Gli esegeti scientifici nel mondo arabo e in Turchia
15. Ḥanafī Aḥmad (n inizio Novecento ; m )
Pur essendo spesso annoverato tra i fautori dell’esegesi scientifica167, le
informazioni biografiche su questo intellettuale sono molto scarse. Ḥanafī Aḥmad fu un ufficiale del Ministero dell’Istruzione, e negli anni Sessanta divenne un noto esegeta scientifico con Al-tafsīr al-‘ilmī li-l-āyāt al-kawniyyah [L’esegesi scientifica dei versetti relativi al cosmo]. Tra le più interessanti riflessioni dell’esegeta, quella secondo cui il Corano avrebbe distinto la natura della luce delle stelle (nuğūm) da quella dei pianeti (kawākib). Ḥanafī Aḥmad rileva che accanto ai termini “pianeta/i” non compare mai l’espressione ihtidā’, guida, contrariamente a quanto avviene nel caso del termine “stelle”, come si evince dalla sura del Bestiame: «Egli è Colui che ha creato per voi le stelle perché vi guidino nelle tenebre della terra e del mare» (6:97). Sulla base di questa considerazione l’autore afferma che
le stelle sono fonte di luce nel cielo, mentre i pianeti derivano la loro luce da quella delle stelle. Questa è la ragione per cui nel Corano i pianeti non sono mai menzionati in relazione alla luce168.
Un secondo esempio di esegesi scientifica riguarda i versetti che menzionano gli astri, tra cui quello che recita «Egli è Colui che ha creato la notte e il giorno, il sole e la luna, entrambi che avanzano nella loro orbita» (21:33). Questo e altri passi coranici simili avrebbero anticipato, secondo Ḥanafī Aḥmad, la moderna cosmologia copernicana. Per suffragare meglio la sua tesi, l’esegeta propone una lettura assai distante dal senso letterale del passo coranico, e intende le espressioni “la notte e il giorno” come “la terra e le stelle”169. La nascita della notte
e del giorno si può pertanto riassumere in questi termini:
la terra, creata a forma sferica, ruota su se stessa davanti alle inseparabili stelle. Il giorno e la notte si susseguono, si avvolgono, si avviluppano l’un l’altra, e s’alternano170.
167 ‘Ādil b. ‘Alī b. Aḥmad al-Šiddī, Al-tafsīr al-‘ilmī lil-Qur’ān. Ğuḏūruhu wa al-mawqif minhu, p. 25;
http://ar.bourbab.org/2012/10/09/%D8%A7%D9%84%D8%AE%D8%A7%D8%AA%D9%85%D8 %A9/.
168 Ḥanafī Aḥmad, Al-tafsīr al-‘ilmī li-l-āyāt al-kawniyyah, pp. 37-38. 169 Ivi, p. 287.
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16. ‘Abd al-Razzāq Nawfal (n. 1335/1917, m. 1404/1984)
Cairota di origine, ‘Abd al-Razzāq Nawfal consacrò buona parte della vita a diffondere la conoscenza dell’esegesi scientifica del Corano e della Sunna171. Nel
1957 ha pubblicato Allāh wa al-‘ilm al-ḥadīṯ [L’Islam e la scienza moderna], testo da molti definito “una pietra miliare del pensiero islamico”172. Avendo conseguito il
diploma superiore in Agricoltura e una laurea in Scienze islamiche, nella sua esegesi scientifica ‘Abd al-Razzāq Nawfal tende a soffermarsi in particolare sui versetti coranici relativi al mondo vegetale. L’autore lavora soprattutto in una prospettiva apologetica finalizzata alla diffusione, tra i non musulmani, della nozione di inimitabilità scientifica del Corano, come afferma in Al-Qur’ān wa al- ‘ilm al-ḥadīṯ [Il Corano e la scienza moderna]:
Noi dobbiamo dimostrare ai non arabi che il Corano contiene i principi della scienza moderna e menziona le recenti scoperte scientifiche. Dimostrare il miracolo scientifico del Corano non è forse il mezzo per eccellenza per attirare la loro attenzione sul Libro? Il giorno in cui tradurremo in altre lingue ciò che il Corano ha predetto e che successivamente le scienze hanno confermato, potremmo dire di aver compiuto la nostra missione, e la natura miracolosa del Corano diventerà evidente anche ai non arabi173. 17. Muḥammad Mutawallī al-Ša‘rāwī (n. 1328/1911, m. 1418/1998)
Šayḫ al-Ša‘rāwī, di origini egiziane, fu uno dei più noti esegeti del XX secolo174.
