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cta villa Perticharum, Compagna podii ecclesie, aggregatam vinea, ficubus, ollivis, loco ubi dicitur la possession de Borraxio (4)

Per me il territorio di Feglino, era incorporato nella compagna di Orco e in quella del Poggio della chiesa, come è facile rilevare da una donazione fatta dal marchese Giovanni I alla chiesa di S. Lorenzo di quel medesimo luogo. Il documento, malamente pubblicato nel resto, ci parla di

tota villa Feglini tam super compagna Podii Ecclesie quam super compagna Orchi

(5).

La

compagna maris

estendeva il suo territorio sulla spiaggia del mare, dai confini di Borgio sino ai confini di Varigotti.

Il Michelini, a spiegare questa unione di due territorii, di quello di Pia e di quello chiamato allora

ripa maris,

congettura non so quale perdita

(1) Silla op. cit., pag. 113.

(2) Garoni, Op. cit., pag. 311.

(3) Garoni op. cit., pag. 113.

(4) Garoni op. cit., pag. 141 e 142.

(5) Silla, Op. cit., pag. 310.

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di importanza da parte del paese di Pia, « da essere incorporato con un

« altro centro più numeroso e più considerevole, che qui sarebbe precisa-

« mente il Borgomare » (1).

Si potrebbe obiettare che negli studi storici le affermazioni valgono in tanto in quanto sono suffragate da documenti, e l’accennata ipotesi non solo non è consentanea ma contraria addirittura ai documenti che abbiamo visto. La compagna, sebbene apparsa nei documenti nel 1268, è anteriore al secolo XIII per il Finale e rimonta al secolo XI per le città maggiori.

Or bene se in quel tempo la villa della Marina non esisteva, se nel secolo XIII e X'V i decreti marchionali proibiscono lo sviluppo di queU’embrione di paese formato dalle poche case sparse sul lido del mare, alle quali non arride nemmeno la soddisfazione di avere un nome, come si può parlare di un cen­

tro più numeroso e più considerevole, messo a confronto dell’antichissima Pia, con la sua curia, col suo castello? E donde potrebbe arguirsi la de­

cadenza di questa importante plaga della nuova signoria?

Se la

ripa Finarii

conta al suo attivo la presenza di alcune persone riferiteci da documenti assai tardivi: il 20 marzo 1340 Guglielmo di Collaro fu O ddone con la moglie Pietra (2); il 24 marzo dello stesso anno Antoni­

no Rinanno fu Giovanni (3); nel 1351 un tale Cervasco (forse nativo del Cervo, donde il suo nome),

qui habitat in riva finarii

(4); nel 1407 Antonio Sando di Lorenzo (5), ai quali forse se ne potranno aggiungere degli altri;

il loro scarso numero ci fa vedere che su quella spiaggia la vita era assai limitata: vi fioriva un emporio ma non un paese (6). A Pia invece la co­

munità, che da tempo vi si era costituita, non ebbe motivo di perdere la sua intensità o di rallentare il suo sviluppo.

Nel giugno del 1180 Embrono, visconte dei marchesi di S a v o n a , aveva terre alla Selva ed alla Monda (7).

In un processo svoltosi a Savona sui primi del secolo XIII a causa del sequestro di una nave avvenuto a Marsiglia è ricordato il figlio di

(1) M i c h e l i n i , Op. cit., pag. 8.

(2) Po no iqLione, Op. cit., p. 115. Il suo nome ricorre anche in altri atti, fino al 1344 (Op. cit. p. 116).

( 3 ) P o N G IG L IO N E , O p . cit., p. 116.

(4) Arch. di Stato, Galear. Mann. Rat. citt., n. 130, c. 49.

(5) Arch. di Stato, Galear. Marin. Rat. citt., n. 667, c. 24 v.

(6) Questa verità è così evidente che lo stesso Michelini è costretto a riconoscerla, quando, dopo di avere rilevato che i decreti marchionali sono obbligati a rispettare presso il mare « gli edifici vecchi, gli alberghi, e le osterie », conchiude: « Non è ancora il paese legalm ente e giuridicamente costituito a sè, ma « gli elementi e i fattori di vita eviden­

tem ente sovrabbondano (qui l’autore esagera), non « tarderanno a creare la nuova comu­

nità » (Op. cit., pag. 15.)

