarsi sono inoltre la Banca cooperativa di
Cividale (1866) col capitale di L. 700.000 e riserva di
L. 535.000; la Banca Cooperativa di Codroipo (1883),
capitale L. 107.535, riserva 74.990 ; la Banca popolare
cooperativa di Gemona. (1908), capitale L. 72.300, ri
serva L- 10.732.; la Banca popolare cooperativa di Por
denone (1912) col capitale di L- 60.775,, e, riserva di
L . 2.463 ; la Banca cooperativa di S. Daniele del Friuli
(1887) capitale 96.000, riserva 137.461 ; la Banca coope
rativa popolare di Tarcento (1912) con L. 125.000 di
capitale e 3959 di riserva ; la Cooperativa Carnica di
credito, in Tolmezzo (1907) con L. 90.700 di capitale e
12.407 di riserva; infine le Banche cooperative Udinese
(1885) col capitale di L- 305.850 e L. 229.822 di riserva
e la Banca cattolica di Udine (1896) con capitale di
L. 166.360 e riserva di L. 108.584.
Delle maggiori banche Italiane, la Banca Commerciale
aveva una filiale ad Udine.
Se si supponesse la ricchezza della nazione, valutata
all’incirca in 100 miliardi, qualitativamente e quantita
tivamente distribuita in modo uniforme su tutta la
superficie del Regno, rappresentando la Provincia di
Udine 1/43,62 della superficie totale, si potrebbe attri
buire alla stessa come quota-parte della ricchezza totale,
il valore di miliardi 2, e 290 milioni.
Egualmente se si pensasse la ricchezza nazionale qua
litativamente e quantitativamente distribuita in modo
uniforme per tutti i cittadini, rappresentando la popola
zione della Provincia di Udine 1/49.72 della totale popola
zione del Regno, si potrebbe attribuire alla stessa come .
quota-parte della ricchezza nazionale, il valore di mi
liardi 2 e 012 milioni.
Sulla valutazione economica
delle perdite umane in guerra.^
1 1 .
6.
— MalaquevStionechecioccupa non è tanto questa
bensì quella della utilità della conoscenza del costo di
produzione dell’individuo come base per determinarne
il valore sociale e quindi la perdita che la sua mancanza
importa per lo Stato.
In realtà, come costo e valore non hanno lo stesso si
gnificato economico per i beni che diremo materiali,
mentre soltanto in relazione al regime di concorrenza
in cui i beni si trasmettono, il valore si può commisurare
in termini di costo di produzione, così pel lavoro, che è
un’estrinsecazione delle facoltà umane applicate alla
produzione, il suo valore attuale, ai fini della nostra ri
cerca, non sarà dato tanto da ciò che sia costato finora
l’uomo che lo estrinseca, o produce, quanto da ciò che
esso è capace di produrre, e la cui mancanza avvenire
rappresenta il danno per la economia sociale (i).
Altrimenti si cade nel paradosso, già rilevato dal
Coletti, che tanto più grave sarà da ritenere la perdita
per la mancanza di un individuo, quanto meno esso pro
duce, e viceversa, Così, se all’atto della partenza o della
morte, l’operaio avesse già, col prodotto del suo lavorò,
ripagato, o ammortizzato il capitale impiegato pel suo
allevamento, la perdita sarebbe nulla, pur se egli avesse
ancora davanti a sè molti anni di attività produttiva (2).
(1 ) Sarebbe indifferente prendere a base del calcolo l ’uno o l ’altro elem ento, o ve l ’uno e l ’altro potessero determ inarsi, quando si a m m etta che la produzione n e tta e il consum o d’u n u om o si eguaglino , cioè che egli n u lla to lg a al benessere m ateriale di u n paese nel q uale risieda t u tta la v ita . In ta l caso sarebbe certam en te u gu ale c a l colare il suo valore sul costo passa t o ,o scontando i suoi fu tu ri servigi. (Vedi anche il Ma r s h a l l : Principi di economia politica, in Biblioteca dell’Economista, Serie 4, V oi. 90, p. 558 nota).
I l De Fo v ilEe, che già nel 1875 a v e v a tr a tta to l ’argom ento con u n m etodo poco diverso sa quello in d icato p o i d al Ma r s h a l l (ricavandone che u n giovan e a 27 anni avre b b e u n valo re di lire 3370, a 45 di sole 1500) ritornan do nel 1905 (in Bulletin de VInstitut In terri. de statistique)su ta li suoi calco li, co n ferm ava che, prendendo a base di essi il d ato del salario e applicando il procedim ento del Ma r s h a l l, si a rriv a a risu lta ti quasi u gu ali a quelli o tten u ti dal- I’Kn g e l per a ltra v ia.
Quei due m e to d i, che possiam o chiamare retrospettivo e prospet tivo (a prescindere da altri che p ossono considerarsi quali com bina zioni dei due) sono quelli ancora presi generalm ente a base delle ricerche in argom ento, cosicché n oi possiano om ettere di riferire ed analizzare i procedim enti e i risultati degli studi del Fa r r (nel Journal of thè R. S. S. Voi. X V I , p. 38, e mtìY Annual Report of thè Registrar General, anno 390) com e quello del Gi f f e n nel valu tare la perdita della guerra franco-prussiana, e del Nic h o l s o n, relativamente alla stim a del capitale um ano del R eg n o U nito (in Economie Journal, 1891) etc.
H. Bo a g, che esamina i principali m etodi iit p roposito usati, in un recente articolo [Human capitai and thè cost of thè war in Jour nal od thè Royal Stai. Soc. gennaio 19 16 ) accenna alle deficienze di tutti e rileva com e, .sia nel m etod o retrospettivo, che in quello p ro spettivo , si presentino difficoltà gravissime da superare, pur d o v e n d o , in ogni ca so, ritenersi logicam ente più fon dato il secondo che il prim o.