Oltre a essere stato un punto di riferimento nella cultura religiosa dell’Egitto, al- Ša‘rāwī ricoprì anche alcune cariche importanti nella vita politica del suo Paese, ricevendo, tra le altre, la nomina di ministro degli Affari religiosi. Sul piano
171 Per la biografia dell’autore si veda Muḥammad ‘Abd al-Hādī, ‘Abd al-Razzāq Nawfal, al-
mufakkir wa al-adīb, «Al-wa‘ī al-islāmī». Disponibile su http://www.alwaei.com/site/index.php?cID=97. Alcuni esempi di esegesi scientifica di questo autore verranno proposti nel capitolo decimo di questa tesi.
172 Per esempio Imānī ‘Abd al-Rāziq, A‘lām wa mawāqif ‘Abd al-Razzāq Nawfal, rā’id al-fikr al-
islāmī, «Ğarīdah al-ta‘āwun», giugno 2010, disponibile su http://digital.ahram.org.eg/articles.aspx?Serial=165786&eid=933.
173 ‘Abd al-Razzāq Nawfal, Al-Qur’ān wa al-‘ilm al-ḥadīṯ, Dār al-kitāb al-‘arabī, Bayrūt 1965, p. 26. 174 Cfr. Na‘īm al-Ḥumṣī, Fikrah i‘ğāz al-Qur’ān, pp. 293-307, ‘Ādil b. ‘Alī b. Aḥmad al-Šiddī, Al-
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intellettuale e culturale ricevette alcuni importanti riconoscimenti, tra cui la laurea honoris causa conferitagli dalle università di Manṣūrah e Manūfiyah. Il commentario coranico – Ḫawāṭir-ī ḥawla al-Qur’ān al-karīm [Le mie considerazioni in merito al nobile Corano] o più semplicemente noto come Tafsīr al-Qur’ān al- karīm –, che l’esegeta compose negli anni Ottanta e lasciò incompiuto (termina con la sura dei Ranghi serrati, n. 61), gode di grande popolarità e per il suo carattere divulgativo gli valse l’appellativo di “imam al-da‘wah, l’imam dell’Appello”. Ciò che contribuì ad alimentare la notorietà e diffusione di quest’opera a tutti i livelli della società fu indubbiamente l’iniziale forma orale. Il tafsīr in forma scritta è infatti la raccolta dei commenti presentati da al-Ša‘rāwī sugli schermi televisivi nel corso di trasmissioni dedicate al Corano.
Autore di decine di pubblicazioni, in alcune di esse al-Ša‘rāwī si professava favorevole all’esegesi scientifica, al punto che la Lega musulmana mondiale di Mecca lo scelse come membro della commissione che avrebbe dovuto valutare le ricerche presentate nel corso di una delle conferenze sui miracoli scientifici nel Corano e nella Sunna. In Mu‘ğizah al-Qur’ān [Il miracolo del Corano], opera edita per la prima volta nel 1398/1978 che raccoglie una serie di articoli sull’inimitabilità del Corano originariamente pubblicati sulla rivista Aḫbār al- yawm, l’autore dedica un lungo paragrafo al Corano e alle leggi del cosmo, Al- Qur’ān wa qawānīn al-kawn175, in cui afferma l’impossibilità che esistano delle
incompatibilità tra la scienza e il Corano avendo i due un’origine comune. A sostegno della legittimità dell’esegesi scientifica al-Ša‘rāwī ripropone le ragioni già rilevate nelle argomentazioni degli autori finora presentati. Essa sarebbe ammessa in virtù dell’origine divina che accomuna i due ambiti e dell’universalità del messaggio coranico, rivolto agli uomini di tutti i tempi e di tutte le nazioni. Tale universalità richiede una continua reinterpretazione dei significati dei “segni”, perché questi siano comprensibili secondo le capacità cognitive degli uomini di ogni epoca e rispondano alle loro sempre nuove esigenze176. Come altri
suoi contemporanei menzionati, al-Ša‘rāwī si fa anch’egli promotore di un’esegesi scientifica moderata, che tenga conto della funzione di guida spirituale del Libro:
175 Muḥammad Mutawallī al-Ša‘rāwī, Mu‘ğizah al-Qur’ān, mancano i dati dell’edizione, pp. 83-99. 176 Ivi, p. 84.
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il Corano non è stato rivelato per portarci i segreti dell’ingegneria e dell’astronomia come afferma, dopo l’Aprente, la sura della Vacca: “Questo è il libro scevro di dubbi, guida per chi ha timore di Dio”177.
