Qualche esempio di esegesi scientifica del Corano, tra classicità e modernità
3.3 Sura delle Creature che strappano, vv 27-29 – commento di al-Rāzī
«Siete voi più difficili da creare, o il cielo che Egli ha edificato? Ne ha innalzato la volta, lo ha modellato, ha oscurato la notte e ne ha tratto fuori l’alba. La terra, l’ha appianata in seguito» (79:27-29).
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[...] Sappi che l’Altissimo illustra, da prospettive diverse, la modalità mediante la quale ha edificato il cielo.
La prima prospettiva riguarda la dimensione spaziale. Disse l’Altissimo: «Ne ha innalzato la volta (samk)». Sappi che la lunghezza che si misura dall’alto verso il basso si definisce profondità (‘umq) mentre quella dal basso verso l’alto si definisce altezza, (sumk). L’espressione «ne ha innalzato la volta» indica l’altezza ragguardevole del cielo, tanto distante dalla terra quanto un tragitto di cinquecento anni. Gli astronomi nel frattempo avevano già rilevato le misure dei corpi celesti e la distanza di ciascuno di essi dalla terra. Altri dissero: l’espressione significa che Dio ha innalzato la volta celeste senza alcun pilastro, ciò che solamente Iddio l’Altissimo può fare.
La seconda prospettiva è implicita nelle parole dell’Altissimo «lo ha modellato (sawwā-hā)», che comprendono due aspetti391. Il primo aspetto è l’azione del
modellare la forma. Si disse: significa che nella volta celeste non vi sono fenditure, come recita il versetto: «Nella creazione del Clemente non potrai scorgere alcuna ineguaglianza» (67:3). I sostenitori di questa prima interpretazione dissero che l’espressione «lo ha modellato» è generale e non è possibile attribuirla a qualcosa in particolare, perciò l’espressione allude alla sfericità del cielo. Se il cielo non fosse sferico, alcuni lati sarebbero regolari, altri sarebbero inclinati a formare degli angoli, altri formerebbero delle rette, alcune parti sarebbero più vicine a noi, altre più lontane e il cielo non sarebbe veramente modellato. Per essere tale dev’essere necessariamente sferico.
La terza prospettiva è implicita nelle parole dell’Altissimo: «Ha oscurato la notte e ne ha tratto fuori l’alba». Si dice: “ha oscurato la notte” (aġṭaša layla-hā), quando sopraggiunge dominante l’oscurità. Si dice: “Dio l’ha reso miope” (aġṭaša-hu), quando gli oscura la vista. La miopia (ġaṭaš) è l’oscurità. “Al-aġṭaš”, il debole di vista, è sinonimo di “al-a‘maš”, il miope. Poi sorge una domanda: la notte, al-layl, è forse il nome del momento in cui cala l’oscurità a causa del tramonto? E perciò, l’espressione aġṭaša layla-hā, significa forse che Dio ha reso l’oscurità oscura? Il versetto significa che l’oscurità che sopraggiunge in quel momento sopraggiunge solamente per decreto di Dio. Ora non vi sono più ambiguità.
L’espressione «ne ha tratto fuori l’alba (aḫraga ḍuḥa-hā)» significa “ne ha tratto
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fuori il giorno (nahār)”. Egli ha designato il giorno con l’alba perché l’alba è la parte del giorno dalla luce (nūr) e dal chiarore (ḍaw’) più perfetti. Egli ha dato al cielo la notte e il giorno; la notte e il giorno giungono con il tramonto e con l’alba, e il tramonto e l’alba sono indotti dal movimento degli astri. [...]
Esegesi scientifica contemporanea: commento secondo Marwān Waḥid Ša‘abān
L’interpretazione contemporanea di seguito proposta è tratta dal contributo che l’esegeta giordano Marwān Waḥid Ša‘abān392 ha presentato in occasione della set-
tima Conferenza internazionale sui segni scientifici nel Corano e nella Sunna te- nutasi a Dubai nel 2004393.
