ad finar et a iugo usque ad mare medietatem marchionibus dimittimus
(2).Nella convenzione fatta nel 1170 fra i consoli di Albenga ed i marchesi Guglielmo di Ceva e Bonifacio di Clavesana ci è ricordato nuovamente un tratto della Riviera
ab aqua unelie usque ad. finnar
e subito dopo nello stesso documento un altro trattoa varatello usque ad finnar
(3). Nel 1174, in altre convenzioni fra i consoli di Albenga e Bonifacio, marchese di Clavesana, è segnato il confine della Marca Albenganese:
de iugo ad mare et de armedano usque ad Finale
(4).Tre documenti dunque e tre forme diverse nello scrivere il nome Finale, ma queste varianti concordano in un sol fatto, come osserva acuta
mente uno scrittore moderno, quello di riferirsi non ad una determinata località o territorio, ma ad una linea di confine (5).
(1) Giuseppe Andriani, Giacomo Bracelli nella storia della geografia, in Atti della Società Ligure di St. Patria, Vol. LII, pag. 248.
(2) Liber f urium cit., Vol. I, col. 70.
(3) Sanquintino, O p. cit., in Atti della R. Accademia delle Scienzecitt., S erie 11 V ol. X III, pag. 225.
(4) Sanquintino, Op. cit., pag. 229.
(5) A n d r i a n i , Il Finale Ligustico (estratto dal Bollettino della Reai Società Geografica Italiana, fase. X, 1916 pagg. 824-846), pag. 7.
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-La cosa di per sè assai chiara era stata rilevata anche da altri autori.
Il Poggi infatti accennando al Finale dice che è un « nome significativo di antichi confini » (1).
Lo stesso Siila non può esimersi da siffatta evidenza e deve ammet
tere, rigettandone poi le conseguenze, che « Fina », l’equivalente (< à-fin », ha una evidente significazione di confine (2).
Altri volle sostenere il contrario e scrisse che
Finar
in questo caso indica il territorio che si estende fra il giogo e il mare, la Caprazoppa e il contrafforte del Monte Alto che va a formare il Capo Noli (3).Questa opinione viene invalidata dai documenti sincroni che ci ac
cingiamo ad esaminare.
Infatti in questi documenti quel tratto di territorio non è mai chiamato col nome Finale, ma ben diversamente.
Il primo di essi rimonta al 1111. Il marchese Bonifacio di Savona benefica la chiesa di Ferrania e fra l’altro le dona:
quod videtur habere
—in Perticis et in Picis
(4). Sono ricordate con queste parole i due paesi più importanti del futuro marchesato ed è evidente che, se questo estremo lembo della marca Savonese avesse avuto un nome proprio, esso sarebbe stato qui ricordato.Anche il Breve genovese del 1128, che stabilisce i dazii, da pagarsi da quelli che venivano al mercato di Genova, per ismerciare i loro prodotti, unisce insieme i due paesi, stabilendo che
homo de saona de nabulo et de pingue et de pertica
pagasse un denaro vecchio di Pavia per ogni pezza ditorsello lanico et de canabatio
(5).Certamente non erano i soli uomini di Perti e di Pia che facevano largo commercio di questi prodotti locali. Quelli di Orco, di Rialto, di Calice, di Monticello, di Calvisio, che vantano ricordi di alta antichità, e altri paesi ancora dovevano sviluppare una bella vitalità culminante nei traffici marini così redditizi, ma i due nomi sono lì ad indicare le due valli che costituiscono con l’entroterra la loro ricchezza di uomini e di merci.
Dal 1128, con un salto un po’ brusco, passiamo al 1192 e troviamo, come negli anni precedenti, consacrato il nome di Perti e Pia per indicare territorio, che fra breve si chiamerà Finale.
In quest’anno, ai dieci d’agosto, il marchese Enrico II vende ai conso
(1) V. P o g g i , I liguri nella preistoria, in Ballettino della società storica savonese, An
no IV, F a sc ic o lo d el 1901, Savona, T ipo g rafia D. Bertolotto e C., 1902, pag. 22.
(2) Sil l a, O p. cit., pag. 35.
(3) Mic h e l in i, Op. cit., p. 6.
(4) Sa n q u in t in o, Op. cit., p. 72, doc. XV.
(5) Liber Jurium cit., V ol. I, col. 32.
gg —
li di Noli la metà del castello del Segno ed altri diritti, che non è il caso di menzionare, per 1417 lire e mezza di Genova (1). Con la vendita, due padro
ni si trovavano a comandare in quel castello: il marchese ed il comune. Era necessario regolare il modo di comportarsi in questo condominio; e difatti 10 stesso giorno si stipulano patti per la sua difesa non solo, ma anche per la tutela degli altri proprii rispettivi possedimenti.