Il Ma r s h a l l però sostiene non potersi in ogni caso tra tta re il costo di produzione d ell’uom o com e un problem a iso lato , m entre per lu i dovrebbe prendersi com e u n ità di calcolò la fa m ig lia, cioè quello dovrebbe essere considerato com e u n a p arte del p iù largo problem a del costo d i produzione d i uom ini a tti al lavo ro e insiem e di donne a tte a rendere felici le loro case, a educare i loro figli v ig o rosi di corpo e di sp irito , v eritieri e onesti, g en tili e coraggiosi (op. cit. cap. IV , § 313).
(2) Uà giustificazione che p otrà darsi, ad evitare questo assurdo, da parte dei fautori del calcolo in questione, è che solo lentam ente l’ operaio viene scontando c o l lav oro il suo costo d i p roduzione e quindi solo in età avanzata la stia perdita potrebbe essere econom i cam ente nulla. M a q u i, evidentem ente, si ha riguardo a una questione d i misura più che d i principio.
novembre 1917 — N. 2272
1
/ ECO N O M ISTA
7. — E dunque evidente che la valutazione del costo
di produzione dell’uomo non è corrispondente a quella
del lavoro che da lui deriva, a'nieno che pon si ammetta
che questo valore, capitalizzato all’interesse normale, j
in relazione al periodo comune lavorativo concesso al
l’individuo, coincida col capitale rappresentato dalla
somma spesa per l ’allevamento.
Ma, anche se ciò fosse, se normalmente l’operaio pro
ducesse col suo lavoro quel tanto che, computate le spese |
correnti secondo il suo normale tenore di vita, la parte
residua corrispondesse all’interesse o alla quota di ammor
tamento del costo di allevamento, questa parte, in quanto \
sia rappresentata da una quota del salario, potrà misurare
il valore del lavoro isolatamente, rispetto all’operaio |
che lo fornisce, mentre, socialmente considerati, gli effetti
utili del lavoro si concretano e si misurano nell’incremento
di valore che esso arreca alle materie trattate nella pro
duzione, o, più largamente, ai beni dei quali gode una
determinata società.
Ora, se questo calcolo riesce arduo quando si consideri,
per valutarne la perdita per lo Stato, una sola categoria
generale di lavoratori, come nel caso dell’emigrazione,
a quali elementi dovrà e potrà ricorrersi quando, come
per una parte dei morti in guerra, abbiano a valutarsi
gli effetti utili del lavoro intellettuale, nelle professioni
liberali, o burocratiche, ecc., nelle arti, nelle scienze ecc. ?
Basta enunciare il problema per prospettarne le dif
ficoltà forse insormontabili !
Anche qui possiamo rimandare alle osservazioni del
Coletti, il quale, pure lim itata l’analisi allo stretto campo
dei lavoratori manuali, dimostra come l’efficienza del
lavoro umano, non rivelandosi se non in quanto si associ,
nel complesso produttivo, agli altri fattori, ai beni com
plementari, non sia discriminabile, isolabile e quindi
capace di misurazione positiva.
Occorrerebbe adunque, per riuscire a quella valuta
zione, tener conto non solo della efficienza produttiva
del lavoro attuale, ma prospettarne la durata di occupa
zione, in relazione alle eventuali trasformazioni tecniche
industriali, alla convenienza che l’imprenditore possa
avere di sostituire, pure in condizioni normali, e tanto
più in caso di deficienza di uomini, nuòve macchine e
strumenti al lavoro diretto, ecc. (1).
8. — Certamente, nei riguardi delle economie per
sonali, o domestiche, di coloro che muoiono, la perdita'
subita corrisponde alla mancata retribuzione, per il
numero probabile di anni durante i quali essi avrebbero
continuato a guadagnare, detratta la porzione desti
nata al consumò diretto dell’individuo mancante, co
sicché il costo di produzione, nel concetto comunemente
inteso, non entrerebbe come elemento necessario a cal
colare la perdita netta (2).
contribuire, in inedia, fra 22 e 60 anni, la qu ota annua d i lire 120,30, e quello della classe industriale lire 287.
Ora, supponiam o che, in condizioni norm ali, qu esto avvenga, e l ’ operaio p ossa, col suo la v oro, sopravanzare quel tan to da pagare alla società questa specie di qu ota d i am m ortam ento, tratta dal suo salario. Se le condizion i della produzione tanno aumentare il valore del suo lav oro, m isurato in salario, al d opp io,.egli p otrà scontare più presto questo su o d ebito sociale e sarà libero d i emigrare (o di morire) senza che il paese ne abbia danno.
Se p o i, com e è avvenu to ora p er la guerra, l ’operaio potesse d e dicare a scom putare quel d eb ito poch e annate del suo la v oro, egli potrebb e sottrarre la sua opera residua al paese appena fa tta la pace, senza che la econom ia sociale avesse a risentirne alcun danno. A Simile conseguenza p u ò portare la considerazione del passato anziché del fu tu ro !
(1) Secondo alcune originali considerazioni di A . Ge is s e r (Lavoro e ricchezza nel dopo guerra, in Riforma sociale, fase, m arzo-aprile 1 9 1 7 ) al la v oro, quale elem ento v iv o e ..animatore dell’opera p ro d u ttiv a, d ovrebb e riconoscersi un valore, o un efficienza, 4-5 volte superiore a quella corrispondente al capitale. Ciò sem brerebbe dover, condurre a una valutazione im pressionante delle perdite um ane in guerra, se lo stesso Geisser, dim ostrando com e i m aschi in età p ro d u ttiv a (da 15 a 65 anni) rappresentino in Ita lia il 60 %. del totale dei m aschi e qu elli da 15 a 40 il 37 % , non ci rivelasse quale forte riserva sia sempre disponibile, in caso d i bisogn o, a sostituire i m ancanti. Ora, è precisam ente la possibilità e intensità di im piego di tali riserve, insiem e alla trasform azione dei procedim enti tecnici p rod u ttivi, che rendono p iù o m eno fallaci le valutazioni delle per d ite, tanto p iù se fatte-su lle stesse basi nei riguardi com parativi internazionali.
(2) Così chi si assicura sulla vita, procura di garantire alla fam iglia non già un capitale corrispondente al p roprio costo di produzione, ma tale possibilm ente, da compensare la mancanza del redd ito da lui conferito, In v ece chi assicura una macchina, bada non all’utile che essa p u ò dargli, m a al costo, perchè con questa somma p u ò acquistarne uu’altra corrispondente.
