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a Standard e normalizzazione nell’Antichità

Capitolo I: Gli standard sotto un profilo sostanziale Profili ermeneutici, storici e giuridici della

I.3. a Standard e normalizzazione nell’Antichità

La produzione di standard in modo strutturato è attività piuttosto rara nel mondo antico, sebbene, come anticipato, non siano mancati, in specifici ambiti, esempi assai tangibili e sofisticati di normalizzazione146.

Nel mondo egizio sembra che la normalizzazione abbia avuto origine con le prime dinastie dei faraoni. Sembrerebbe infatti che già il leggendario faraone Menes (o Narmer), dopo aver unificato il regno, provò a dettare alcuni canoni in merito al sistema di misurazione vigente147. È infatti molto plausibile imputare ai faraoni la creazione di un sistema metrologico basato sul “cubito” (gomito), derivato appunto dal gomito umano (e, nel mondo egizio, dal gomito del faraone). Sistema presente con altrettante varianti in numerose altre società del mondo antico, che si trovarono a dover cercare forme di razionalizzazione per i metodi costruttivi148.

Sotto questo profilo, non può trascurarsi la particolare consapevolezza che ha avuto il mondo romano circa l’importanza dell’unificazione e razionalizzazione in ambito edilizio – anche a fini strategici e, diremmo oggi, di soft power – laddove si pensi alla precisa standardizzazione del laterizio nelle sue molteplici varianti149. È del resto nota la grandissima abilità nell’amministrazione propria del mondo romano, come si evince non tanto dalle fonti – in verità sorprendentemente poco rappresentative sul punto – bensì, soprattutto, dallo sviluppo organizzativo della macchina militare, in

146 Per un esempio specific, si veda P. J. WOLFRAM – W. F. LORENZ, Longstanding Design: Roman Engineering of Aqueduct Arcades, The International Journal for the History of Engineering & Technology, 86:1, DOI:

10.1080/17581206.2015.1119484, 2016 (ultima visita: 28 ottobre 2018), pp. 56-69.

147 Si veda Dizionari più Zanichelli, Storia digitale, all’indirizzo http://dizionaripiu.zanichelli.it/storiadigitale/

(ultima visita: 6 settembre 2018), s.v., “Menes”. Inoltre, cfr. E. CHITI, La normalizzazione, cit., p. 3067, e F. SALMONI, Le norme tecniche, cit., pp. 299-301.

148 Si veda Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti (Treccani), s.v., “cubito”. Si veda, per un’analisi

approfondita della materia sintetizzata nella voce enciclopedica appena trattata, A. SEGRÈ, Metrologia e

circolazione monetaria degli antichi, Zanichelli, Bologna, 1928, pp. 3-12, 38-47, 52-53, 78-93, 114-119, 138-147,

157-158, 161-164.

149 I mattoni laterizi erano di varia natura: bessali cm. 19,8 di lato; pedali cm. 29,6 di lato; sesquipedali cm. 44,4 di

lato; bipedali cm. 59,2 di lato. Si veda in termini generali UNI, op. cit., pp. 21-24. Si veda, per un’analisi approfondita, Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti (Treccani), s.v. “laterizio”. Si veda anche D. R. HILL,

A History of Engineering in Classical and Medieval Times, London: Croom Helm & La Salle, Illinois: Open Court,

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grado di attivarsi proficuamente in ogni stagione, cui pure dovette contribuire un buon apparato di normative tecniche150.

In ogni caso, dal V secolo a.C. in poi, la standardizzazione crebbe in termini di importanza in tutto il mondo allora conosciuto. Un caso emblematico fu l’istituto della coniazione: Alessandro Magno, consapevole della vastità dell’impero ormai unificato e delle innumerevoli differenze intercorrenti tra i mercati, decise per la conversione in unità di conio dei tesori persiani, con vantaggi enormi per le dinamiche commerciali interne ed esterne ai regni ellenistici151.

