Islam, scienza moderna ed esegesi scientifica
6. Saïd Nursī (n 1292/1876 ca., m 1379/1960)
Non possiamo dimenticare che alla formazione di una nuova concezione del rapporto tra l’Islam e la scienza moderna ha contribuito in maniera evidente anche la Turchia che, per la sua vicinanza geografica all’Europa, non ha potuto esimersi da questo dibattito, favorendo peraltro la nascita di una massiccia produzione di esegesi scientifica del Corano in lingua inglese98. Rispetto agli altri Paesi, però, in Turchia la questione si è posta successivamente, solo in seguito alla caduta dell’Impero ottomano nel 1924, con l’avvento dell’ideologia kemalista. Sfumato definitivamente il sogno di un ordine politico pan-islamista, questa ideologia metteva in campo quattro strategie di ispirazione occidentale: il
96 Ivi, vol. 1, p. 176. 97 Ivi, vol. 3, p. 96.
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nazionalismo, l’occidentalizzazione, la modernizzazione e la secolarizzazione. Negli anni del fervore kemalista la società subì, notoriamente, profondi mutamenti; il religioso, in tutte le sue espressioni, fu rimosso dalla sfera pubblica, ciò che ha favorito la nascita di uno Stato secolare; l’alfabeto arabo fu sostituito con quello romano; venne introdotto un nuovo sistema giuridico che ricordava quello occidentale; il turco venne a sostituire l’arabo come lingua ufficiale della preghiera; i programmi d’insegnamento furono ripensati; e fu introdotto nel curriculum di biologia l’insegnamento della teoria evoluzionistica99.
In questo contesto storico Saïd Nursī100 è probabilmente la personalità che più ha
inciso sulla società turca del primo Novecento. Celebre teologo di origini curde, la sua profonda conoscenza delle scienze religiose e le sue doti intellettuali gli valsero l’appellativo di Bediüzzaman101, in arabo badī‘ al-zaman – lo stupore di
tutti i tempi –. Divenuto noto per il tentativo di rinnovare l’Islam bilanciando il rapporto tra fede e ragione scientifica, Nursī è il fondatore del celebre movimento Nūr102, sorto all’inizio del XX secolo come reazione a quanti propugnavano il
processo di cieca occidentalizzazione del mondo musulmano invitandolo a indossare la «camicia di forza (straitjacket)»103 dell’Occidente, senza però tener
conto delle condizioni storico-sociologiche che distinguevano il Vicino Oriente dall’Occidente. Questi ultimi, nel parere dei loro detrattori, affascinati dalla scienza e dalla tecnologia moderna, auspicavano la reinterpretazione dell’Islam secondo criteri di matrice occidentale, con il rischio di alterarne e distorcerne i principi, rinnegando tredici secoli di storia del pensiero islamico. In risposta a
99 Cfr. Muzaffar Iqbal, Islam and Science, p. 268. Per un’analisi dettagliata dei cambiamenti che
hanno investito la Turchia del Novecento si rimanda, ad esempio, a Şerif Mardin, Religion and
Social Change in Modern Turkey, Suny Press, Albany 1989.
100 Una biografia dettagliata dell’autore compare in Şükran Vahide, Islam in Modern Turkey: an
Intellectual Biography of Bediuzzaman Said Nursī, State University of New York Press, Albany
2005. Cfr. anche Ian S. Markham e Suendam Birinci Pirim, An Introduction to Said Nursī. Life,
Thought and Writings, Ashgate, Burlington 2011.
101 È un appellativo abbastanza diffuso. Nella sua versione araba l’epiteto fu attribuito al maestro
della letteratura araba in prosa al-Hamaḏānī (n. 358/968 , m. 398/1008).
102 Sulle finalità e dinamiche del movimento Nūr si veda, oltre a Kemal Karpat,
«Nurculuk», Encyclopaedia of Islam, Second Edition.
http://referenceworks.brillonline.com/entries/encyclopaedia-of-islam-2/nurculuk-SIM_5993, soprattutto Ursula Spuler, Nurculuk. Die Bewegung des Bediuzzaman Said Nursi in der Modernen
Turkei, «Bonner Orientalistische Studien», XXVII (1973) pp. 100-183.
