• Non ci sono risultati.

(1) Arch. di Stato, Litterarum Reg. 14, n. 801.

(2) Allegazioni citt., c. 37. Ecco le parole dell’estensore: « la Spagna succeduta ai mar-

« chesi distrusse le (case) poste a Levante di castelfranco per le nuove fortificazioni ed as-

« segnò ai proprietari la parte del terreno fra Oarisano e il torrente Pora per innalzarvi le case ».

(3) Arch. di Stato, Finale, filza 7, n. 47. Questo lo dico concedendo molto a quelli che per Borgo di Castelfranco intesero sempre la Marina. Infatti non mancano argomenti per provare che il Borgo di Castelfranco fosse il Castiglione. Cito solo un documento del 10 giugno 1448, in cui si distingue il Borgo di Castelfranco dai luoghi circostanti apud littus maris (Arch. di Stato Litterarum Reg. 17, n. 742). E preso in questo senso si spiegano be­

nissimo gli altri accenni fatti ad esso, non ultimo quello visto nel testo, in cui si parla della sua giurisdizione, perchè i luoghi su cui Castelfranco ha la sua giurisdizione non possono confondersi col centro in cui risiede la stessa giurisdizione. Del resto in materia non si può dare una determinazione definitiva perchè essa variò sempre col variare de’ tempi.

(4) A proposito dei castelli e delle ville franche conviene riportare quanto scrive G. V o l­

pe (Il medioevo, Vallecchi editore, Firenze, pag. 296): « Da per tutto, poi, ma specialmente

« nella valle del Po, la carta geografica del paese si popola, dal principio del ’200, di borghi

* franchi e castel franchi, qualche volta creazione di signori contro altri signori, più spesso

- 162

Anche nella riviera occidentale Genova aveva costruito un altro Castel Franco. Esso, come il nostro, a poco a poco sviluppò un paese già ivi esistente col nome di Dodo, che si disse prima Castel Franco ed oggi si chiama

Castel Vittorio (l).

Certo non tolse la proibizione di fabbricare

in ripa maris,

come scri­

ve il Silla (2), il decreto emanato dal marchese Lazzarino il 18 aprile 1390, con cui si invitavano a porre la loro residenza

in posse Finarii

anche quelli che erano gravati di delitti commessi in altri paesi, con l’attrattiva di essere immuni per dieci anni da tasse e da taglie (3).

Per me quell’invito è indirizzato a sventare la manovra dei genovesi che volevano attrarre gli uomini intorno al loro Castelfranco, e certo fu più efficace, perchè lo stesso Castelfranco, per via di guerre o di patti, ri­

mase, eccettuati pochi anni, ai Carretteschi.

E infatti la

ripa maris

non ebbe un nome proprio fino al 1450. Il Filelfo deve esserci in questo di una autorità efficacissima, perchè contem­

poraneo e perchè preciso assai nel dare il nome alle località più indifferenti.

Ecco alcuni passi del citato autore: « Post haec vero

ad littus

abiit

« exercitus, ductor Petrus cum omni cunctorum militum multitudine, castra-

« que locat adversus Castrum Francum » (4); « Interea Vechia Lodigena

« in altim (altini) quod appellatur locum inter medium

a littore

ad oppidum

« prata cum peditibus suis adversus Finarienses in pugnam ivit... Finarien-

« ses

ad. littus maris

devenere, lembosque Genuensium quam plurimos cepe-

« runt » (5); « (Finarienses) reversi vero Finarium cum essent undique ab

« hostibus circumdati, nec possent

ad litus maris

sine summo periculo con-

« venire, lembum in Oppido constituere quem ad mare per rotarum, et

« humerorum artificia exportarunt.... eo modo (Henricus Cravisius) secum

* hostes duos et triginta, ac omnes lembos in Oppidum Finarii et

eius litus

« adduxit » (6); « interea cum hostes ad domicilia cum castris reversi sunt,

« in odium, et iram Finariensium, qui jam pridem fidelitatem in Johannis

« di città contro signori. Vengono su dal nulla o attorno a villaggi preesistenti, di solito zo-

« ne di confine, dove era larga disponibilità di terre pubbliche o tolte a signori; e servono

« ad attirare contadini e alloderi, col miraggio di particolari franchigie che mettono gli

abi-* tatori i.i una condizione intermedia fra cittadini e contadini, in fatto di imposte e servizio personale. La loro funzione è di indebolire i vicini e pericolosi signori e creare attorno

« a lle città c o m e u n a fascia di p rotezio ne ».