803
Così, nell’assegnare le pensioni alle famiglie dei morti
ili guerra, lo Stato tiene conto (oltre, ed essenzialmente,
alla sua speciale potenzialità finanziaria) non tanto
del costo medio di produzione di essi, nè della pro
duttività od efficienza del lavoro individuale, ma del
reddito o salario medio corrispondente alla categoria,
ispirandosi generalmente ai limiti di pensione offerti
dalle assicurazioni operaie, e distinguendo il livello della
pensione, o indennità, per gli uomini di truppa e per
gli ufficiali, a parte le specifiche distinzioni dei gradi,
appunto in corrispondenza alla diversa classe da cui
provengono e al diverso livello medio della loro retri
buzione.
Ora; facendo il calcolo della perdita causata alla
famiglia dalla morte di un giovine di 22 anni, apparte
nente alla classe degli operai industriali, accettando i dati
ricavati dal Beneduce nel suo citato lavoro, si avrebbe
che il suo costo di produzione a quell’età corrisponde
rebbe a circa 2900 lire (1).
Supposto per semplicità che l’individuo, vivesse e
rimanesse economicamente attivo fino a 60 anni e ot
tenesse, in media, nel periodo dai 22 anni ai 60, un sa
lario di 1800 lire, delle quali 800 necessarie alla sua vita
personale, la perdita per la famiglia, alla sua morte pro
prio al principio del periodo economicamente utile, sa
rebbe ottenuta, togliendo dal salario capitalizato, la
somma necessaria al suo mantenimento per tutto il
periodo utile.
vSi avrebbe così, capitalizzando il salario al 5 % per
38 anni, che esso corrisponderebbe a una somma attuale
di circa 30.000 lire, delle quali circa 17.000 corrispondenti
alla parte interessante la famiglia, cosicché la perdita
per questa, ove non godesse di alcuna forma di assi
curazione, sarebbe ben superiore a quella rappresentata
dal semplice costo di produzione dell’operaio.
9. — Un calcolo analogo potrebbe farsi per valutare
la perdita complessiva subita dall’economia sociale di
un paese, quando potesse ammettersi che, , per ciascun
individuo, o ciascuna categoria di individui, tenuto conto
dei vari elementi rispettivi differenziali, l’efficienza del
risultato della loro opera fosse rappresentata dalla re
tribuzione ottenuta. Ma, oltreché ciò non può dirsi se
non in via affatto ipotetica per la categoria dei lavora
tori manuali, anche per il costo di produzione si presen
tano, come abbiamo già osservato, speciali difficoltà
a determinarlo per le altre categorie, pure se a reddito
fisso.
Per coloro, poi, pei quali una retribuzione certa e
fissa non potesse servir di base al calcolo, come esercenti
professioni liberali, redditieri ecc. gli elementi di valu
tazione diventerebbero ancora più vaghi ed incerti, ren
dendosi necessarie specifiche minute indagini per sin
gole categorie o individui (2).
Ma, pur ammesso che, sia per determinare il costo
di produzione, come la efficacia o produttività futura del
lavoro di coloro che muoiono in guerra, si potessero ri
cavare delle forme di misurazione, più o meno indiretta
e approssimativa, è evidente come, trattandosi di varie
classi e categorie economiche di individui, il calcolo ne
verrebbe reso grandemente più arduo e complesso.
10.
— Occorrerebbe, invero, determinare anzitutto l’età
media dei morti, elemento non difficile a ricavarsi, date le
non numerose classi di età esposte al combattimento, e
che potrebbe ritenersi unico per tutte le categorie sociali
sotto le armi. Invece sarebbe da determinare la vita media
per le varie classi di età e sociali, data la sua notoria di
versa durata, e quindi diversamente importante ne ri
sulterebbe la misurazione e valutazione della
produtti-(1 ) In realtà questa som ma rappresenta il totale delle spese di allevam ento fino a 15 anni, m entre il Be n e d u c e ritiene che da quell’età fino a 22 anni l ’operaio riesca a compensare col proprio lav oro e guadagno la spesa annua a lui necessaria. Sarebbe dun que, eventualm ente, da aggiungervi, gli interessi per il perìodo dei sette anni.(2 I (o stesso En g e l rileva ed enumera alcune fra le fondam en tali d i quelle « mille e mille circostanze (personali, fisiche, o m orali, tecn ich e, econom iche, sociali in genere che tendono a far variare il prezzo del lavoro, e delle quali sarebbe certamente impossibile tener conto nella determinazione del suo costo individuale (Vedi. lav. c i t ., parte I , p. 14 -29,. Perciò, nel secondo discorso, egli si affretta ad avvertire che l ’applicazione del ca lcolo del c osto del lavoro da lui ! fa tta a tre esem pi d i lavoratori, u n o manuale (operaio) un o intel lettuale (ingegnere), un o nel quale concorron o egualmente l’intelli- genza ed il carattere (funzionario p ubblico) non può avere che un valore affatto generico, appunto perchè « i costi effettivi sono varia- \ mente influenzati, nello spazio e nel tempo, da quel complesso di cir
8
o4
L ’ ECO N O M ISTA
18 novembre 1917 — = N. 2272
vità futura del lavoro perduto. Ancora, occorrerebbe
valutare gli effetti sociali rispettivi della mancanza del
lavoro, in relazione alla possibilità della sua sostitu
zione, in tutto o in parte, secondo la sua natura e la sua
urgenza o importanza sociale, per il che sarebbe da di
stinguere la agricoltura dall’iudustria, dalle professioni
liberali, ecc. secondo il numero dei loro componenti
e la rispettiva partecipazione alle perdite (1).
Come complemento necessario dell’indagine, spesso
j
trascurato da coloro che si occupano del!argomento, sa
rebbe da tener conto delle morti nella popolazione civile
occasionate dalla guerra, sia per fatti diretti (bombarda-
menti, assalti, fucilazioni ecc.) sia come conseguenze indi
rette dalla guerra (prigionia, epidemia, denutrizione ecc.)
il che renderebbe sempre più arduo il calcolo e meno
precisi i risultati.
