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Un campo di applicazione per lo sviluppo sostenibile: le periferie

Myriam Ferrari

Dipartimento di Pianificazione Territoriale – Università degli Studi della Calabria

indirizzo myriam.ferrari@unical.it

Tel. 0984.496766

Abstract

I nuovi modi di abitare la città contemporanea risentono inevitabilmente dei profondi mutamenti avvenuti nel tempo sugli stili di vita dei cittadini, scanditi sempre più spesso da ritmi frenetici in cui la mobilità riveste un ruolo centrale per lo svolgimento delle funzioni quotidiane. I fabbisogni dei cittadini si sviluppano in tempi sempre più ridotti e cresce l’esigenza di abitare in contesti urbani più vivibili. Il presente contributo, si propone di analizzare in che misura può incidere l’integrazione di fonti alternative e di materiali ecocompatibili nello sviluppo sostenibile di aree periferiche.

1. Un campo di applicazione per lo sviluppo sostenibile: le periferie.

La città moderna risente dei nuovi modi di abitare, dei valori e delle tendenze europee che rappresentano l’espressione delle trasformazioni nella società. Il cambiamento nei modi di vivere gli spazi e la nascita di esigenze sempre diverse e settorializzate, porta ad una gestione delle funzioni quotidiane e dei bisogni, concentrati in tempi sempre più ridotti. I ritmi lavorativi sono frenetici e si cerca sempre più spesso un momento di relax per ritrovare un equilibrio fisico lontano dai fattori di stress quotidiani. Tutto corre ad una velocità moltiplicata ed il tempo a disposizione per sé stessi e per la famiglia diminuisce. Anche gli spostamenti giornalieri richiedono tempistiche calcolate per raggiungere il posto di lavoro, o la scuola, o l’abitazione e chi lavora ha bisogno di avere a disposizione luoghi vicini in cui svolgere le proprie funzioni primarie. Ciò accade durante la settimana, mentre nei week end i ritmi diventano più pacati e si cerca di vivere la città in modo da rigenerare le proprie risorse fisiche e psicologiche. Proprio in vista di queste repentine trasformazioni dell’essere e del vivere, le nuove edificazioni si adeguano ai cambiamenti. Gli indicatori che influenzano le tendenze e le scelte nel modo di acquistare un immobile cambiano in base al reddito delle famiglie, alle città, alle esigenze (professionali, commerciali, residenziali), al grado di cultura, alle scelte personali. Le famiglie italiane preferiscono tendenzialmente acquistare una casa nuova, piuttosto che vivere in affitto per lungo tempo, oppure preferiscono ristrutturare un immobile usufruendo degli incentivi statali. Questo è un elemento realmente importante, se si pensa che l’abitazione di proprietà è diventata un bene quasi di lusso e che continua ad essere tra i bisogni primari delle famiglie. E’ un momento di grande recessione economica, in cui i tassi di inflazione sono alti e le spese pubbliche sono ragionate e ben ponderate. Le banche concedono sempre meno credito alle aziende o ai privati e raddoppiano le garanzie richieste a copertura dei mutui. Anche negli investimenti pubblici, le operazioni richiedono valutazioni di tipo economico, onde evitare sprechi in opere che non verranno mai completate. Dunque l’economia, risorsa fondamentale della società, diventa un elemento prezioso da maneggiare con cura, nel momento storico in cui le più grandi industrie italiane, europee e mondiali subiscono costanti involuzioni economiche. Nasce dunque l’esigenza di progetti e di idee che possano creare soprattutto occupazione, in grado di avviare la ripresa sociale ed economica del paese e di recuperare fiducia negli interventi istituzionali. La città si espande in base alle esigenze della popolazione. Nascono residenze, centri commerciali, industrie di terziario che determinano a volte un surplus di beni e di servizi al disopra delle richieste necessarie. Dunque, si cerca di soddisfare le esigenze del momento, cercando di non compromettere le esigenze delle generazioni future.1 Tale concetto non risulta essere di facile interpretazione, se si pensa che le risorse delle città

sono state abbondantemente sfruttate e usate impropriamente. Occorre comprendere, come si può intervenire sulla città per recuperare l’equilibrio del tessuto urbano, dove può essere vincente una progettazione innovativa, in che modo gestire le risorse residue. Le risorse ambientali infatti, cominciano a essere insufficienti, per cui occorre un impegno comune che vada oltre il semplice accorgimento del rispetto della natura; occorre cambiare

