Qualche esempio di esegesi scientifica del Corano, tra classicità e modernità
1.1 Sura del Pellegrinaggio, v 5 commento secondo al-Rāzī
«Uomini, se avete dubbi sulla resurrezione, sappiate che Noi vi abbiamo creato di terra, poi di una goccia di liquido, poi di un grumo di sangue e poi di un pezzo di carne, dotato di forma e informe, per manifestarvi la Nostra Potenza. Noi diamo dimora a quel che vogliamo nel ventre materno fino a un termine dato, poi vi facciamo uscire in forma di bambino affinché raggiungiate l’età matura; qualcuno di voi lo facciamo morire prima, qualcuno lo lasciamo arrivare all’età più vile nella quale non ricorda più quel che sapeva prima […]» (22:5).
[…] Sappi che Dio, sia gloria a Lui, disapprova gli uomini che discutono, privi di conoscenza (bi-ġayr ‘ilm), del Raduno e della Dispersione (ḥašr wa našr), e a dimostrazione di ciò menziona due aspetti. Il primo aspetto è la creazione della vita (ḫalq al-ḥayawān) come si legge nei versetti seguenti: «Rispondi: “Le farà rivivere Colui che le ha create prima» (36:79) e «Chiederanno: “Chi ci farà tornare?”. Rispondi: “Colui che vi ha creato la prima volta”» (17:51). È come se l’Altissimo, sia gloria a Lui, dicesse: qualora dubitiate della Resurrezione che vi abbiamo promesso, ricordate la vostra prima creazione e sappiate che Colui che è stato capace di crearvi la prima volta è capace di crearvi una seconda volta. In seguito Dio, sia gloria a Lui, menziona le sette fasi della prima creazione.
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Prima fase. Nelle parole «Noi vi abbiamo creato di terra» sono presenti due aspetti. Il primo. Invero noi abbiamo creato la vostra origine, Adamo, la pace sia su di lui, dalla terra, [come si legge in altri due versetti]: «Gesù è come Adamo che Egli creò dalla terra» (3:59); «Vi abbiamo creato dalla terra» (20:55). Il secondo. L’uomo è creato dallo sperma (manī) e dal sangue del mestruo (damm al-ṭamṯ), entrambi generati dagli alimenti i quali possono essere di origine animale o vegetale. Nella catena alimentare quelli di origine animale finiscono certamente alle piante le quali, a loro volta, si generano dalla terra e dall’acqua e quindi l’affermazione «noi vi abbiamo creato di terra» è corretta.
Seconda fase. «Poi di una goccia di liquido (nuṭfah)». Al-nuṭfah è il nome della goccia di liquido, di qualunque genere essa sia. In questo caso si tratta del liquido maschile ed è come se Dio, sia gloria a Lui, dicesse: Io sono Colui che ha trasformato quella terra arida in liquido fertile, nonostante tra i due non vi sia alcuna relazione.
Terza fase. «Poi di un grumo di sangue (‘alaqah)». Con ‘alaqah s’intende un pezzo di sangue coagulato. Indubbiamente tra il liquido e il sangue coagulato vi è una grande differenza.
Quarta fase. «Poi di un pezzo di carne (muḍrah), dotato di forma e informe per manifestarvi la Nostra Potenza. Noi diamo dimora a quel che vogliamo nel ventre materno fino a un termine dato». Con muḍrah s’intende il pezzetto di carne in quantità masticabile. Essa è dotata di forma (muḫallaqah), cioè levigata, liscia e priva di imperfezioni e difetti. Quando la Salvadora Persica (siwāk) e l’Aloe (‘ūd) sono levigati e lisci si dice che essi sono dotati di forma – dall’espressione “roccia levigata” che definisce una roccia dotata di forma (ṣaḫrah ḫalqā’).
[Sul significato delle espressioni “muḫallaqah” e “ġayr muḫallaqah”] gli esegeti divergono. Secondo la prima interpretazione, le espressioni alluderebbero a colui le cui fasi della creazione sono complete e a colui in cui non lo sono. È come se Dio avesse distinto il pezzo di carne (muḍrah) in due gruppi: quello perfetto nelle forme, nei sensi e nelle sagome, e quello imperfetto in questi aspetti. Dopo averne fatto un pezzo di carne, da quest’ultimo Egli può creare un uomo perfetto, privo di imperfezioni, oppure un uomo che non è tale. Così dicono Qatādah e al- Ḍahhāk. È come se Iddio l’Altissimo creasse dei pezzi di carne (muḍar) difformi: quelli perfettamente creati, privi di difetti, e quelli che invece sono il contrario. A questa difformità, fa seguito la difformità negli uomini che si distinguono nelle
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forme, nella statura alta o bassa, nella perfezione e nell’imperfezione.
Stando alla seconda interpretazione portata da Muğāhid, con l’espressione “dotato di forma” s’intende il bambino che nasce vivo mentre con “informe” s’intende l’aborto (siqṭ).
Secondo la terza interpretazione, “muḫallaqah” significa “formata” e “ġair muḫallaqah” significa “non formata”. È ciò che rimane carne senza fisionomia né forma. Sull’autorità di ‘Abdallāh ‘Ulqamah si riporta che: «Quando la goccia di liquido si ferma nell’utero, Dio invia un angelo il quale domanda: “Signore, dotata di forma o informe?” Se risponde “informe”, l’utero la espelle col sangue. Se risponde “dotata di forma”, l’angelo chiede: “Signore, quali sono i suoi caratteri (ṣifāt)? Sarà maschio o sarà femmina? Di quale entità sarà il suo sostentamento (rizq)? Quando cadrà l’ora della sua morte (ağl)? Sarà felice o infelice?” Dio, sia gloria a Lui, risponde: “Vai alla Madre del Libro (umm al-kitāb) e trascrivi i caratteri di questa goccia di liquido”. L’angelo va e trascrive fino all’ultimo carattere»348.