In complesso si stabilisce che al castello sarebbero poste guardie di ugual numero per l’uno e l’altro padrone. Nessuno dei due alienerebbe la propria parte, che ad ogni modo mai doveva esser ceduta ai Savonesi. Se l’erede del marchese a suo tempo non avesse voluto giurare questi medesi
mi accordi, con lo sborso di altre 1417 lire i nolesi avrebbero acquistato 11 dominio assoluto sul castello e sulla sua curia.
Circa la comune tutela dei propri territori si concordò secondo il passo, che riporto alla lettera, affinchè sia apprezzato il valore delle sue espressioni: « Insuper promisit dominus Enricus consulibus naulensibus pro
« comuni, quod ipse faciet iurare tot de hominibus suis quos habet in valle
« de pia et de perticis et citra iugum. quot et quos naulenses voluerint- quod
« si ipse marchio Enricus auferret vel auferre vellet naulensibus partem suam
« signi, quod ipsi bona fide adiuvabunt eos ad manutendum vel recuperan-
« dum. et quod exinde etiam a fidelitate eos absolvet. Versa vice naulenses
« consules pro comuni domino Enrico promiserunt quod facient iurare om-
« nes homines nauli quos tamen voluerit a quattuordecim annis supra fide-
« litatem ipsi domino Enrico, et de adiuvando eo ad manutenendas omnes
« suas possessiones quas habet citra iugum et maxime partem suam castri
« signi. Et si amitteret iuvarent eum ad castrum, videlicet partem suam re-
« cuperandum. si vero ultra iugum guerram cum aliquo habuerit, promise-
« runt ei predicti consules naulenses pro comuni, quod dabunt ei decem
« servientes qui secum erunt donec guerra in pacem pervenerit, aut dabunt
« ei decem libras ianue monete pro singulis mensibus nisi eos servientes
« ad libitum eius ei dederint, quod si guerram cum aliquo citra iugum. sive
« dominus Enricus eam habebit sive naulenses, sive utrique. iuvabunt se bo-
« na fide ad invicem cum omnibus suis hominibus et cum tota fortia sua
« donec guerra ipsa in pacem perveniat » (2).
Qui sono determinati assai chiaramente i possessi che aveva il mar
chese Enrico II. Alcuni si trovavano al di là del giogo, altri al di qua. Eb
bene questi non sono indicati diversamente che col nome delle due valli di
(1) Q a n d o g lia , Documenti nolesi, in Atti e Memorie della Società Storica Savonese, V ol. II, p ag g . 577 e 578.
(2) G a n d o o lia Documenti nolesi citt., in A tti e Memorie citt., V ol. II, p a g . 581.
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-Perti e di Pia; e gli uomini del marchese sono gli uomini che abitano nelle dette valli.
Se non avessimo altre prove la cosa sarebbe già assai bene dimostrata.
Ma vi ha di più.
Un altro documento, che, come il precedente, possiamo chiamare uf
ficiale, aggiunge al fin qui detto nuova indiscussa autorità. Nel 1213 lo stesso marchese Enrico li, comperando da Raimondo Massa un terreno si
tuato alla Pietra (oggi Pietraligure), viene rappresentato in quest’atto da
Ta- baxio viceco mite pie et perticarum
(1).Qui è lecita una domanda: perchè il visconte del marchese non prende il titolo di visconte del Finale, se la « signoria » costituita dalle due valli di Perti e di Pia aveva questo nome? £ la difficoltà a rispondervi ci dice aper
tamente che il piccolo territorio della marca avita rimasta ad Enrico non si chiamava ancora Finale, ma seguitava ad intitolarsi dal nome dei paesi che dominavano le sue due valli maggiori.
Ecco quindi un’altra conferma a quanto dicevamo più sopra: che il
Finar
apparso nei primi documenti, ha in sè l’idea di una determinazione di confini.
Sciolta questa prima difficoltà, se ne presenta un’altra. Se il nome Finale in origine vuole indicare una linea di confine, a quale linea esso cor
risponde? Seguiva la cresta di una montagna? Percorreva il corso di un fiume?
Alcuni scrittori affermarono senz'altro che questa linea corrispon
deva alla Caprazoppa e che la Caprazoppa segnava i confini della Marca Albenganese e di quella Savonese.
Il primo che venne a questa conclusione esplicita fu il Sanquintino (2).
Il Sanquintino fu seguito dal Oaroni, il quale scrive: « Il nome Finnar
« è com posto di due radici dell’antichissimo linguaggio ligure, la prima è
«
pena o phenn,
e significa punta, e per estensione capo, donde a+pennin,« cioè le punte ossia l’Appennino, Dol+phenn, valle montuosa, or Delfi-
« nato, provincia della Francia, e donde pure il Caput Delphini, or Capoda-
« glio e il portus Delphini divenuto un Portofino. La seconda radice
ar
oer
« ha il senso della nostra parola alto ed erto, derivata da quella radice
« medesima. Phennar, scritto nei documenti Finnar, vuol dire Capo Alto, ed
« è nome originario indigeno e proprio della Caprazoppa, sirte calcarea, che
« sovrasta 300 m. sul livello del mare »
(3)-(1) A c c a m e , O p. cit., pag. 153.