1 Rapporto Bruntland documento rilasciato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo (WCED)

Un campo di applicazione per lo sviluppo sostenibile: le periferie

l’atteggiamento culturale, il modo di rapportarsi con l’ambiente, lo stile di vita. Questo, è il primo dei concetti chiave che porta avanti la tematica della sostenibilità nelle città ed ha come scopo fondamentale quello della riduzione delle energie tradizionali favorendo lo sviluppo di energie alternative. Non di minore importanza è la tematica della mobilità sostenibile, poiché i sistemi di trasporto non solo incidono sulla qualità dell’aria, ma sollevano una questione economica in rapporto al prezzo del petrolio che oscilla continuamente in base alle diverse quotazioni di mercato. La molteplicità dei mezzi a disposizione tram, bus, metropolitane sotterranee, automobili etc., variano in funzione della dimensione della città. In particolare, da una recente indagine, l’Italia risulta essere al secondo posto al mondo per indice di motorizzazione, in media ci sono 61,32 veicoli ogni 100 abitanti2

. L’impatto dei sistemi di trasporto sull’ambiente deve subire necessariamente una riduzione, poiché gli allarmanti dati di inquinamento atmosferico e acustico segnano negli ultimi anni un aumento di circa il 25%. Le politiche fino ad ora attuate non sono bastate alla salvaguardia dell’ambiente in modo sufficiente, i risultati sono ancora poco efficaci. Per cui si è passati a misure più globali e drastiche per promuovere uno sviluppo delle città sostenibili, si è passati ad un impegno mondiale sancito da importanti accordi tra i paesi interessati. Solo in questo modo l’impegno preso poteva assumere quell’importanza di emergenza globale. Ma da dove cominciare in queste città così affollate di abitazioni? Dove concentrare l’attenzione per il futuro? Dove ricercare delle opportunità in grado di generare capitali e lavoro? In tal senso, occorre attuare dei percorsi di sperimentazione su contesti che possano essere teatro di nuove trasformazioni, come ad esempio la periferia. Spesso, questa, viene considerata un’area senza speranza, dove i pregiudizi prevalgono sulle idee e dove è difficile attuare processi di riqualificazione urbana a causa delle grandi problematiche sociali. La periferia, trascurata e degradata, è invece a parere di molti ( e gli innumerevoli esempi attuati ne sono la prova) un interessante campo di sperimentazione in cui i criteri di pianificazione e le scelte progettuali possono spaziare con una prospettiva molto ampia degli scenari futuri. Il decentramento di tali luoghi rispetto al centro della città, non è più visto come aspetto negativo, ma come punto di forza da cui possono nascere molteplici occasioni economiche e occupazionali. Infatti, fuori dal circuito caotico del centro, esistono aree periferiche da “riallacciare” alla città, creando nuove infrastrutture, attuando investimenti di piccola e grande entità, superando le criticità sociali e culturali. Ma soprattutto, creando una giusta ragione sociale per tornare a frequentare i luoghi di periferia. Dunque, la riqualificazione delle aree a margine porta ad un miglioramento qualitativo della città stessa, creando un polo di attrazione per i cittadini costituito da una mixité di funzioni che compensano gli squilibri urbani tra centro e periferia.s Un bilanciamento delle funzioni necessario, affinché possano coesistere in più parti della città delle aree autosufficienti, in grado di restituire la piena autonomia dei servizi e dei luoghi. In alcuni casi, tali funzioni vengono completamente rinnovate, mediante un disegno urbano caratterizzato da nuovi spazi sociali, culturali o commerciali. In altri, si recupera la vocazione primaria dell’area (industriale, produttiva etc.) rinnovando le vecchie strutture e creandone di nuove. Un diverso modo di intervenire, che comunque ha come fine ultimo, una riqualificazione logica dei siti in relazione alla storia, allo stato di degrado, alla condizione sociale. In tal senso, la ritrovata fruizione di questi luoghi da parte dei cittadini, restituisce una certa “centralità” a tutta la periferia. Un elemento nuovo che incide sulle modalità di intervento nei processi di rigenerazione delle periferie è il concetto di sostenibilità urbana, di cui in questo momento si sente parlare in termini di priorità assoluta del pianeta. In tal senso, il binomio periferia-sostenibilità, acquista una duplice valenza: la prima è quella della riqualificazione delle aree periferiche e la seconda è quella di adottare tecniche “sostenibilmente” compatibili con l’ambiente. L’applicazione dei principi della “cultura sostenibile” ad interventi di riqualificazioni periferiche, prospetta delle metodologie innovative nella pianificazione e nella progettazione attuale. Per fare ciò, le ricerche nel campo della sostenibilità, stanno introducendo sul mercato tecniche di costruzione sempre più sofisticate e innovative, in grado di ridurre le emissioni atmosferiche e di concorrere con le soluzioni tradizionali. D’altro canto, l’urbanistica, viene influenzata dai nuovi criteri in modo sostanziale, rinnovando le tecniche tradizionali e prendendo spunto da interventi biocompatibili attuati in ogni parte del mondo. Nel rispetto del principio di sostenibilità, i regolamenti nazionali e regionali, le norme specifiche e di settore, riescono ad inserire contenuti nuovi che sono l’espressione di un rinnovato atteggiamento culturale nei confronti dell’urbanistica e dell’ambiente. Il recepimento e l’applicazione di tali regolamenti, fornisce un nuovo orientamento sul quale costruire la qualità ambientale e sociale degli interventi. Attualmente, anche se la promozione di nuove strategie e norme, punta all’introduzione di specifici criteri tecnici e comportamentali, il recepimento e l’adozione da parte dei paesi coinvolti non è di facile applicazione. I dibattiti internazionali si susseguono e si tenta di coinvolgere quei paesi che mostrano una certa diffidenza nell’affrontare la tematica della sostenibilità ambientale. L’esigenza di una cooperazione internazionale diventa indispensabile, poiché le megalopoli e le città che si stanno sviluppando nel mondo, sono le maggiori cause di inquinamento atmosferico. Circa l’80% della CO2 mondiale viene prodotta dalle città, questo è un dato allarmante da considerare e contrastare. Ad esempio, la città di Caracas3

