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L’Aiuto Psicomotorio Terapeutico: un aiuto tramite la via motoria Come l’acqua trasuda dai pori di un vaso di coccio smaltato,

Nel documento XXV LA SOCIETÀ FORMATIVA (pagine 121-124)

L’Aiuto Psicomotorio Lorella Moratto1

2. L’Aiuto Psicomotorio Terapeutico: un aiuto tramite la via motoria Come l’acqua trasuda dai pori di un vaso di coccio smaltato,

così trasuda un po’ di intimità nell’espressione del corpo Julìen Marìas

La PPA concepisce la dinamica di aiuto terapeutico come un processo che instau-ra o restauinstau-ra la comunicazione e sviluppa i processi di Rassicuinstau-razione Profonda. Essa si caratterizza principalmente per essere uno specifico promotore dell’evo-luzione, attraverso il corpo e la via motoria, riattivando un processo maturativo bloccato, sintomatizzato o deficitario, e ridando la parola all’agire nell’interazio-ne.

L’azione e l’interazione divengono la via tramite cui si mobilizza la persona, che si apre a nuove esperienze di benessere e di trasformazione tramite il corpo.

Il corpo è Luogo in cui si originano i processi di soggettivazione, di simboliz-zazione, di semiotizzazione e di semantizzazione (Golse, 2006) ed è una via di accesso a processi di Rassicurazione Profonda e di Simbolizzazione, vere mete di un percorso psicomotorio di aiuto terapeutico, fondamento di apertura alla realtà e alla comunicazione.

Poter tornare al corpo è ridare statuto all’emozione, che nasce e si manifesta proprio attraverso di esso, riconoscendo il bambino nella sua unità psico-soma-tica e nella sua integrazione mente-corpo, ove l’espressione corporea e l’espressi-vità motoria sono già una dimensione simbolica dell’emozione stessa. Ritornare al corpo è far funzionare nuovamente il processo in maniera naturale, che dal

ba-gno di esperienza giunge a toccare le singole funzioni, tramite una strategia di

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giramento che rispetta le difese e le fragilità. È poter nuovamente rimettere il bambino nella condizione di riaffermare la propria Soggettività, mezzo tramite il quale agisce il suo Io posso.

In uno dei più bei libri dedicati alla Terapia Psicomotoria: Bruno.

Psicomotri-cità e terapia di Bernard Aucouturier e Andrè Lapierre, ritroviamo l’attenzione al

principio della Terapia Psicomotoria. Gli autori affermano:

Ciò che colpisce, in tutti i casi, è il carattere polimorfo dell’evoluzione che tocca ad un tempo la motricità, l’equilibrio, il tono generale, la mimica, il linguaggio, la relazione, senza che alcuno di questi elementi sia stato specificatamente rieducato nel corso di questa terapia, centrata sulla per-sona globale del bambino e non sulla specificità dei suoi disturbi. Questo approccio unitario ci sembra adatto a sviluppare delle interazioni multiple nel funzionamento cerebrale corticale e sotto-corticale. È la globalità l’apparato neuromotorio che è messo in gioco in una risposta globale del-l’organismo agli stimoli esterni. Più un tentativo di rieducazione è speci-fico, settorializzato, più il suo impatto è lui stesso settorializzato a livello di una zona cerebrale specifica, ciò che non permette lo stabilirsi delle con-nessioni di rinforzo o di supplenza a livello di tutto il reticolato neurolo-gico (Aucouturier, Lapierre, 1982).

Il principio della globalità si traduce nella metodologia psicomotoria attra-verso un dispositivo, che mantiene il bambino in un agire continuo e a più livelli simbolici, capace di indurre un effetto a cascata, dalle strutture tonico-affettive più profonde alle funzioni più neuropsicologiche e strumentali.

Il principio di Globalità crea uno sguardo complesso sul bambino, che lo vuo-le conoscere il più possibivuo-le nella sua compvuo-letezza, senza perdere di vista lo svi-luppo delle singole funzioni.

La questione è: come collocare la parte nel tutto? Quante volte incontriamo bambini carenti in qualche specifica funzione? Se rimanessimo prigionieri della loro difficoltà e l’aiuto si centrasse unicamente sulla riabilitazione di quella parte

malata o deficitaria, sarebbero disconosciuti i contenuti dei loro pensieri e delle

loro emozioni che, pur magari espresse, non troverebbero un partner di scambio e di interazione. In tal senso anche i terapisti che riabilitano singole funzioni so-no interpellati da quelle emozioni e da quei pensieri, tanto quanto lo psicomo-tricista.

