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Riuso di aree dismesse per riqualificare e rilanciare, senza consumo di suolo

Per città sostenibili, trasformazioni responsabili del suolo Agata Spaziante

4. Riuso di aree dismesse per riqualificare e rilanciare, senza consumo di suolo

La necessità e la possibilità di una trasformazione del territorio che si faccia carico responsabilmente delle ricadute ambientali dei processi di urbanizzazione, coinvolge un altro fenomeno che incrocia quelli di urbanizzazione e sprawl di cui si è trattato in precedenza e ne può alleggerire gli effetti. Si tratta del vasto fenomeno della riqualificazione delle aree dismesse, da attività industriali ma anche da grandi attrezzature urbane, da scali ferroviari e stazioni, ecc.

Questi processi vanno valutati nel considerare le politiche che hanno o che possono produrre trasformazione, rilancio, innovazione dei sistemi territoriali ed urbani (metropoli ma anche città piccole e medie) attraverso grandi e piccole operazioni di rigenerazione urbana, di riuso e riqualificazione senza occupazione di ulteriori aree di espansione (e dunque con risparmio di suolo da urbanizzare) ed anzi con la bonifica o la messa in sicurezza di suoli, acque ecc.

Si può dire che in generale l’abbandono delle tante aree industriali che occupavano i territori dei sistemi urbani a forte specializzazione industriale, iniziato già negli anni ’70, in un primo tempo è stato percepito con ansia e quasi con angoscia, per l’ombra inquietante che proiettava sui meccanismi evolutivi che avevano trainato lo sviluppo urbano fino a quel momento e per il timore di un inarrestabile e mortale declino.

Solo in un secondo tempo gli sviluppi seguiti alla dismissione sono stati accolti con crescente interesse positivo, per la scoperta delle positive valenze di trasformazione che proponevano a sistemi urbani densi ed irrigiditi dall’eccessiva e malsana crescita avvenuta nel XIX e XX secolo. È stata, solo a questo punto, salutata con interesse la possibilità di rendere il riuso di queste aree strumento privilegiato per una efficace cura a base di robusti interventi rimediali su parti di città e talora su intere aree urbane degenerate o ingessate dall’eccesso di densità e di funzioni.

Meno traumatico l’abbandono di aree utilizzate per funzioni pubbliche (caserme, macelli, scali ferroviari, ospedali) nonostante l’effetto di degrado sulla qualità fisica e sociale della città non sia minore.

Oggi molte di queste aree dismesse ,industriali e non, sono già completamente trasformate e riattivate o, in altri casi, importanti operazioni sono prossime alla conclusione ma i processi di dismissione sono ben lungi dall’essere conclusi, e la gravissima crisi economica attuale rischia di ampliare ed accelerare quella dismissione industriale che sembrava essersi arrestata negli ultimi anni.

A titolo di esempio di ciò che questi processi vogliono dire si citano qui i risultati di una serie di ricerche condotte sul caso di Torino e della sua area metropolitana, pesantemente segnata dalla dismissione industriale e dalla riqualificazione nei due passati decenni. Sono piuttosto note le operazioni che hanno consentito alla città ed al suo territorio di utilizzare circa 3 milioni di mq di aree ex-industriali per il proprio rilancio, attraverso l’attuazione del PRG del 1995, il successo della implementazione di 13 programmi complessi per la riqualificazione ed il recupero di queste aree varati agli inizi degli anni ’90 e quasi totalmente realizzati nel giro di un decennio, l’accelerazione e il supporto del Programma Olimpico di Torino 2006.

Ciò che è invece meno noto, e qui più interessante, è la dimensione che tuttora assume questo fenomeno. Ed a questo proposito voglio qui citare i risultati di una ricerca condotta in Piemonte su incarico dell’IRES- Piemonte dal Dipartimento Interateneo Territorio del Politecnico e dell’Università di Torino per conto dell’Assessorato alle Politiche Territoriali della Regione Piemonte (Spaziante A., 2009).

