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medietatem pro indiviso unius terre vacue iacentis in castro savone iuxta domum benenche (4)

Infatti a Noli diversi distrettuali nel 1233 sono chiamati solo dal nome delle ville e son detti:

de Monticello

, *

Silva, de Monda, de Va­

ngato

(5), mentre e ricordato contemporaneamente un

octobonus de finario

(6).

Così anche nel 1178, troviamo un

detesalve de piga

(7); ma tre anni dopo ecco farsi avanti un

Wilielmus de muntagna de finario

(8) ed un

petrus de finar

(9), che sono i primi uomini detti di Finale e ci fan vede­

re come il Borgo, sebbene ricordato solo nell’ottobre del 1213 esisteva come agglomerazione di case, fin dal 1181 secondo la lettera dei documen­

ti, ma secondo lo spirito di essi evidentemente prima ancora, sebbene non anteriormente all’anno 1174, nel quale i nomi di

Finnar

e

Finale

indicavano come abbiam visto, una linea di confine.

(1) PONQIGLIONE, O p. cit., pag. 117.

(2) Ta l l o n e, Cartario cit., in Biblioteca cit., Vol. XIV, d oc. 331 pao- 963

voi L X X IIR0SaS0’ 229 Umenti SUlle rdaZÌOnÌ COmmerCÌali fra Asti e Genova, in Biblioteca cit.

(4) Liber lurium cit., Vol. I, col. 801.

(5) Vedi Appendice, Docc. nn. XI, XII, XIV, XV, XVI, XVII.

(6) Vedi Appendice, Doc. n. IX.

(7) Appendice, Doc. n. I.

(8) Appendice, Doc. n. V.

(9) Appendice, Doc. n. VI,

— 116

-L’origine del paese è attribuita dal Garoni agli uomini di Perti, che dal 1125 erano i soli abitatori della valle (l). È certo pelò c e a nuova carni nata dei Carrettescln diede a quell’embrione di paese tutto il suo sviluppo.

Dobbiamo quindi ammettere che non si fabbricarono prima e mura e poi le case, ma al rovescio prima le case e poi le mura e i ma e a paese aperto, come esisteva in origine, negli ultimi decenni, del secolo X ,

diventò paese murato, ossia borgo, sui primi del secolo •

L’istrumento di divisione dell’eredità lasciata da lacomo e retto fra i suoi figli Enrico, Antonio e Corrado ci fa intravedere che per Finale si intende il Borgo. Mentre esso assegna ad Enrico

as rum urg et territorium Finarii

, contrappone al Finale, che compren e i e , Borgo e il territorio, le diverse compagne, che completano a sua P0rz,0n e che con il Finale anzidetto costituiscono il

vicecomitatum Finaru (1). ^

Negli statuti è vero che è nominato spesso il Burgum mani, ma e anche vero che spesso si distingue il Finarium dal

posse

e dal

districtus (ò),

e come il

districtus

è la espressione più ampia del territorio, il

tnanum

ne la più piccola, il centro, da cui si diparte ogni autorità per la vita amm. ■ strativa, politica e giudiziaria del piccolo stato. _ .

Nessun altro paese del marchesato, per quel ch’io sappia, con il Borgo l’onore di avere il nome di Finale; ed era gius o, pere e il Borgo rivestiva la dignità di capitale. mnnsrere

Ma è ora di ammainare le vele. Ci eravamo propos o i

il significato della parola Finale n e ll’antichità e ci sembra di j Finale, dalla grafia più antica

Finar,

indicava il fumé eh^segnava confini fra il vescovato di Savona e quello di Albenga, come

marca aleramica e obertenga e prima ancora fra i popo i mga chiamato Il fiume comunicò il nome alla valle, alla pieve, al primi ivo p ’ ^ ^ pur esso

Finarium

e

Finar,

al Borgo costruitovi dal mare ese ^ Carretto, al cantiere tenuto alla sua foce dai nolesi, a u o

\

si estende fra il giogo e il mare, la Caprazoppa e il contrafforte del monte

Alto che va a formare il Capo Noli. ,

1 documenti finora conosciuti ci portano a questa conclusi , sebbene nuova, non potrà dispiacere agli studiosi.

(1) Garoni, Op. cit., pag. 109.

(2) Mo r i o n d u s, Op. citt., coll. 666 e 667.

(3) Statuta citt., pagg. 18, 19, 20, 27, 54, 61, 62.

