Qualche esempio di esegesi scientifica del Corano, tra classicità e modernità
3.2 Sura dei Chiari e precisi, vv 9-11 – commento secondo al-Rāzī
«Di’: “Voi non credete in Colui che creò la terra in due giorni e Gli date degli eguali? Egli è il Signore dei mondi”. - Ha posto delle montagne sopra la terra, e l’ha benedetta, e in quattro giorni ci ha distribuito dei cibi per chiunque ne chieda, per tutti in pari misura, - e poi si è dedicato al cielo che era fumo» (41:9-11).
[...] Secondo l’autore del Kitāb al-aṯar [Abū Ḥanifah], prima della creazione dei cieli e della terra il Trono (‘arš) di Dio si trovava sull’acqua. Dio riscaldò l’acqua e da questa si sollevarono schiuma (zubad) e fumo (duḫān). Dalla schiuma rimasta sotto forma di acqua Dio creò l’aridità (yubūsah) e da questa diede origine alla
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terra. Quanto al fumo, si sollevò e da questo Dio creò i cieli.
Sappi che questa storia non è presente nel Corano ma è menzionata nel primo libro di quello che gli ebrei chiamano Torah. In esso si dice che l’Altissimo creò il cielo di parti oscure (ağzā’ muẓlimah). Tuttavia nella metafisica noi abbiamo dimostrato che l’oscurità non è una proprietà dalla quale dipende l’esistenza (kayfiyyah wuğūdiyyah). La prova di ciò è che se un uomo siede alla luce di una lampada e un altro uomo nell’oscurità, quello che siede nella luce non vede il luogo in cui siede quello nell’oscurità, e vede quell’ambiente buio. Quanto a colui che siede nell’oscurità vede l’uomo seduto nella luce, e vede quell’ambiente illuminato. Se l’oscurità fosse una caratteristica propria dell’ambiente, le condizioni non muterebbero secondo il punto di osservazione. È dimostrato che l’oscurità è sinonimo di mancanza di luce. Quando Iddio l’Altissimo, sia gloria a Lui, creò le parti indivisibili, ancor prima di creare la proprietà della luce (kayfiyyah al-ḍaw’), esse erano oscure, prive di luce. Poi compose queste parti e ne fece i cieli, i pianeti, il sole e la luna e creò la luce. In quel momento si illuminarono. È dimostrato che quando Iddio l’Altissimo decise di creare i cieli, il sole e la luna, quelle parti erano immerse nell’oscurità perciò è corretto denominarle “fumo” (duḫān), il quale non è altro che un insieme di parti disgiunte, non unite, prive di luce. Questo è ciò che viene in mente quando si pensa al fumo. Ma Dio conosce meglio la verità.
Le sue parole «poi si è dedicato al cielo che era fumo» indicano che la creazione del cielo è successiva alla creazione della terra. Al contrario, il versetto «la terra l’ha appianata in seguito» (79:30) indica come la creazione della terra sia successiva alla creazione del cielo, e qui vi è una contraddizione. Su tale questione gli ‘ulamā’ divergono.
La risposta più diffusa è la seguente: l’Altissimo ha creato la terra in due giorni e in seguito ha creato il cielo. Dopo aver creato il cielo ha appianato la terra. In questo modo si risolve la contraddizione.
Sappi che questa risposta dal mio punto di vista è problematica per diverse ragioni.
In primo luogo l’Altissimo spiega di aver creato la terra in due giorni, poi il terzo giorno «ha posto delle montagne sopra la terra, e l’ha benedetta», ciò che è realizzabile solamente dopo aver appianato la terra perché le montagne possono essere create solo sulla terra appianata e distesa. Le parole dell’Altissimo «e l’ha
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benedetta» alludono alla creazione degli alberi, delle piante e degli animali, ciò che è possibile solo sulla terra distesa. In seguito «si è dedicato al cielo». Questo comporta che l’Altissimo abbia creato il cielo dopo aver creato e appianato la terra.
In secondo luogo, le acquisizioni dell’ingegneria hanno dimostrano che la terra è una sfera. Potremmo dire che la terra, ai suoi albori, era una sfera e che lo è tutt’ora, ma non è così poiché essa era piatta fin dal momento in cui fu creata. Oppure potremmo dire che la terra inizialmente non era sferica e che poi lo divenne. In tal caso bisognerebbe supporre che inizialmente fosse piatta e che poi avesse perso questa caratteristica, ciò che è falso.
In terzo luogo, la terra è un corpo estremamente grande, e un tale corpo quando viene alla luce dev’essere già appianato. Perciò l’idea secondo la quale essa non era appianata ma è diventata tale in un secondo tempo, è falsa. L’idea che ricorre nelle cronistorie secondo la quale la terra fu creata su una roccia presso Gerusalemme è altrettanto problematica se con questa s’intende che la terra, in tutta la sua grandezza, fu creata in quel luogo, ciò che è impossibile. Se invece s’intende che inizialmente Dio creò delle piccole parti in quel luogo e poi creò le restanti parti aggiungendole alle prime, ciò equivarrebbe a riconoscere che la terra è stata creata dopo il cielo.
In quarto luogo, Dio ha creato la terra in due giorni, le restanti cose presenti su di essa in due giorni, e i cieli in altri due giorni. In totale sono sei giorni. Se avesse appianato la terra dopo tutto ciò, l’operazione sarebbe avvenuta in un momento successivo ai sei giorni perciò la creazione dei cieli e della terra avrebbe richiesto più di sei giorni, ciò che è falso.
In quinto luogo, è incontestabile che le parole dell’Altissimo «ha detto al cielo e alla terra: “Venite, volenti o nolenti”» alludono alla generazione del cielo e della terra. Se i cieli fossero stati creati prima della terra, le Sue parole “venite, volenti o nolenti” avrebbero implicato la creazione di qualcosa di già esistente, ciò che è impossibile. [...]