Qualche esempio di esegesi scientifica del Corano, tra classicità e modernità
1.2 Sura dei Credenti, vv 12-14 – commento secondo al-Rāzī
«Abbiamo creato l’uomo da un estratto di argilla fine, - poi ne abbiamo fatto una goccia di liquido dentro una solida dimora, - poi della goccia di liquido abbiamo fatto un grumo di sangue, e del grumo di sangue una massa molle, e della massa molle ossa, e abbiamo vestito le ossa di carne. Poi lo abbiamo originato, ed è stata un’altra creazione, sia benedetto Dio, il migliore dei Creatori» (23:12-14).
Sappi che gli atti di culto (‘ibādāt) che Dio, sia gloria a Lui, ordina di compiere nel versetto precedente [v. 11], sono validi solo se espletati dopo aver acquisito conoscenza (ma‘rifah) del Dio creatore. Al versetto [n. 11] segue la menzione delle prove che testimoniano la Sua esistenza, la magnificenza e l’unicità che Lo distinguono. Le prove evidenti menzionate sono di diverse tipologie.
Prima tipologia. Le prove relative alle trasformazioni che intervengono nell’uomo durante le nove fasi della creazione.
Prima fase. Le parole dell’Altissimo, sia gloria a Lui, «abbiamo creato l’uomo da un estratto di argilla fine». L’estratto (sulālah) è l’essenza (ḫulāṣah) tratta dal torbido. La forma fu‘ālah indica la piccola quantità (qillah), come il frammento d’unghia (qulāmah), o il residuo (qumāmah). Sul [termine] insān, uomo, gli esegeti discordano. Secondo Ibn ‘Abbās, ‘Ikrimah, Qatādah e Muqātil il termine allude ad Adamo, la pace sia su di lui. Adamo fu tratto dall’argilla fine e la sua discendenza (ḏurriyah) fu creata da una goccia di liquido vile (mā’ mahīn). Poi abbiamo riferito l’espressione figurata (kināyah) all’uomo, cioè alla discendenza di Adamo. Il termine insān comprende dunque Adamo, la pace sia su di lui, e la sua discendenza.
Altri dissero che il termine insān indica qui la discendenza di Adamo e il termine ṭīn, argilla, si riferisce ad Adamo, la pace sia su di lui. L’estratto (sulālah) è
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costituito dalle parti di argilla disseminate negli organi dell’uomo che quando si raccolgono e confluiscono nei vasi seminali (aw‘iyah al-manī) diventano sperma. Questa interpretazione (tafsīr) si concilia con le parole dell’Altissimo: «È Colui che fece bella ogni cosa che creò, e la creazione dell’uomo iniziò dall’argilla, - poi gli diede discendenza a partire da un succo di un liquido vile» (32:7-8). C’è inoltre un altro aspetto da considerare. L’uomo è generato dalla goccia di liquido (nuṭfah), originata dal residuo della quarta digestione (haḍm rābi‘) generata, a sua volta, dagli alimenti di origine sia animale sia vegetale. Quelli di origine animale finiscono in quelli di origine vegetale, le piante si generano dalla terra e dall’acqua, perciò l’uomo in verità è generato da un estratto di argilla. Poi quell’estratto, nella sequenza delle fasi della creazione, diventa sperma. Questa interpretazione è compatibile con l’espressione coranica e non presenta forzature di significato.
Seconda fase. «Poi ne abbiamo fatto una goccia di liquido (nuṭfah) dentro una solida dimora». Ciò significa che Dio dapprima ha creato l’essenza (ğawhar) dell’uomo dall’argilla, poi ha fatto dello sperma nei lombi dei padri (aṣlāb al-ābā’) la sua essenza. Attraverso l’atto sessuale (ğimā‘) i lombi (sulb) sospingono l’essenza nell’utero della donna che diventa una solida dimora per questa goccia di liquido. Con “dimora” (qarār) s’intende il luogo della dimora (mawḍi‘ al-qarār), il luogo di riposo (mustaqarr), al quale ci si riferisce con il maṣdar “qarār”, definito sicuro e stabile.
Terza fase. «Poi della goccia di liquido abbiamo fatto un grumo di sangue», cioè abbiamo trasformato la goccia di liquido (nuṭfah) in un grumo di sangue (‘alaqah), che è il sangue coagulato (damm ğāmid).
