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5. Consumi e identità tra globale e locale: una ricerca visuale su

5.1 Il contesto locale: la regione Emilia-Romagna.

5.2.3 Metodi e tecniche: la sociologia visuale.

5.2.3.1 Le fasi della ricerca.

5.2.3.1.2 Interviste con foto-stimolo.

La seconda fase, condotta tra dicembre 2005 e aprile 2006, ha portato a realizzare 69 interviste anonime della durata media di 45 minuti.

Le interviste sono state registrate e poi trascritte interamente. Prima di ogni intervista sono stati chiesti ai giovani alcuni dati anagrafici riportati nella tabella dei casi.

Il lavoro ha avuto inizio con la scelta delle foto che avrei sottoposto ai miei intervistati tramite la tecnica dell’intervista con foto-stimolo.

La foto-stimolo è una variante dell’intervista semistrutturata dove al posto delle domande si utilizzano fotografie o immagini che vengono sottoposte al soggetto intervistato [Faccioli 1997, Faccioli Losacco 2003].

Possiamo dire che solitamente, per l’approccio volto a cogliere i vissuti interiori dell’intervistato, l’intervista con foto-stimolo assomiglia molto all’intervista in profondità.

“In questo tipo di intervista osservatore e osservato si confrontano sulle immagini che il primo ha scattato e che rappresentano l’ambiente in cui il secondo vive. In questo modo è possibile risalire dal concreto (il catalogare gli oggetti della foto) all’astratto (il significato che tali oggetti hanno per l’intervistato)” [Faccioli, Losacco 2003: 35].

L’intervistatore, grazie alla già citata polisemia dell’immagine, può cogliere il punto di vista dell’intervistato, notando come una stessa immagine può suscitare in lui, rispetto ad altri soggetti, differenti reazioni e idee. In questo modo è possibile approfondire il significato che ha una determinata immagine per il soggetto studiato, chiedendogli di spiegare ciò che vede e a che cosa lo collega in riferimento alla propria esperienza.

Inoltre, la visione di una fotografia che rappresenta un aspetto della realtà, ha un impatto più emotivo rispetto ad una domanda posta oralmente sugli stessi temi, perché meno filtrata dal

pensiero razionale. Quindi ci si può aspettare una reazione più immediata e forse più sincera rispetto a quanto avviene in un’intervista classica.

La fotografia in situazione di intervista può anche aiutare a fare sentire l’intervistato più a suo agio, meno pressato dall’intervistatore e in una condizione meno asimmetrica, così che si costruisce un rapporto più collaborativo tra i due. Vi è anche meno rischio di direttività rispetto a domande poste oralmente e maggiori possibilità per il soggetto studiato di utilizzare la fotografia per parlare di questioni che magari lo riguardano ma in terza persona, spostando il focus del discorso da se stesso alla fotografia.

Nelle interviste condotte con questa tecnica vengono naturalmente poste anche domande dall’intervistatore, per approfondire argomenti emersi e eventualmente indirizzare l’intervistato qualora stia andando completamente fuori tema rispetto agli obiettivi della ricerca, ma il punto di partenza del discorso è sempre posto dall’intervistato, a cui, come prima cosa, si chiede di osservare la fotografia e di dire che cosa gli fa venire in mente.

Ritornando alla ricerca qui presentata, la scelta delle fotografie è stata compiuta in base ad alcune aree tematiche che sono sembrate significative tanto per il rapporto tra processi di globalizzazione e consumi, che per quello tra questi due temi e la fascia di età dell’adolescenza. Insomma si volevano scegliere immagini che permettessero di cogliere il punto di vista degli intervistati su elementi significativi per il rapporto tra globale e locale ma che entrassero anche a fare parte delle loro vite, su cui potevano dunque essere testimoni esperti.

Le aree individuate sono: • cibo

• corpo/look

• tecnologie e media • migrazione

• ideologie

Per ognuna di queste aree sono state scelte una o più foto. Alcune foto potevano costituire uno stimolo trasversale su più aree.

Il totale delle foto della traccia di intervista è di 11.

Di seguito le fotografie utilizzate come stimolo e le aree su cui si voleva sollecitare il discorso dei giovani.

Foto 1 Tortellini – area cibo

Cibi legati alla tradizione locale, si voleva cogliere quale significato avesse questo tipo di alimenti.