Inoltre, è evidente che, pur nel campo delle perdite
militari, devono aggiungersi, a quelle dei morti, quelle
corrispondenti al numero e alle categorie di invalidi,
temporanei o permanenti, parziali o totali, dei quali quindi
molti rappresentano, per lo Stato e per la famiglia, un
carico più grave che non i morti, dato che, alla mancanza
di ogni reddito di lavoro, si aggiunge per essi la necessità
del mantenimento e dell’assistenza (2).
(1) Si noti p o i, che, com e fa rilevare H. Boag (loco cit.) pur applicandosi il m etodo di stim a delle perdite relativamente al va lore prospettivo o futuro del lavoro, questo è necessariamente di v erso, secondo che si consideri a) l’individuo per se stesso, b) la sua famiglia, o c) l’im prenditore, e secondo che si proceda a capitalizzare a) il reddito o guadagno lord o d ell’operaio, b) il suo guadagno o red dito netto, cioè detratto il suo costo di m antenim ento, c) il guadagno del suo lavoro per l’im prenditore, supposto che esso non possa essere sostituito. Per con tro, il valore dell’individuo nell’ econom ia sociale, cioè rispetto allo S ta to , può essere assunto o com e quello corrispon dente al reddito lordo, o a quello n etto, o a quello capitalizzato del suo potere p rod u ttiv o, o del suo guadagn o, per sè e per l ’impren ditore ; o d i questa som ma, detratto il costo del mantenimentp del l ’operaio.
Su tutto c iò , evidentem ente, occorrerebbe u n ’analisi e un accordo preliminare, se vogliansi evitare notevoli divergenze nei risultati, specialmente ai fini della com parazione internazionale.
(2) Si n oti che, per coloro che ritengono l’emigrazione una per dita econom ica, di cui valutano l’entità, dovrebbe, per un paese che ha un largo numero di connazionali all’estero, detrarsisenz’altro dal valore com plessivo dei m orti in guerra quello costituito dai ; m orti che erano rimpatriati per partecipare alla guerra.
Non possiam o conoscerne il numero per l’ Italia, m ancando dati ; In proposito, m a esso d ovrebbe essere non indifferente,pur nel com plesso numero delle perdite. In ogni caso p erò, è evidente che, per I le ragioni già accennate, relativamente ai vantaggi indiretti dell’esi stenza di larghe colonie di cittadini all’estero, e per le conseguenze che la m orte di questi p u ò im portare, non pure nei riguardi morali ed econom ici, ma ad es. per l ’eventuale ritorno in patria d i m olte famiglie prive del loro sostegno, ecc., anche queste m orti rappresen tano per lo S ta to una perdita.
(Contìnua).
Ae d o Co n t e n t o.Influenza dell’ Agricoltura sulla
economia nazionale (')■
Nel suo libro « Le Retour à la Terre » Jules Meline ri
corda che un filosofo cinese paragonava la prosperità pub
blica ad un albero : l’agricoltura ne è la radice, l’industria
ed il commercio ne costituiscono i rami e le foglie. Se la
radice si ammala, le foglie cadono, i rami si disseccano e
l’albero intero cade in rovina.
La sentenza del filosofo cinese, se èvera per ogni paese,
lo è in misura maggiore per l'Italia, paese eminentemente
agricolo. Essa è tale per tradizione lontana dei suoi popoli,
ma lo è anche perchè la natura, che le è stata larga dei suoi
favori per quanto riguarda feracità di terra e mitezza di
clima, non ha dato al suo suolo la ricchezza di certe so
stanze minerali che sono l’elemento primo per la maggior
parte delle industrie : carbone e ferro.
A redimere l’Italia da questa innegabile inferiorità
servirà certamente in modo notevole l’utilizzazione delle j
forze idrauliche di cui ha dovizia. Ma per quanto le in-
jdustrie possano svilupparsi, non si vede come esse possan ]
prevalere colla loro produzione sulla produzione de’ suoi
campi.
(1 ) I/in g . Steno Sioli Legnani, deputato al Parlamento, ha scritto per T « Annuario Politecnico italiano » della « Società edi trice italiana d i Guide ed Annuari » che uscirà prossimamente per i tipi della « Stampa Commerciale » d i M ilano, via Ciovasso, 4, un interessante studio d i cu i crediam o utile riportare le parti p rin cip a li.
È) per queste sue naturali condizioni che l’agricoltura
è sempre stata oggetto di un culto speciale per i popoli
d’Italia e che una grande parte degli abitatori della «Sa
turnia tellus » si è sempre dedicata a quella che a giusta
ragione fu detta la madre d’ogni industria.
Popolazione agricola. — V i è chi ha calcolato che il
' 63 % della popolazione maschile operaia del Regno è oc
cupata nell’agricoltura, il 6 % nelle industrie agricole,
solo il 31% in tutte le altre industrie; e vi è chi asserisce
che i a/3 della popolazione del Regno è direttamente di
pendente dalle sorti dell’agricoltura. Ma ciò che si può
affermare con sicurezza è che oltre 17 milioni di individui
e cioè più della metà della popolazione italiana (calcolata
secondo l’ultimo censimento dell’i i giugno 1911 a
34,671,377) vive sulla terra e della terra. Il censimento
non fornisce dati concreti che per gli individui che supe
rano i io anni e ci dice soltanto che su 26.580.000 persone
sono 10,347,516 quelle che sono occupate nella agricol
tura o nelle industrie che ne derivano (uomini 7,167,078,
donne 3,180,438). Ma un calcolo istituito sul numero delle
famiglie addette all’agricoltura, che risultano di 3,476,553,
darebbe il numero dei loro membri in 17.225.493. Forse
questo numero pecca in eccesso perchè contiene degli
individui che appartengono a famiglie di agricoltori, ma
che esercitano mestieri diversi (muratori e operai in ge
nere), ma questo errore in più può ritenersi compensato
dal numero di coloro che sono classificati come artieri,
ma che esercitano la loro arte in dipendenza e in sussidio
dell’agricoltura (falegnami, fabbri, maniscalchi, mecca
nici, ecc).