103 Bediüzzaman Said Nursī, The Reasonings. A Key to Understanding the Qur’ān’s eloquence,
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certo riformismo che percepiva l’Islam come un ostacolo al progresso e attribuiva l’evoluzione tecnologica dell’Occidente alla sua capacità di smarcarsi dal controllo della religione, e nell’ottica secondo la quale «il Corano è un sole spirituale che non può essere estinto»104, Nursī si mostrava contrario all’occidentalizzazione
forzata dell’Islam e si prefiggeva di proteggere la fede islamica pur cercando di adattarla al nuovo momento storico. Gli adepti del movimento Nūr si distinguono infatti per la loro propensione ad accogliere le scienze naturali e la tecnologia occidentale senza però mettere mai in dubbio la sacralità dell’Islam e la priorità della rivelazione coranica sulle acquisizioni del pensiero umano.
Nei suoi scritti, in particolare nelle Epistole della luce105 [Risale-i Nur], una
raccolta di lettere che, seppur non ufficialmente, tra i suoi discepoli acquisì lo status di quasi-rivelazione, Nursī rifletteva sulle motivazioni che hanno causato la paralisi della conoscenza scientifica tra i musulmani e si domandava quale ruolo avessero avuto in questo processo di decadenza il Corano e le scienze che lo studiano da un lato, e il fenomeno della globalizzazione dall’altro. Questo peraltro è anche il tema centrale del sermone106 che Nursī tenne nel 1911 presso la
moschea degli Umayyadi di Damasco, in occasione del quale mise in luce come il declino dell’Islam sia da attribuire alla mancata adesione dei musulmani agli insegnamenti e alle verità del Corano. Secondo Nursī, negli ultimi secoli si sarebbe dimenticata la vera essenza dell’Islam, enfatizzando invece gli aspetti più superficiali della vita quotidiana, con il risultato che il Corano, nei suoi diversi livelli di lettura – letterale, allegorico, morale, anagogico –, non è più stato compreso dai fedeli.
Nursī non ha mai negato le potenzialità della scienza anzi, ne riconosceva il valore, purché essa si trovasse in accordo con le verità coraniche. In merito al rapporto tra contingente e assoluto, scienza e rivelazione, il teologo intendeva
104 Ivi, p. VIII.
105 The Letters. Epistles on Islamic Thought, Belief, and Life, (traduzione in inglese di Huseyin
Akarsu), The light, New Jersey 2007. In merito alle Epistole si vedano lo studio di Ibrahim M. Abū- Rabi‘, Spiritual Dimensions of Bediuzzaman Said Nursī’s Risale-iNur. State University of New York Press, Albany 2008 e, dello stesso autore, How to read Said Nursi’s Risale-I Nur in Islam at the
crossroads:on the life and thought of Bediuzzaman Said Nursī, State University of New York Press,
Albany 2003, pp. 61-92.
106 Bediüzzaman Said Nursī, The Damascus Sermon: From the Risale-i Nur Collection, Sozler
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dimostrare che un corretto utilizzo della ragione avrebbe potuto riportare il mondo islamico al suo apogeo. Infatti, ciò che a suo avviso avrebbe eclissato la luce dell’Islam è l’idea secondo la quale la scienza è in contrapposizione all’Islam. L’autore replica che è impossibile che le scienze contrastino con la loro ragion d’essere considerando che tutte trarrebbero origine dall’Islam stesso, l’unica religione che incoraggerebbe l’attività scientifico-sperimentale. Alcuni dei novantanove nomi di Dio testimonierebbero infatti l’emanazione divina delle scienze: Dio è l’Onnisciente – Colui che conosce tutte le verità dell’universo e che dunque ispirerebbe gli studiosi delle scienze naturali –, ed è il Guaritore, attributo che proverebbe l’origine divina della medicina moderna, teoria che a sua volta troverebbe conferma nei versetti in cui Gesù, ispirato da Dio, promette di guarire «il cieco nato e il lebbroso» (3:49; 5:110).
Spesso, sottolinea Nursī, la paura di ciò che non si conosce e il timore di disattendere la dottrina induce gli individui a disconoscere il valore della riflessione scientifica: «Coloro che immaginano che l’Islam sia in conflitto con la scienza sono vittime di un equivoco alimentato dalla paura»107.
