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L’osservazione: cosa osservare

Nel documento XXV LA SOCIETÀ FORMATIVA (pagine 115-119)

contesto d’azione e significato della pratica Gabriella Andreatta

7. L’osservazione: cosa osservare

È dall’osservazione che possiamo cogliere ciò che disturba la maturazione del bambino. È nell’osservazione che si notano, in particolare, gli ostacoli dovuti al fatto che il bambino non si trova in una dimensione di rassicurazione profonda. Le domande che si pongono sono:

– Vi sono tracce delle interazioni? – Sono tracce di qualità?

– Dove si colloca il fantasma d’azione?

– Parlando dell’osservazione psicanalitica Hartmann afferma:

Il campo dell’osservazione non è definito soltanto dal comportamento del bambino, ma include anche gli atteggiamenti consci ed inconsci dell’osservatore e l’interazione di entrambi i gruppi di fattori (Hartmann, 1951).

L’osservazione, quindi è continuamente sottoposta al rischio della soggetti-vità, in quanto è difficile stabilire i confini netti tra chi sta osservando e chi viene osservato. A questo punto il cosa osservare può essere determinato dall’adozione di un paradigma teorico di riferimento e dalla formulazione di ipotesi specifiche ri-spetto a ciò che si osserva.

Per una buona osservazione sul bambino sia in campo educativo che terapeu-tico si può stabilire un riferimento su tre livelli.

a) Un primo livello attinente alla proprie risonanza emozionale in ordine a: – Che cosa mi tocca?

– Che cosa trattengo?

– Perché trattengo proprio questi dati?

b) Un secondo livello attinente la descrizione di ciò che appare davanti allo sguardo di chi osserva, ponendo attenzione ad alcuni elementi: indici corporei e parametri dell’espressività motoria.

c) Un terzo livello attinente alla ricerca del senso, partendo dai dati raccolti. In alcuni bambini, che hanno delle difficoltà palesi di adeguamento al mondo della realtà, lo sblocco e l’evoluzione di certe manifestazioni compulsive possono ristabilire la comunicazione. Queste manifestazioni invadono l’espressività psi-comotoria del bambino.

Alcune alterazioni psicomotorie si possono rilevare da: – i suoi gesti;

– le sue posture;

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– la sua voce; – il suo sguardo;

– i suoi investimenti dello spazio, degli oggetti, delle persone; – il linguaggio.

Queste manifestazioni compulsive permettono al bambino di esprimere e ma-nifestare l’incidenza della sua vita immaginaria, della memoria nascosta, di un dramma, talvolta, molto lontano nel tempo. Lo psicomotricista deve, dunque, favorire la metamorfosi di queste manifestazioni dovute alla presenza ossessiva del fantasma che distrugge la dimensione simbolica. Quando il legame tra il si-gnificante e il significato è rotto, la strategia d’intervento consisterà nel ristabi-lire quel legame; la forza dello psicomotricista starà nel ricrearlo principalmente grazie alla via sensomotoria, cogliendo con una precisione sempre più fine gli

in-dici dell’invasione del fantasma.

La seduta di Psicomotricità come aiuto alla maturazione è costituita dalla creatività del bambino e dalla creatività e trasformabilità dell’adulto; dall’inte-razione fra l’uno e l’altro, e l’intedall’inte-razione dell’altro in sé.

Chiavazza ci indica degli elementi per individuare un possibile cambiamento:

Individuare gli aspetti di cambiamento, significa entrare in una dimensio-ne di temporalità (Chiavazza, 2004)

Ciò che appare nell’osservazione è una successione di fatti per arrivare al tem-po personale, che molto spesso non è ben compreso dall’adulto e per questo igno-rato e dal bambino trattenuto. Una buona tecnica e abilità nell’osservare, unita alle conoscenze sia teoriche che personali, consente di cogliere dei fatti che por-tano ad individuare un oggetto invisibile rispetto agli aspetti su cui si indaga.

Sarà necessario mettere in ordine gli eventi, cogliendo gli elementi salienti, quelli più significativi, evitando un coinvolgimento emotivo che spesso porta a deviare verso scorciatoie rispetto a qualcosa che rimanda a situazioni dolorose per l’adulto stesso.

Introdursi nel sentimento vissuto dell’attesa, del ricordo, nella dimensione desiderio – ricordo. Non possiamo ricordare se non per l’attesa che si ripete ugualmente. Nel lavoro psicomotorio con il bambino, spesso si cerca il mento rapido, pur sapendo che il processo non è mai lineare, ma che il cambia-mento può essere determinato solo in un processo a spirale, dove è possibile in-dividuare un avanzamento, ma dove è possibile anche il ripetersi delle difficoltà. Si tratta di cogliere ciò che sta per germogliare, la realtà a volte è difficile, in particolare per l’adulto che lavora con il bambino, più che per il bambino stesso. L’atteggiamento di attesa può facilitare l’ascolto del bambino. Atteggiamento di attesa da coniugarsi con una buona disponibilità empatica.

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L’adulto deve evitare di proiettare le proprie emozioni sul bambino e restare, per quanto possibile oggettivo.

Il bambino dovrà essere accolto e riconosciuto per quello che sa fare e non per quello che non sa fare. Un sano atteggiamento positivo è uno dei punti di forza della professione di psicomotricista.

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