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3. Individuo, identità e consumi.

3.1 Il processo di individualizzazione nella società contemporanea.

3.1.1 Passaggi di modernità.

La modernità si trova attualmente, a parere di Bauman [Bauman 2002], in uno stadio fluido o liquido che la differenzia fortemente dal suo precedente stadio solido. “[…] I liquidi, a differenza dei corpi solidi, non mantengono di norma una forma propria. I fluidi per così dire, non fissano lo spazio e non legano il tempo […], i fluidi non conservano mai a lungo la propria forma e sono sempre pronti (e inclini) a cambiarla; cosicché ciò che conta per essi è il flusso temporale più che lo spazio che si trovano ad occupare e che in pratica occupano «solo per un momento»” [Bauman 2002: VI].

Per i liquidi il tempo è la dimensione più importante, mentre i solidi, mantenendo sempre la stessa forma, possono, in un certo senso, annullarlo. I fluidi come facilmente cambiano forma, così in modo altrettanto agile si muovono e viaggiano.

Se la fase attuale della modernità è liquida, la prima fase, come già detto, fu solida. Anche nella prima fase della modernità vi fu una tensione verso la fusione di ciò che vi era in precedenza: la tradizione, principalmente, con le sue credenze, i diritti e gli obblighi della consuetudine che poco spazio davano all’iniziativa dei singoli; tuttavia si voleva fondere il passato per “preparare il terreno a corpi solidi nuovi e migliori; sostituire la serie ereditata di corpi solidi scadenti e inefficaci con un’altra migliore e preferibilmente perfetta e dunque non più alterabile” [Bauman 2002: VIII].

L’obiettivo era il superamento del vecchio ordine con le sue consuetudini e la sostituzione di esso con un nuovo ordine basato sulla razionalità strumentale e sul ruolo dominante dell’economia. Da un solido, dunque, ad un altro.

Se quindi nel periodo premoderno gli individui erano destinati a un particolare tipo di vita per nascita e la loro vita si poteva svolgere solo all’interno di ciò che era previsto per il ceto di appartenenza, con l’avvento dell’epoca moderna tutto il sistema di costellazioni, configurazioni e tradizioni premoderne venne messo in discussione, “fuso” per dirla come Bauman, per essere riplasmato in modo nuovo.

Venne creato un nuovo ordine, quello della società divisa in classi; per gli individui si trattò di passare da un ordine a un altro, dove però rimase sempre chiaro che una volta trovato il posto in cui collocarsi all’interno della società, occorreva comportarsi secondo norme e criteri appropriati per quella posizione.

Diversa è la situazione attuale.

“La situazione odierna nasce dalla radicale opera di abbattimento di tutti gli impedimenti e ostacoli a torto o a ragione sospettati di

limitare la libertà individuale di scegliere e agire” [Bauman 2002: X]. Oggi non è più sentito il compito di abbattere il vecchio ordine per costruirne uno nuovo, dunque la fusione dei corpi solidi, che è caratteristica dell’epoca moderna ha acquisito un significato nuovo: “i corpi solidi per i quali oggi - nell’epoca della modernità liquida - è scoccata l’ora di finire nel crogiuolo ed essere liquefatti sono i legami che trasformano le scelte individuali in progetti e azioni collettive: i modelli di comunicazione e coordinamento tra politiche di vita condotte individualmente da un lato e le azioni politiche delle collettività umane dall’altro”. [Bauman 2002: XI].

Oggi sono venuti meno quei modelli di dipendenza e interazione, quelle griglie, quelle stabili cornici all’interno delle quali ci si doveva muovere e da cui ci si poteva lasciare guidare.

“Lo scenario della complessità, di un sistema ormai irreversibilmente planetario e di un futuro sospeso alla minaccia della catastrofe, ha profondamente incrinato l’ottimismo dei miti di salvezza. Ma non ci ha tuttavia sottratti al lascito più esaltante e drammatico della modernità: il bisogno e la responsabilità di esistere come individui. Di essere cioè soggetti d’azione capaci di direzione e di senso, ma anche poli di una rete di convivenza e di comunicazione” [Melucci 1991: 49].

L’individuo contemporaneo non vive in un mondo privo di modelli ma, al contrario, si trova a confrontarsi con un eccesso di modelli spesso in contrasto tra loro e privi di reali poteri coercitivi sulla sua azione. Non ci sono più stabili gruppi di riferimento a cui aggrapparsi ma “il nostro è un tipo di modernità individualizzato, privatizzato, in cui l’onere di tesserne l’ordito e la responsabilità del fallimento ricadono principalmente sulle spalle dell’individuo” [Bauman 2002: XIII].

Anche Melucci sottolinea i cambiamenti avvenuti nell’attualità rispetto alla prima modernità (che lui definisce semplicemente epoca moderna): “siamo di fronte alla crisi dell’idea moderna di individuo e nello stesso tempo allo sviluppo intenso di domande

e bisogni che riguardano la realizzazione delle individualità. Si tratta di un processo che diventa visibile proprio quando gli individui hanno a disposizione risorse per pensarsi e per agire come individui. Quando cioè possono costruire la propria identità come qualcosa che non è già dato, e soprattutto non è dato una volta per tutte, ma è sempre più affidato a potenzialità di cui ognuno si sente almeno in parte responsabile” [Melucci 1994: 25].

L’individuo contemporaneo è consapevole del suo essere individuo (quindi riflessivo, non più spontaneo), libero di scegliere, di agire, di vivere come vuole in definitiva, ma a proprio rischio e pericolo.

Sostiene Beck: “nella società individualizzata non soltanto i rischi crescono sotto l’aspetto quantitativo, ma si manifestano anche forme qualitativamente nuove di rischio personale; emergono tipi qualitativamente nuovi di rischio personale, i rischi dell’identità personale scelta e mutata” [Beck 2000b: 196]. L’individuo è così responsabile delle sue scelte: azioni e decisioni e delle conseguenze di queste.

La modernità se ha una caratteristica che accomuna fase solida e liquida è proprio la spinta verso “la compulsiva e ossessiva, continua, irrefrenabile, sempre incompleta modernizzazione; l’incontenibile e inestinguibile sete di distruzione creativa” [Bauman 2002:18] e ad “avere un’identità che può esistere solo in quanto progetto irrealizzato” [Bauman 2002: 19].

Cambiano però le condizioni e le visioni di fondo; nella fase liquida non c’è più la convinzione che stiamo andando verso un fine ultimo da conseguire, uno stadio di perfezione verso cui vogliamo tendere e in più i compiti che si ritenevano propri della modernizzazione si sono andati deregolamentando e privatizzando: si è passati da un’idea di società giusta a un’idea di diritti umani, lasciando liberi gli individui “di restare diversi e di scegliere e adottare a proprio piacimento i propri modelli di felicità e uno stile di vita loro consono” [Bauman 2002: 20].

Sono scomparsi i grandi leader che dicevano cosa bisognava fare e quei grandi serbatoi come la famiglia, la patria, la chiesa, il partito che fornivano risposte già date alle questioni umane “si sono indeboliti e qualche volta sono addirittura scomparsi” [Melucci 1994: 39], sono rimasti solo altri individui da cui si possono magari trarre esempi o modelli, assumendosi comunque la responsabilità di ogni scelta e delle sue possibili conseguenze.