(2) O p . cit., p ag . 153. Ecco le parole dell’autore: « Come il contado di Savona, anche q u e llo d i N o li e ra sim ilm ente chiuso sul lido'fra due prom ontori, cioè, dal predetto di B ersezzi a le v a n te , ed a po n en te da quello chiamato Finar, Finnar ed anche Finale ne’ secoli d i m ez zo , ed o ra la C aprazoppa ».
(3) Codice della Liguria diplomatico storico e giuridico, Archivi, Carte, cronache e statuti ed altri documenti dei Municipi Ligustici, dalle origini al secolo nostro, descritti rac
-101 —
A parte le molte e caute riserve su questa spiegazione etimologica, sta il fatto che il primo nome di Finale apparso nei documenti è preso anche da questo autore in senso di montagna che determina una linea di confine, e questa montagna secondo lui è la Caprazoppa.
Il Desimoni quando segna i confini fra la marca aleramica e la marca arduinica, facendoli cominciare da questa montagna della Caprazoppa (1),
implicitamente dà al primitivo nome di Finale il significato di confine, po
nendolo sul dorsale di detta montagna.
Ma i sos!enitori della tesi opposta, cioè quelli che ammetterebbero l’esistenza di un territorio chiamato Finale fin dal secolo XII, si oppongono agli scrittori anzidetti, affermando che la Caprazoppa non può chiamarsi
Finnar
, sol perchè in altri documenti è chiamataCaput Danciam
(2).Certo le memorie antiche riguardanti i luoghi posti intorno a Loano parlano spesso di
Capita Daciae, Capita Dantium, montes qui vocantur Dan
tium
,Caput Dantium
(3); questo, però, non esclude che la Caprazoppa potesse chiamarsi ancheFinar.
Si chiamòCaput Dantium,
perchè col Capo di S. Spirito, altroCaput Dancium,
formava l’insenatura tuttora esistente fra essi.Infatti
Dancium
equivale alla parola dialettaleansa-,
insenatura, piccolo golfo, e, quando i due capi sono nominati in relazione al piccolo golfo che racchiudono, dicendoli
Caput Dancium
, si usa un termine assai espressivo (4).Del resto la Caprazoppa era detta non solo
Caput Dancium
, ma ancheCaput Borgii;
e negli statuti di Albenga si ricordano glihomines Toit ani et Justenicis et qui habitant a capite Borzii usque ad caput Dancium
(5).E con altro nome fu pure indicata la Caprazoppa nell’antichità: quello per cui andò celebre il paese durante la prima Repubblica Ligure, venendo a presiedere alla Giurisdizione delle Arene Candide. In un documento dell’ll luglio 1150, che riguarda una controversia fra Ardisone, vescovo di Savona, e la chiesa di S. Paragorio di Noli, a motivo di una terra donata dal vescovo Giordano alla chiesa predetta, si dice che essa
iacet in Comitatu Naboli a p
...bosoni usque ad arenam candidam et a litore maris usque ad sommitatem foxine
(6).colti ed illustrati da Nicolò Cesare Garoni, Savonese, Vol. 1, G enova T ip o g ra fia del R. I.
dei S o rd o -M u ti, 1870, pag. 95.
(1) D e s im o n i, Sulle marche d’Italia e sulle loro diramazioni in marchesati, in Atti della Soc. Ligure di Storia Patria, Vol. XXVIII, 1896, pag. 22.
(2) SiLLA, Op. cit., pag. 34.
(3) P. Enrico del SS. Sacramento, Cenni storici e memorie della città di Loano dai suoi primordii fino ai tempi moderni, G enova T ip o g . della G io v en tù , 1879, p a g g . 16 e 17.
(4) Accame, O p. cit., pag. 90.
(5) A c c a m e , O p. cit. pag. 225.
Documenti nolesi Atti e Memorie Savonesi,
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Adunque tanto
Finar
cheCaput Danciun
; tantoCaput Borzii
cheArena Candida
era il nome che si dava in quei tempi, secondo i casi, alla Caprazoppa e l’uno non può ragionevolmente escludere l’altro.Con questo però io non ardirei ancora di affermare che la Capra
zoppa corrisponda al primitivo nome di
Finar.
Vi sono due documenti che possono aprirci un nuovo orizzonte e farci intravedere la verità in un dato di fatto, che potè essere variato solo nei secoli successivi.Nel 1179 i consoli e rettori di Savona giurarono al marchese En
rico II di mantenere intatti