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e pagare detta daia e tributo; Compagna vuol dire che possedono in detta

«

Campagna, e tutto il sito della campagna ciò è territorio de tutti li com-

«

pagai

» (3).

La strana definizione data in questo documento, che è del 14 settem­

bre 1587, e la distinzione tra

compagna

e

campagna

ci fanno supporre che fin da allora si era persa la vera nozione di questa istituzione.

Per il suo studio è meglio seguire la via che ci è aperta da una nota manoscritta posta in margine al primo capitolo degli statuti che parla di essa facendo accenno alla compagna di Genova (4). Vedremo allora che la com pagna genovese fu l’ispiratrice della compagna del Finale, come lo fu di quella di Savona, di Albenga, di Noli e di altre città della Liguria.

Ora si può discutere l’opinione del Cibrario (5), dell’Heyck (6) e del Doneaud (7), secondo i quali la compagna era una gilda, cioè una associa­

zione privata di mercanti con diritti pubblici o una organizzazione di ca­

pitalisti riuniti a tutela dei propri interessi; non si deve ammettere ciecamente

(1) Statuta citt., pag. 24.

(2) Statuta citt., pag. 26. La copia degli statuti che si conserva nella Biblioteca civica di Genova porta una nota manoscritta sul margine ove è detto: Camparti sant de Familia ludicis et sunt executores iustitiae et possunt portare arma, Cons. Cri/n. 329 n. 1 et 2.

(3) Archivio Comunale di Verezzi, Scritture appartenenti alla compagna di Monti- cello, c. 3 v.

(4) Statuta citt., alla Biblioteca Civica di Genova, pag. 19. Ivi si dice: De compagna Vide lustinianum in Annalibus Genuensibus libro 2, Sub anno 1130, ubi civitas fuit divisa in septem Compagnis et ibi pulchra; e: Compagna signat regimentum Consulum Augustinas lustinianus in Annalibus Civitatis Genue in principio anni 1102.

(5) Storia della Monarchia di Savoia Torino, 1840, Vol. I, pagg. 141-142.

(6) Genua und seine Marine im Zeitalter der Kreuzziige, 1886, pag. 22.

(7) Suile origini del Comune e degli antichi partiti in Genova e nella Liguria, Geno­

va, 1878, pag. 71.

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quella del Desimoni (1) e dell’imperiale (2) che ne fanno un consorzio di nobili discendenti dal visconte di Genova « Ido », per conservare nella loro famiglia i diritti feudali; si possono conciliare, come fanno Sieveking (3) e Manfroni (4), le due opinioni, trovando della prima qualche conferma nella natura stessa dei documenti, nei giuramenti, cioè, della compagna (tut­

ti però posteriori al 1100, il più importante nel 1157), delia seconda nei frequenti accenni ad analoghe leghe di altre città nei secoli XI e XII, don­

de si esprimevano i rappresentanti del potere, e nella dimostrata affinità di alcune famiglie consolari di ceppo vescovile; ma questo è sicuro che la com pagna preludia al comune: è il nucleo della nuova istituzione, che balza fuori a cambiare tutto l’insieme degli ordinamenti, con cui si era retta fino allora la civile società (5).

« Coloro che abitano dentro le mura, i visconti che vogliono sot-

« trarsi al dominio marchionale, come i cittadini liberi da vincoli di vassal-

« laggio, cresciuti di numero e di attività, si stringono a tutelare e difen-

« dere i comuni interessi di ordine giuridico, di sicurezza pubblica, di po-

« Iizia, di commercio, contro quanti possono minacciarli, dall’esterno per

« terra o per mare, dall’interno — e sono specialmente i feudatari mag-

« giori — non volendo far parte dell’associazione e sentendosi abbastanza

« forti per restarne fuori » (6).

Come dice uno scrittore moderno, la compagna era non solo

un

«

noni nouveau

», ma

une

«

chose détestable

»

à tendance nettement révolution­

naire

(7).

Come Genova era suddivisa in tante zone quanto erano le sue com­

pagne, senza nulla perdere della sua unità; come Savona moltiplicava questo suo frazionamento rimanendo sempre Io stesso comune, così il territorio finalese aveva visto formarsi le sue compagne nei luoghi ove maggiore era la presenza dei suoi abitanti senza badare se un paese veniva diviso in più parti o qualche altro paese univa a se altre case sparse presso i suoi confini.

E questa è la conseguenza di quanto ci dicono i documenti.

(1) Sul frammento di Breve genovese scoperto a Nizza, in Atti citt., Vol. I, pag. 130.

(2) Caffaro ed i suoi tempi, Torino, 1894, pag. 33.

(3) Studio sulle finanze genovesi nel medio evo e in particolare sulla casa di S. Giorgio

in Atti citt., Vol. XXXV, parte 1, pagg. 20 e segg.

(4) Storia della Marina Italiana dalle Invasioni Barbariche al trattato di Ninfeo (an­

ni di C. 400-1261), Livorno, a cura della R. Accademia Navale, 1899, pagg. 87-S9.

(5) Cfr. H e y d , Untersuchungen iiber die Verfassungsgeschichte Genuas bis zur Einfiìhrung des Podestats, Tübingen, 1854, pag. 29.

