Dubbi e scetticismo: alcune reazioni contrarie al tafsīr ‘ilmī
3. Muḥammad al-Ṣādiq ‘Arğūn (n 1320/1903, m 1400/1980)
Di origini egiziane, ‘Arğūn visse tra l’Egitto e l’Arabia Saudita dove portò a compimento i suoi studi e svolse attività d’insegnamento. Fu Preside della Facoltà di Teologia dell’Università al-Azhar dal 1965 al 1968221.
Nonostante ‘Arğūn non sia dichiaratamente ostile al metodo esegetico scientifico, è molto cauto nell’accettarlo. Lo accoglie solo in virtù del fatto che l’esegesi coranica, così come qualsiasi altra scienza, deve stare al passo col progresso del pensiero umano per evitare che si crei uno scollamento tra il messaggio coranico, valido per gli uomini di tutti i tempi, e la sua intepretazione:
I nostri predecessori, tra i più insigni ‘ulamā’ e sapienti dell’Islam, s’immersero profondamente negli oceani delle scienze e negli abissi delle conoscenze (ma‘ārif), e aprirono una breccia nelle roccaforti del pensiero. Per comprendere il Libro di Dio essi attinsero dalle loro conoscenze e dal loro pensiero, e per spiegare e dimostrare la funzione di guida del Corano si basarono sulle verità della scienza esatta (‘ilm ṣaḥīḥ). Ma noi, come ci poniamo rispetto alle conoscenze, agli strumenti, al pensiero e alle concezioni del nostro tempo? Di fronte ai segni di Dio, decidiamo di fermarci alle acquisizioni dei nostri predecessori considerando la loro epoca come la fine dell’acume delle menti, oppure prendiamo coraggio[…] e ci immergiamo profondamente negli oceani
220 Le stesse ragioni sono state riproposte, senza che però fosse citata la fonte originale, anche da
Muḥammad Ḥussayn al-Ḏahabī. Si veda Al-tafsīr wa al-mufassirūn, pp. 359-362.
89 della conoscenza?222.
Con questa dichiarazione l’autore non apre incondizionatamente al tafsīr ‘ilmī; poche pagine dopo infatti specifica le condizioni che devono verificarsi perché il metodo scientifico possa essere accolto. L’interpretazione scientifica deve rispettare il primato del Corano e non subordinare quest’ultimo alle leggi umane:
L’interpretazione dei segni dell’universo dev’essere volta a mettere in luce la funzione di guida spirituale del Corano e non, viceversa, a fare delle teorie scientifiche la spiegazione dei segni coranici e dei loro significati223.
4. ‘Ā’išah ‘Abd al-Raḥmān (n. 1331/1913, m. 1418/1998)
Tra i contestatori del metodo esegetico scientifico spicca anche il nome di Bint al- Šāṭī’, tra i massimi intellettuali del Novecento egiziano, specializzata negli studi di lingua araba, letteratura ed esegesi coranica.
La studiosa ritiene che gli esegeti scientifici non abbiano le competenze necessarie per svolgere questo tipo di lavoro, e che si limitino perciò a leggere il Corano alla luce del sapere scientifico comune. Li accusa di spacciarsi come acuti conoscitori di cose che non conoscono, e di improvvisarsi specialisti di medicina, astronomia, chimica, fisica, geografia,… quando non lo sono affatto:
gli esegeti contemporanei si fanno beffa della nostra logica scientifica (manṭiqu-nā al-
‘ilmī). Inducono noi, che abbiamo imparato a dire “non so” quando non sappiamo, ad
accogliere le loro false interpretazioni (ta’wīlāt) presentandocele sotto l’egida della scienza. Il primo principio della scienza che noi insegnamo ai nostri studenti è per l’appunto il rifiuto dell’ipotesi, e la prima cosa che insegnamo loro in merito al processo di acquisizione della conoscenza è che il Corano libera la ragione umana dall’illusione di poter penetrare e conoscere le cose misteriose (ġaybiyyāt)224.
5. Šawqī Ḍayf (n. 1328/1911, m. 1425/2005)
Storico e insegnante di origini egiziane, Šawqī Ḍayf ha conseguito il dottorato nel 1942 presso l’Università cairota Fu‘ād I sotto la supervisione di Ṭāhā Ḥusayn. È
222 Muḥammad al-Ṣādiq ‘Arğūn, Naḥw manhağ li-tafsīr al-Qur’ān, Al-dār al-sa‘ūdiyyah li-l-našr wa
al-tawzī‘, Ğeddah 1399/1979III, p. 61. 223 Ivi, p. 63.
