• Non ci sono risultati.

Esperienze: un esempio di ambito che richiede un approccio clinico: l’autismo

Nel documento XXV LA SOCIETÀ FORMATIVA (pagine 176-179)

Esperienze attraverso suono, ritmo, movimento

5. Esperienze: un esempio di ambito che richiede un approccio clinico: l’autismo

Le interazioni sociali, che sono naturali per la maggior parete delle perso-ne, possono spaventare le persone autistiche. Da bambina, ero come un animale privo di istinti che lo guidassero; dovetti imparare per prove ed errori. Osservando sempre, cercando di capire quale fosse il modo migliore

176

di comportarsi, ma non riuscivo mai a inserirmi. Per ogni interazione so-ciale, dovevo riflettere. Quando gli altri studenti svenivano per i Beatles, io definivo la loro reazione «FSI»: fenomeno sociologico interessante. Ero uno scienziato che cercava di capire gli usi e i costumi degli indigeni. Vo-levo partecipare, ma non sapevo come fare (Grandin, 2001).

Quasi tutti i modelli di musicoterapia trattano questa casella nosografica, dal momento che è insita nel disturbo una compromissione dell’interazione sociale e della comunicazione che porta direttamente a pensare al possibile utilizzo del canale pre-verbale della musica, come già descritto.

La musicoterapia si inserisce a pieno titolo in questo ambito di intervento in quanto agisce dove il filo della comunicazione si è spezzato, facendo ricorso alle tecniche già menzionate che fanno parte della relazione madre-bambino: il rical-co, il rispecchiamento, la sintonizzazione, la variazione.

Più che di tecniche sarebbe opportuno parlare di un contesto d’opportunità in cui, attraverso esperienze condivise di improvvisazione musicale, il musicote-rapista e il destinatario della terapia si incontrano all’interno di un processo il cui obiettivo è quello di aumentare gli spazi di libertà espressiva del paziente: l’agire del terapeuta suscita fiducia nelle proprie risorse espressive nell’altro e fa-cilita una maggiore libertà e consapevolezza nell’ambito dei processi espressivi grazie ai quali il paziente cerca di dare rappresentazione di sé (Graggero, 2003). Una profonda conoscenza dell’autismo e del paziente dovrebbero essere il punto di partenza di un corretto approccio a questa patologia, mentre la diver-sità delle manifestazioni sintomatologiche e la genesi multifattoriale dell’auti-smo prevedono un approccio globale, specifico per ogni singolo soggetto, basato su una conoscenza approfondita dei comportamenti, delle abilità e delle caratte-ristiche individuali.

L’intervento corretto all’autismo è di tipo multidisciplinare che coinvolga nu-merose professionalità, dal neuropsichiatria allo psicologo, allo psicomotricista, al logopedista, all’educatore.

Nell’evoluzione dell’intervento di musicoterapia rivolto alle persone autisti-che si può assistere ad un graduale passaggio dalla comunicazione stereotipata alla fase imitativa che implica il rispetto dello schema domanda-risposta, fino talvolta a giungere alla fase propositiva, senza necessariamente l’utilizzo del ca-nale verbale, spesso assente in questi pazienti e il più delle volte perturbativo e vissuto come invasivo.

Ipotesi di obiettivi terapeutici (da variare in base al caso, in quanto non esiste un autismo ma tanti tipi di autismi quanti sono i soggetti autistici):

177

– permanenza nel setting, spontanea e libera;

– rafforzamento dell’esplorazione e dell’espressione emersa; – uso funzionale degli strumenti;

– riduzione dell’ecolalia;

– parziale o totale scomparsa di rituali stereotipati;

– attivazione di un comportamento ritmico duraturo continuo (e non con va-lenza di scarica);

– incremento del significato emotivo-affettivo nella relazione; – utilizzo della voce con valenza espressivo-emotiva.

Gli assunti di base di un percorso all’interno di questo ambito di intervento si differenzieranno da quelli educativi, in quanto si occupano di tre precisi aspet-ti dello sviluppo: l’espressione, la comunicazione e la relazione.

Il percorso terapeutico qui utilizza la musica e quindi il suono come strumen-to di relazione empatica, considerando costantemente i bisogni del soggetstrumen-to au-tistico nel presente e nella sua evoluzione. Quindi i criteri metodologici da uti-lizzare si baseranno sull’espressione e sull’interazione, attraverso il processo di sintonizzazione già descritto.

Dal punto di vista musicoterapeutico questi criteri si declinano in modalità musicale con

– l’ascolto;

– l’improvvisazione musicale; – il dialogo sonoro.

All’inizio il musicoterapista cercherà di individuare i canali sensoriali funzio-nali all’interazione e alla costruzione di una relazione cogliendo il comportamen-to nella sua qualità e nella forma, allontanandosi il più possibile da preconcetti, rinunciando all’aspettativa di feedback positivo da parte del soggetto autistico.

Si parte dalla conoscenza delle modalità di percezione della realtà da parte del bambino e si considera l’area cognitiva, comunicativa, sociale, comportamentale e affettiva come aspetti di uno sviluppo integrato che deve essere compreso a fon-do prima di impostare una qualsiasi terapia.

Nella fase iniziale il materiale di lavoro verrà collocato in modo da poter es-sere ritrovato sempre nello stesso posto; anche il tempo (stesso giorno, stessa ora) e lo spazio verranno strutturati con precisione. La strutturazione, adottata allo scopo di limitare l’ansia, potrà essere diminuita in seguito alla creazione del rap-porto di fiducia tra musicoterapista e bambino/a.

Il musicoterapista principalmente ascolta durante le prime fasi, cerca di imi-tare, improvvisare, dialogare; agisce pensando ai dati raccolti dall’anamnesi so-178

nora per poter con le informazioni raccolte catturare frammenti comunicativi del paziente per utilizzarli come trait d’union musicoterapista–paziente e improvvi-sare insieme, apportando piccoli cambiamenti nell’intensità o nell’uso di diversi strumenti e ripetendo subito dopo la performance del soggetto i codici sonori che lui stesso produce.

L’amplificazione della produzione musicale del soggetto da parte del musico-terapista, la variazione di elementi ripetitivi e la modulazione melodica possono permettere il verificarsi di un dialogo sonoro.

Questo consente di pensare che, nonostante l’autismo comporti sempre una sfida, l’esperienza musicoterapeutica rappresenti un percorso efficace ai fini dello sviluppo e del cambiamento di competenze relazionali e sociali in soggetti con condotte autistiche.

Prendendo in considerazione il primo assioma della pragmatica della comu-nicazione di P. Watzlawick, “È impossibile non comunicare” (Watzlawick, Bea-vin, Jackson, 1971), la musicoterapia con un soggetto autistico contribuisce alla “meta-comunicazione”, cioè a quello scambio di informazioni che avviene tra due persone sul loro modo di comunicare.

I presupposti per creare un dialogo sonoro sono l’accoglienza di elementi co-municativi spesso scaturiti da aspetti patologici, come le stereotipie, che possono nel tempo divenire parte di uno scambio comunicativo in cui le parole non sono le sole ad esserne parte.

6. Esperienze: una proposta per il disturbo specifico di lettura (dislessia)

Nel documento XXV LA SOCIETÀ FORMATIVA (pagine 176-179)