Come si vede, dal Raffaelo, la cui madre si trovava alla Marina, pos
siamo risalire indietro diverse generazioni, constatando che il Borgo di Finale era il suo luogo di origine.
Nel secolo XVI la famiglia Vacca risulta stabile alla Marina, ma pro
babilmente vi era pervenuta da Pia nella prima metà di questo medesimo secolo, perchè i nomi registrati fra i suoi capicasa nel 1558 (5) e nel 1565(6) si ri
scontrano nell’albero genealogico che si può ricostruire scorrendo il regi
stro battesimale più antico di quel paese (7).
L’altra affermazione dei 146 uomini appartenenti alla
compagna maris
, sebbene inverosimile (8), non dice nulla per la quistione che trattiamo, perchè parte importante di detta compagna era il paese di Pia, come abbiam dimostrato. Ad ogni modo tutti gli altri paesi, anche quelli posti entro terra, diedero un contributo magnifico alle operazioni marittime ricordateci dalla storia, e le
Galearum Marinariorum Rationes
, conservate nel nostro archivio di Stato, ce lo dimostrano evidentemente. Ivi sono nominate persone di Finale, della Monda, diCarbua de finar
, di Portio, di Corra, di Feglino, di Orco, della Selva, di Varigotti, diVeze,
di Calice, di Perti, di Vezzi, diubi dicitur ocella,
di Rialto, di Vose, della Valle di Pia (9); e due volte solo èricordata laripa maris Finarii
(10).Così l'argomento portato a provare l’antichità della Marina si rivolge a prova sicura che essa prima del secolo XV o non esisteva o doveva essere poca cosa.
(1) Biblioteca civica di Savona, Not. Leonardo Rusca, c. 7.
(2) Biblioteca civica di Savona, Not. Leonardo Rusca, c. 92 v.
(3) Biblioteca civica di Savona, Not. Leonardo Rusca, c. 17.
(4) Biblioteca civica di Savona, Not. Leonardo Rusca, c. 22.
(5) Ma r e n g o, Op. citt., in Atti citt., pag. 141.
(6) Appendice, Doc. n. LXXV1II.
(7) Archivio parrocchiale, Libro de Battezzati dell’anno 1481 dura persino al 1592.
(8) N on fu una confusione con i 144 uomini che nel 1284 si trovavano sulla galea di Finale alla Meloria?
(9) Regg. nn. 629, 630, 632, 634, 635, 636, 641, 645, 658, 663, 665, 667, passim.
(10) Regg. n. 629, c. 49 e n. 667 c. 2 e 24 v.
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E i documenti seguitano a tracciarci le operazioni marinaresche svi
luppate e guidate da persone mai dette della Marina.
Vlene per Pnmo un tale Bellobruno
de cas telilo no,
detto anche lo nino de pia o de plga,
il quale sui primi del secolo XIII ci riporta co pensiero sull anticoCastrum Plae
e ci conferma come partano di lì i primi movimenti conosciuti di vita marinara svolta appuntoin finario
edin platea de finano,
ove era stata fabbricata una sua bella nave. E le relazioni passate ra lui e Giacomo da Noli, della famiglia Caensal, che sul cantiere finalese nel 1190 aveva impostata altra nave importante, ed altri ricordatici dal documento, di cui qualcuno certamente savonese, ci fan vedere che il nostro uomo era ben conosciuto tra quei vecchi lupi di mare (1).
E non è, come vedremo, l’unico armatore di Pia. Ma si capisce che la capitale doveva avere su di essa il sopravvento.
Non molto dopo e cioè il 15 maggio 1213 ci si fa innanzi Enrico di Finale che commercia in Sardegna e specialmente a Cagliari (2).
Passano ancora diversi anni senza notizie di marinai, ma ecco il 23 marzo 1273 Giacobino De Marchi del Finale con Oberto di Sestri comperare da Filippo, venditore di pece alla Ripa in Genova, la decima parte di un panfilo chiamato Sparviero, e il 28 marzo del 1274 dallo stesso la decima parte di altro panfilo chiamato Leone. Col primo di questi panfili il 15 giugno successivo è in aiuto del Comune di Genova contro i suoi nemici (3).