Quarta fase: «E del grumo di sangue abbiamo fatto una massa molle». Abbiamo fatto del sangue coagulato una massa molle (muḍġah), ovvero un pezzo di carne (qiṭ‘ah laḥm) grande quanto un boccone da masticare, così come il mestolo è la misura della quantità travasata. La metamorfosi è definita “creazione” (ḫalq) perché Dio, sia gloria a Lui, estingue alcune caratteristiche e ne crea di nuove. È come se Iddio l’Altissimo, sia gloria a Lui, creasse nella massa molle delle parti aggiuntive.
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trasformata in questo modo. Ibn ‘Āmir350 ha letto ‘aẓm, osso, intendendo però il
plurale, come nel caso del versetto [che recita] «gli angeli (malak) schiere su schiere» (89:22).
Sesta fase. «E abbiamo vestito le ossa di carne». La carne nasconde le ossa, Dio l’ha fatta un drappo (kiswah) per le ossa.
Settima fase. «Poi lo abbiamo originato, ed è stata un’altra creazione», ovvero una creazione diversa rispetto alla prima. Dio ha dato la vita all’uomo ed era inanimato, l’ha dotato della parola ed era muto, gli ha dato l’udito ed era sordo, gli ha dato la vista ed era cieco, ne ha creato la parte interiore e la parte esteriore. Tutti i suoi organi e le sue parti sono meraviglie della creazione e sapienza prodigiosa, tanto che nessuna descrizione né spiegazione le esaurisce.
Secondo ciò che ha tramandato al-‘Ūfī sull’autorità di Ibn ‘Abbās, Dio si compiaccia di loro, si tratta della trasformazione dell’uomo operata da Dio dopo la nascita, nel periodo dell’infanzia fino all’adolescenza, e della formazione della capacità di comprendere e ragionare fino alla morte. Quest’asserzione trova conferma nel versetto seguente: «In seguito voi morirete» (23:15). Lo stesso significato è riportato anche da Ibn ‘Abbās e Ibn ‘Umar.
Disse «lo abbiamo originato (anša’nā-hu)» perché Dio suscita lo spirito nell’uomo e allora la creazione è completa. Alcuni dissero che in questo versetto vi è una prova della falsità dell’asserzione di al-Naẓẓām secondo la quale l’uomo è spirito e non corpo. Infatti Dio, sia gloria a Lui, spiega che l’uomo è il composto formato da entrambi. Il versetto in questione prova anche la falsità dell’asserzione dei filosofi i quali sostengono che l’uomo è qualcosa di indivisibile e che non è il corpo. […]
Relativamente al versetto «il migliore dei creatori», ovvero il migliore dei decretanti, si pongono tre quesiti:
Primo quesito. Secondo la mu‘tazilah, se non fosse che Iddio l’Altissimo è creatore della propria azione (fi‘lu-hu) quando la decreta (qaddara-hu), non si potrebbe affermare che Egli è il migliore dei creatori. Allo stesso modo, se tra i suoi servi (‘ibād) non vi fosse chi è sapiente e misericordioso, non si potrebbe dire che Dio è
350 Successore del Profeta di origini sud-arabiche, Ibn ‘Āmir (m. 736) fu un “lettore” del Corano la
cui lettura (qirā’ah) fa parte delle sette letture canoniche. Peri Bearman, Thomas Bianquis, Clifford Edmund Bosworth, Emeri Van Donzel, Wolfhart P. Heinrichs, «Ibn ʿĀmir», Encyclopaedia
of Islam, Second Edition, http://referenceworks.brillonline.com/entries/encyclopaedia-of-islam-
2/ibn-amir-SIM_3075.
