4. LA RICERCA SOCIALE: L'ESPERIENZA DELLA CASA D
4.1. La ricerca sociale nell'ambito dell'istituzione totale: la metodologia
I principali obiettivi delle ricerche in abito carcerario si concentrano sull'analisi della vita quotidiana intramuraria e sul vissuto dei soggetti detenuti. Il sociologo, ottenuta l’autorizzazione a procedere con l’analisi metodologica sul campo, dovrà studiare quali tecniche adottare per poter procedere in maniera efficace. Essendo il carcere un luogo delicato e difficile da studiare, caratterizzato da vincoli di natura sociale e culturale (aspetto che verrà trattato nel prossimo paragrafo), gli scienziati sociali si indirizzano verso tecniche qualitative, i principali strumenti che vengono adottati nello studio dell’esperienza penitenziaria sono l’intervista e
l’osservazione.
Nell'osservazione lo scienziato sociale assumere una “visione dal di dentro”, osserva le azioni dei soggetti studiati e partecipa alla loro quotidianità, al fine di avere una migliore comprensione del fenomeno143. Tale metodo si suddivide
essenzialmente in osservazione partecipante e osservazione non partecipante. Nel primo caso, il ricercatore si inserisce in maniera diretta e per un periodo di tempo relativamente lungo in un determinato gruppo sociale preso nel suo ambiente naturale, vive con gli attori che sta analizzando, ne condivide la quotidianità, le interroga per scoprire le loro concezioni del mondo e le loro motivazioni all’agire, assumendone il ruolo; nel secondo caso l’osservatore, spesso utilizzando gli stessi strumenti dell’osservatore partecipante, cerca di influenzare il meno possibile ciò
143 Cfr. Corbetta P., Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Il Mulino, Bologna, 1999, p. 367.
che avviene nel contesto osservato, ricoprendo una posizione esterna alla realtà studiata e non interagendo con essa. Nello studio sulle istituzioni totali i ricercatori orienteranno la loro indagine sull’osservazione non partecipante. Adottando questa tecnica la registrazione dei dati osservati avviene giorno per giorno, sotto forma di appunti. Le note quotidiane riguarderanno la descrizione dei fatti, dei luoghi, delle persone, dei dialoghi, ma anche l’interpretazione data dall’osservatore a questi avvenimenti.144 L’osservazione è la principale tecnica
attraverso cui gli scienziati sociali intraprendono ricerche etnografiche.
Nell'intervista, il ricercatore deve cogliere la prospettiva del soggetto studiato,
anche se rispetto all’osservazione partecipante, questo tipo di strumento perde di profondità. Data la difficoltà di far emergere determinati argomenti, i ricercatori orientati all’analisi dell’azione deviante e della realtà penitenziaria adotteranno principalmente uno stile di conduzione semistrutturato, affidandosi ad interviste biografiche, narrative, discorsive oppure a racconti e storie di vita.145
Una volta ottenuta l'autorizzazione formale a procedere con la ricerca e stabilita la metodologia, lo studioso che vuole proseguire con l’analisi della realtà carceraria si troverà di fronte ad alcuni ostacoli dati dalla chiusura e dalla diffidenza dell'amministrazione penitenziaria nei confronti della ricerca sociale, poiché essa è interpretata come un'intrusione nella gestione del carcere.
Un buon ricercatore deve superare, nel miglior modo possibile, ostacoli di questo tipo, tentando di rendere minima la perdita di informazioni.
4.1.1. Un contesto difficile da studiare
La maggior parte dei problemi metodologici che si incontrano quando ci si appresta ad entrare come ricercatori nel campo del penitenziario è comune ad altri ambiti della ricerca sui cosiddetti «soggetti devianti» istituzionalizzati. Ospedali psichiatrici, comunità terapeutiche residenziali, centri di raccolta e di identificazione: come Goffman ci insegna, il mondo dell’internato è un mondo
144 Corbetta P., op. cit., p. 385. 145 Corbetta P., op. cit., p. 405.
protetto da barriere fisiche e culturali che rendono particolarmente difficoltoso l’accesso al campo da parte di soggetti esterni: la libertà di movimento, in un ambiente deputato proprio alla sua limitazione, e l’accesso a dati personali considerati sensibili, sono risorse che vengono fornite ad estranei con molta difficoltà.
D’altro canto la ricerca come osservatore interno, coinvolto nell’andamento dell’istituzione ha importanti limiti e riconosciute controindicazioni, legate principalmente ai mandati professionali e alle ripercussioni etiche della ricerca. A ciò si affianca una variabile prettamente culturale, legata allo scarso riconoscimento del valore della ricerca scientifica e nello specifico della ricerca sociologica in Italia: alcuni paesi sono interessati, o comunque disposti, per tradizione, a sottoporre le proprie istituzioni a verifiche costruttive e monitoraggi costanti, altri, come l’Italia, piuttosto restii ad aprire i cancelli delle proprie prigioni, perché luogo caratterizzato da forti stigmatizzazioni e pregiudizi per favorire un'apertura sociale e culturale. Allo stesso tempo, non aiutano i tempi lunghi del carcere, come le lunghe attese per ottenere le autorizzazioni formali da parte dell’amministrazione penitenziaria che complicano ulteriormente la possibilità di intraprendere studi metodologici. 146
La realtà carceraria è contraddistinta da proprie dinamiche interne, i cui ritmi vengono fortemente difesi da quelli che possono essere percepiti come attacchi esterni. Le persone che vivono quotidianamente il carcere, spesso, sono restii nel raccontare le dinamiche e la realtà detentiva utili allo studio scientifico: il personale operativo, ad esempio, tentano di difendere il sistema penitenziario ritenendo la ricerca una perdita di tempo; lo stesso vale per i detenuti, i quali, spesso diffidenti e spaventati nel raccontare la propria esperienza, innescano atteggiamenti di chiusura e di difesa.
In contesti come quello del carcere il sociologo è continuamente ostacolato e questo rende il suo ruolo complesso e delicato. Nonostante, tutti questi limiti si traducono, senza alcun di dubbio, in una serie di disincentivi per il ricercatore che
146 Cfr, Ferruccio V. e Vianello F, La ricerca in carcere in Argentina e in Italia. Strategie del penitenziario e pratiche di resistenza, in rivista “Etnografia e ricerca qualitativa”, Il Mulino, 2- 2015, p. 326.
volesse intraprendere lo studio di una realtà di questo tipo, per noi futuri sociologi, è doveroso dimostrare costanza e perseveranza, perché la ricerca in ambito penitenziario potrebbe aprire ad importanti prospettive e scopi ancora sconosciuti.