224 ‘Ā’išah ‘Abd al-Raḥmān, Al-Qur’ān wa qaḍāyā al-insān, Dār al-ma‘ārif, al-Qāhirah, senza data,
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stato uno degli intellettuali più prolifici della sua generazione, autore di cinquantadue opere la più notevole delle quali è la storia della letteratura araba, opera in dieci volumi. Ha ricevuto molti riconoscimenti, tra cui il King Faisal International Prize in Arabia Saudita225.
L’autore esprime contrarietà per il commentario scientifico nell’ambito di un testo di esegesi, Sūrah al-Raḥmān wa qaṣār al-suar [La sura del Clemente e i limiti delle sure], in cui non esita a specificare fin dall’introduzione che «è sbagliato usare il Corano come pretesto per dimostrare le teorie delle scienze della natura e delle scienze astroniche»226.
6. ‘Abd al-Mit‘āl al-Ğābarī (n. 1344/1926)
Di origini egiziane, ‘Abd al-Mit‘āl al-Ğābarī si è affiliato fin da ragazzo alla Fratellanza musulmana ed è stato allievo di Ḥasan al-Bannā (n. 1323/1906, m. 1368/1949)227. Dopo aver conseguito il dottorato con una tesi sulla Storia e
Civiltà islamica presso la facoltà di Scienze islamiche dell’Università ‘Ain Šams, si è trasferito negli Stati Uniti. Autore molto prolifico, ha scritto di esegesi coranica, diritto islamico e storia politica.
Da parte sua al-Ğābarī ritiene che il Corano non possa essere interpretato attingendo da scienze imperfette quali sono quelle umane, e che il contrario invece sia possibile:
Le ricerche scientifiche riflettono le nostre percezioni e le nostre potenzialità. Allo stato attuale, tali ricerche sono ancora troppo elementari da permetterci di comprendere alla loro luce il Libro di Dio. La logica vorrebbe invece il contrario, che comprendessimo cioè le ricerche scientifiche alla luce del Libro di Dio, perché la perfezione prevale sull’imperfezione228.
Al-Ğābarī vede nell’esegesi scientifica un pericolo per l’Islam e cita il
225 Tra gli studi più recenti su questo autore si veda ‘Ādil Sulaymān Jamāl, Shawqī Ḍayf. The last
of the pioneering editors, «Journal of the Department of Arabic Manuscripts», Arab League, Cairo
50/1–2 (2006) pp.173–97.
226 Šawqī Ḍayf, Sūrah al-Raḥmān wa qaṣār al-suar, Dār al-Ma‘ārif, al-Qāhirah 1971, p. 10.
227 Per la biografia si veda la pagina a lui dedicata sul sito del Centro d’Informazione dei Fratelli
musulmani [Al-markaz al-i‘lāmī li-l-iḫwān al-muslīmīn] di Daqahliyyah (Egitto), disponibile su www.dakahliaikhwan.com/viewarticle.php?id=7131.
228 ‘Abd al-Mit‘āl al-Ğābarī, Šaṭaḥāt Muṣṭafà Maḥmūd fī tafsīrāti-hi al-‘aṣriyyah li-l-Qur’ān al-karīm,
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Cristianesimo come esempio di religione che ha subito danni irreparabili nel momento in cui ha voluto spiegare i fenomeni naturali alla luce della Bibbia:
Il sostegno del colono (musta‘mir) a questo genere di commentari da un lato, e il seguito di cui gode questa corrente da parte della gente onesta, priva di intenti cattivi, dall’altro, ci condurranno alla tragedia che si è abbattuta sul Cristianesimo? Senza dubbio sarebbe meglio che questi tentativi non esistessero o che quantomeno non fossero definiti commentari (tafāsīr) del Corano. Ciononostante essi non avranno alcuna ripercussione negativa sull’Islam: «Noi riveliamo il Monito, e Noi ne siamo i guardiani» (15:9)229.
Questo spirito di autoconservazione dell’Islam e la sua capacità di uscire indenne da eventuali derive esegetiche è ribadita anche da Sāmī Aḥmad al-Mawṣilī230, che
lo esprime riprendendo due emistichi della Mu‘allaqah di al-A‘šà Maymūn b. Qays231:
come una capra selvatica che con le corna colpisce una roccia per fenderla, ma lungi dal recarle danno si spezza le corna,
a significare che l’Islam è una roccia solidissima e tutti i tentativi d’indebolirlo sono illusori.
229 Ivi, p. 13.
230 Sāmī Aḥmad al-Mawṣilī, Al-i‘ğāz al-‘ilmī fī al-Qur’ān. Ta’ṣīl fikrī wa tārīḫ wa manhağ, p. 29. 231 Sulla sua opera si veda, tra gli altri, Régis Blachère, Un problème d’histoire littéraire. A‘shā
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