(6) V. A. V i t a l e , Genova nel secolo XII (Rileggendo gli « Annali Genovesi ») in

R. Liceo-Ginnasio C. Colombo, Genova, Annuario 1923-24, pagg. 8-9.

(7) O . 1. Br a t i a n u, Recherches sur le commerce des génois dans la mer noire au XIIIe siècle, Paris, 1929, pag. 44.

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-Q uesta è l’idea generica della compagna allo stato presente degli studii. Chi volle rilevare in essa solo un carattere originariamente militare, perchè consisteva in una comunione giurata di cittadini — esclusi gli ec­

clesiastici — atti alle armi dai 16 ai 70 anni (1), non vide che uno solo dei suoi molteplici aspetti; chi pose a capo di questa caratteristica associa­

zione un sindaco, perchè ne faceva le veci in alcuni affari (2), non cono­

sceva la sua organizzazione ed il significato della parola sindaco, che vuol dire rappresentante, procuratore; chi alla Compagna Maris, nel nostro caso particolare, volle dare reggimenti e leggi proprie (3), facendo di essa una sola

Comunitas

(4), non aveva studiato la sua natura ricorrendo ai confronti necessarii in questa materia.

Alla compagna presiedevano i consoli dal bel nome romano.

Informata allo spirito della compagna di Genova, quella finalese fu organizzata contro i marchesi, nel tempo che si affermarono tra quelle valli per far sentire il peso della loro dominazione e l’esosità delle loro preten­

sioni. Oli esempi di Savona, di Albenga e ultimamente della vicina Noli avevano fatto scuola. Come esse avevano scosso il giogo feudale, così an­

che il Finale sperava fare altrettanto. Ma la disgregazione delle forze pro­

veniente dalla molteplicità delle compagne — se ne contano quattordici non riunite come in Genova e Savona da un comando unico, impedisce di raggiungere lo scopo propostosi; e il marchese appolaiato, come aquila grifagna, nel turrito maniero, istruito dalla esperienza delle tante e sì pre­

ziose perdite avute, si destreggia meravigliosamente e, addomesticando gli animi dei

boni viri

, cioè degli uomini più influenti per censo e levatuia, quelli che avevano formata la organizzazione nuova; affettando una forma costituzionale di governo, ne fa dei suoi fidati. Li chiama con lui a redigere il codice che deve ordinare la vita civile dei suoi popoli, e la stessa com­

pagna passa ad essere una istituzione burocratica dei suoi stati, che verra quasi a confondersi con la università, pur avendo una maggiore influenza

(1) V i t t o r i o P o g g i Cronotassi cit. in Miscellanea cit., Tomo XVI, pag. 15. II Di T u cci, nel suo bel lavoro: Le imposte sul commercio genovese fino alla gestione del Banco di San Giorgio (Industrie poligrafiche C. Nava, Bergamo), pag. 5, così parla della Com­

pagna: « la stessa sua origine (del comune) è il risultato diretto dell’attività di questi gì uppi

« gentilizi vincolati da impostazioni e da fini economici. Esso s o r g e a t r a v e r s o l’unione delle

« compagne, e queste raccolgono, per ogni quartiere, non gli abitanti tutti e non le arti, ma

« gli uom ini rappresentativi di una potenza finanziaria, in beni stabili, e più di tutto in nc-

« chezza mobiliare, intorno ad un nucleo di famiglie viscontili. Aggregazioni temporanee,

« com e società commerciali, sviluppatesi da un centro primitivo di affari diventato più coni-

« plesso e più esteso man mano con lo sviluppo dei traffici ».

(2) S i l l a , Op. cit., pag. 112.

(3) M i c h e l i n i , Op. cit., pag. 9.

(4) Mic h e l in i, Op. cit., pag. 7.

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nella vita civile. Come tale perdura nel Finale fino al secolo XVII, ed è del 10 febbraio 1661 una supplica di Giovanni Antonio Casanova fu Fran­

cesco, di Rialto, con cui dimanda, secondo gli Statuti, di passare dalla com paglia di origine a quella del Borgo (1).

Al suo principio la compagna si distingueva dalla università, e allo scopo principale aggiungeva l’altro più innocuo, ed apparentemente legale, del commercio.

La prima notizia che abbiamo sulla compagna finalese è esplicita al riguardo: la compera di un bosco del marchese per conto della compa­

gna e della università di Rialto.

Una simile distinzione si rivela anche nel documento del 1351 in cui si parla della compagna e della università delle diverse compagne.

Il Borgo, Verzi, Calvisio, Orco, Monticello, Calice, Gorra formavano ciascuno una sola compagna, ma i confini della compagna non sempre corrispondevano ai confini del paese. Così la possessione della Freira, beni antichi feudali di castello, esistenti nella villa di Rialto, si trovava nella compagna di Calice (2). Perti si divideva in tre compagne: di Perti propria­

mente detta, di Montesordo, del Poggio della Chiesa.

Il Garoni attribuì quest’ultima compagna al territorio di Feglino (3), ma in un secondo tempo corresse questa sua opinione. E infatti un atto del 1550 spiega molto chiaramente ove si trovava la compagna

podii ecclesie,

quando ci fa sapere che

Thoma de Monexilio quondam Joannis ville Per- ticharum titulo et conditione venditionis.. . vendidit.

. .

Ambroxio Casatroye quondam Petri, burgensis Finarii... quandam pedam terre. . . sittam in di­

cta villa Perticharum, Compagna podii ecclesie, aggregatam vinea, ficubus,

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