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4. Adolescenti nel mondo globalizzato.

4.1 Essere giovani nella nostra società.

4.2.2 Adolescenza e identità.

L’adolescente acquisisce la capacità di pensare in termini ipotetico deduttivi, il che significa che il ragionamento avviene ora, diversamente dall’infanzia, sulla base di proposizioni verbali; il soggetto può cogliere l’idea della relatività e riflettere sul proprio pensiero [Palmonari 2001: 51].

Questa nuova capacità porta il ragazzo a riflettere su se stesso: “attraverso l’ampliamento del proprio orizzonte cognitivo e l’impiego del pensiero ipotetico-deduttivo, l’adolescente compie in modo sempre più approfondito la riflessione su se stesso, su quello che è, sul perché è quello che è e non un altro, su quello che potrebbe essere se fosse nato e cresciuto in un contesto o in un momento storico diversi” [Palmonari 2001: 54].

Tale riflessione conduce ad elaborare il concetto di sé e a distinguere tra se stessi e gli altri, tra come uno si vede e come lo vedono le altre persone, ad estendere i propri interessi e ad allargare lo spazio cognitivo, a crearsi delle aspettative per il futuro e a distinguere tra ideale e reale [Palmonari 2001: 53]. La capacità di riflessione unita alla situazione di forti cambiamenti a cui l’adolescente è sottoposto lo stimola a interrogarsi su ciò che gli sta capitando che, come si è detto, ha a che fare con un corpo che diventa diverso, con nuove modalità di relazionarsi con altri (che variano a seconda di chi si tratti: adulti o coetanei, famigliari o estranei), con la percezione di nuove pulsioni e la capacità/esigenza di dare un giudizio o fare

progetti sulla propria vita e su ciò che si ha intorno. La novità con cui ha che fare l’adolescente non è solo nella percezione, comunque mutata, di ciò che lo circonda, ma nella acquisita capacità di dare una spiegazione a questo.

L’adolescenza è dunque riconosciuta come fase decisiva nella costruzione dell’identità.

Superate le fasi dell’infanzia, in cui l’identità è semplicemente vissuta, perché il bambino si trova a vivere situazioni che non ha scelto lui stesso, e un periodo preadolescenziale, in cui l’identità è più cercata e il ragazzo comincia a sperimentarsi per verificare le proprie capacità e a mettersi a confronto con gli altri, con l’adolescenza l’identità diventa riflessa [Tonolo 1999:47].

“Certamente [l’adolescente] «si incontra» ancora con situazioni non determinate da lui stesso, come avveniva nella fanciullezza. Oppure «cerca» situazioni in cui mettersi alla prova, per saggiarsi, come avveniva durante la preadolescenza. Ormai però tende a sviluppare su di sé una conoscenza decisamente più diretta e razionale. Si tratta di un lavoro interiore con cui cerca di farsi dei concetti più sistematici circa le sue qualità fisiche e intellettuali. Si sforza di definire le sue capacità sociali, gli aspetti del carattere e le proprie reazioni sentimentali. Certamente si muove ancora fra instabilità e deformazioni emozionali. Tuttavia da questa tensione di ricerca fa emergere un’immagine personale che è più unitaria e autonoma” [Tonolo 1999: 47].

I ragazzi, che si sono ormai affrancati dal sostegno degli adulti che era presente nell’età infantile, prendono in carico se stessi e si mettono alla prova sperimentando competenze e attività, esperendo limiti, possibilità, errori e tentativi. “Il senso dell’identità personale, al quale si pensa normalmente come ad una idea su di sé, è in effetti fondato sulla possibilità di percorrere completamente la traiettoria sensazione-azione: in questo percorso il pensiero e il sentimento raccordano il sentire del corpo col progetto dell’agire. Gli effetti dell’azione poi, nella loro ricaduta sul soggetto che la compie, confermano o

smentiscono la presenza delle abilità, la bontà delle ipotesi e la validità delle intuizioni che stanno alla base del progetto, contribuendo così a formare il senso del valore personale e ad alimentare il senso dell’autostima” [Fabbrini, Melucci 2000: 82- 83].

In precedenza si è affermato come nella nostra società il processo di costruzione identitaria sia particolarmente difficoltoso e sia caratterizzato da incertezza e instabilità. Se questo è vero per i soggetti adulti che si trovano a esperire una realtà incerta, portatrice di continui cambiamenti, a maggior ragione questo processo sarà complesso per gli adolescenti che vivono anche cambiamenti interni ed esterni sulla loro persona.

La nostra epoca è caratterizzata dal dilatarsi delle possibilità in ogni ambito e alla percezione che tutto sia possibile, questo porta ad una estrema difficoltà nella scelta e nell’azione. Mentre un tempo le scelte che si proponevano a un individuo erano piuttosto circoscritte a livello lavorativo, di luogo in cui vivere e di rapporto affettivo, oggi si dilata la rosa delle possibilità e questo crea grande incertezza negli adolescenti [Fabbrini, Melucci 2000].

“L’incertezza è un momento di arresto, di stallo, in cui si valutano i pro e i contro di una certa scelta, in cui ci si trova di fronte ad alternative che si equivalgono e per le quali spesso non si ha un criterio di valore per scegliere. [...] C’è una pressione a rispondere perché l’incertezza è uno stato di disagio; ma al tempo stesso si incontra l’ambivalenza” [Fabbrini, Melucci 2000: 92].

Questa è una situazione in cui gli adolescenti si trovano molto spesso, strettamente legata anche alla libertà di cui essi godono e che li trova però costretti alla responsabilità delle scelte in mancanza di altri che decidano per loro. Un tempo spesso erano gli adulti che imponevano sui figli le proprie decisioni, questo non era naturalmente sempre un bene ma sollevava i ragazzi dalla responsabilità della scelta che vuole dire, al tempo stesso,

attribuzione solo a se stessi di eventuali errori o sconfitte e capacità di tolleranza delle frustrazioni.

Questo del resto è il rischio che vive quotidianamente l’individuo contemporaneo, rischio che è però più forte nel ragazzo in fase di crescita e formazione identitaria.