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abbajatori di Club, dei de magoni forsennati, dei mozionisti violenti, degli ambiziosi che ingannarono il Popolo, lo traviarono, lo stancarono disonorando

la Libertà colle loro

farse

patriotiche, vi sono altresì dei Repubblicani puri, coraggiosi, irreprensibili che seguono la virtù per istinto e amano la Demo­

crazia per principi; che finalmente se gl’italiani aH'avvicinarsi degli Austro-Russi resero

difficile e bagnata di sangue

la ritirata dei Francesi, fu questa una vendetta che inspirò loro odio implacabile contro un’oppressione tanto più

(1) Il Redattore Italiano, n. 56, 11 gennaio 1800, pag. 441, 448.

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insoffribile, perchè nascosta sotto l’ipocrisia del linguaggio e sotto la più astuta dissimulazione » (1).

Mentre la deplorazione delle prepotenze e dei soprusi è chiara ed aperta

— e si fa anche più esplicita nella citazione delle parole che il Lafontaine mette in bocca al « Paesano del Danubio » andato a protestare al Senato romano contro le violenze e le prevaricazioni dei Pretori — l’unità politica non è più un programma ma soltanto un’ipotesi che avrebbe potuto avverarsi nel passato.

Nei numeri successivi, oltre le informazioni sulle vicende di Francia e sui preparativi di guerra dell’ultima guerra, precorritrice della pace perpetua e universale — si parla di questioni interne, delle condizioni degli ospedali, della minaccia di epidemie: una serie di articoli politici esamina la nuova costituzione francese; un’altra intitolata

Greco-Mania

accenna agli errori e alle esagerazioni dell’imitazione classica nel corso della rivoluzione;

una terza

Nuove Metamorfosi

condanna esplicitamente gli eccessi rivoluzio­

nari e l’autore parla della delusione propria e di tutti « i veri amici della libertà, gli uomini puri che non videro nella rivoluzione un mezzo di far fortuna; ma una salutare riforma dei vecchi abusi ed un sollievo all’oppressa umanità » (2). Cadute molte illusioni, si comprende che di quello che è stato il programma più accarezzato e sostenuto nell’anno precedente, non si parli più. O piuttosto vi si accenna indirettamente in due articoli che mi sembrano avere una importanza specialissima perchè in essi, se non m’in­

ganno, si devono vedere la mano e lo spirito di Ugo Foscolo.

Le disavventure del giornale però non sono finite. Nel numero 67 ha questa notizia di cronaca: « La Commissione di Governo dietro il rapporto del Ministro di Polizia generale, ha permesso a Missionari di fare le missioni sulle piazze in questo Carnovale, come facevano prima della Rivoluzione.

Gli uomini non sanno mai tenere la strada di mezzo; ch’è quella della saviez­

za e della virtù, e per ischivare un estremo precipitano in un altro » (3). Questa notizia insussistente, determina una nuova sospensione. Il numero successivo esce in tutto eguale ai precedenti, anche nella testata, ma col titolo in bianco;

c’è anche la continuazione dell’articolo sulla Greco-Mania. Nella rubrica delle Varietà, sotto il titolo

Epidemia delle Gazzette

parla della soppressione vio­

lenta di un gran numero di giornali avvenuta in Francia e prosegue: « La Liguria che ha sempre partecipato dei disastri della Francia dovea pure risen­

tire i danni di sì terribile flagello.

La Gazzetta Nazionale

infatti è stata in

(1) N. 60, 25 gennaio, pag. 465, 466.

(2) N. 76, 22 marzo, pag. 561.

(3) N. 67, 1S febbraio, pag. 510.

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qualche pericolo; e già le

Belle

di Genova piangevano la perdita di questo foglio che spesso è galante e piacevole.

Il Monitore Ligure

essendo stato anch’egli infermo, non è rimasto vivo che per morire di una morte più lenta.

Solo il

Redattore Italiano

, fornito d’un temperamento robusto, sembrava sfidar questi pericoli; ma fu anch’egli attaccato leggermente da una tal malattia, che per altro non gli tolse la forza di comparire in pubblico nei giorni con­

sueti » (1). Il 1° marzo ricompare nella testata il titolo e il giornale porta i tre numeri 68, 69, 70 e spiega che per l’articolo sulle Missioni è stato sospeso dalla Commissione di Governo, la quale tuttavia, riconosciuto che si trattava di colpa lieve, ha ordinato al Ministro di Polizia di permetterne la ripresa.

« In questo frattempo dalla stamperia Porcile è uscito un foglio senza titolo, che non era nè il

Redattore

nè la continuazione del

Redattore

ma

un quid tertium

che aveva qualche somiglianza col

Redattore.

Difatti, per far vedere che non era nè I’una cosa, nè l’altra (giacché l’una cosa e l’altra sarebbero state una trasgressione del decreto di sospensione) è costretto di ricomparire sotto il n. 68 » (2). Un mezzuccio insomma, e abbastanza ingenuo, che di­

mostra molto limitata l’autorità della Commissione.

Ma anche la nuova ripresa è breve: nel n. 77 tra le « Notizie d’Italia » era inserito questo articolino: « Si sente, che l’Arciduchessa di Parma

piamente

e

devotamente

somministra ai rivoltati di Fontanabuona delle razioni di pane, e delle carni salate, esortando quella gente a morir per la

fede

, ed acquistarsi la corona del

martirio,

piuttosto che deporre le armi » (3).

Queste parole paiono offensive al Residente spagnolo che protesta presso la Commissione di Governo e questa, non impacciata dal controllo delle assemblee, ricorre ai mezzi energici.

« 1800: 29 marzo. Seduta della Mattina. La Commissione di Governo;

Intesa una nota del Sig. M.ro Residente di S. Maestà Cattolica in cui partecipa ritrovarsi nel foglio intitolato il Redattore delle espressioni ingiuriose a S. A. R. l’infanta duchessa di Parma per le quali domanda l’opportuna riparazione.

Decreta:

È sospeso il foglio intitolato il Redattore, anche sotto qualunque altro titolo o senza titolo fino a nuove deliberazioni della Commissione di Governo.

È incaricato il M.ro di Polizia Generale ad esigerne l’esatta os­

servanza » (4).

(1) N. 68, 22 febbraio, pag. 516.

(2) N. 68-70, 1 marzo, pag. 532.

(3) N. 77, 25 marzo, pag. 570.

(4) Arch. di Stato, Sala 50, n. 243, Verbale della Commissione di Governo, c. 17.

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E 1 atto di morte del

Redattore.

Istruita dai precedenti, la Commissione questa volta si è premunita contro ogni tentativo di eludere i suoi ordini;

d altra parte non c’è più a sconfessarla il Corpo Legislativo, e Massena, preoc­

cupato di ben altre cose, non vuol noie e non ama il controllo della stampa.

Col 15 anche il

Monitore

cessa le pubblicazioni che riprenderà dopo l’assedio;

è il momento più terribile quando tutte le bocche inutili sono allontanate e tutte le attività si rivolgono alla difesa militare, agli scarsi e difficili approv­

vigionamenti, alle cure sanitarie. Inutile ogni discussione e ogni teoria po­

litica: a informare la popolazione basta l’ufficiosa

Gazzetta.

II

Redattore

, che ha rappresentato una concezione particolare, determinata da una speci­

fica situazione della Liguria e dell’Italia, mutata quella situazione e scomparsa sotto il peso degli avvenimenti quella concezione, muore - e questa volta per sempre.

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IV. (I)

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