Qualche esempio di esegesi scientifica del Corano, tra classicità e modernità
3.1 Sura dei Profeti, v 30 – commento secondo al-Rāzī
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(kānatā ratqan) e Noi li separammo (fataqnā-humā) e facemmo germogliare dall’acqua ogni cosa vivente? Non credono?» (21:30).
[...] Gli esegeti divergono sul significato dei termini “al-ratq”, la compattezza, e “al- fatq”, la separazione.
Prima interpretazione. Secondo al-Ḥasan, Qatādah, Sa‘īd b. Ğabīr e ‘Ikrimah sull’autorità di Ibn ‘Abbās, Dio si compiaccia di loro, s’intende che i cieli e la terra erano una cosa sola compatta, poi Dio li ha separati, ha innalzato il cielo nel posto che gli spettava e ha formato la terra. Ciò significa che la creazione della terra ha preceduto la creazione del cielo perché, dopo averli separati, l’Altissimo ha lasciato la terra dove si trovava e ha innalzato le parti celesti. Disse Ka‘ab: Dio creò il cielo e la terra uniti, poi creò il vento frapponendolo tra i due, e per mezzo della sua azione li separò.
Seconda interpretazione. Secondo Abū Ṣāliḥ e Muğāhid [i termini] significano che i cieli erano una massa compatta e da quest’ultima Dio ha fatto sette cieli e altrettante terre.
Terza interpretazione. Secondo Ibn ‘Abbās, al-Ḥasan e la maggior parte degli esegeti, i cieli e la terra erano una massa compatta, poi Dio ha squarciato il cielo per mezzo della pioggia e la terra per mezzo delle piante e degli alberi. Così recitano i versetti seguenti: «Per il cielo dal costante ritorno,- per la terra dal costante schiudersi» (86:11-12). Quest’ultima interpretazione parve loro la più verosimile per via delle parole che seguono, «e facemmo germogliare dall’acqua ogni cosa vivente», parole che devono necessariamente essere riferite al passo che le precede e che sono chiare solo se il loro significato è quello che abbiamo menzionato. Se si dicesse: la pioggia non scende dai cieli bensì dall’unico cielo, dal cielo del mondo (samā’ al-dunyā). Noi risponderemmo: si utilizza il termine plurale, samawāt, per il semplice fatto che ciascuna parte di essi è cielo.
Quarta interpretazione. Secondo Abū Muslim al-Iṣfahānī è possibile che con l’espressione “al-fatq” s’intenda l’azione del generare (iğād), del rendere manifesto (iẓhār), come nei versetti: «Egli è il Creatore (fāṭir) dei cieli e della terra» (42:11); «Il vostro Signore è il Signore dei cieli e della terra, che Egli creò (faṭara-hunnā)» (21:56). L’espressione “fatq” ravvisa la genesi e l’espressione “ratq” ravvisa la condizione che l’ha preceduta. […]
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secondo le parole dell’Altissimo: «Un segno per loro è la notte, che Noi spogliamo della luce del giorno» (36:37). I cieli e la terra erano inizialmente tenebra, Iddio l’Altissimo li ha separati creando il giorno.
Se si dicesse: quale di queste interpretazioni si addice all’evidenza? Noi rispondiamo: il cielo e la terra erano una massa compatta (kānatā ratqan) e non potevano rimanere tali. La compattezza (ratq) è l’opposto della separazione (fatq); se “fatq” è la divisione, “ratq” dev’essere l’inseparabilità. Perciò, la quarta e la quinta interpretazione sono verosimili ma la prima interpretazione è la migliore, seguita dalla seconda. […]
Esegesi scientifica contemporanea: commento secondo Aḥmad Maḥmūd al- Ğāmūs
I sostenitori dell’esegesi scientifica, tra cui al-Ğāmūs389, ritengono di poter inter-
pretare il versetto coranico in questione alla luce delle acquisizioni della cosmolo- gia, la scienza che studia la genesi dell’universo. In questa prospettiva, il passo coranico considerato ravviserebbe la fase iniziale della formazione dell’universo, definita dagli esegeti come la “fase della scissione della massa compatta” (marḥalah al-fatq wa al-ratq) che, scientificamente parlando, corrisponderebbe al- la fase del Big Bang (infiğār ‘aẓīm). Perciò, il versetto sarebbe scientificamente inimitabile perché avrebbe anticipato la teoria del Big Bang, avanzata da George Edouard Lemaître solamente nel1927.
Le prove “scientifiche” che l’esegeta porta a sostegno di questa interpretazione comprendono una serie di considerazioni sui termini arabi, coranici piuttosto che scientifici, che descrivono la condizione iniziale dell’universo390.
I termini arabi discussi sono essenzialmente tre. “Sadīm”, nebulosa, è il termine che utilizza solitamente la scienza per descrivere lo stato iniziale, “ḍabāb” indica la nebbia fitta e infine “duḫān”, è il fumo. Secondo l’esegeta, il termine arabo che più si addice a descrivere lo stato iniziale, caratterizzato da fumi e materia adden- sati e temperature elevatissime, non è sadīm, la traduzione letterale di “nebulosa” e neppure ḍabāb che richiama una nebbia fredda, ma più appropriato sarebbe il termine coranico duḫān che indica il fumo caldo. Perciò la «massa compatta» [fig. 8] alla quale accenna la sura dei Profeti alluderebbe alla nebulosa di fumo caldo e
389 Alcune notizie biografiche di questo autore sono riportate nel capitolo quarto di questa tesi. 390 Aḥmad Maḥmūd al-Ğāmūs, Al-tanwī‘ wa al-iğāz fī ‘ulūm al-‘i‘ğāz, pp. 169-174.
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alla grande esplosione che produsse la genesi dei pianeti, delle stelle e dei cieli.
[Fig. 8 «Massa compatta» prima del Big Bang]
Oltre a menzionare le prove che dovrebbero dimostrare il legame tra il versetto co- ranico e l’aspetto scientifico che si dice abbia anticipato, l’esegeta menziona le prove elaborate dalla scienza occidentale che dimostrano la validità della teoria del Big Bang. Tra queste, la scoperta di Arno Penzias e Robert Wilsons nel 1964 dell’esistenza delle onde radio (mawğāt rādīū) e le misurazioni dello spettro di queste onde effettuate dal satellite COBE, lanciato nello spazio nel 1989. Accanto a questi grandi nomi, l’esegeta cita altri specialisti di astronomia noti a livello in- ternazionale, tra cui Thomas Arny, Professore emerito del Dipartimento di Astro- nomia presso l’Università del Massachusetts, di cui riporta alcune citazioni tratte dall’edizione araba della sua Introduction to Astronomy, e Carl Sagan, uno dei più celebri astronomi e astrochimici del XX secolo. In questa sede tuttavia non si ri- portano le disquisizioni di carattere propriamente scientifico perché non aggiun- gerebbero nulla all’interpretazione del versetto.