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Sarebbe stato utile che le attività connesse all’implementazione e alla valutazione del PSR si innestassero nel complesso lavoro di ricerca intrapreso dalla Direzione regionale Pianificazione e Gestione Urbanistica della Regione Piemonte con il CSI-Piemonte per la realizzazione di un primo Rapporto sul territorio regionale. Come approfondimento alla ricerca sono stati condotti vari studi, tra i quali un’articolata analisi delle trasformazioni urbane piemontesi tra il 1991 e il 2001 .

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Cfr. il numero monografico di Valutazione Ambientale “Ambiente e paesaggio”, n. 14, 2008; l’Osservatorio del paesaggio catalano ha pubblicato un volume su tale argomento (Indicadors de paisatge. Reptes i perspectives, a cura di J. Nogué, L. Puigbert et G. Bretcha, 2009), un altro è in corso di stampa con gli esiti della ricerca condotta dal Dipartimento Interateneo territorio del Politecnico e dell’Università di Torino (Landscape Indicators. Assessing and monitoring landscape quality, a cura di A. Peano e C. Cassatella, Springer).

Per città sostenibili, trasformazioni responsabili del suolo

La ricerca, di carattere metodologico, è stato condotta su un insieme di 84 Comuni circostanti Torino ed ha confermato l’importanza e allo stesso tempo la difficoltà del monitoraggio di questi processi. .

Figura 2 - Area metropolitana di Torino. Dimensioni e numero di aree dismesse rilevate nei 16 Comuni della prima cintura torinese al 2006 - Fonte: Ricerca “Per un osservatorio delle aree industriali dismesse nell’area metropolitana torinese. Proposte

metodologiche e risultati di due campagne d’indagine (2006 – 2007)” (A. Spaziante , E. Dansero, con la collaborazione di A. Grella, per

IRES-Piemonte e Regione Piemonte. 7

Figura 3 - Area metropolitana di Torino. Dimensioni e numero di aree dismesse rilevate nei 25 Comuni di seconda cintura al 2007 - Fonte: Ricerca “Per un osservatorio delle aree industriali dismesse nell’area metropolitana torinese. Proposte metodologiche e

risultati di due campagne d’indagine (2006 – 2007)” (A. Spaziante , E. Dansero, con la collaborazione di A. Grella, per IRES-Piemonte e

Regione Piemonte.

Dunque si trattava di oltre 5,5 ML di mq di superfici, già completamente urbanizzate ma destinate al degrado se non si fosse intervenuti con operazioni di riuso, riqualificazione e valorizzazione del loro potenziale insediativo.

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La ricerca “Per un osservatorio delle aree industriali dismesse nell’area metropolitana torinese. Proposte metodologiche e risultati di due campagne d’indagine (2006 – 2007” è stata condotta da A.Spaziante (coordinatore) e E.Dansero, con la collaborazione di A.Grella. Lo studio, condotto in due fasi (2006 e 2007) si è proposto di censire le aree industriali dismesse nell’Area Metropolitana Torinese (AMT) per individuare dati, fonti, metodo con cui alimentare un “Osservatorio” in grado di seguire l’evoluzione di tali processi nella convinzione, condivisa dallo stesso Assessorato alle Politiche Territoriali della Regione Piemonte, che tale strumento fosse necessario alle politiche territoriali della Regione, in vista di un consapevole risparmio del suolo agricolo pregiato di molta parte del Piemonte.

Per città sostenibili, trasformazioni responsabili del suolo

Tenendo conto che nella prima fase (2006) erano state censite in Torino e in 16 Comuni di una prima fascia più prossima al capoluogo 51 aree dismesse per un totale di 1.500.000 mq di superfici fondiarie (su cui insistono 617.000 mq. coperti), e che nella seconda fase (2007) sono state censite ulteriori 33 aree sparse in 25 Comuni nel territorio più esterno dell’AMT che apportavano ulteriori 4.136.000 mq di superfici fondiarie al monte-aree industriali dismesse a quella data, la ricerca ha documentato la presenza in totale di 84 aree abbandonate per un totale di 5.682.472 mq di superficie.