(7) Appendice, Doc. n. IV.

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Guidone di Pia (1); e nel testamento di Gandolfo Garocia di Savona si trova come teste con Guasco Galea, Ottacio Muratore e Ogerio di Moltrasio un

Octobonus de piga

(2).

Quattro anni prima che il marchese Giacomo vietasse di

domificare

sulla riva del Finale e cioè nel 1252 un documento nomina

le ville que dicuntur Silva Almunda et Mons

e gli uomini

dictarum villarum

(3); un

Collinius de Pia

ci appare nel 1261 (4); un

Oulielmus de Pia

nel 1265 (5); nel 1268 un

ausinulfo de Pia

(6); il 17 settembre 1325 un Giovanni, figlio del fu Bracale de Pedemonte de Pia (7); il 24 aprile 1340 prete Nicolino del Cervo della chiesa di Santa Maria di Pia (8) ecc., oltre tutti quelli che abitavano sul Ca­

stiglione già visti, e nel 1410 un

Silvester de Castrofranco de Finario

(9) che seguitava ad abitarvi.

Se passiamo poi ad esaminare le

Galearum Marinariorum Rationes

tro­

viamo i capostipiti delle principali famiglie, che fiorirono a Pia nel secolo XV e XVI: i Casatroia, i Gallo, i Giudice, i Malvasia, i Buraggi, i Chion- chione, i Baschiera, i Badaracco, i Pulegio, i Poma ed altri. E non solo i nomi di questi individui, ma anche quelli di tre diverse frazioni del nostro paese: « il monte » (10), « lo pieto » (11) e « santa Maria de Pia » (12).

Ma più che i documenti scritti ci fa fede della magnifica prosperità del paese di Pia la sua chiesa, fabbricata appunto nel secolo XIII, quando si pretenderebbe che esso subiva la crisi, cui accenna il Michelini. Il bel campanile, che ancor ci rimane, senza dubbio uno dei monumenti più inte­

ressanti che esistono oggi nel Finale, canta al sole l’epopea meravigliosa del popolo numeroso, che abitava intorno ad esso, e ci dice come non in un periodo di dissolvimento, ma in un movimento ascensionale demografico e commerciale lo storico paese erigeva quel gioiello di arte, che poche altre comunità finalesi possono vantare.

Similmente ci parla della prosperità del paese di Pia il fatto che esso divideva col Borgo la gloria di avere presso la sua chiesa un ospedale ri­

cordatoci solo in un atto del 10 agosto del 1371, ma che indubitatamente

(1) Appendice, Documenti aggiunti, n. II.

(2) Archivio Municipale di Savona, Cartularium Not. Uberti, c. 36 contra.

(3) Appendice, Doc. n. XXV.

(4) Qa r o n i, Op. cit., pag. 113.

(5) Qa n d o o l i a, Op. cit. in Atti e Memorie citt., Voi. Il, pag. 654.

(6) Mo r i o n d u s, Op. cit., vol. 680.

(7) PONQIOLIONE, Op. cit., pag. 113.

(8) Po n g i g l i o n e, Op. cit., pag. 116.

(9) Arch. di Stato, Galear. Marin. Rat. citt., n. 679, c. 84.

(10~) Ardi, di Stato, Galear. Marin. Rat. citt., n. 629, c. 22 v.

(11) Arch. di Stato, Galear. Marin. Rat. citt., n. 634, c. 87 v.

(12) Arch. di Stato, Galear. Marin. Rat. citt., n. 639, c. 22.

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-rimonta a più alta antichità. Quest’atto è il testamento di Antonio Bianco, detto il Rosso, balestriere, figlio di Guglielmo Bianco del Finale. In esso il testatore lascia

Operi ecclesie sancte Marie de Castello de saona et

quando

in dieta ecclesia et pro ipsa ecclesia laborabitur

lire cinque di Genova;

operi

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