Uno sguardo globale che osserva con la saggezza di chi sa mettere insieme le parti, di chi ascolta oltre le parole, di chi non si ferma dinanzi la mancanza e in-travede possibilità, cogliendo le risorse del bambino di intenzionare il mondo, di creare e di trasformare.

Corpo e motricità come inseparabili, l’una espressione dell’altra. Il corpo qua-122

le luogo di affetti, di pulsione e di relazione; la motricità quale mezzo di vitalità, di azione, di espressione.

Le parole del filosofo spagnolo Julìen Marìas essere installati nel proprio corpo ben si addicono al dar forma al concetto di unità psico-somatica. L’agire inteso come movimento intenzionale sul mondo è tanto espressione dell’unità psicoso-matica, quanto più il corpo è sentito e abitato dalla persona. Sentirsi, percepire, ascoltarsi, osservare, pro-gettare divengono i cardini su cui si erge la coscienza di sé in relazione al mondo.

La motricità è, dunque, il mezzo più diretto che il bambino ha in sé per espri-mersi (dire di sé e della propria storia profonda) ed apprendere (prendere in sé dal mondo esterno). La maniera tonico-emozionale di interagire con il mondo esterno prende la denominazione di Espressività Motoria. Agire e interagire dando espres-sione simbolica ai fantasmi d’azione e alla loro intensità, attenuando il turbamen-to causaturbamen-to dall’angoscia presente, talvolta molturbamen-to invadente e non assumibile.

Nella PPA il concetto di Espressività Motoria è un elemento portante del quadro teorico-concettuale. Essa ci enuncia la qualità e la maniera del bambino di ricercare l’oggetto d’amore tramite il gioco, in particolare nei giochi di Rassicu-razione Profonda. Le turbe e le alterazioni dell’Espressività Motoria sono l’e-spressione della difettosità della relazione primaria, che ha posto un limite al piacere e alla trasformazione, inibendo così la registrazione di sensazioni grade-voli di incontro con l’altro (engrammi d’azione). Possiamo identificare in queste turbe l’aggressività non simbolizzata, la fissità, la ripetizione di certi giochi, l’i-nibizione.

Se il bambino non ha vissuto sufficientemente la relazione con un adulto ca-pace di trasformare sensazioni non buone in assumibili, contenendo l’angoscia con una certa qualità di interazione, egli non potrà essere in grado di agire tra-sformando lui stesso il mondo esterno. La motricità è un fattore di evoluzione, che attiva il bambino nella sua fisiologia, nella sua psiche e nell’interazione con l’Altro.

L’Espressività Motoria dà voce a quanto appartiene alla storia del bambino, in particolare a ciò che ha vissuto nel periodo pre-verbale. La motricità nei caratteri universali e genetici del suo sviluppo si veste dell’esperienza soggettiva e vissuta, tanto da divenire la maniera originale con cui il bambino dice di sé. Bernard Au-couturier ha definito l’Espressività Motoria come una metafora, uno spazio tran-sizionale3.

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L’aiuto psicomotorio

3 Seminario di formazione teorica alla Terapia psicomotoria condotto dal Prof. Bernard Aucou-turier presso la Scuola di formazione Arfap (Associazione Ricerca e Formazione all’Aiuto Psi-comotorio) di Bassano del Grappa (VI) nel settembre 2007.

Liberare il piacere di agire tramite la via motoria consente di attenuare l’in-tensità degli engrammi di inibazione e la conseguente tensione che limita la tra-sformazione, la comunicazione e l’apertura al mondo esterno. Se la tensione si at-tenua, il bambino è più disponibile all’interazione, ai giochi di Rassicurazione Profonda che sono la base tramite cui egli può immergersi in una dinamica di simbolizzazione.

Non si tratta di semplificare troppo un processo talvolta lungo e complesso, qual è l’aiuto psicomotorio terapeutico; vogliamo semmai sottolineare come la dinamica interattiva che il bambino può vivere, a partire dal riconoscimento del-le sue risorse e dalla mobilizzazione del suo piacere di agire, di fatto gli fa gua-dagnare il terreno su cui potrà rivelare la sua evoluzione.

Nel documento XXV LA SOCIETÀ FORMATIVA (pagine 121-124)