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Multifunzionalità e VAS per assicurare la sostenibilità dell’agricoltura

Per città sostenibili, trasformazioni responsabili del suolo Agata Spaziante

3. Multifunzionalità e VAS per assicurare la sostenibilità dell’agricoltura

Sempre entro le generali considerazioni in merito alla responsabilità nei confronti dell’ambiente in ogni genere di trasformazione del territorio, che costituiscono il filo conduttore di questo contributo, va segnalato che anche le politiche relative allo sviluppo del suolo non urbano (ed in particolare a quello rurale) devono puntare a promuovere un uso del suolo agricolo che non privilegi solo i vantaggi produttivi (e quindi economici) ma anche le loro ricadute ambientali positive: e questo imperativo per le aziende agricole e soprattutto per le istituzioni locali e nazionali non è affatto accolto facilmente.

Nell’ultima versione della programmazione comunitaria (quella del periodo 2007 – 13) la Politica Agricola Comunitaria (PAC) è stata molto esplicita nell’assegnare all’agricoltura un ruolo non solo a sostegno della funzione produttiva dell’agricoltura, ma anche a sostegno del suo ruolo di creatrice/manipolatrice di paesaggio, di presidio territoriale e ambientale con una particolare attenzione alla valorizzazione delle risorse endogene (ambientali, paesaggistiche, turistiche ecc.) nel pieno rispetto dell'ambiente.

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(Superficie urbanizzata+Superficie viabilità)*100/ superficie totale regionale

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Gli studi del CSI-Piemonte svolti per il PTR danno risultati leggermente diversi da quelli effettuati sempre dal CSI-Piemonte per la Provincia di Torino. E’ attivo un gruppo di lavoro su tali problematiche teso ad uniformare gli indicatori e le fonti.

Per città sostenibili, trasformazioni responsabili del suolo

La nuova PAC ha introdotto pertanto:

• attenzione nei confronti del territorio agricolo nel suo insieme e delle esternalità ambientali (paesaggio, biodiversità, continuità ecologica), con l’obiettivo di mantenerlo in buone condizioni agronomiche ed ambientali;

• promozione della “multifunzionalità”, ovvero, insieme al più tradizionale obiettivo dell’ammodernamento delle strutture agrarie, la funzione di diversificazione delle attività e la valorizzazione delle risorse endogene (ambientali, paesaggistiche, turistiche etc.), nel pieno rispetto dell'ambiente;

• prevenzione dei rischi di degrado ambientale, incoraggiando gli agricoltori a continuare a svolgere un ruolo positivo nella salvaguardia del paesaggio e dell'ambiente grazie a misure mirate di sviluppo rurale.

• Il modo in cui si mira ad ottenere questo risultato controcorrente è la “condizionalità” del rispetto di requisiti ambientali per l’accesso ai fondi comunitari e l’uso di incentivi (ad esempio per ottenere il ritiro di superfici dalla produzione) in cambio di cospicui finanziamenti alle aziende agricole, così come misure ambientali mirate (le misure agro-ambientali), nel quadro dei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR).

La nuova programmazione dello sviluppo rurale si basa su un approccio fortemente strategico articolato su tre livelli:

• comunitario, tramite gli Orientamenti Strategici Comunitari (OSC);

• nazionale, tramite il Piano Strategico Nazionale per lo sviluppo rurale (PSN); • regionale, con i Programmi di Sviluppo Rurale (PSR);

• e si impernia su quattro assi fondamentali:

• Asse 1, migliorare la competitività del settore agricolo e forestale;

• Asse 2, valorizzare l’ambiente e lo spazio rurale attraverso la gestione del territorio,

• Asse 3, migliorare la qualità della vita nelle zone rurali e promuovere la diversificazione delle attività economiche.

Un deciso privilegio in termini di assegnazione di risorse è stato dato proprio a quell’Asse 2 che dovrebbe in sei anni assicurare un sensibile cambiamento nelle ricadute ambientali della politica comunitaria ed un forte segnale è stato dato nel rendere obbligatoria per tutti i Programmi di Sviluppo Rurale una Valutazione Ambientale Strategica (VAS), quale elemento imprescindibile e requisito fondamentale per l’accesso ai Fondi .

