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Un corpo che comunica attraverso il gioco

Nel documento XXV LA SOCIETÀ FORMATIVA (pagine 148-152)

Educativa e Preventiva Chiara Giarracca

3. Un corpo che comunica attraverso il gioco

Le sedute di Pratica Psicomotoria alle quali ho partecipato non miravano ad at-tivare l’elaborazione diretta di problematiche personali profonde attraverso l’af-fidamento individuale del bambino allo psicomotricista, ma puntavano princi-palmente ad attivare i potenziali evolutivi dei bambini, utilizzando la dimensio-ne del gruppo e la mediaziodimensio-ne degli oggetti.

La valenza educativa e preventiva di un laboratorio di psicomotricità in una scuola dell’infanzia si evidenzia, innanzitutto, perché si realizza all’interno di un ambito istituzionale preposto a tal fine. Attraverso il canale psicomotorio ven-gono stimolate le funzioni fondamentali per una crescita sana ed equilibrata, quali la socializzazione, la creatività, il decentramento cognitivo: superamento dell’agito e dell’emotività a favore di uno sguardo nuovo su di sé e di una nuova comprensione del mondo esterno, in base al quale il bambino stabilirà altre re-148

lazioni con lo spazio, il tempo, gli oggetti, le persone. Tramite il gioco psicomo-torio il bambino può, così, rielaborare i propri vissuti e andare alla ricerca di nuove modalità di interazione con i pari.

Partecipanti

Il laboratorio di Pratica Psicomotoria educativa e preventiva al quale ho par-tecipato è stato rivolto ai bambini dai 2 ai 5 anni, che frequentano la Scuola dell’Infanzia “Umberto I” di Camposampiero. La fascia di età alla quale è stato indirizzato il laboratorio ben si presta a chiarire il senso di tale Pratica, in quanto questo periodo di crescita (periodo pre-operatorio) è caratterizzato dal pensiero simbolico (Piaget, 1967). Di conseguenza, attraverso il gioco ed il movimento è possibile provare a conoscere le modalità che utilizza il bambino per interagire e relazionarsi con il mondo, confrontarsi e comunicare con esso, socializzare e crescere.

Di seguito sono elencati in sintesi gli obiettivi del laboratorio:

– permettere la sperimentazione del corpo, quale luogo di esperienza e cono-scenza di se stesso e della realtà, di espressione e comunicazione con l’altro; – permettere, attraverso il gioco, quale attività principale del bambino, di

af-fermarsi come individuo;

– favorire le capacità comunicative ed espressive;

– stimolare la capacità di interagire in modo costruttivo e propositivo con l’al-tro;

– promuovere le capacità di riconoscimento e gestione delle proprie emozioni anche in rapporto con quelle degli altri;

– favorire l’acquisizione della regola, quale limite che permette la strutturazio-ne della persona e la convivenza sociale;

– permettere al bambino di riconoscere le proprie potenzialità e di affermarle nel percorso di crescita;

– favorire l’organizzazione di pensiero a partire dalla propria identità corporea; – favorire il passaggio dal piacere del movimento e dell’azione al piacere di

pen-sare;

– permettere la costruzione di un rapporto equilibrato tra realtà e immagina-rio.

Il progetto ha previsto la partecipazione ad ogni incontro con cadenza setti-manale, con i gruppi classe (cinque in totale), in uno spazio adeguatamente at-trezzato secondo i principi della PPA (Pratica Psicomotoria Aucouturier). I 149

2 Lucidi a cura di Compostella S. “Metodi e tecniche dell’osservazione psicomotoria” A.A. 2011/2012.

gruppi erano composti mediamente da 10 bambini, omogenei per età: 2-3 anni, 3-4 anni, 5-6 anni.

Nello specifico mi sono soffermata sull’osservazione del gioco simbolico, data la sua valenza comunicativa durante la seduta, riportando di seguito alcuni esempi ritenuti particolarmente significativi. Occorre, comunque, tener conto che si tratta di una lettura di quanto osservato nel gioco dei bambini, alla luce delle mie conoscenze ed esperienze, e non di vere e proprie interpretazioni com-portamentali.

Sala e Materiali

Il materiale in sala si differenzia in base al tipo di espressività che si intende sviluppare. In questo ciclo di sedute sono presenti materiali per l’espressività motoria, per la rappresentazione grafica e le costruzioni.