In questo medesimo anno 1274, agli 11 giugno, veniamo a sapere che Giovanni Barilaro di Finale aveva una casa a Loiazzo, dove sviluppava i suoi commerci (4). I Barilaro nel 1449 vivevano a Pia e nel Borgo (5).
Il 13 giugno 1276 Giacomo Finarino di S. Antonio — località chia
mata anche oggi così in quel di Pia — è fatto procuratore da Martino di Fontanegli per ritirare cacio e piombo, che si trovava sulla barca di detto Giacomo e di Brunetto di S. Antonio, presso Motrone (6).
Oddino del Finale il 29 marzo 1288 riceve da Guirardo Rosso lire 62 da portare a negoziare
quocumque Deus melius administraverit
(7).Il 17 maggio 1290 Oberto di Finale e Manuele Baiacane commerciano a Pera (8). Questi certamente erano del Borgo, non così, però, Guglielmo
(1) Appendice, Documenti aggiunti, n. I.
(2) Appendice, Documenti aggiunti, n. IV.
(3) Appendice, Docc. nn. XXXVII, XXXVIII, XXXIX, XLI, XLII, XLIII.
(4) Appendice, Doc. n. XL.
(5) Appendice, Doc. n. LXXIII.
(6) Appendice, Doc. n. XLVIII.
(7) Appendice, Doc. n. LV.
(8) G. I. Br a t i a n u, Actes des notaires génois de Péra et de Caffa de la fin du treiziè
me siècle (1281-1290),
de Pieto de Finario
, che il 21 luglio 1281 costituisce nella medesima città una società commerciale con Pietro Grillo di Amiceto, Nicola Rainaldi di Noli, Raimondino Porco e Riceto Riccio, mettendo insieme un capitale di 2600 perperi, di cui parte doveva essere negoziata nei porti del Mar Nero e parte nell’impero bizantino, con promessa di liquidare i conti a Pasqua, quando tutti insieme si sarebbero ritrovati a Pera. 11 nostro finalese vi aveva contribuito coniperperos quadringetos triginta tres et charatos orto {
1). Lo stesso, il 16 maggio 1289, comperava a Caffa, da Guglielmo di Millesimo, una schiava nominataJuraxiam
,etatis annorum decem vel circa, brunetam, cum omni iure servitutis
, al prezzo di asperi 400 (2). Come ci dice il nome, egli apparteneva al paese di Pia, originario della frazione chiamata appunto Pieto (3).
In questo medesimo tempo altri navigatori finalesi avevano subito dai greci dolorose peripezie: perdita di merci ed incarcerazioni, nei mari di Oliente.
Genova che considerava suoi sudditi anche gli abitanti delle città convenzio nate, come era Finale, mandò ambasciatore all’imperatore Nicolò Spinola per essere rifatta dei danni patiti, ed il memoriale presentato ìicorda.
« Jacobus de Finario pro ligno suo quod ivit sive intravit mare maius
« pp. XXXV (4); .
s prò Jacopo vicentio de Finario mercatore Janue e perperis
« pro rebus mercibus eidem ablatis de Tarida sua in syo ... que res e
« vellum artemoni dicte Taride nuces muscate et alia mercantia e q
« dignetur Jmperialis maiestas mandare quod idem Jacobus vicentiu
« eius fredencio et nepos ipsius et quidam alii eius marinarii seu s q
« detinentur in carceribus Jmperii relasentur cum injuste detineantur et sine
« causa aliqua (5);
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-(1) B r a t i a n u , Op cit., pag. 108.
