• Non ci sono risultati.

5.2.4.2 Il software Nvivo per l’analisi qualitativa.

Foto 7 – break dance Foto 11 – bancarella magliette

5.3.2.5 Il look per affermare diversità.

Infine da pochi ragazzi il fatto di assumere un particolare tipo di look è stato legato alla volontà di farsi vedere diversi dagli altri. Mi pare che sia da sottolineare come l’affermare diversità, che spesso è stato legato alle culture e agli atteggiamenti giovanili, sia una motivazione in via di sparizione.

In effetti, come è stato affermato nei capitoli precedenti, nella società contemporanea, che si basa sulla libertà di scelta e sulla contemporanea esistenza di modalità di comportamento e consumo molto diverse, ormai difficilmente si può essere trasgressivi nel look poiché tutto o quasi è stato già provato e introdotto nel sistema della moda ufficiale. Così anche i tatuaggi e l’abbigliamento “diverso” ormai non sono più una cosa strana ma una delle tante facce della normalità.

Eh, legato a qualcosa di psicologico. Oddio, non lo so, nel senso che conosco persone che l’hanno fatto magari per ricordare un particolare momento brutto o bello della propria vita, altre persone che l’hanno fatto del tutto, cioè per motivi del tutto disinteressato, niente di, niente di particolare. Sicuramente dietro un tatuaggio, sta dietro un po’ la psicologia di farsi qualcosa di diverso..di…ma anche per se stessi, non solo per farlo vedere agli altri (N.24, F, 18 anni, liceo classico, Bologna)

Tatuaggi, questo è un tatuaggio tribale con un geco fatto sul bicipite secondo me è di un ragazzo, si vede dal braccio e secondo me i tatuaggi dimostrano un po’ l’andare contro le regole, magari anche cose piccole, cose significative, però dai sono sempre fare dei disegni indelebili sulla propria pelle, è andare un po’ a modificare il proprio corpo, però non sono contro ai tatuaggi ecco. (N.60, M, 17 anni, professionale, Forlì)

Secondo te c’è una tipologia di persona che acquista queste magliette o sono magliette che acquistano tutti? Ti immagini in un particolare modo la persona che sta andando lì a comprare?

Ma io penso che magari, no comunque a tutti i tipi di ragazzi piacciono, anzi, magari non a tutti i tipi di ragazzi, perché ci sono ragazzi che comunque prendono solo cose di marca e gli piacciono indumenti firmati, ma ce ne sono alcuni che appunto, penso la maggior parte, che gli piacciono queste magliette, perché sono comunque un po’ fuori dalla norma, diverse, per esempio con Che Guevara che tra i ragazzi va molto, “Regole 0” che infatti in classe da me quasi tutti i maschi ce l’hanno questa maglietta, perché sì, penso appunto che, sì, sia fuori dalla norma, tipo un po’ anticonformista, cioè magari per non fare ciò che fanno, cioè avere magliette diverse da tutti, da tutti quelli che hanno quelle magliette di marca appunto (N.2, F, 15 anni, liceo scientifico, Modena)

Riflettendo su quanto emerge dai commenti dei ragazzi sul look e l’aspetto fisico si può evidenziare:

• dal punto di vista del rapporto tra globale e locale un mescolamento di elementi ormai radicato, una indigenizzazione [Appadurai 1996] e una creolizzazione [Hannerz 1998], che ha portato a introdurre stili e mode provenienti dall’esterno della realtà italiana e a percepirli ormai come facenti parte della nostra cultura, naturalmente reinterpretati (indigenizzati) secondo canoni locali. Ad esempio il tatuaggio, una pratica sicuramente ricca di significati simbolici in culture extraeuropee, connessa ad appartenenze tribali o a particolari riti di passaggio, nella società occidentale contemporanea si lega contemporaneamente a un’esigenza estetica, a una moda

o a un significato strettamente personale, elementi questi che si collegano a quelle che sono le caratteristiche e le esigenze dell’individuo contemporaneo di cui si è trattato nei precedenti capitoli. In generale l’occidente è giunto ad una certa omogeneità nelle mode e nei consumi di abbigliamento giovanili e non solo, questo emerge da un’osservazione degli stili degli occidentali, omogeneità che, però, in modo quasi paradossale si compone di spinte che hanno origini diverse. Ciò lo possiamo notare per il fatto che sia il tatuaggio, pratica diffusa originariamente soprattutto fuori dall’Europa, sia tipi di abbigliamento come quello della cultura hip hop, tipico dei ghetti neri nordamericani, siano percepiti dai ragazzi italiani intervistati come elementi di normalità nel look.