Foto 2 Kebab – area cibo e migrazione

La mescolanza di tre elementi: pizza e caffè, più legati alla cultura italiana, e il kebab, originario della cultura mediorientale, in particolare turca e pakistana, coglie un intreccio tipicamente contemporaneo. Si voleva individuare il significato di questi cibi e il rapporto con il cibo tipico di altre culture.

Il tatuaggio, che si è diffuso molto come elemento estetico negli ultimi 10 anni, aveva storicamente un ruolo marginale nella nostra cultura, mentre ha un valore più importante in culture di altre parti del mondo, da cui sono stati introdotti simboli e tipologie di disegni molto frequentemente scelte dagli adolescenti. Inoltre è in rapporto stretto con il corpo, uno degli elementi chiave dei cambiamenti dell’età adolescenziale. Cosa significa questa pratica?

Foto 4 Amici – area corpo/look + migrazioni

Il gruppo è un punto di riferimento importante per gli adolescenti e lo è anche il modo di porsi e di vestirsi. In questa foto abbiamo un gruppo prevalentemente femminile, in cui è presente anche una ragazza probabilmente di origine straniera, tutti vestono secondo uno stile di abbigliamento giovanile.

In modo molto libero si voleva stimolare sui temi gruppo, abbigliamento, rapporto con coetanei di origine straniera.

Foto 5 Indiani – area migrazione

Un gruppo di persone vestite chiaramente con abiti di tradizione straniera. Lo stimolo puntava al rapporto con altre culture e i loro diversi consumi, in questo caso l’abbigliamento.

Foto 6 Ragazze in gruppo – area migrazione

In questo caso abbiamo una scena quotidiana, potrebbe essere al termine o all’inizio della giornata scolastica. Il focus della

fotografia cade su alcune ragazze di colore, vestite in abiti tipicamente giovanili e occidentali. Anche qui lo stimolo puntava al rapporto con le migrazioni.

Foto 7 Break dance – area produzione e consumi culturali + corpo/look

La break dance, legata alla cultura hip hop, ha avuto origine una ventina di anni fa nei quartieri di immigrati africani degli Stati Uniti. Al tempo poteva essere definita una sottocultura. Oggi c’è una ripresa di questa pratica tra gli adolescenti nelle città di tutto il mondo, quale significato ha? È considerata espressione di un gruppo particolare di persone o può essere praticata e apprezzata da tutti?

Foto 8 antenne paraboliche – area tecnologie e media, consumi culturali, migrazioni

La tv satellitare è una tecnologia che ci permette di vedere trasmissioni di tutto il mondo, la possiamo quindi considerare globale. Si voleva indagare quale significato avesse per i giovani la televisione sia satellitare che normale.

Il computer rimanda a internet, la rete globale informatica. Quali sono le possibilità e il significato di questo strumento per gli adolescenti?

Foto 10 cellulare – area tecnologie e media

Il telefono cellulare è diffusissimo nella nostra società e tra gli adolescenti. Ci si è chiesto che valore potesse avere questo mezzo di comunicazione e come fosse usato in un’età in cui sono centrali le relazioni, in particolare con il gruppo dei pari.

Foto 11 Bancarella magliette – area ideologie e area corpo/look

La bancarella fotografata vende magliette che presentano messaggi legati soprattutto a ideologie o posizioni politiche di sinistra. Questo tipo di magliette sono acquistate soprattutto da adolescenti. L’intenzione era di cogliere, in modo indiretto, l’interesse o meno per le ideologie e per il fatto di mostrare apertamente la propria posizione con una maglietta. Per chi non ha colto i messaggi ideologici delle magliette lo stimolo è caduto sul tema corpo/look e abbigliamento.

Le fotografie sono state proposte agli intervistati secondo l’ordine presentato, una alla volta e lasciando piena libertà di trattare gli argomenti che queste facessero loro venire in mente.

La visione delle immagini era preceduta da questo input:

Io ti farò vedere delle fotografie che rappresentano vari aspetti del mondo in cui viviamo, quindi ci saranno degli oggetti, dei luoghi, delle persone. Ti chiedo di parlarmene, però non come se dovessi parlarne a me, che conosco queste cose, ma come se

tu dovessi descriverle, parlarne, spiegare cosa sono, cosa rappresentano per te, a una persona venuta da un altro mondo, metti un alieno, che arriva qua, vede queste foto e dice: “Ma questo cosa rappresenta?” e tu lo spieghi

Questo perché si voleva che gli intervistati spiegassero dettagliatamente, senza dare per scontato niente, il significato di ciò che vedevano e dunque il loro punto di vista sul mondo in cui vivono.