Il teologo dedica un’altra interessante riflessione alla prospettiva nella quale occorrerebbe accostarsi al Corano e alla rilevanza del metodo sperimentale nello studio dei fenomeni del cosmo. Contrario a quanti riducono il Corano a un libro di scienza, insistendo invece sulla sua natura di guida spirituale, Nursī chiarisce che
l’obbiettivo primario del Corano quando menziona il libro dell’universo o fa riferimento ai fatti della creazione è provare l’esistenza e l’unicità del Creatore. […] Pertanto, stabilire come l’universo sia stato creato non è veramente il nocciolo della questione, più importante è il fatto che l’universo provi l’esistenza del Creatore108.
I fenomeni naturali presentati nel Corano avrebbero precisamente quattro funzioni: proclamare l’onnipotenza del Creatore, rivelare che l’Islam è il fondamento di tutte le scienze, offrire una testimonianza dell’armonia che intercorre tra le leggi del creato e la parola di Dio e incoraggiare la ricerca della verità. In breve, queste manifestazioni del divino sarebbero un monito e un invito
107 Bediüzzaman Said Nursī, The Reasonings, p. 4. 108 Ivi, p. 12.
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rivolto a chi è assopito nell’indifferenza a riflettere sui fenomeni naturali che nel Corano vengono presi a testimoni per suffragare l’esistenza e l’unicità divine: «Lo giuro per le stelle che tramontano – giuramento supremo, se sapeste!» (56:75-76); «Lo giuro per i pianeti – che corrono e si occultano, – per la notte quando sopravviene, – per il mattino quando si diffonde» (81:15-18); «Lo giuro per il crepuscolo, – per la notte e quel che essa avvolge, – per la luna quando si fa piena» (84:16-18).
Il teologo spiega la tendenza umana al progresso – inteso in tutte le sue accezioni, scientifico e tecnologico ma anche e soprattutto nell’ambito del sapere sapienziale-filosofico ed esegetico – attribuendola alla predisposizione del creato a tendere verso la perfezione. Nell’ambito della riformulazione del rapporto tra l’Islam e la scienza, Nursī rileva come la tendenza al progresso e il dibattito scientifico pubblico in corso richiedano la ripresa dello sforzo interpretativo del Corano. A questo proposito egli auspica l’istituzione di un «consesso di scienziati»109 formato da specialisti nelle scienze naturali e religiose, capace di dar
vita a una nuova interpretazione del Corano pur tenendo conto delle interpretazioni classiche, approfondendole e sviluppandole alla luce della scienza moderna laddove mostrano delle carenze. L’idea del consesso di scienziati trae origine, come dichiara l’autore stesso, dal principio di consultazione che regola il regime costituzionale istituito in Turchia e sull’idea secondo la quale tale principio debba applicarsi non solo in ambito politico ma anche esegetico, come poi è effettivamente avvenuto con la nascita dell’esegesi scientifica.
Per quanto riguarda il ricorso al tafsīr piuttosto che al ta’wīl, Nursī non si esprime a favore di una modalità d’interpretazione in particolare, ma sceglie piuttosto la via mediana, assegnando alla ragione il compito di guidare l’esegeta nel giusto equilibrio tra interpretazione letterale e allegorica:
l’interpretazione allegorica è concessa a condizione che sia conforme alle regole della retorica e della linguistica, altrimenti si rischia di interpretare metaforicamente ciò che è detto realmente e viceversa. […] Fare di tutto una metafora […], attribuire a ogni versetto un’interpretazione esoterica così come dar vita a una scuola di esoterismo è nocivo. Altrettanto nocivo è esagerare nel senso opposto, ossia eccedere nell’interpretazione
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essoterica cercando la verità esclusivamente nel senso letterale delle parole. La via di mezzo, sicura, che preserva dagli eccessi, è lo spirito della šarī‘ah, sinonimo di retorica, ragione, logica e sapienza110.
Dal Vicino Oriente al lontano sub-continente indiano, la rassegna che precede mette in luce il contesto culturale che ha visto nascere e diffondersi l’esegesi scientifica. Riflesso di questo momento storico, l’interpretazione scientifica – perlomeno nella sua fase iniziale – è stata un valido strumento atto a sostenere la visione riformista la quale propugnava la necessità di acquisire il sapere scientifico dell’Occidente per ridurre il divario che separava il mondo islamico dall’Europa.
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