Sotto un profilo teorico, va segnalato come già il mondo greco e quello latino avessero piena cognizione del concetto di “norma”, nonché, seppure in forme distinte rispetto alla sensibilità giuridica contemporanea, del concetto di “normalizzazione”. Nei suoi scritti Platone, ad esempio, individua la necessità pratica che per ogni settore esistano esperti a cui sia opportuno chiedere consiglio quando si necessiti di un parere tecnico, in sostanza riconoscendo il bisogno (non solo conoscitivo, ma anche metodologico) di specialità – bisogno proprio delle contemporanee metodologie scientifiche152. Aristotele, a fortiori, giunge persino a descrivere l’opportunità che la scienza persegua il “medio”, il valore condiviso e condivisibile: in altre parole, ciò che oggi sarebbe lecito attendersi dalla definizione di uno “standard”153.

150 Si veda M. S. GIANNINI, Corso di diritto amministrativo – Dispense Anno Accademico 1964-1965, Giuffrè,

Milano, 1965, pp. 9-10.

151 Si veda UNI, op. cit., p. 22.

152 È molto famoso il passaggio nel “Gorgia” dove il filosofo greco, per il tramite del maestro Socrate che discetta

col sofista Gorgia in merito alla vanità della retorica rispetto ai saperi di altra natura – tanto pragmatici quanto teorici –, afferma: «Infatti è evidente che, in occasione di ogni scelta, si deve scegliere il più esperto. E l'esperto di retorica

non verrà consultato neppure quando si tenga consiglio sulla costruzione di mura, o sulla costruzione di porti o di arsenali, ma saranno, invece, gli architetti a venir consultati. E neppure quando si tenga consiglio sulla scelta degli strateghi, o sullo schieramento da adottare contro i nemici o sulla presa di postazioni: in queste occasioni, saranno gli esperti d'arte militare a dare il loro parere, e non i retori.» Il testo integrale dell’opera è disponibile in numerose

traduzioni, nonché in forma cartacea ed elettronica. Tra le fonti open source, è possibile consultare il portale dedicato alla filosofia, in particolar modo quella greca e latina classica, OUSIA, all’indirizzo http://www.ousia.it/SitoOusia/SitoOusia/TestiDiFilosofia/TestiPDF/Platone/GORGIA.PDF (ultima visita: 6 settembre 2018). Altrimenti, si può far riferimento all’edizione pubblicata da BUR – Rizzoli, Milano, 1994.

153 Nell’Etica Nicomachea, Aristotele afferma: «Così, dunque, ogni esperto evita l’eccesso e il difetto, ma cerca il mezzo e lo preferisce, e non il mezzo in rapporto alla cosa ma il mezzo in rapporto a noi. Se, dunque, è così che ogni scienza compie bene la sua funzione, tenendo di mira il mezzo e riconducendo ad esso le sue opere (donde l’abitudine di dire delle cose ben riuscite che non c’è nulla da togliere e nulla da aggiungere, in quanto l’eccesso e il difetto distruggono la perfezione, mentre la medietà la preserva), se i buoni artigiani, come noi affermiamo,

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Sotto un profilo meno generale, e coerentemente con la circostanza che la sensibilità classica fosse profondamente incline alla ricerca di valori aurei e universali154, è opportuno segnalare che la tecnica come la conosciamo oggi era,

specialmente per il mondo greco-romano e soprattutto in un primo momento, considerata disciplina subordinata rispetto alle cosiddette scienze pure155. Ciò non solo e non tanto in virtù della forte influenza che ebbe l’idealismo platonico sulla generalità delle discipline – e che potrebbe giustificare, di contro, il grande sviluppo della matematica pitagorica e della geometria euclidea ben oltre i confini della Grecia classica – quanto in ragione di una presunta inferiorità dei lavori manuali rispetto ai lavori di carattere teorico, e sopra ogni cosa, rispetto ai lavori di carattere giuridico e politico, che attenevano alla corretta gestione della cosa pubblica156. Va tuttavia rilevato, a tal proposito, come gli esperti di discipline tecniche fossero al contempo molto apprezzati già nel mondo classico e, apparentemente, ancor più in quello ellenistico. E del resto, se astrattamente le discipline applicativo-tecniche erano subordinate a quelle pure, non può eludersi l’enorme successo economico e il prestigio sociale vantato da numerosi esperti di questioni tecniche e di artigianato già in epoca pre-ellenistica. Basti pensare ad Archimede, a cui sarebbe stato chiesto di realizzare numerose macchine militari dopo aver dimostrato al Re di Siracusa Gerone un’applicazione pratica della leva157.