In questa ottica anche la prospettiva del rapporto suolo urbano – suolo non urbano è cambiata: il consumo di suolo, così come lo definisce la European Environment Agency, è riconosciuto come l’insieme degli usi del suolo che comportano una perdita dei suoi caratteri naturali producendo come risultato una superficie artificializzata la cui finalità non si identifica con l’agricoltura, la silvicoltura e la produzione di biomassa da commerciare (EEA, 2004). Il consumo di suolo è considerato quindi come un processo dinamico che altera la natura di un territorio implicandone il passaggio da condizioni di naturalità a quelle di progressiva artificializzazione e considera la sua impermeabilizzazione l’ultimo, estremo, stadio del processo (Fabiano N., Paolillo P.L., 2008; Gibelli M.C. e Salzano E., 2006)

Viene rimarcato in molti documenti (tra cui il Piano Strategico Nazionale per lo sviluppo rurale (PSN)4

, che il terreno impermeabilizzato limita o impedisce funzioni ecologiche importanti come lo stoccaggio di carbonio e la funzione di habitat del suolo; è sottratto ad altri usi ambientalmente rilevanti, come l’agricoltura e le foreste; agisce negativamente nella regimazione dei deflussi idrici, nella tutela della biodiversità, nella conformazione del paesaggio e nell’assorbimento dei gas effetto serra; in sintesi determina una evoluzione non virtuosa del suolo stesso. Il PSN rileva anche una progressiva riduzione della Superficie Agricola Utilizzata, SAU (-16,5% dal 1982 al 2003) soprattutto a carico dei prati e pascoli permanenti (26%).

In prossimità delle aree urbane, nei luoghi dello sprawl e in particolare nelle aree pianeggianti, lungo le coste, e nelle valli interne denuncia, quindi, come l’agricoltura subisca una forte competizione, con una conseguente e continua cessione delle aree più fertili a favore di altri usi e con effetti negativi e spesso irreversibili sulla risorsa suolo. In molte aree agricole e, in particolare, in quelle di pianura ad agricoltura specializzata, il rischio di inquinamento e di contaminazione dei suoli è più elevato (Cassatella C., Spaziante A., Murano C, Carbone M., 2009).

Sta ora al monitoraggio della VAS che i 20 PSR delle Regioni italiane hanno elaborato insieme con il Programma (o in pochi casi, tra cui il Piemonte, alla elaborazione di una VAS in itinere), il compito di sorvegliare adeguatamente sull’attuazione efficace delle “condizionalità”, sull’uso corretto degli incentivi ecc. perchè effettivamente dall’uso di questi Fondi Strutturali possa emergere un processo di trasformazione del territorio rurale realmente innovativo e rispettoso delle esigenze dell’ambiente.

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Secondo quanto espresso dal regolamento (CE) n. 1698/2005, il sostegno del FEASR allo sviluppo rurale si struttura su diversi livelli di programmazione nei quali il Piano strategico nazionale per lo sviluppo rurale (PSN), elaborato da ogni Stato membro sulla base degli Orientamenti Strategici Comunitari (OCS), contiene le priorità di intervento nazionali.

Per città sostenibili, trasformazioni responsabili del suolo

Certamente con il ricorso a strumenti che connettano il consumo di suolo con i cambiamenti del paesaggio rurale elaborando nuovi indicatori che, rilevando i cambiamenti indotti nelle modificazioni dell’uso agricolo del suolo e di conseguenza del paesaggio rurale, siano capaci di cogliere queste dinamiche (Grangetti, 2006), come si è programmato di fare nella Regione Piemonte. Si conta in questo caso che dati e indici specifici volti a descrivere le peculiarità dei territori periurbani/prerurali5 piemontesi contribuiscano a perseguire e a monitorare in maniera

più adeguata l’intenzione dichiaratamente espressa nell’obiettivo generale del Programma.

Di conseguenza si è molto estesa la letteratura sugli indicatori agro-ambientali e si sta sviluppando un filone di ricerca specifico sugli indicatori del paesaggio a livello europeo, legato anche all’applicazione della Convenzione Europea del paesaggio6

(Nogué J., Puigbert L. e Bretcha, G., 2009; Peano A. e Cassatella C., 2010, in corso di pubblicazione) e ciò ci consente di avere fondate speranze di un’integrazione delle considerazioni sugli effettui ambientali nelle politiche rurali, contrariamente a quanto avvenuto fin qui (Spaziante A e Murano C., 2009).

4. Riuso di aree dismesse per riqualificare e rilanciare, senza consumo di