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il più sapiente dei sapienti e il più misericordioso dei misericordiosi. [Il termine] “creazione” (ḫalq), dal punto di vista linguistico, è ogni azione originata dal suo agente non incidentalmente ma deliberatamente, ciò che possono fare anche i servi. Secondo al-Ka‘bī questo versetto indica che il servo è creatore. Il termine “creatore” tuttavia può essere attribuito al servo solamente se seguito da una specificazione. Si può infatti dire rabb al-dār, “il signore della casa”, mentre non è possibile dire solo rabb, “signore”, senza alcuna specificazione, così come il servo non può chiamare il suo signore “rabbī”. Non si può dire che Iddio l’Altissimo, sia gloria a Lui, quando descrive Gesù, la pace sia su di lui, come colui che crea gli uccelli dall’argilla gli attribuisca la prerogativa di “creatore”. A questo proposito, noi abbiamo una duplice risposta. In primo luogo il versetto recita chiaramente che l’Altissimo è «il migliore dei creatori» laddove [il termine] “creatori” è plurale e quindi riferirlo a Gesù solo, è un errore. In secondo luogo, se è esatto descrivere Gesù come colui che crea, è altrettanto esatto descrivere allo stesso modo gli altri artefici? Prima risposta. Alcuni esegeti rispondono che il versetto in questione contraddice le parole dell’Altissimo «Dio è il creatore di ogni cosa» (39:62). Perciò è necessario riferire il versetto al fatto che Dio è «il migliore dei creatori» nella vostra convinzione, così come il versetto «è cosa semplice per lui» (30:27) si riferisce a ciò che è semplice per Lui nella vostra convinzione. Seconda risposta. Il creatore è colui che decreta (muqaddir) perché creare significa decretare (taqdīr) e il versetto allude al fatto che Dio, sia gloria a Lui, è il migliore dei decretanti (muqaddirūn). Però l’azione del decretare implica la supposizione e la valutazione, ciò che è inammissibile attribuire a Dio, sia gloria a Lui. Pertanto questo versetto è da ritenersi uno dei passaggi oscuri (min al-mutašābihāt) del Corano. Terza risposta. Il versetto sottintende la capacità del servo di creare, cioè la sua condizione di decretante, ma ciò non significa che egli sia Creatore, che possa cioè creare dal nulla.
Secondo quesito. Secondo la mu‘tazilah il versetto allude al fatto che tutto ciò che Dio ha creato è bontà, sapienza e giustizia, altrimenti non si potrebbe definirLo come «il migliore dei creatori». Se è così, il servo dovrebbe essere il creatore della miscredenza e della disobbedienza, non Dio. La risposta. Tra gli uomini vi è chi attribuisce la bontà alla perfezione e all’impeccabilità nella struttura e nella composizione. Secondo noi, tutto ciò che è creato da Dio è buono poiché non vi è nessuno al di sopra di Lui che gli ordini o gli impedisca di compiere un’azione.
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Terzo quesito. Al-Kalbī ha riportato sull’autorità di Ibn ‘Abbās, Dio si compiaccia di entrambi, che ‘Abdallāh b. Sa‘ad b. Abī Sarḥ (m. 57/676-7) stava scrivendo i versetti dettatigli dall’Inviato di Dio quando arrivò alle parole dell’Altissimo «ed è stata un’altra creazione». Si sorprese ed esclamò: “Sia benedetto Dio, il migliore dei creatori”. L’Inviato di Dio gli disse: “Scrivi, così è stato rivelato”. ‘Abdallāh dubitò e disse: “Se Muḥammad dice il vero, allora tanto sono ispirato io quanto è ispirato lui. Se invece dice il falso, la sua religione non è buona”. Fuggì a Mecca. Si disse che morì nella miscredenza. Altri dissero che si convertì nel giorno della conquista [di Mecca].
Sa‘īd b. Ğabīr ha riportato sull’autorità di Ibn ‘Abbās che, quando questo versetto fu rivelato, ‘Umar b. al-Ḫattāb disse: «“Sia benedetto Dio, il migliore dei creatori”. L’Inviato di Dio rispose: “Così è stato rivelato”. Disse ‘Umar: “Il mio Signore mi ha dato ragione su quattro questioni. Sulla preghiera da eseguirsi dietro il luogo sacro351 [maqām], sull’imposizione del velo alle donne, sulle parole che rivolsi
loro352: “Smettetela, altrimenti Dio gli darà delle donne migliori di voi”, prima che
fosse rivelato: «Forse egli divorzierà da voi. Il Signore gli dia mogli migliori di voi» (66:5); e poi sulla quarta questione quando dissi: “Sia benedetto Dio, il migliore dei creatori” e Dio rivelò come io dissi»353. Si dice che questa vicenda fu motivo di
felicità per ‘Umar e di infelicità per ‘Abdallāh, come disse l’Altissimo: «travia molti e molti guida» (2:26). […]