lavorano tenendo di mira il mezzo, e se la virtù è più esatta e migliore di ogni arte, come anche la natura, essa dovrà tendere costantemente al mezzo.» Anche per l’Etica Nicomachea si può fare riferimento al portale OUSIA o,

alternativamente, all’edizione pubblicata da BUR – Rizzoli, Milano, 1986.

154 Il punto è stato ampiamente sviluppato in ambiti che trascendono la ricerca qui in oggetto. Emblematica la ricerca

di equilibrio insita – anche sotto un profilo morale – negli scritti di Seneca. Altrettanto famoso è l’adagio presente nelle Satire oraziane “in medio stat virtus”, molto probabilmente ispirato al "μέσον τε καὶ ἄριστον" presente nell’Etica Nicomachea di Aristotele. Per una riflessione di impianto moraleggiante, poi ripresa anche in epoche successive, si ricordi l’espressione “medio tutissimus ibis" utilizzata da Ovidio nelle “Metamorfosi”.

155 Si veda in particolare F. KLEMM, Storia della tecnica dall’antica Grecia al primo Novecento, Odoya, Bologna,

2014, pp. 11-17.

156 Ibidem. Citando Platone, KLEMM sottolinea come l’esecuzione di lavori manuali fosse considerata poco

consona tanto ai “cittadini quanto agli schiavi dei cittadini”. Peraltro, della nota avversione di Platone verso l’applicazione pratica dei principi della geometria parla anche Plutarco. Sotto un profilo epistemologico, sarebbe infatti da attribuirsi a Platone la separazione della meccanica dalla geometria. Quest’ultima infatti fu relegata al novero delle discipline militari perché, trasportando le figure geometriche dal campo delle cose irreali e astratte a quello degli oggetti sensibili, tradiva lo spirito stesso della geometria e della filosofia pura.

157 Plutarco racconta che la sua intelligenza era considerata “sovraumana e divina” e che la fama sua e delle sue

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Tanto premesso, è possibile trarre tre prime conclusioni: in primo luogo, il mondo antico conosceva il bisogno di una normativa tecnica autonoma – perché era in grado di separare il sapere tecnico da altre forme di conoscenza – e dunque di categorie di esperti per ogni disciplina, detentori di un certo gruppo definito di conoscenze. In secondo luogo, e di conseguenza, il mondo antico distingueva già consapevolmente le norme giuridiche dalle norme tecniche, attribuendo alle seconde una funzione del tutto differente da quella attribuita al diritto. Infine, il mondo antico elaborava – seppur non nelle proporzioni attuali – un certo numero di norme tecniche, come dimostrano le opere monumentali che ci sono giunte dal mondo antico.

Un aspetto di grande rilievo per l’indagine è la presenza, già nel mondo antico, di forme di specializzazione produttiva. Abbiamo infatti accennato al fatto che tale caratteristica è propria soprattutto della produzione contemporanea. Non abbiamo però finora considerato che forme di specializzazione anche avanguardistiche erano tuttavia presenti in modo ben chiaro nelle più grandi città del mondo antico, e dunque non solo in quelle greche e romane. Abbiamo infatti notizia, come sottolineato da KLEMM, di numerose tipologie di fabbriche di piccole e medie dimensioni già nella Grecia classica, specialmente nelle città158, dove tuttavia la produzione era articolata solo in parte minima attraverso l’uso di macchine, essendo la manodopera (nella specie, gli schiavi) disponibile a costi bassissimi159. Tale vicissitudine, d’altro canto, rende plausibile l’ipotesi di uno scarso livello di meccanizzazione e una metodologia di lavoro prettamente domestica, seppure su larga scala e per compartimenti distinti160.