— 117 —

Ili.

Alle conclusioni, cui siamo arrivati in questa seconda parte del no­

stro studio, si oppone recisamente Nicolò Sacconi.

Egli, riportando il documento da noi citato più sopra sul cantiere

ad Finar

, afferma che esisteva a quell’epoca un Finale al mare o Finalmari­

na; e, fondato sull’autorità di Gustavo Strafforello (sua opera

la Patria

), ac­

coglie l’ipotesi che fu appunto Finalmarina ad essere saccheggiata da Rota- ri, conchiudendo che il fatto dimostrerebbe come quella città esisteva fin dal secolo VII dopo Cristo (1).

Veramente chi per primo espose questa strana teoria non fu lo Straf­

forello, ma il Brichieri Colombo (2); ad ogni modo la sua autorità nulla vale contro l’affermazione del cronista, che parla esplicitamente, secondo una ver­

sione, della sola terra del futuro marchesato chiamata Varigotti (3).

Comunque il Sacconi alla supposta esistente città dà il vanto di una impresa, che secondo gli annalisti genovesi è gloria di tutto il contado finalese ed in modo particolare della sua capitale: l’aiuto dato alla galera dei Doria, chiamata S. Matteo, dalla galera di Finaro nel duro frangente della Meloria, nel 1284 (4).

Come se questo non bastasse, si spinge oltre nel tempo e, seguendo a modo suo il Foglietta, attribuisce ai finalini, cioè agli abitanti della sua ideale Finalmarina, il divieto fatto da’ Genovesi ne! 1117 agli uomini tutti situati fra il Corvo e Monaco, di non uscire al

pelago

e tornarne, senza aver toccato il porto di Genova.

E conclude testualmente così: « La quale intimazione dimostrerebbe

« che se nel 1117 Finale Marina era oggetto di gelosia alla potente Genova,

« doveva essere un centro di commercio marittimo molto importante e per

« essere in allora tale, chi sa quanti anni di vita doveva contare, poiché si

« sa che la floridezza commerciale di una città non sorge improvvisa, ma

« dopo un costante lavoro di lunghi anni, che potrebbero essere benissimo

« dei secoli! » (5).

(1) S a c c o n i, Op. cit., pagg. 35 e 36.

(2) Tabulae \ Genealogicae \ Gentis | Carrettensis \ et ! Marchionum | Savonae Finarii Claveïanae etc. \ ManuductionemI praemisit \ totumque opus accuravitI Io a n n e s Br i c h e- r iu s | Co l u m b u s | Patricius et orator Finariensis \ Vindobonae, \ ex typographia Kalivodiana | anno MDCCXLI, pag. 39.

(3) C fr. G a r o n i , Op. cit., pagg. 83 e 84.

(4) Sacconi, Op. cit., pag. 37.

(5) S a c c o n i, Op. cit., pagg. 36 e 37.

118

Tipiche esagerazioni della storiografia campanilistica di cui la città di Finalmarina è molto ricca e che non è il caso qui di seguire per Io scarso suo valore scientifico (1).

Il Siila, pur non accogliendo interamente la tesi tradizionale, vuol di­

mostrare l’antichità di Finalmarina sulla traccia di lievi indizi assurti per lui a prove irrefragabili.

Dopo di aver accennato ad alcuni paesi del Finalese, di cui si ha notizia prima del XIII secolo: a Varigotti, ad Orco, a Perti, a Pia, a Monti- cello, vedendoli tutti compresi nel territorio della

Plebs Finarii

, prende occasione per dirci che presso la pieve « si svolgeva pure una vita che

« evidentemente attingeva dal mare le sue energie » (2).

In un altro punto, in cui parla delle compagne finalesi, trattando della

compagna maris

, scrive che essa comprendeva « il gruppo di case si-

« tuate alle falde del « Monte » attorno a « Nostra Donna di Pia » e le

« abitazioni sul declivio marino del Gottaro, ossia il « Borgomare » (leggi a Finalmarina), la cui origine tanto discussa è stata chiarita da « idoletti e

« vecchie medaglie » in addietro quivi esumate e, recentemente, da vasi e

« monete romane con ruderi pressoché coevi » (3).