(1) Cfr. S t e f a n o R e b a u d i , Castel Vittorio già Castel Franco in Val di Nervia, estratto da A Compagna, Anno V, agosto 1932-X, pagg. 12-16.

(2) O p . cit., p ag . 121.

(3) Statuta citt., capo LXXX1X, pag. 50.

(4) M u r a t o r i, Op. e voi. citt., col. 1163 D.

(5 ) Mu r a t o r i, O p. e voi. citt., col. 1164 B e C.

(6 ; Mu r a t o r i, O p. e voi. citt., co l. 1167 C, D, E.

- 163 —

« manibus juraverant ad Vallem Piae devenerunt et multos domos ad pri-

« stinum huius Vallis depredati sunt, quo die et per Vallem, et per

maris

«

littas

Finarienses descendebant, et parum defuit ut Oenuensium multos

« milites interceperint » (1).

All’autorità dei Filelfo si aggiunge quella dei documenti di poco a lui anteriori.

Durante la prima guerra sostenuta dai genovesi contro il Finale, il paese di Spotorno domandò alla Repubblica il permesso di farsi concedere da Galeotto un salvacondotto per le sue barche. La cosa fu rimessa dal doge al commissario di Noli con lettera primo marzo 1438, a patto che si potesse conseguire

ita ut non tenerentur ad littus finarii declinare, nec cum finariensibus colloquium habere

(2). Si voleva con questa clausola stabilire che non corressero relazioni fra i sudditi genovesi ed i loro nemici; ed il 5 maggio dello stesso anno alla galea e galeotta preposte alla guardia, dalla stesso doge si comandò addirittura

ut navigia omnia ad littus finarii iter flectentia intercipiant cum omnibus viris et onere

(3).

Durante la tregua che tenne dietro a questa prima guerra:

tempore induciarum,

una galea del marchese aveva preso una nave condotta da Gio­

vanni Favoglia di Piombino con 200 moggia di frumento,

quod frumentum descarigaturn fuit ad plagiam finarii;

e il doge se ne lamentava con lettera del 18 aprile 1440 con Galeotto (4).

Nello stesso anno altro fatto illegale costrinse il doge a ricorrere ancora una volta al marchese con lettera del 18 dicembre. Alcuni francesi e spagnuoli, viaggiando da Avignone a Firenze,

dum fuerunt iuxta litus maris apud Castrum franchum,

furono presi e derubati da

nonnulli homines ibidem existentes quos marinarios apelant

(5).

Anche nel 1448, quando i documenti genovesi ci ricordano il borgo sorto presso Castelfranco, una lettera del 24 gennaio ci parla della

marina:

« adesso (il nemico) avendo perduto la

marina

siche non po più tenere

« ne leudo ne fusta. po sperare poderne più fare pocho male » (6).

Il

litus finarii o plagia finarii

o

marina

non può avere significato di­

verso da quello che hanno altre espressioni consimili a riguardo di altri paesi, come il 20 maggio 1371

plagia seu ripa varaginis

(7); il 5 agosto 1443

rip-(1) Mu r a t o r i, Op. e voi. citt., col. 2225 C.

(2) Arch. di Stato, Litterarum Reg. 8, n. 435.

(3) Arch. di Stato, Litterarum Reg. 8, n. 649.

(4) Arch. di Stato, Lilterarum Reg. 11, n. 104.

(5) Arch. di Stato, Litterarum Reg. 11, n. 366.

(6) Arch. di Stato, Litterarum Reg. 2, n. 619.

(7) Biblioteca civica di Savona, Not. Leonardo Rusca, c. 279.

- 164

pa berzezii

(1); il 10 giugno 1453

littora alaxii

(2); e il 4 luglio successivo

Outline

Documenti correlati