I tre significati principali del termine “educazione”
1. Le estensioni dell’educazione
La definizione che dava Antoine Furetière nel suo dizio nario non sarebbe più ac-cettabile ai nostri giorni perché essa da una parte si limita troppo rigorosamente 34
ai bambini, e dal l’altra non considera l’educazione in tutte le sue dimensioni e le sue modalità. La nozione di educazione si è considerevol mente ampliata nell’ulti-mo quarto di secolo ed è necessario esaminarne i principali ambiti di estensione per meglio stabi lire in seguito il quadro generale delle scienze dell’educazione.
1. Il primo ambito di estensione si basa sull’età del soggetto al quale si rivolge l’educazione. Si è assistito ad un prolunga mento verso il basso e verso l’alto del periodo della vita del l’uomo nel corso del quale egli dovrebbe essere educato. Per molto tempo, «l’età della ragione» era quella dell’inizio del l’educazione e nella maggior parte dei paesi l’obbligo scolastico comincia a 6 anni circa. L’ultimo mezzo secolo ha visto com parire e svilupparsi, sotto diverse influenze che qui non pos siamo esaminare, un interesse per i bambini piccoli, per quelli cioè di età inferiore ai 6 anni. L’educazione prescolare, molto ben rappresentata in Francia, si afferma ora in molti paesi. Gli apporti delle opere degli psicologi (in partico-lare psicana listi), dei biologi, ed ora dei sociologi, ci sollecitano ad inte ressarci al bambino sempre più piccolo e più nessuno attual mente si scandalizza quando si afferma che l’educazione comin cia dalla nascita. Si sa anche qual è l’importan-za dei primi anni di vita e dell’ambiente familiare sull’ulteriore sviluppo della personalità. L’educazione, ora, deve cominciare ad una età in cui, per alcuni, «tous les jeux sont déjà faits». Tuttavia, senza accettare completamente questa affermazione, non possiamo negare la funzione avuta dalle stimolazioni sociali, dalle condizioni di vita e d’alimentazione dei bambini da 0 a 3 anni. L’educazio-ne data dalla famiglia, poi dal giardino d’infanzia o dalla scuola materna, non co-stituisce dunque che le prime ma glie della lunga catena che passerà dalla scuola primaria per prolungarsi ben lontano nella vita dell’individuo.
D’altra parte è evidente che l’educazione data dalla scuola si estende per un numero di anni sempre maggiore. L’età della fine dell’obbligo scolastico è stata considerevolmente spostata indietro negli ultimi trenta-quaranta anni ed ora oscilla tra i 16 e i 18 anni nei paesi sviluppati. Ma si tratta sempre, quali che sia-no le modifiche apportate alla pratica dell’educazione, di una educazione scola-stica sia generale, sia professionale.
Gli ultimi decenni hanno visto svilupparsi l’educazione per manente o l’edu-cazione continua di cui le università popolari sono state il preludio all’inizio del secolo. Ora si tratta proprio di una nuova forma d’educazione che si rivolge ad adulti che partecipano alla vita professionale e che non sempre ha quali princi-pali obiettivi l’acquisizione di diplomi supplementari.
Si assiste ora alla nascita delle universtà della terza età e le ricerche geronto-logiche cominciano a costituire le basi dell’edu cazione riservata a coloro che han-no terminato la loro attività professionale.
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Non è dunque esagerato dire che l’educazione si rivolge a tutte le età della vi-ta dell’uomo, dalla sua nascivi-ta alla sua morte. Essa si presenvi-ta sotto forme e con obiettivi differenti ma, incontestabilmente, si tratta sempre di educazione secon-do uno almeno dei tre significati che abbiamo analizzato prece dentemente.