in Venezuela, possiede la più grande area informale del mondo, in cui vivono circa quattro milioni di abitanti; un luogo in cui mancano reti infrastrutturali, servizi sociali e qualità urbana. Città del Messico viene definita “la città senza fine” a causa del suo rapido sviluppo territoriale. San Paolo del Brasile4

, una delle

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Rapporto Euromobility 2009

3 Tratto da Docu City – III Edizione – Università di Milano 4 Link: geography.about.com

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più grandi megalopoli del mondo, conta 17.700 milioni di abitanti. In essa, la contrapposizione tra la “città ricca” e le “favelas”, diventa la principale causa di tensione sociale - economica. Il Cairo5, invece, vanta una

popolazione di circa 12.200 milioni di abitanti. I dati della popolazione che abitano queste megalopoli, possono fare intuire facilmente il livello di inquinamento atmosferico e ambientale. Il coinvolgimento di questi paesi negli obiettivi di Kyoto deve essere fortemente sensibilizzato. A fianco, ad esempi - limite di città sovrapopolate, ve ne sono altri che vengono ricordati per le emblematiche trasformazioni. Il caso di Barcellona, ad esempio, che nel 1992 ha ospitato le Olimpiadi, è forse uno dei più significativi in termini di riqualificazioni urbane, poiché ha restituito ai cittadini una città completamente recuperata nell’uso urbano. Londra nel 2012 ospiterà le Olimpiadi. Il sito scelto (East- Valley) per attuare gli interventi a supporto della manifestazione, è collocato in una posizione completamente marginale. Ma le Olimpiadi lasceranno in eredità ai cittadini nuove residenze, parchi, attrezzature sportive. Qualunque sia la scala di applicazione di un intervento di riqualificazione urbana, la combinazione di più aspetti da vita a nuove speranze nella città. Il rapporto tra costruito, ambiente e verde, diventa un punto chiave degli interventi sostenibili. Un aspetto fondamentale infatti, che spesso viene fuori dall’analisi di questi progetti di riqualificazione, è il ruolo che viene dato agli spazi destinati a verde. In passato, i progetti architettonici attuati, sembrano definire un ruolo marginale e di risulta del verde pubblico e privato; oggi la pianificazione urbanistica ritiene di grande importanza creare degli spazi qualitativamente rispondenti alle esigenze dei cittadini che diano la possibilità di fruire non solo lo spazio interno, ma soprattutto quello esterno. In tal senso, diventano innovative quelle combinazioni tra costruito e verde che danno vita ad edifici completamente rinnovati nelle forme e nelle funzioni. Il verde riveste una duplice importanza, da un lato migliora l’immagine dell’edificio e dall’altra aumenta la produzione di ossigeno nell’aria. Un esempio emblematico in Italia, è costituito dalle Torri Residenziali progettate dallo Boeri Studio per la riqualificazione di Porta Nuova6

