• Non ci sono risultati.

4. LA RICERCA SOCIALE: L'ESPERIENZA DELLA CASA D

4.5. La ricerca

4.5.4. Alcune criticità

L'istituto penitenziario di Massa, nonostante disponga di un certo grado di apertura verso una pena più umana e meno rigida, presenta alcune criticità che rispecchiano le problematiche riscontrabili nella maggior parte delle realtà detentive italiane. In questo paragrafo verranno trattate le descrizioni dei reclusi riguardo il rapporto con gli altri compagni e alcune difficoltà riscontrate per la

“troppa” burocrazia.

“ Con gli altri detenuti mi trovo bene perché sono cresciuto con compagnie dirette verso la criminalità... Già a 16 – 17 anni vivevo con gente un po' deviata. Mah con i detenuti ci parli tranquillamente, però tutti hanno dei comportamenti per cercare di non far arrabbiare gli altri. Per tante cose è difficile spiegare le dinamiche... Si hanno rapporti con tutti ma ci si guarda sempre le spalle.”

[ Intervista – Detenuto 7]

“ Con gli altri detenuti si fa fatica a relazionarsi perché non si riescono a fare discorsi costruttivi.. Infatti l'argomento più discusso sono i processi. La convivenza è forzata quindi non è facile trovare punti in comune.”

[ Intervista – Detenuto 2]

“ Faccio la mia galera […] In questo carcere siamo tutti comuni, ti trovi con persone che hanno reati diversi e quindi non si può fare nulla... I detenuti qui sono molto meno uniti fra di loro e questo porta disgregazioni a livello umano vista la promiscuità. Per persone con certi codici, alcuni reati sono considerati intollerabili e per come la vedo io non mi piace dover condividere la cella e la sezione con certi soggetti.. In questo carcere, con una sezione attenuata, questa è la differenza più evidente... Qui scendono a patti, fanno finta di non vedere.”

[ Intervista – Detenuto 5]

“ Come mi trovo con gli altri detenuti... Boh non so come rispondere, dipende dalla persona che hai di fronte, con qualcuno ci puoi parlare, con altri invece no.”

“ I rapporti con gli altri... che dire sto bene però la convivenza è difficile non si può scegliere con chi stare in cella e con chi passare la giornata.”

[ Intervista – Detenuto 3]

La convivenza 24 ore su 24 ed i rapporti obbligati all’interno del carcere spesso sono causa di forte stress e malessere, di fatto le amicizie sono davvero poche e la fiducia non è mai massima. Dalle parole dei detenuti emergono sentimenti di diffidenza e di ostilità: risulta chiara la difficoltà a relazionarsi con gli altri e i rapporti che si creano sono per lo più di convenienza. Spesso i detenuti evitano liti e scontri perché potrebbero derivarne conseguenze negative che graverebbero in maniera irreversibile sulla loro condotta precedente. Le differenze dovute alla promiscuità dei reati sono anch'esse causa di disagio, poiché comportano una disgregazione nei rapporti a livello umano, nascono relazioni basate essenzialmente sull'indifferenza verso l'altro.

All’interno delle istituzioni totali, come lo stesso Goffman ha sostenuto, evitare guai è imprescindibile per la propria sopravvivenza. I reclusi potrebbero arrivare addirittura a rifiutare certi livelli di socialità pur di evitare possibili incidenti.153

La convivenza coatta e le relazioni forzate non sono le uniche problematiche presenti all'interno del penitenziario. Spesso anche la burocrazia e gli aspetti prettamente istituzionali sono causa di disagio.

“ Nel carcere di Massa c'è molto più libertà, molte più attività e l'ambiente è più ampio, peccato però per quanto riguarda il periodo di osservazione, gli educatori sono pochi... I periodi di osservazione sono troppo lunghi per essere aperti ai permessi premio. Tutto fermo è il detenuto che deve muoversi altrimenti spesso non viene tenuto molto in considerazione. Il percorso di integrazione, secondo me, va fatto insieme ma c'è poca considerazione per le pene poco lunghe... Vengono

considerati quelli che sono qui da più tempo. Tutto questo ti lascia in apprensione.”

[ Intervista – Detenuto 7]

“ I progetti sono tanti e come ho detto questo carcere è avanti rispetto ad altri, però bisogna tornare nella realtà per capire cosa poter fare...C'è troppa burocrazia qui in Italia ed è difficile per noi detenuti essere assunti al di fuori visti i tempi... E' un impedimento perché non possiamo lavorare, c'è una mentalità troppo chiusa, troppi pregiudizi ed è difficile riscattarsi.”

[ Intervista – Detenuto 2]

“ In questo carcere non si sta male come vivibilità, ci sono molte attività da fare, ma ci sono poche possibilità di inserirsi una volta finita la pena...In alcuni istituti ti danno un cammino esterno, ti indirizzano... Ci sono molte cooperative e associazioni di volontariato che ti aiutano ad inserirti, ti assumo, ti danno un lavoro. Qui a Massa il territorio non offre molto, non vi sono molte possibilità e siamo lasciati soli, in parte ti aiuta però ci sono poche strutture e cooperative...Una volta uscito non so che fare perché non ci sono aiuti da parte delle istituzioni. Penso che il carcere mi ha solo aiutato a capire qual'è la vita giusta, però mi sento lasciato solo... Sono a fine pena e non sono stato aiutato a trovare lavoro fuori e rischio una volta uscito di non riuscire a reinserirmi. Vede sono molto pessimista penso che il carcere in generale non serva a molto, non aiuta a rieducare e non ti aiuta ad rientrare nella società. Oggi rispetto al passato il carcere non ti reinserisce.”

[ Intervista – Detenuto 8] Il carcere, come già detto nei capitoli precedenti, non è più ritenuto un semplice luogo di detenzione in cui contenere individui ritenuti pericolosi per la sicurezza della società, ma viene considerato un sistema attraverso il quale

intervenire sulla personalità e sullo stile di vita dei condannati, con finalità educativa, preventiva e risocializzativa.

Lo sviluppo del penitenziario come “luogo rieducativo” rende legittima la costituzione di apparati amministrativi sempre più organizzati sotto la guida di funzionari dotati di una preparazione tecnica che hanno il compito di amministrare gli istituti di pena con una elevata autonomia gestionale.

Emerge dalle interviste di alcuni detenuti, come tali aspetti burocratici, che stanno alla base del concetto di “ carcere rieducativo”, non sono solo positivi, ma spesso sono causa di malessere e di disagio: i tempi di osservazione e le lunghe attese lasciano il soggetto in apprensione, poiché spesso passano mesi prima che il detenuto abbia la possibilità di iniziare un lavoro esterno o di aver accesso ai permessi premio. Il motivo principale è dovuto alla burocratizzazione e razionalizzazione dell’esecuzione penale, in quanto lo stato è diventato il gestore monopolistico anche di questo settore che in passato era stato lasciato ai privati.