2. Un secondo ambito di estensione deriva dal fatto che l’educazione di un soggetto non è più risultato unico dell’isti tuzione scolastica. I sociologi (Fried-mann) hanno messo in evi denza l’importanza della scuola parallela e si afferma volen tieri che le acquisizioni e le informazioni possedute da un bam bino al ter-mine della scuola provengono, in una percentuale abbastanza rilevante, da que-sta scuola parallela. Al di fuori della scuola, che costituisce molto spesso un cam-po abbastanza isolato dal mondo, il bambino riceve dall’ambiente nel quale vive un insieme di stimolazioni che possono essere (questo non sempre si verifica) molto arricchenti: stampa, radio, tele visione, esperienza quotidiana. Attraverso la sua attività per sonale il bambino esplora l’ambiente, apprende molte cose, sco-pre relazioni di ordine causale... e l’ambiente «lo educa» in un certo modo. Non si può rifiutare a questo insieme di azioni il termine generale di azioni educative nella misura in cui esse trasformano il soggetto e gli imprimono certi caratteri della sua ulteriore personalità. Questo significa che l’educa zione si estende a tut-ta la vitut-ta del bambino anche se si pensa che si tratti di una estensione un po’ troppo ampia del signi ficato del termine «educazione». Basta considerare, dietro le stimolazioni psicologiche dell’ambiente – che sono sempre più numerose in rapporto a quelle di un ambiente strettamente naturale – l’azione dell’uomo per rendersi conto che questa scuola parallela non è che un intermediario tra la so-cietà, gli uomini e i bambini. I mass media sono «comandati» da uo mini e l’azio-ne esercitata da essi è molto indirettamente quella di un gruppo o di un indivi-duo. Da qui i problemi importanti e difficili che pongono agli educatori l’animazione, l’utilizza zione e la gestione di tutte queste forme di azione. Più gene -ralmente, è il problema dei rapporti della scuola e dell’am biente.
3. Il terzo ambito di estensione dell’educazione si pone in un’altra prospetti-va. Si può, senza timore, affermare che du rante un lungo periodo e in larga mi-sura, l’educazione non si interessava che all’intelligenza o solamente alla memo-ria. Si sa invece che l’educazione del cavaliere si pretendeva fisica e mo rale, che quella dell’onest’uomo del XVII secolo non disco nosceva alcuni valori sociali. Il nostro secolo ha voluto esten dere l’educazione a tutti i campi umani, senza trascurarne al cuno. L’educazione della sensibilità è considerata alla stessa stregua dell’educa-zione dell’intelligenza e l’educadell’educa-zione del cor po non è più relegata all’ultimo po-36
sto. Ci si è dunque avviati verso una formazione totale dell’individuo e l’educazione at tuale non può essere più paragonata con l’istruzione o la for mazione dell’intel-ligenza di un tempo. L’educazione attuale non ha più per unico scopo di fare del bambino un uomo intelligente il cui ragionamento logico sia impeccabile, ma di svilup pare in modo equilibrato una personalità, ricca di tutte le po tenzialità congenite sbocciate, migliorata dallo sviluppo di nuo ve attitudini e suscettibile di adattarsi, di trasformarsi, di mi gliorarsi a contatto di nuove situazioni incon-trate, scelte o subite da essa.
4. Si potrebbe anche parlare di un’altro ambito di esten sione legato agli stessi
processi d’educazione e ai livelli ai quali essi si pongono. Si è implicitamente
con-servato molto a lungo come modello della situazione educativa lo schema di So-crate che istruisce lo schiavo di Menone. Come vedremo, le situa zioni educative ora non possono più ricondursi unicamente ad un maestro di fronte al suo allievo né ad un professore di fron te ad un gruppo. Cioè le situazioni educative (vedere più avan ti) sono numerose e varie. Si può esercitare un’azione educativa a livelli molto differenti e gli educatori appartengono quindi anch’essi a categorie assai differenti. L’insegnante, il capo d’i stituto, il responsabile ministeriale dell’insegnamento eserci tano tutti, a modo loro, un’azione educativa; tutte queste azio -ni non sono della stessa natura; l’insegnante agisce su di un gruppo di allievi, il capo d’istituto esercita la sua azione edu cativa su un gruppo di collaboratori e l’insieme degli alunni, il responsabile ministeriale sull’insieme del sistema. Que-ste azioni tuttavia hanno tutte un denominatore comune: sia diret tamente, sia indirettamente, esse cercano di agire sugli alunni affinché essi ricevano una «buona» educazione. Si può dun que comprendere l’affermazione di un burocrate che, senza mai incontrare degli alunni reali, affermi di essere al servizio del -l’educazione. In altri termini, si può essere sia al servizio del l’educazione-azione (il professore nella sua classe), sia al ser vizio dell’educazione-istituzione (i re-sponsabili amministrativi a tutti i livelli), sia al servizio dell’educazione-anima-zione in una istitudell’educazione-anima-zione per giovani.
Questa analisi sommaria di alcuni nuovi significati del ter mine educazione ci prepara alle difficoltà in cui ci imbatteremo per cercar di trovare una defini-zione unica, se esiste, dell’edu cadefini-zione.