L’esegeta considera i due gruppi di versetti come scientificamente inimitabili per i riferimenti alla genesi dei cieli e della terra (ḫalq al-samawāt wa al-arḍ) che essi conterrebbero. Da questi versetti sarebbe possibile dedurre l’ordine cronologico della loro formazione.
L’esegeta fa sua l’interpretazione classica che riconosce la precedenza della genesi della terra rispetto alla genesi dei cieli, ma non giustifica dal punto di vista scientifico la sua presa di posizione e si limita a sottoscrivere le ragioni che avevano indotto gli antichi a sostenere tale visione. Contrariamente a quanto richiederebbe la natura stessa dell’esegesi scientifica, il contributo di Ša‘abān brulica infatti di riferimenti ai tafsīr antichi e ai detti del Profeta e manca di argomentazioni scientifiche. Per risolvere la contraddizione tra i passi della sura dei Chiari e precisi (41:9-11) che menzionano la formazione della terra prima della genesi dei cieli e i passi della sura delle Creature che strappano (79:27-29) nei quali si legge il contrario, l’esegeta si affida al Corano e alle tradizioni del Profeta. Entrambe le fonti confermerebbero la creazione della terra prima di quella dei cieli. Si tratta del versetto 29 della sura della Vacca: «Egli è Colui che ha creato per voi tutto quel che è sulla terra, poi si è rivolto al cielo e ha spianato sette cieli», e di due hadīṯ.
Il primo detto, riportato sull’autorità di Ibn ‘Abbās, recita: «Un uomo disse a Ibn ‘Abbās, Dio si compiaccia di entrambi: “Nel Corano trovo una contraddizione. L’Altissimo disse: «Siete voi più difficili da creare, o il cielo che Egli ha edificato?...
392 Alcune notizie biografiche di questo autore sono riportate nel capitolo quarto di questa tesi.
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La terra, l’ha appianata in seguito», e ha menzionato la creazione del cielo prima della terra. Poi l’Altissimo disse: «Di’: “Voi non credete in Colui che creò la terra…”» e in questo versetto ha menzionato prima la creazione della terra e poi quella del cielo. Rispose Ibn ‘Abbas, Dio si compiaccia di entrambi: “Dio ha creato la terra in due giorni, poi ha creato il cielo, poi si è dedicato al cielo e l’ha modellato in altri due giorni, poi ha appianato la terra e ne ha tratto fuori l’acqua e i pascoli e ha creato le montagne, la sabbia, la sostanza inorganica, le alture in altri due giorni. A questo si riferiscono le parole dell’Altissimo «l’ha appianata» e «creò la terra in due giorni». Egli ha creato la terra e ciò che le appartiene in quattro giorni e ha creato i cieli in due giorni. Il Corano non si contraddice, entrambi i versetti sono parola di Iddio, l’Onnipotente»394.
La seconda tradizione menzionata nell’articolo è tramandata sull’autorità di al- Ḥasan secondo il quale l’Altissimo creò la terra a Gerusalemme a forma di mola (fihr)395, sovrastata da una cappa di fumo. Poi fece evaporare il fumo e da questo
creò i cieli, prese la mola dal suo posto e l’appianò formandovi la terra396.
Perciò, conclude Ša‘abān:
I nobili versetti stabiliscono una verità dimostrata, dirimente, e cioè che alla scissione della massa compatta è seguita la genesi della terra prima e la genesi dei cieli, fatti di fumo, dopo. A questo sono giunti gli esegeti. Permane invece nell’errore e nella confusione chi tenta di anticipare la fase della genesi dei cieli alla genesi della terra, indotto in ciò dal profondo desiderio di voler trovare un accordo fra il testo coranico e le presunte teorie avanzate da alcuni astronomi secondo le quali i cieli sarebbero stati creati prima della terra. Tali teorie non sono supportate da alcuna prova, né dal testo coranico né dalle acquisizioni scientifiche dimostrate397.