La presenza di riferimenti scientifici nel Corano sarebbe unicamente uno strumento utile per dimostrare che la scienza non pregiudica la fede. Inoltre – spiega l’autore – le origini molto recenti dell’esegesi scientifica rispetto ad altre tipologie esegetiche sarebbero riconducibili allo stato del sapere scientifico dell’uomo medievale che, pur consentendogli di trarre beneficio dall’ordine della natura e dalle leggi che la regolano era insufficienti per permettergli di comprendere pienamente l’esatta dinamica dei fenomeni e rilevare le concordanze scientifiche nel Corano178.
A queste considerazioni di carattere generale, che come si nota accomunano buona parte degli autori, nell’opera segue una breve e superficiale analisi di alcuni versetti che conterrebbero delle verità scientifiche. In particolare al-Ša‘rāwī si sofferma sulla questione se la terra sia piatta o sferica, sul movimento rotatorio della terra, sullo sviluppo dell’embrione e sulla formazione della pelle e del senso del tatto.
In un’altra sua opera, Haḏā huwa al-islām [Questo è l’Islam], pur esprimendo l’importanza del connubio scienza-religione, al-Ša‘rāwī mette in guardia dal rischio di esagerare nell’interpretazione scientifica subordinando il Corano alla scienza:
Non si rendono conto gli uomini dell’importanza di definire che cosa è la scienza? Essa è un teorema reale e dimostrabile (‘alayy-hā dalīl), altrimenti non può definirsi scienza. La scienza mira a svelare le verità dell’universo e ha inizio con l’osservazione (mulāḥaẓah), a cui seguono la sperimentazione (tağarrubah), la formulazione della teoria (naẓariyyah) e infine la verità scientifica (ḥaqīqah ‘ilmiyyah). […] Se arrivi a subordinare il Corano all’osservazione scientifica, noi ti diciamo che questo è sbagliato perché è possibile che in seguito alla sperimentazione quell’osservazione non porti ad alcun risultato. Se arrivi a subordinare il Corano alla sperimentazione scientifica, noi ti diciamo ugualmente che questo è sbagliato perché è possibile che la sperimentazione fallisca. Se vuoi subordinare il Corano a una teoria, noi ti diciamo che anche questo è sbagliato perché è possibile che
177 Ivi, p. 85. 178 Ivi, p. 87.
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la teoria sia errata. Però, se giungi a una verità scientifica e trovi che il Corano non la conferma ma neppure la contraddice, noi ti diciamo che la scienza non ha l’ultima parola. Ciò che oggi noi definiamo come verità scientifica, domani potrebbe cambiare179. 18. Muḥammad Ğamāl al-Dīn al-Fandī (n. 1331/1913, m. 1418/1998)
Noto astronomo di origini sudanesi, al-Fandī conseguì un dottorato in Filosofia della Biofisica [falsafah al-ṭabī‘ah al-ḥayawiyyah] nel 1946180. Fu nominato
Preside dapprima del Dipartimento di Astronomia e Meteorologia dell’Università del Cairo (1966-1973), e in seguito dell’Istituto di Meteorologia dell’Università saudita Re ‘Abd al-‘Azīz (1974-1980). Oltre ad essere un illustre uomo di scienza, al-Fandī si distinse tra i fautori dell’esegesi scientifica del Corano del quale considerava in particolar modo i versetti inerenti al cielo. Sul rapporto scienza- religione scrisse Al-Qur’ān wa al-‘ilm181 [Il Corano e la scienza], Al-islām wa
qawānīn al-wuğūd182 [L’islam e le leggi che regolano l’esistenza], e Li-māḏā anā
mu’min [Perché credo]. In quest’ultimo testo, l’autore considera alcune manifestazioni della natura descritte nel Corano che ritiene scientificamente inimitabili. Tra queste, solo per fare un esempio, la visione coranica della «stella penetrante » (86:3) descritta nella sura del Notturno. I termini coranici che la definiscono – al-ṭāriq, l’astro notturno, e al-nağm al-ṯāqib, la stella penetrante – preciserebbero la natura delle stelle, corpi celesti che similmente al sole brillano di luce propria illuminando le profondità dello spazio183.