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Alcune considerazioni conclusive

PIANIFICAZIONE URBANISTICA E DIMENSIONE AMBIENTALE: IL QUARTIERE SOSTENIBILE

3. Alcune considerazioni conclusive

Riqualificare l’esistente per migliorare la sostenibilità significherà dare rilevanza, nelle logiche di progettazione, a precise scelte tecniche indirizzate verso l’uso responsabile delle risorse e dell’energia, della riduzione delle emissioni inquinanti, della protezione dai rischi ambientali conferendo qualità prestazionali alle forme costruite e agli spazi aperti.

Le parti urbane in cui la riqualificazione urbanistico-ambientale potrà essere implementata più facilmente sono le periferie urbane, le aree metropolitane e le campagne urbanizzate, esse sono i non-luoghi dove si dovrà applicare di più il paradigma della riqualificazione sostenibile in quanto caratterizzate da un diffuso degrado e da scarsa qualità delle attrezzature e dei servizi ma allo stesso tempo sono alla ricerca di nuovi paradigmi progettuali per caratterizzarsi in modo autonomo ed efficace e differenziarsi da quelle consolidate del centro storico del medesimo insediamento. A tal fine potrebbero essere valorizzati i caratteri urbani che non sono rintracciabili nella città consolidata e che fondino sulla differenza del luogo valorizzando la presenza di alcune risorse piuttosto che enfatizzare e/o tentare di colmare l’assenza di certi caratteri, in una parola puntare alla differenziazione (ambientale?) complementare con il centro. Nelle periferie (urbane, metropolitane e diffuse), più che in ogni altro luogo, sono presenti segni che raccontano la recente storia agricola del territorio, o quella proto-industriale; nel progetto di riqualificazione, più che la continuazione di queste origini, bisognerebbe interpretare i segni presenti, come una risorsa da utilizzare per la nascita di nuove configurazioni. Le nuove esigenze di qualificazioneambientale della città, pongono sul tappeto nuovi problemi dell’urbano che vanno dal sistema di relazioni,all’ampliamento e alla diversa fruibilità degli spazi. Elemento fondamentale per conseguire

Pianificazione urbanistica e dimensione ambientale: il quartiere sostenibile

qualità urbana è il progetto (urbanistico, architettonico, edilizio) il quale deve appropriarsi di nuovi indicatori della qualità su cui fondare le scelte progettuali dello spazio fisico per avviare un miglioramento della qualità morfologica e fruitiva sia dei tessuti urbani che dei manufatti edilizi. Un ruolo non secondario può svolgere l’innovazione tecnologica finalizzata all’applicazione dei principi della bio-architettura, dell’edilizia sostenibile, dell’eco-efficenza delle forme del costruire.

Dall’analisi dei quartieri scelti emerge che l’effetto moltiplicatore della sostenibilità ambientale viene raggiunto coordinando le scelte alla scala edilizia con quelle alla scala urbanistica. La dimensione del quartiere permette di avvantaggiarsi dell’effetto sistema, che può essere considerato unità conforme urbanistico-edilizia, facilmente controllabile e con la possibilità di rendere concreti e monitorabili i sistemi di attuazione, gestione e controllo dei processi (ad es.: il consumo idrico ed energetico, l’inquinamento acustico, la raccolta differenziata dei rifiuti, l’uso della vegetazione negli spazi esterni, il coinvolgimento degli abitanti e degli stakeholders, ecc.) ed, inoltre, di verificare gli effetti sulle trasformazioni urbane, tenendo conto delle dinamiche culturali, sociali ed economiche. Per raggiungere tale obiettivo vengono chiamati in causa fortemente i saperi disciplinari dell’Urbanistica sia nella acquisizioni cosiddette della tradizione ma anche e soprattutto in quelle dell’innovazione disciplinare che tentano di coniugare, all’interno della disciplina classica, una dimensione ambientale della pianificazione fisica che, inevitabilmente, sta innovando le conoscenze e inciderà anche sulle tecniche per l’attuazione nella prassi. Negli ultimi anni si assiste all’inserimento di regole di sostenibilità nei regolamenti edilizi comunali (obiettivi raggiungibili a brevissimo termine) misure senz’altro utili ma non sufficienti a generare risultati apprezzabili se non vengono inserite in una logica di piano alla scala comunale (obiettivi raggiungibili più a lungo termine) e, soprattutto, alla scala del quartiere (obiettivi raggiungibili più a breve termine) generando un effetto moltiplicatore che ha come conseguenza un notevole incremento della sostenibilità ambientale. Anche alla scala comunale e sub-comunale gli obblighi introdotti dalla direttiva europea 42/2001 sulla Valutazione Ambientale Strategica, recepita dalla normativa italiana nel Testo Unico dell’Ambiente che introduce procedure che subordinano l’operatività dei piani e dei programmi alla verifica della compatibilità ambientale degli interventi previsti, rappresenta un ulteriore segnale del rafforzamento della dimensione ambientale della pianificazione sebbene la debolezza dei set di indicatori, in ambito urbano esistente, aggiunge altri elementi di dubbio e la rende poco efficace laddove la posta in gioco della scommessa della sostenibilità è più alta.

La città compatta, quale modello di riferimento per un insediamento umano più sostenibile dal punto di vista ambientale, ritorna prepotentemente alla ribalta in contrapposizione al modello insediativo della dispersione cui gli insediamenti stavano puntando negli ultimi decenni.

I dettami della sostenibilità hanno portato anche ad un cambiamento degli standard urbanistici con la nascita dei cosiddetti standard ecologico-urbanistici, che, oltre a sostituire quelli obsoleti della vecchia normativa, consentono di realizzare un corretto dimensionamento dei pesi insediativi e delle dotazioni ambientali. Tra i nuovi standard introdotti si ricordano:

la definizione di parametri che esprimono la capacità di carico ambientale, portando ad una ridefinizione dei vecchi indici, integrandoli con l’indice di permeabilizzazione dei suoli e con gli indicatori del consumo delle risorse;

• la definizione di parametri che esprimono la capacità di carico urbanistico, misurata in termini di carico da mobilità e sul sistema infrastrutturale;

• la nuova funzione del verde urbano non più ornamentale, ma strumentale, con la localizzazione dei corridoi ecologici, affinché si porti un miglioramento della qualità di vita e del microclima;

• il dimensionamento delle attrezzature naturalistiche per mitigare gli effetti dell’inquinamento acustico ed in relazione alle tipologie insediative da proteggere;

• la definizione delle tipologie di bonifica dei suoli e delle acque inquinate;

• la definizione di regole miglioratrici delle reti fognarie ed acquedottistiche per migliorare la loro compatibilità con gli aspetti ambientali;

la definizione dei livelli di accessibilità delle grandi aree di trasformazione.

Se il piano tradizionale mirava ad arrestare il degrado fisico come se questo non derivasse da cause socio- economiche, intervenendo sugli effetti e non sulle cause, il nuovo Piano dovrà fondarsi su procedure di costruzione derivanti dall’integrazione delle analisi urbanistiche tradizionali con le analisi dei cicli ambientali, dal riconoscimento dei limiti della crescita urbana, dalla considerazione che l’insediamento è un sistema urbano vivente, dall’autodeterminazione delle comunità locali e dalla qualità urbana.

Pianificazione urbanistica e dimensione ambientale: il quartiere sostenibile

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Città e crisi globale: clima, sviluppo e convivenza

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Energie rinnovabili tra protocollo di Kyoto e Convenzione