a Milano, in cui il verde è predominante sulle facciate degli edifici quasi a diventare un bosco verticale. Tali tipi di interventi, in qualche modo stravolgono il concetto che il verde vada inserito esclusivamente come elemento progettuale di contorno e rafforzano l’idea che sia un elemento indispensabile per una nuovo modo di abitare le città, senza cui probabilmente non si raggiungerebbe lo stesso livello di qualità. L’innesto del verde all’interno dell’edificio provoca una serie di modifiche nella progettazione classica, la nascita dei tetti-giardino, l’inserimento del verde pensile, la creazione di roof garden, sono tutti elementi studiati per creare qualità e benessere, in cui convivono in armonia criteri tecnici e criteri ambientali. In Italia, il concetto di sostenibilità viene rafforzato dalle nuove norme di progettazione varate dalla Finanziaria 2010, in cui diventa obbligatorio per gli edifici di nuova costruzione dotarsi di impianti di energia rinnovabile (pannelli fotovoltaici, solare termico, mini eolico etc.). Non di minore importanza è la scelta dei materiali da costruzione che fino agli anni ’70 veniva effettuata secondo due criteri: l’economicità e la funzionalità. Oggi, i criteri sono diventati tre: economicità, funzionalità e sostenibilità ambientale. In particolare, da un punto di vista strettamente tecnico, i materiali dovrebbero essere: di origine naturale e provenienti da fonti rinnovabili; con un ridotto impatto ambientale, esenti da sostanze inquinanti e tossiche, dotati di certificati con marchio di qualità. In questo senso la scelta dei materiali diventa veramente ecocompatibile. L’applicazione di fonti alternative diventa quasi una scelta obbligatoria, se si pensa che l’approvvigionamento energetico mondiale si basa per l’80% sui carburanti fossili, quali carbone, gas e petrolio e che tali risorse si esauriranno in pochi decenni. Strettamente connesso al concetto di sostenibilità ambientale è quello della mobilità, poiché una città viene considerata “vivibile”, se il suo sistema dei trasporti si integra in modo equilibrato al contesto urbano. Le periferie, spesso soffrono della carenza di collegamenti adeguati. Per cui, anche nel settore della mobilità, si cerca di potenziare le aree meno servite dai mezzi pubblici, mediante non solo la creazione di nuove vie di comunicazione, ma anche la sperimentazione di nuovi sistemi di trasporto. Esistono infatti, esempi virtuosi di sistemi di trasporto, come il caso del Transmillennium (Bus Rapid Transit) di Bogotà, un modello efficacissimo che vanta un numero sorprendente di spostamenti al giorno e che costa di gran lunga meno di un sistema metropolitano. Altre sperimentazioni creano delle alternative sostenibili per gli spostamenti quotidiani tra cui bus elettrici, auto a gas naturale, “Car Sharing”, “Car Pooling”, etc. Parallelamente, le nuove arterie urbane vengono potenziate con piste ciclabili e percorsi pedonali, alfine di promuovere un uso più diffuso di mezzi non inquinanti. L’utilizzo di sistemi di trasporto alternativi, produce un’inversione del “modus vivendi” dei cittadini, in grado di determinare un atteggiamento culturale diverso già sperimentato in molte città europee. L’obiettivo dunque, è quello di rivitalizzare e riqualificare aree svantaggiate adoperando un piano di mobilità integrato e sostenibile e avvalendosi di progetti architettonici e tecnologie edilizie di alta qualità. Le periferie viste come campi di sperimentazione in cui l’innovazione e la sostenibilità diventano concetti chiave per lo sviluppo degli scenari futuri.

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Link: geography.about.com

6 Link: www.porta-nuova.com

Un campo di applicazione per lo sviluppo sostenibile: le periferie

Bibliografia

Libri

Cristina Bianchetti, (2003), Abitare la città contemporanea, Milano, Skira.

Zajczyk, (1997), Il mondo degli indicatori sociali - Una guida alla ricerca sulla qualità della vita, Roma, La Nuova Italia Scientifica.

Chito Guala, ( 2007), Mega eventi. Modelli e storie di rigenerazione urbana, Roma, Carocci.

Articoli:

Turchini, (2008), Un modello possibile per la sostenibilità, Arketipo - Il Sole 24 ore, n 24, pp 52-53. Gattoni, L. P., (2008), Verde Abitato, Arketipo- Il Sole 24 ore, n.24, pp 98-105.

Piaia, E. (2009), Riqualificazione Sostenibile: un’esperienza svedese, L’Ufficio Tecnico, n.2, pp 26- 33.