Superficie coltivata. — La produzione agraria si svolge
su oltre 26 milioni di ettari che risultano così ripartiti :
Superficie territoriale del Regno.
Regioni di montagna
. . . .
»
di collina
...
Ett.
))
7,
4 7 6,00011,723,000
»
di pianura
...
))
7,
199,000Totale della superficie agraria e
forestale . , ...
Terreni sterili e occupati da fab
bricati, strade, fiumi, canali
Ett.
26,398,000
eco... ....
»
2,263,000
Totale della superficie territo
riale
...
Ett.
28,661,000
Dal punto di vista culturale la superficie destinata alla
produzione agraria risulta così suddivisa :
Superficie destinata alla produzione agraria.
Terreni seminati semplici
. .
Ett.
Terreni seminati con piante le
gnose
...
»
Prati e pascoli stabili
. . . .
»
Terreni incolti o con bassa produ
zione
...
»
Terreni a coltura specializzata di
piante l e g n o s e ...
»
Boschi, compresi i castagneti .
»
Totale della superficie agraria e
fo r e s t a le ...
Ett.
Entità della produzione agraria. — Secondo calcoli ab
bastanza recenti eseguiti dall’Ufficio di Statistica Agraria,
il valore complessivo della produzione agraria ascende
rebbe a circa sette miliardi annui con un ricavo medio di
circa L. 290 per ettaro. Esso costituisce la parte prepon
derante nella produzione nazionale.. Basta infatti consi
derare come in molte regioni specialmente dell’Italia, me- '
ridionale l’agricoltura rappresenti la sola forma di atti
vità. Non sarà il caso di riportare qui i dati che si rife
riscono a ciascun raccolto, ma a dare una idea abbastanza
esatta della importanza delle principali coltivazioni ser
viranno quelli contenuti nel seguente prospetto, da cui
appaiono i prodotti ricavati su una superficie di terreno
uguale alla metà circa di quella complessiva che abbiamo
visto destinata alla cultura agraria e forestale.
6.700.000
6 . 5 3 3 .0 0 06.080.000
1.035.000
1.486.000
• 4,564,000
26,398.000
Principali prodotti del suolo (ottenuti su una superficie
di ettari 13,387,000),
Frumento
Granoturco
Avena
Segale
Orzo
Riso
Uva
Olive
Superfìcie coltivata Produz. ottenuta
Anno littori Anno Quintali
»
i8 novembre 1917 — N. 2272
L ’ ECONOMISTA
805
Giova però notare che questi raccolti non rappresen
tano sempre la totalità del prodotto del terreno. Bene
spesso oltre il prodotto principale, che può essere quello
del suo Ilo, vi è quello del soprasuolo. Ciò accade per esem
pio nell’Italia settentrionale per il gelso ed altre piante.
Per contro l’olivo o la vite possono trovarsi consociate
ad altre colture.
Dei sette miliardi di prodotto annuo si calcola che
1700 milioni rapprese'ntino il reddito netto prodotto dalla
terra, esclusi i boschi. A un tale reddito, calcolato al tasso
del 4%, dovrebbe corrispondere un capitale di 57 miliardi
a cui si dovrebbero aggiungere circa 3 miliardi di boschi
e 500 milioni di macchine agrarie. Si ha quindi a rappre
sentane il capitale investito nella industria agraria, un
totale di circa 61 miliardi su 93 che si calcola il valore to
tale della ricchezza nazionale.
E ’« alma parens frugum » non basta tuttavia a pro
durre tutto ciò che alpaese abbisogna e alla importazione,
che è il risultato di questa insufficienza, ben di rado la
agricoltura ha potuto supplire con altrettanta esporta
zione. Occorre per altro osservare che il valore della no->
stra-esportazione è andato per molti anni crescendo. Se il
bilancio commerciale si chiude ancora in deficit, ciò non
significa già che l’agricoltura non abbia progredito, ma
piuttosto che il suo progresso non ha potuto seguire di
pari passo l’aumento numerico della popolazione e le cre
sciute sue esigenze, che sono in gran parte effetto di un
maggiore benessere.
Contributo dell’agricoltura alle pubbliche gravezze. —
Potrà anche interessare di conoscere in quale proporzione
la produzione agraria concorre alle finanze dello Stato,
delle Provincie e dei Comuni rispetto alle altre categorie
di contribuenti. Risulta che nell’esercizio 1914-15 su
2,560 milioni di lire di entrate effettive dello Stato ì
’im-posta fondiaria contribuì p e r ....milioni
86
quella sui fabbricati
...
»
123
e quella sulla ricchezza mobile . . . .
»
383
in tutto le imposte dirette resero
. .
milioni
592
mentre i redditi patrimoniali furono di
»
57
le imposte su consumi e monopoli . .
»
1041
le tasse sugli a f f a r i ... ».
.
»
300
e i prodotti dei servizi pubblici
, . .
»
218
Potrà forse sembrare ^esiguo il contributo dei terreni
allo Stato rispetto ad altre categorie di contribuenti, ma
occorre por mente che è prevalentemente a carico dei ter
reni l’onere di fornire agli enti locali le loro risorse.
Infatti nel 1912 mentre i terreni contribuivano per
86 milioni allo Stato, contribuivano per altri 182 alle pro-
vincie e ai comuni.
E se esaminiamo i dati statistici dell’anno 1913, ve
diamo che l’imposta « terreni » è stata di milioni 34,705 per
lo Stato, 194,464 per gli E nti locali — totale mil. 279,169;
l’imposta « fabbricati » è stata di mil. 112,124 per lo Stato,
1
4 9,533 per gli Enti locali — totale mil. 26T.657.
Bisogna altresì tener conto che su molti terreni grava
anche un altro onere che in gran parte va a vantaggio dello
Stato : quello dei canoni per l’irrigazione.
Partecipazione dell’agricoltura al commercio coll’estero.
— Ma, ciò che meglio può dare una idea esatta dèlia im
portanza che l’agricoltura ha nella produzione italiana,
è la seguente tabella che dà le cifre della importazione e
della esportazione negli anni 1912, 1913 e 1914 per alcune
categorie di prodotti agricoli in relazione ai prodotti delle
altre industrie.