Evidente la rilevanza di questi risultati se si considera che il loro riuso potrebbe evitare l’occupazione di una pari quantità di suolo urbano per attività di vario genere notoriamente alla continua ricerca di opportune localizzazioni (commercio, grande distribuzione, uffici, residenza, attrezzature per pubblici servizi, ecc.). (vedi Figure 1, 2 e 3)

La ricerca ha anche voluto dimostrare la necessità di un inventario (nella misura del possibile) di queste situazioni individuando – e valutando – le politiche di recupero realizzate e quelle frenate da ritardi di cui è importante comprendere le ragioni, poiché non sono invece disponibili censimenti estensivi di queste aree né delle operazioni di riuso che interessano molte di esse, né in Piemonte né altrove.

Dunque i risultati di questa ricerca mi consentono di sostenere che quella che stiamo vivendo è stata ed è una grande stagione di riconversione, non solo delle aree ma anche delle città e dei territori che ne sono investiti ed è un nostro compito quello di seguirne l’evoluzione, di valutarne gli effetti, di verificarne le prospettive, di giungere alla fine a stilarne il bilancio per verificare che realmente di risparmio di suolo urbano s sia trattato, ma anche che la qualità delle operazioni possa essere portata a bilancio positivo nella considerazione degli effetti sull’ambiente urbano.

Monitorare per valutare, dunque.

Ed a questo proposito nego, oggi, la possibilità di pronunciare un giudizio netto ed esteso sull’effetto in termini di qualità che da queste operazioni si è riversato e si riverserà sulle città.

Propongo piuttosto, se ne sarà dato modo agli studiosi, ai tecnici, agli operatori, agli amministratori, di seguire un percorso di osservazione continua e puntuale dei processi in atto, attraverso metodi di valutazione che considerino la qualità delle operazioni, quando gli interventi saranno conclusi e gli effetti si saranno completamente manifestati, per capire se di riqualificazione a pieno titolo si è trattato.

Bibliografia

Libri

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AA. VV., (2009), Carta del territorio. La proposta del Piemonte per un nuovo governo del territorio

regionale”, IRES Piemonte, Torino

Fabiano N. e Paolillo P.L., (2008), La valutazione ambientale nel piano. Norme, procedure, modalità di costruzione del

rapporto ambientale, Maggioli editore, Milano

Gibelli M.C. e Salzano E., (a cura di), (2006), NO SPRAWL. Perché é necessario controllare la dispersione urbana e il

consumo di suolo , Alinea editore, Firenze.

Nogué J., Puigbert L. et Bretcha G., (editors), (2009), Indicadors de paisatge. Reptes i perspectives, Osservatorio del paesaggio catalano

Articoli

Cassatella C., Spaziante A., Murano C, Carbone M., (2009), Consumo di suolo, consumo di paesaggio? Prospettive di ricerca sulla misura delle ricadute dei Programmi di Sviluppo Rurale, Valutazione Ambientale n. 16, pp. 12-18

Ferlaino F., (2009), Consumo di suolo e attività di piano in Carta del territorio. La proposta del Piemonte per un nuovo

governo del territorio regionale”, IRES Piemonte, Torino pagg. 63 - 68

Pileri P., (2008), Servono correzioni di rotta. I consumi di suolo crescono e la natura indietreggia. Il punto in Lombardia in

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Spaziante A. and Murano C., (2009) Rural Development Programmes and Strategic Environmental Assessment: towards a Sustainable Rural Territory in International Journal of Agricultural Resources, Governance and Ecology, Vol. 8, Ns 2/3/4 pp. 205-221

Spaziante A., (2009), Vuoti industriali: eredità e innovazione in Carta del territorio. La proposta del Piemonte per un nuovo

governo del territorio regionale”, IRES Piemonte, Torino 2009, pagg 85 – 95

Pianificazione per città a basse emissioni

Atti della XIII Conferenza Società Italiana degli Urbanisti

Città e crisi globale: clima, sviluppo e convivenza

Roma, 25-27 febbraio 2010

Planum - The European Journal of Planning on-line

ISSN 1723-0993

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