Finalmente tesse la serie dei nomi, onde, secondo lui, fu chiamato il paese: « la Marina, tale fu il nome, come osservammo prima d’ora, che sur-

« rogò quello dì borgo di Castel Franco (secolo XVI), succeduto a sua vol-

« ta a quelli di « Burgum Maris » (1365), « Ripa Finarii » (1340), « Com-

« pagna Maris » (1268): « Ripa Maris », ad « Mare » (1258), la Marina,

« dico, apparve una « terra » che, per testimonianza dell’annalista Giusti-

« niani, poteva contare 200 famiglie » (4).

Ma colpisce subito, l’inverosimiglianza del fatto di un paese che in 10 anni (1258-1268) cambia nome due volte e in poco più di un secolo (1258 1365) cinque volte! E si tratta, per di più, in generale, di nomi comuni.

Per noi la storia incomincia quando una qualche notizia affiora dalla tenebra del tempo, o quando induzioni inequivocabili possono trarsi da re­

f i ) Vedi, per esempio, Memoria sullo stato antico e moderno del Finale Ligustico

c it, cui rispose una pubblicazione sottoscritta dal Sindaco e dai Consiglieri del Borgo: Er­

rata Corrige della Memoria sullo stato antico e moderno del Finale Ligustico, stampata in Torino nel MDCCCXXXl, Tipografia Pontenier e F., 1832, pag. 12-32. Qualche volta la sfacciataggine diventa impudenza. Così quando Giovan Battista Angeleri intitola un suo

Argomento e dissertazione: Per l’Università della Marina del Finale contro il Borgo « villa » del Finale, Dat. Med. Kal. octobris MDCLX (Volume di memorie manoscritte e stampate, a mani del Sig. Manera Eugenio di Finalborgo).

(2) Silla, Op. cit., pag. 93.

(3) Si l l a, Op. cit., pagg. 113-114.

(4) Op. cit., pag. 121.

119

-sidui di costruzioni studiate da persone competenti, o quando istituzioni, che di loro natura rimontano oltre i limiti dei documenti scritti, parlano a noi con il loro muto linguaggio.

Orbene di tutto il territorio compreso entro la valle, il cui fiume se­

gnava i confini fra le diocesi di Savona e di Albenga, non abbiamo ricordo esplicito prima dei XII secolo. In questo tempo, come abbiam visto, comin­

ciano a farsi conoscere i primi dati di fatto che pongono in cima alla valle del Finale un paese importante, che svolge una vita di attivo commercio con Genova e che stende il suo territorio fino al mare.

Su questo punto credo non si possa sollevare difficoltà. H dazio stabilito nel 1128 da Genova alle città, che portavano a smerciare in quella piazza i loro prodotti, è troppo eloquente per lasciare posto a dubbi. Ivi sono tassati, fra gli altri per un denaro gli uomini di Savona, di Noli, di Pia, di Perti per ogni pezza

de torgello lanico et de canabazio,

mentre quelli di Albenga, Ventimiglia e Nizza ne pagavano quattro (1). Le città qui nomi­

nate sono città marine, che sviluppavano il loro commercio per le vie del mare, quindi anche Perti, essendo del loro numero, doveva arrivare fino al mare col suo territorio, come vi arrivavano Nizza, Ventimiglia, Albenga, Pia, Noli, Savona. E, se Perti con il suo territorio arrivava fino al mare, come vi arrivava Pia, abbracciando l’estrema parte della sua valle, vuol dire che il territorio marino fra il così detto Castelletto e il Pora era divisa fra que­

sti due paesi, non lasciando posto ad agglomerazione di case, formante un al­

tra comunità. In caso contrario, questa sarebbe stata nominata frai paesi o città che portavano a Genova i loro prodotti, a miglior ragione di Perti, posta a cavaliere del monte, ben distante dal mare.

Quando poi sulla fine del secolo XII fu costruito il Borgo del Finale, il nuovo paese tolse a Perti la miglior parte del suo territorio, sostituendosi ad esso nel tratto, che dal Bechignolo corre tutta la valle fino al mare.

Se crediamo ad un documento del 27 settembre 1245 la

vigna dom­

na

cioè

dominica,

possedimento dei marchesi, da cui per loro generosità il monastero di Millesimo doveva ricevere dieci scandagli di puro vino, era situata ancora

in loco Finarii.

Infatti sotto quella data, da Genova, Innocen­

zo IV conferma a quel monastero fra l’altro

annuum reditum quinquaginta

librarum Ianuensium et quinque modiorum salis in gabella eiusdem marchionis

de Finario et decem scandalia puri vini in vinea sua eiusdem loci

(2).

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