Valore delle importazioni, e delle esportazioni di alcune
categorie di prodotti derivanti dalla agricoltura in Italia
in rapporto a quello dei prodotti delle altre industrie.
Importazioni (in milioni di lire).
1914
appross.
définit.
1913
définit.
1912
Cereali, farine, paste
. . .
329
569
630
S e t a ...
142
222.5
189
Animali, prodotti e spoglie
d'animali
...
159-5
I90
213-5
Lana, crini, peli (i)
. . . .
145-5
202
l8 l
Spiriti, bevande e olii
. . .
124
114,5
107
Canapa, lino e altri vegetali
filamentosi
...
5470
61.5
Legno e paglia (i)
. . . .
139
172-5
176.5
Pelli (1)
...
117
!5 2154
Totale delle categorie attinenti
all’a g r ic o ltu ra ...
I.692.5
I -
7 I 2 -5Prodotti d’altre industrie . . 1.672
1-
953-51.988.5
Totale (esci, i metalli prez.)
2.882
3.646
3-701
(1) Queste categorie sono quelle per cui l’Italia è tributaria all’estero.
* Esportazioni (in milioni di lire).
Cereali, farina, paste,
. . .
S e t a ...
Animali, prodotti e spoglie
d’animali
. ...
Lana, crino, peli (1) . . . .
Spiriti, bevande e olii
. . .
Canapa, lino e altri vegetali
filamentosi
. . . .
Legno e paglia (1)
. . . .
Pelli (1)
...
Totale . delle categorie atti
nenti all’agricoltura . . .
Prodotti d’altre industrie . .
Totale (esci, i metalli prez.) .
I9I4 1913 1912
appross. définit. définit.
445 4 7 3 430 4 3 6 530 5 1 7 2 2 2 .5 2 4 6 .5 2 5 4 46 5 7 40 1 5 6 l6 l 1 6 1 .5 H 9 - 5 10 9 1 0 1 .5 4 9 ,5 6 7 6 7 64 86 75 1-537-5 1 -729-5 1 .6 4 6 688 .5 7 8 1 .5 7 5 1 2 .2 1 8 2 .5 1 1 2 -3 9 7
Si rileva facilmente da questi dati quanti titoli di be
nemerenza possa vantare l’agricoltura verso l’economia
nazionale e quale notevole influenza la sua produzione
possa esercitare sui cambi ; essi infatti dimostrano come
l’importazione dei generi agrari è sempre assai inferiore
a quella di tutti gli altri prodotti, mentre l’esportazione
delle nostre derrate è di gran lunga superiore a quella degli
altri prodotti industriali. Degna di attenzione fra le altre
categorie è quella della seta che, con una importazione
relativamente limitata (e che si deve ritenere quasi esclu
sivamente temporanea ascopo di lavorazione) segna circa
un quinto della esportazione totale e i 2/3 di quella di tutte
le altre industrie prese insieme.
La produzione àgraria si può considerare distinta in
tre grandi categorie':
1) Prodotti naturali del suolo (compresi quelli dei
boschi) ;
2) Prodotti del suolo che hanno subito una prima
lavorazione ;
3) Bestiame e prodotti dell’allevamento.
Orbene, se noi consideriamo l’economia italiana sotto
questo aspetto, possiamo dire che il bilancio per la prima
categoria si chiude in «deficit» quasi esclusivanemte dovuto
alle provviste di grano e legname che siamo costretti di
fare all’estero. Si chiude invece in attivo per quanto ri
guarda la seconda categoria. Per la terza le importazioni
e le esportazioni non segnano un grande divario. Tale
differenza è talvolta passiva, ma ciò trova la sua spiega
zione nel fatto che il nostro patrimonio zootecnico è in
via di formazione e le necessità del suo sviluppo ci obbli-
gano di ricorrere all’estero per i rifornimenti.
(r) Queste categorie sono quelle per cui l’Italia è tributaria all’ estero.
NOTE ECONOMICHE ,E FINANZIARI E
La Commissione di Soccorso per il B elgio. — * È ina teressante. conoscere Vopera della Commissione di Soccorso per le popolazione civile del Belgio, creatasi nell'ottobre1915 specidlment- per opera di alcuni ingegneri americani, capitanati dall'ing. Her bert C. Hoover,
Iva Commissione iniziava la p rop ria opera con la sola prom essa d i 500.000 dollari : ma prendeva senz’altro im pegni per una som m a d i 2 m ilioni di dollari.
D ue anni d o p o , il 31 ottobre 19 16 la Commissione aveva ricevuto e spesi doli. 201.720.079 : il G overno inglese si era sin dal principio im pegnato a pagare 500.000 st. com e anticipazione allo S tato belga ; il G overno francese 12 1/2 m ilioni di franchi allo stesso tito lo , c u i aggiunse ulteriorm ente 25 milioni per l’area occu pa ta dai tedesch i in Francia.
A l resto p rov v id ero con trib u ti p riv ati : e per tal m odo venne per due anni assicurata resistenza- di n ov e m ilioni di persone ; assicu rata, intendiam o, nel m od o p iù p arco possibile, p oich é la razione per gli indigenti non era che 4/5 di quella che i prigionieri di guerra hanno in Germ ania, e d i 3/4 di quella che a loro spetta nel R egno Unito.
1/ entità delle cifre precedenti non dà che una pallida idea del l ’ opera immane che d ovette com piere la Commissione; pensando alle difficoltà di ogni genere che questa, all’infuori delle preoccupazioni finanziarie, d ovette superare, è fa cile rendersi ragione che in m odo eccezionale d ovettero esercitarsi quelle che son o le caratteristiche dei grandi capi d ell’industria mineraria : larghezza di concetti, a c com pagnata da giusta valutazione dei particolari ; prontezza di d e cisione ; energia di esecuzione ; e, sopra ogni altra cosà, fede nell’im presa.
H oov er si assicurò rapidam ente, insieme alla riconoscenza d e i beneficati, la fiducia dei govern i nem ici ; p er m od o che quando verso la m età del 1916 àcennò a ritirarsi — e p otev a averne diritto d op o la fa tica durata ed i sacrifizi sopportati — i governi stessi dich iara rono che in nessun m od o avrebbero consentito a vederlo sostituito da altri.