• dal punto di vista dell’identità, possiamo dire che, data l’incertezza e la complessità della condizione odierna di cui ci parlano gli autori riportati nei precedenti capitoli [Bauman 2002, Beck 2000b, Melucci 1991, 1994, 2000c], i consumi legati al corpo e all’aspetto fisico, assumono un valore importante nella ricerca di un’individuazione tanto a livello personale (chi sono io?) che a livello sociale (a che gruppo appartengo?) [Crespi 2004, Sciolla 2001]. Ciò è tanto più vero maggior ragione in un età come quella adolescenziale segnata da grossi cambiamenti corporei [Palmonari 2001, Fabbrini e Melucci 2000] e dall’importanza delle relazioni coi pari [Palmonari 2001]. Tuttavia se pare condivisa la ricerca di un significato personale, di una rappresentazione di sé in ciò che ci si mette addosso, sia esso un tatuaggio o un abito, e un tentativo di catalogare gli altri e catalogarsi a seconda di come ci si veste, dunque se il consumo legato al corpo e all’aspetto fisico si definisce come importante veicolo di significati, come linguaggio [Douglas e Isherwood 1984, Di

Nallo 1997, 1998, Paltrinieri 1998] queste pratiche hanno al tempo stesso un valore relativo ed effimero nella costruzione dell’identità che pare anch’esso percepito da molti. Si pone dunque in essere la condizione tipica dell’individuo contemporaneo, riflessivo, quindi in grado di percepirsi come individuo, libero di scegliere e di agire come preferisce ma proprio per questo a suo rischio e pericolo, dal momento che la responsabilità di ogni sua scelta ricade su lui stesso. Inoltre ogni decisione non appare come portatrice di certezza ma propendere per un’opzione comporta il dover rinunciare alle altre e di questo il soggetto consumatore contemporaneo è consapevole [Bauman 2002, Beck 2000b, Melucci 1991, 1994. Secondo Appadurai il piacere che muove i moderni consumatori è proprio il piacere dell’effimero: “la valorizzazione dell’effimero si esprime a diversi livelli sociali e culturali: la breve vita dei prodotti e degli stili; la rapidità dei mutamenti delle mode; la velocità della spesa; la poliritmia tra credito, acquisizione e dono; l’evanescenza delle immagini prodotte dalla televisione; l’alone di costante «stagionalità» di cui sono circonfusi i prodotti e gli stili nell’immaginario dei mass-media. Il tratto più celebrato del consumo moderno ( e cioè la ricerca costante della novità) non è altro che un sintomo di una più profonda disciplina del consumo in cui il desidero si organizza intorno all’estetica dell’effimero” [2001: 115]. Molti degli stessi adolescenti hanno poi intuito come seguire la moda possa tradursi in un eccessivo condizionamento esterno e hanno valutato questo con atteggiamento critico.

É stato sottolineato in generale comunque come l’apparenza conti molto nel giudizio a cui si viene sottoposti dagli altri e per questo mi pare significativo come la maggior parte dei ragazzi di origine straniera,

probabilmente soggetti più degli altri a giudizi e pregiudizi, affermino di vestire alla moda e con abiti firmati, probabilmente per segnalare un’appartenenza a ciò che la nuova cultura in cui stanno vivendo propone loro.

Si pone dunque in essere una possibile dinamica di inclusione-esclusione legata al modo di vestire che, pur non essendo connessa a dinamiche di classe, che non appaiono rilevanti nel contesto considerato, pone comunque all’attenzione l’esigenza per i ragazzi di essere accettati e identificati per come ci si veste e la paura di non esserlo, paura che pare più accesa nei soggetti più giovani e negli immigrati.

• significative mi sono apparse le affermazioni critiche verso il tatuaggio che non si sono rivolte tanto a pregiudizi verso questa pratica ma hanno sottolineato due paure o pericoli decisamente tipiche dell’uomo contemporaneo: il fatto che il tatuaggio non si possa più cancellare, quindi la permanenza, che è forse uno degli elementi più temuti nella nostra società delle scelte reversibili, qui ci si può ricollegare al piacere dell’effimero e quindi del non permanente di cui parla Appadurai : “nei regimi della moda [n: la società attuale] il corpo è un sito per l’iscrizione di un desideri generalizzato di consumare nel contesto dell’estetica dell’effimero [2001: 115] e le malattie, paura che credo sia stata alimentata dai mass media che hanno, in questo caso giustamente, messo in guardia rispetto a ciò che può comportare tatuarsi senza seguire le giuste precauzioni igieniche, ma che è anche uno dei terrori contemporanei poiché appartiene all’ambito dell’incontrollabile.