Il primo è costituito da: cuscini rigidi di diverse forme e dimensione, utiliz-zabili per costruire torri, case, macchine, animali, ecc.; materassi di gommapiu-ma, su cui poter saltare o fare capriole; una spalliera e uno scivolo di legno. Inol-tre, sono presenti tessuti colorati, utilizzati per travestirsi, fare i tetti delle case, mantelli, coperte. Sono a disposizione dei bambini anche peluche, corde, birilli, barattoli, tubi di plastica, bacchette, utili per favorire l’espressione del gioco simbolico.

Il materiale per la rappresentazione è costituito sia da costruzioni di legno sia da fogli di carta e pennarelli colorati.

La sala è arredata anche con uno specchio a parete, sul quale poter incontrare la propria immagine e quella degli altri durante i vari momenti della seduta.

Metodologia: osservazione partecipante

L’osservazione è stata condotta attraverso il metodo partecipante, prenden-do parte attivamente al contesto della seduta. “Non possiamo studiare il monprenden-do

so-ciale ed i suoi fenomeni senza essere parte di esso” (Atkinson e Hammersley, 1983).

B. Aucouturier descrive così il processo di osservazione che lo psicomotricista attiva durante la seduta di Pratica Psicomotoria: “Osservo ciò che cambia, la novità

che emerge, la relazione tonico-emozionale in relazione allo psicomotricista”.2 Durante l’osservazione, infatti, ci si interroga sulle proprie risonanze tonico-emozionali:

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che cosa non mi è indifferente? Che cosa trattengo? Perché mi focalizzo proprio su questi dati?

Ciò che ha particolarmente catturato la mia attenzione è stata la funzione del gioco simbolico, il modo in cui veniva usato da ogni bambino per esprimersi e quanto alcune associazioni, apparentemente banali, in realtà racchiudessero dei significati più profondi.

Osservare l’espressività motoria del bambino in maniera del tutto passiva ed oggettiva risulta davvero impossibile, rendendo inevitabile un’attribuzione dei propri sentimenti ed intenzioni; bisogna, dunque, esserne consapevoli. Secondo Hartmann, il campo dell’osservazione non è definito soltanto dal comportamen-to del bambino, ma include anche gli atteggiamenti consci ed inconsci dell’os-servatore e l’integrazione di entrambi i gruppi di fattori. È impossibile rimanere indifferenti di fronte ad un bambino che si esprime, a causa della risonanza to-nico-emozionale.

L’adulto vede nel bambino non solo ciò che egli, in parte, è ancora, ma ciò che egli era, così il dialogo del primo con il secondo è non solo un dialogo con l’altro, ma un dialogo con se stesso. Il bambino capisce quando l’adul-to, parlando a lui, in realtà parla a se stesso. Quando l’adulto percepisce nel bambino ciò che egli era, ecco che egli ha chiara la percezione del tem-po che è passato. Questo contiene ancora un altro messaggio rivolto al bambino, quello dell’ineluttabilità del cambiamento, dunque dell’invito a cambiare, a non resistere al cambiamento. Il bambino percepisce una cosa importante: che l’adulto è, era, uguale a lui, che è cambiato ma non ha di-menticato quello che è stato. Questo gli permette di sviluppare nei con-fronti dell’adulto una particolare positività, identificazione ad un soggetto che è contemporaneamente uguale e diverso da lui (Piccoli, 1996, p. 109).

È stato necessario, inoltre, trovare la distanza ottimale che mi consentisse di guardare, sentire e comprendere. Guardare, vuol dire saper cogliere i segni che raccontano l’esperienza che il bambino ha registrato in sé (biografia tonico-po-sturale). Sentire, significa avere la sensibilità tonica e mentale per accogliere il bambino senza farsi eccessivamente invadere dal desiderio di guarirlo, etichet-tarlo, giustificarlo; è forse l’operazione più difficile, perché a volte si diventa ap-prensivi, quando si hanno dei bambini piccoli, rischiando di essere involontaria-mente limitanti, preoccupati dalla possibilità che si possano far del male. Infine, comprendere richiede l’integrazione dell’osservazione con il sentire e la teoria. È proprio questo l’obiettivo che ho cercato di raggiungere durante i mesi trascorsi, al fine di dare senso e significato a quello che accadeva seduta dopo seduta con ogni gruppo.

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3 Nel rispetto della legge per la tutela della privacy, in quest’esposizione, utilizzerò nomi di fantasia ed oscurerò i volti dei bambini nelle foto.

Nel documento XXV LA SOCIETÀ FORMATIVA (pagine 148-152)