8o6
1
/ ECO N O M ISTA
18 novembre 1917 :— N. 2272
La produzione mondiale del bestiame. —
11
F oodcon
troller H oover avrebbe m anifestato i suoi tim ori circa un ’eventuale crisi del m ercato m ondiale della carne. Egli ha\ d etto che la dim i nuzione totale degli animali da m acello è attualm ente di 155 m ilioni di capi in tutti insieme i paesi produttori. Mr. H oover consiglia quindi una più intensa utilizzazione dei prodotti del mare e dei fiumi, e rileva -com e m olti generi idonei ad alimentare gli uom ini siano scartati da questi ed usati com e fertilizzatori. Quali siano queste sostanze però non dice. Per conservare gli animali allevati nelle terre è necessario accrescere il consumo dei prodotti della pesca, la quale d ev ’essere, ovunque possibile, meglio regolato ed estesa.Finanze russe. — L ’ ufficio della Stampa russa com unica la nota seguente :
Non si ha u n ’idea adeguata delle enormi difficoltà finanziarie, nelle quali si dibatte la Russia nuova. L ’ equilibrio del bilan cio, già precario sotto il vecch io regime e sconquassato in conseguenza della soppressione del m onopolio dell’alcool, fu definitivamente spezzato dalle spese straordinarie della guerra e dagli effetti della rivoluzione. E cco un riassunto stretto e sincero della situazione form ulato dal Nekrassof, già ministro delle finanze e vice-presidente del Consiglio:
« L ’ emissione dei biglietti di credito si elevò nel 19 1 4 , d opo la dichiarazione di guerra a 219 milioni di rubli al mese, in media, nel 1915 a 223 m ilioni e nel 1916 a 290 m ilioni. I due primi mesi del 1 9 1 7 , questa emissione si è elevata a 423 milioni in media, e d o p o il i° marzo è giunta alla cifra d i 832 m ilioni al mese.
« Le spese attuali superano i nostri m ezzi lo dobbiam o dire fran cala nte e risolutamente. Durante la guerra avem m o 49 miliardi di spese e 35 miliardi appena di entrate. Le spese aumentano in p r o porzioni anormali. D a ogni parte ci si chiedond(crediti nuovi. Cosi, ad esempio, là Commissione delle pensioni e dei sussidi chiede 11 miliardi di rubli all’anno. L e spese del Com itato di rifornim ento si elevano a 500 milioni all’anno, quelle dei Comizi Agrari sorpassano 140 milioni. Superfluo il dire che il Tesoro n on può sopportare simili fardelli : occorre por fine a questa situazione.
« A nche l ’aum ento dei salari non è m eno oneroso*', basti dire che la sola officina P outilof chiede 90 milioni di rubli di aumento per la fine dell’ anno.
« D ’altra p arte, il gettito deU’im poste è d ifettoso, per le diverse categorie ha dim inuito in p oporzion e variante dall’ 11 al 65 per cento ».
Marina mercantile in Francia. — L ’ultim o numero della « Revue de la Marine m archande », periodico pubblicato sotto il patronato del Sottosegretariato di Stato dei trasporti e della marina mercantile, contiene un interessante articolo sull’opera del S otto segretariato di S ta to, creato il 23 marzo 19 13 .
L e tre preoccupazioni essenziali dell’amministrazione sono state : 1 . L ’aumento della flotta da carico francese; 2 . L ’organizzazione delle linee di navigazione d opo la guerra; 3. Ij ’industrializzazione e la m o dernizzazione delle pesche marittime. M algrado i numerosi tagli fatti dalla censura a questo articolo v i si legge, ad esem pio, che la Ger mania ha perduto durante la guerra il 50 per cento del suo tonnel laggio m ercantile, mentre che la Francia non ne aveva perduto più del 22 per cento al 15 g iu g n o i9i 7 , ed ha p otu to fare acquisti in gran numero per ricuperare il tonnellaggio p erduto, ma la m aggior parte delle navi acquistate non hanno p otu to essere trasferite sotto ban diera francese, perchè le leggi estere vietano il trasferimento. Se questi mutamenti fossero stati autorizzati, la bandiera francese sarebbe oggi allo stesso livello di prim a della guerra. Il gran rimedio è nell’au m ento delle costruzioni ; ora si hanno in cantiere 137 mila tonnellate di navi. Sventuratam ente si aspettano le corazze dal governo am e ricano o da quello inglese che le forniranno fra breve. Il Governo am e ricano ha prom esso, inoltre, un invio mensile d i 10.000 tonnellate di corazze, d i cui il 40 per cento sarà destinato alla marina da guerra.
Si fanno sforzi per ottenere gli specialisti necessari ai cantieri di costruzione navale. Infine, un program ma è in corso di elaboraizone per fissare le base generali della costruzione in serie.
I servizi della marina m ercantile com prendono la revisione com pleta di tutte le convenzioni passate con le com pagnie di navigazione. L a convenzione dell’ 11 luglio 19 11 con le « Messageries Maritimes » è infatti sciolta com e pure quella che lega lo S tato con la Compagnia Sud-Atlantica. I servizi francesi si preoccupano sopratutto dei rap porti con l’A m erica del N ord e con l’America latina ; è infatti, in queste due direzioni principali che si vogliono mantenere dei postali rapidi.
Premi di celerità per scarico di navi. — Per attivare lo scarico delle navi, speciali convenzioni con gli impresari di sca rico in certi porti • di Francia hanno preveduto la allocazione di a premi di celerità ». 1/ allocazione di tali prem i ha dato risultati im mediati.
In un grande p orto norm anno, m algrado l ’aumento del numero, delle p iccole carboniere da scarico difficile, l a velocità media gene rale pei carboni è risultata in queste ultim e settimane a 643 tonn. per nave ed in ventiquattr’ ore.
Nel calcolo d i questa celerità, nessuna deduzione è stata fatta per le dom eniche e nei giorni festivi.