g S f c 2Æ , S*
p,eer r ,de lo Pieto de Finario (Arch. di Stato, Gal. Mar. Rat n. 634 c. v.). Giovanni data la possessione « de lo pieto et de la varixel.a , data a co üvare d mon ac. a 0«o v a ^
Carievaro ed a suo figlio Antonio, con un potabo boscheto
quale he in volta li contigua, in cui i fittavoli dovevano abitare, e si pari i di u ^
quale he Infra la varicella et lo pieto tArch della badia di Finatipi , a nord.est
1515 al 1529, c. 92 v.). La vallixella era ai piedi della locahta detta , „ dell attuale otto parrocchia,. Nel ,557 fra ,e entrale del — o
della Valle di Pia, ossia Pietto » ( Ga r o n i, Op. cit., pag. 29 ). ammala
li 18 Agosto per insino alli 6 settembre morse quattordici soldati spagnoli essendo
ti af Æ T d à . quali non ho mai potuto sapere il nome: furono post, ne. c,mitene » (Liber baptizatorum ab anno 1593 usque 1644, c. 175 v.). hnntino raccolti
(4) Nuova serie di documenti sulle relazioni di Oenom con l Impero dal can. A n o e l o S a n g u i n e i " ! e pubblicati con molle aggiunte da, Pro.
T O L O T T O , in Atti citt., Vol. XXVIII, pag. 517.
— 149 —
* prò Enrico de palatio pro Ricobono de Finario et pro sestino codino
« et pio Jancheto manente derobatis in anea per galeam manuelis finariensis
« up. CL in auro » (1).
Nel 1300 Enrico Rocca
de finario,
ma abitante a Savona, commercia a Famagosta, come pure un Emanuelede finali
(2), con ogni probabilità il predone di cui è cenno più sopra. Il Rocca doveva essere personaggio assai potente. Suoi parenti erano quell’Odacio de Rocha e quel Pietro de Rocha che a Calizzano, nel castello feudale, il 17 maggio 1292, assistono come testimonii alla ratifica degli accordi intervenuti fra Antonio del Carretto e la Repubblica di Genova (3); e forse si identifica con quell’Enrico Roca che nel 1261 era castellano del marchese Giacomo (4), e nel 1268 era creditore dello stesso per lire 45 (5).
1 Rocca abitavano a Gorra nel 1449 (6), a Monticello ed Orco nel 1558 (7).
A questi navigatori finalesi, cui abbiam dato la precedenza per far vedere che la storia deve conservare sempre la sua nota dinamica, possiamo far seguire quelli già conosciuti: Gilino da Finale, la cui nave nel 1288 fu catturata dai pisani presso le acque di Aleria (8), e Giorgio Costanzo da Finale che con un socio nel 1361 possedeva una galeotta onde commer
ciava con i porti spagnuoli (9).
Per me il cognome Galea che troviamo in un primo Enrico, detto del Finale nel 1263 (10), non parla di costruttori di navi. Questa famiglia fioriva già a Savona nel 1180 (11), donde non è improbabile un ramo si trasferisse a Finale, e cioè al Borgo, dove anche nel 1449 abbiamo un
Francesco Galea (12).
I documenti particolari, adunque, confermano la verità dell’affermazione fatta dai genovesi, quando imposero ai finalesi di non navigare in alto mare,
(1) Bertolotto, Op. cit., in Atti e Voi. citt., pag. 530.
(2) Desim oni, Actes passés a Famagouste, in Archives de l’Orient latin, Vol. II pagg. 104 e 20.
(3) De Tu r r i, Op. cit., Vol. II, pag. 51.
(4) Ga r o n i, Op. cit., pag. 283.
(5) Moriondus, Op. cit., Vol. II, col. 681.
(6) Appendice, Doc. n. LXXIII.
(7) Ma r e n g o, Op. cit., pagg. 126, 128-29.
(8) Mu r a t o r i, R. I. S., Vol. VI, col. 594.
(9) Liber lurium cit., Vol. II, col. 704.
(10) Liber lurium cit., Vol. II, coll. 1131, 1224, 1271.
(11) Archivio comunale di Savona, Cartularium Arnaldi Cumani et Johannis de Donati, Ms. originale, pagg. 150, 157: ivi sono nominati obertus galea e arnaldtis filius oberti galee.
(12) Appendice, Doc. n. LXXIII.
— i 50 —
se non partendo dal porto di Genova, che
homines dicti
marchionis
(Antonii)