Del resto, se anche si ipotizzassero forme di meccanizzazione più evolute, di cui vi fu certamente qualche esempio, è piuttosto chiaro – come gli esempi del mondo egizio e di quello romano tendono a confermare – che le forme di standardizzazione

sottolinea tuttavia che – sulla base di quanto è possibile ricostruire dalle fonti a nostra disposizione – anche per Archimede la meccanica costituiva soprattutto un’applicazione alla realtà dei principi euclidei e pitagorici.

158 Sull’importanza che hanno avuto le città in ogni tempo per lo sviluppo e la specializzazione dei saperi, nonché

per la realizzazione di quelli che vengono talora definiti “network liquidi” attraverso forme di “spillover della

conoscenza”, si veda S. JOHNSON, op. cit., pp. 11-15; 55-68. 159 Si veda F. KLEMM, op. cit., pp.21-22.

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partivano dal potere centrale, indipendentemente dalla forma di governo contingente, e dunque prescindendo dagli interessi di corpo, che pur dovevano avere una certa consistenza specialmente nei conglomerati urbani. È questo un elemento di rilievo quando si operi un raffronto con le epoche successive, caratterizzate da un certo grado di dispersione del potere pubblico (soprattutto il Medioevo), nonché da un approccio maggiormente improntato alla ricerca empirica (soprattutto l’Età Moderna), che – come si dirà in seguito – costituisce un elemento propulsivo dell’attività di normalizzazione.

A questo punto, e a conclusione di questa sezione, è opportuno chiedersi come circolavano il sapere tecnico e gli standard nel mondo antico. Il punto è oggetto di grande dibattito, e non può escludersi, come una parte della dottrina ha rilevato, che numerosi criteri tecnico-produttivi venissero tramandati per via consuetudinaria prima di essere positivizzati in appositi documenti-veicolo161.

Apparentemente, per ciò che concerne il mondo egizio, resta emblematico l’esempio del cubito come modello seppur rudimentale di standard tecnico in ambito edilizio. Constatata la differenza da individuo a individuo dello spazio intercorrente tra gomito e mano, si ha traccia, come già anticipato, di un’unità convenzionale, nota come “cubito del faraone”. La stessa veniva scolpita sulle facciate dei templi, consentendo di ricavarne modelli in pietra o legno, il che doveva garantire un chiaro collegamento – anche concettuale – tra la definizione di una misura e il potere divino e temporale del sovrano162. È del resto ipotizzabile che anche altre esperienze di governo, anche non necessariamente di tipo teocratico, si rifacessero a un modello similare.

Quanto alla diffusione del sapere per un pubblico sufficientemente esperto, la tradizione ci ha consegnato (talora per intero, talaltra per frammenti) opere di enorme

161 Si veda A. PREDIERI, Norme tecniche come fattore di erosione e di trasferimento di sovranità, cit., p. 1439.

L’A. afferma, confrontando le epoche pregresse con quella attuale, la specificità delle norme tecniche contemporanee in quanto scritte e, per tale tramite, più facilmente assimilabili alle disposizioni legislative e regolamentari.

162 La forte connessione esistente tra potere e religione è oggetto di studio nel suggestivo saggio di E. GENTILE, Le religioni della politica, fra democrazie e totalitarismi, Laterza, Bari, 2007.

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spessore, assurte in determinati settori a modelli insuperati di chiarezza per le epoche posteriori Alcuni esempi potrebbero essere il “Canone” di Policleto, con la sua definizione della cosiddetta sezione “aurea” impiegata nella realizzazione del Doriforo e in seguito ampiamente adoperata in epoca rinascimentale (si pensi al David di Michelangelo, che dell’architettura del Doriforo recupera le proporzioni); il “De architectura” di Vitruvio, che ha compendiato in numerosi libri l’essenza del sapere ingegneristico e architettonico dell’epoca classica163.

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