Secondo la quarta interpretazione, al-Qaffāl disse: [il termine] taḫlīq, l’azione del dare forma, deriva [dal termine] ḫalq, creazione. Muḫallaq è ciò in cui si sono susseguite tutte le fasi della creazione. Fu detto: ciò che è perfetto è dotato di forma (muḫallaq), ciò che non è perfetto è informe (ġair muḫallaq) perché in esso non si sono compiute tutte le fasi della creazione.
La prima di queste interpretazioni è quella più credibile perché l’Altissimo all’inizio del versetto disse «Noi vi abbiamo creato» riferendosi agli uomini. Perciò occorre riferire [l’espressione] “dotato di forma e informe” a ciò che diventerà uomo, mentre quella dell’aborto sarebbe un’ipotesi remota perché può darsi il caso di un aborto in cui la creazione non giunga a compimento. Se si obiettasse: perché non riconducete questo caso all’aborto in forza del versetto «Noi diamo dimora a quel che vogliamo nel ventre materno» (versetto che implica che vi sia anche ciò a cui Dio non dà dimora nel ventre, cioè l’aborto), risponderemmo che a nostro parere tutto ciò non invalida quanto abbiamo detto a proposito del pezzo di carne dotato di forma e informe poiché, una volta completata la creazione di alcuni e lasciata incompleta la creazione di altri, non è necessario che [ogni caso] giunga a perfezione, ma vi è ciò cui Dio dà dimora nel ventre e ciò cui non dà
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dimora.
Le parole dell’Altissimo «per manifestarvi» implicano due aspetti. Il primo. Per manifestarvi che la decisione di dotare di forma il pezzo di carne (muḍrah) spetta all’Agente il quale sceglie liberamente (fā‘il muḫtār). Se Egli non esistesse, il pezzo di carne non potrebbe né acquisire forma né rimanere informe. Il secondo. Qualora dubitaste della Resurrezione, Noi vi informiamo di come vi abbiamo creati e rendiamo manifesto ciò che allontana da voi il dubbio. Colui che è capace di creare queste cose, come potrebbe essere incapace di crearvi una seconda volta?
Le parole dell’Altissimo «Noi diamo dimora a quel che vogliamo nel ventre materno fino a un termine dato» si riferiscono a colui che Iddio l’Altissimo fa giungere alla nascita, e il «termine dato» è il tempo stabilito per la nascita, al termine del sesto mese, del nono, o dei quattro anni349, o come vuole e decreta Iddio l’Altissimo.
Quinta fase. «Poi vi facciamo uscire in forma di bambino». [Il termine] bambino, ṭifl, è singolare per indicare il genere (ğins) e significa che voi tutti uscite in forma di bambino.
Sesta fase. «Affinché raggiungiate l’età matura». L’età matura (ašuddu-kum) corrisponde alla pienezza delle forze, della ragione e del discernimento. [L’espressione] “ašuddu-kum”, l’età matura, è una di quelle espressioni plurali non utilizzabili al singolare come se fosse una maturità in più di un aspetto, motivo per il quale è plurale. Il significato, ma Dio lo conosce meglio, è che Dio vi ha cresciuti e nutriti perché raggiungeste l’età matura e ha reso note le fasi comprese tra l’uscita del bambino dal ventre della madre e il raggiungimento dell’età matura. Tra queste due fasi vi sono delle fasi intermedie. Alcuni hanno
349 Si riferisce alla teoria del rāqid, il feto dormiente, secondo la quale lo sviluppo del feto può
bloccarsi per un periodo indefinito durante il quale il feto continua a rimanere nell’utero della madre in uno stato di sonnolenza, al termine del quale riprende il processo di sviluppo fino alla nascita. Questa idea, fermamente radicata nella cultura islamica fin dai suoi albori, è accettata da tutte le quattro scuole giuridiche, in particolare dalla scuola malikita, come strumento per legittimare i figli nati al di fuori del matrimonio. I giuristi della tradizione islamica hanno sempre discordato sulla durata del periodo della gravidanza, alcuni dicevano 2 anni, altri 4, altri addirittura 7. La non scientificità di questa teoria era ben nota già ai medici del passato. Essi infatti erano poco inclini a considerare l’idea del rāqid nelle loro dissertazioni e preferivano invece rifarsi all’embriologia greca e all’idea di Ippocrate secondo la quale la gravidanza poteva avere una durata massima di undici mesi. Odile Verberkmoes e Remke Kruk, «Rāḳid», Encyclopaedia of
Islam, Second Edition, http://referenceworks.brillonline.com/entries/encyclopaedia-of-islam-
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affermato che non vi è una fase intermedia tra l’infanzia e l’inizio dell’età matura così da permettere di crescere, essere bambino o adolescente e raggiungere poi l’età adulta.
Settima fase. «Qualcuno di voi lo facciamo morire prima, qualcuno lo lasciamo arrivare all’età più vile nella quale non ricorda più quel che sapeva prima», significa che tra di voi vi è chi muore ancora in forze e chi arriva all’età più vile, debilitato e timoroso, e diventa come nella prima infanzia, di costituzione fragile, debole d’intelletto e con scarsa capacità di comprendere. […]