Un tale risultato presenta un m iglioram ento d i n o tonnellate in rapporto alla m edia del mese d i m aggio, cioè un aumento del 20. per cento sulla rapidità di scarico realizzata in questo m omento.
Il cambio colla Svizzera. — Luigi Luzzatti segnalava, nelVul timo fascicolo della N uova A ntologia Virragionevolezza del cambio deir Italia colla Svizzera. Riassumiamo le osservazioni dell’A.
Iya Svizzera per ottenere il carbone e qualche altro p rod otto es senziale ha fa tto , a condizioni vantaggiose, alla Germania un largo p restito di venti m ilioni al mese. F a Germania concorre a darle il pane deH’industria ; la Svizzera le concede il n erbo della guerra, che ha però in questo m om ento un grande valore per i tedeschi intesi a temperare i cam bi con ogni m ezzo, spinti d all’ acre bisogno collegato coll’ orgoglio egem onico. B gli stessi accordi la Germania sta facen do c o ll’ Olanda. / neutri non Vamano ma la temono. N on è usa a far c o m plimenti con gli altri G overni ; se n on le g iovano, si prepara a nocere a loro senza riguardi. Ora perchè incom inciando dalla Svizzera gli alleati non d ovrebbero fare le identiche dom ande ? Essi le danno il cibo essenziale, il pane v ero, senza il quale tutti gli altri aiuti, co m preso quello alim entatore delle industrie, non avrebbero valore. Corre la v oce che la Svizzera resista o che gli Alleati non insistano abbastanza. Certo la b on tà degli A lleati, che rappresenta il prin cipio sublime della nostra civ iltà , incoraggia gli avversari, non piega i fred di amici. Se noi trattassim o i prigionieri austriaci e ungheresi com e i Governi dell’Austria e dell’ Unglieria trattano i nostri, per interesse d ovrebbero apparire m eno crudeli. M a sanno, e questa costituisce una delle nostre superiorità, una delle nostre grandezze, che a noi non è lecito fare c jò ch ’ essi fanno, per quel freno della c o scienza pura che non possiam o indebolire, nè offendere. Come mai gli svizzeri, dei quali non ci nascondiam o le difficoltà, quantunque talvolta abbiam o d ov u to riconoscere la parzialità a favore degli Im peri Centrali, possono tentare d i non concedere agli Alleati i bene fici consentiti ai tedeschi ?
Ma il fa tto è che, senza parlare d el corso dei nostri cam bi in S viz zera, che ormai oscilla verso il 16 4 , e del quale sono gravi le sofferenze, perchè 100 unità di carta di m onete svizzere devon o continuar a v a lere a Parigi 126 franchi e più che 113 a Londra ? B se gli svizzeri sono i privilegiati di questa guerra pei cambi, poiché chiedono agli Alleati delle agevolezze m aggiori pei p rod otti nei quali gli Alleati stessi scarseggiano n otevolm en te, non deve parer soverchia pretesa quella di avere il com penso di un prestito equivalente in carta s v iz zera. B necessario che gli A lleati insistano ; essi hanno non solo la ragione, m a la equità dalla loro parte. Che queste due forze debbano essere spregiate presso un p op olo che ad esse deve la sua giusta fo r tuna ? B se venisse m eno la pazienza ? Anche i Santi qualhe v olta l ’hanno perduta !
Banche tedesche verso Oriente. — Ea grande B anca ger m anica organizza la sua espansione nei territori conquistati anche soltanto tem poraneam ente. Così la Deutsche Bank si è installata a R iga contem poraneam ente alle truppe imperiali tedesche, svelando il suo progetto avvenire, che ha invan o cercato di mascherare sotto una patina di ragioni eccellenti s ì, ma che non riescono a ingannare lo stesso g li alleati.
A Berlino si osserva : « T utte le grandi Banche russe hanno se guito l’ esercito in ritirata : nonostante c iò , il com m ercio deve restare a ttiv o, anche e sopratu tto per la presenza di una numerosa guarni gione. R ig a, d ’altra p arte, è la sede di m olte case tedesche e la stessa filiale russa dell’Allgem eine E 1ektrieitates Gesellschaft vi possiede una succursale ; l ’esistenza, quindi, di un istitu to finanziario te desco si dimostra essenziale : ecco perchè vi abbiam o aperto la suc cursale della nostra B anca dell’ Im pero. »
I,a Deutsche Bank è. stata guidata da ben altri m otivi m eno im m ediati e più lontani ; la sua installazione a R ig a non è che il più re cente e il più significativo episodio del « Drang nach Osten, » della spinta verse Oriente che si m anifesta da un anno in qua nel m ondo bancario germ anico. T ale m ovim ento, che si è confu so in parte con quefio della concentrazione bancaria, interrotto dalla guerra d u rante due anni, è com inciato al principio del 1 0 1 7 . 1,’installazione della Germania in P olonia ed in Eituania apriva al com m ercio te desco del d op o guerra nuove e più rigogliose prospettive : bisognava perciò incom inciare il lavoro preparatorio dello sfruttam ento a v venire. Prevedendo, per le provincie orientali della Prussia, un’era di eccezionale prosperità, le banche berlinesi v i hanno gettato lo sguardo con avidità teutonica. *
Ea Deutsche Bank ha dato il segnale del’azione assorbendo la Bankverein di Slesia e il N ord-deutsche Kreditanstalt di Cònisberga, i quali possedevano nella Prussia orientale numerose succursali : la grande rivale della Deutsche Bank, la Diskontogesellschaft, ha seguito l’esem pio assorbendo, a sua v olta , il Vereinsbank, di Co- nisberga, mentre il Berliner Handelsgesellschaft, tem endo che la Deutsche Bank attirasse tutti gli affari di D anzica, si univa alla Dantziger Privatbank. Così fàcen do, le banche berlinesi si preparano ad attirare nelle loro casse tu tto il denaro accum ulato dall’agricol tura nelle p rovin cie orientali, e necessario oggi per la guerra. Ma facevan o, nel con tem p o, qualcosa di. m eglio ancora : creavano le basi per poter spiccare il v o lo , giunto i m om ento b u o n o , al di là delle frontiere.