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4. LA RICERCA SOCIALE: L'ESPERIENZA DELLA CASA D

4.6. Considerazioni finali

I risultati ottenuti da questa piccola ricerca mettono in luce alcuni aspetti che riflettono la situazione dell'attuale sistema penitenziario italiano.

La Casa di Reclusione di Massa, come si deduce dalle interviste svolte, ha da diversi anni avviato percorsi improntati alla tutela e favorevoli al recupero della persona detenuta. Sia i detenuti, che gli enti e le associazioni intervistate mettono in risalto questo aspetto: dal punto vista della rieducazione intramuraria, questo carcere è considerato dalla maggior parte dei soggetti positivo; per quanto riguarda le dinamiche extramurarie, qualcosa si è mosso in tale direzione, infatti il penitenziario di Massa sta cercando di aprirsi alla realtà esterna, ma questo non basta per poter parlare di piena risocializzazione e reinserimento.

Da questa indagine emergono infatti alcune criticità: per lo più si tratta di problematiche associate alla burocrazia, alla scarsità di risorse, alla programmazione di interventi in conformità al quadro normativo, alla collaborazione tra servizi e tra servizi ed imprese ed ai problemi del sistema giudiziario.

I detenuti si scontrano con una netta chiusura da parte della società che sembra assolutamente non interessata alle problematiche carcerarie e poco intenzionata al recupero effettivo delle persone provenienti da percorsi penali. Nonostante i molti studi confermino la necessità di una collaborazione stretta tra amministrazione penitenziaria e realtà esterna, nella nostra società c'è ancora un’ignoranza diffusa nei confronti del carcere e della penalità, fatta anche di tanti pregiudizi rispetto alle persone che hanno alle spalle esperienze di detenzione.

Dunque, sostanzialmente, questo progetto di indagine ha confermato l'esistenza di alcune problematiche che investono il sistema carcerario: da un lato, le difficoltà del carcere di conciliare tra loro le molteplicità di propositi al quale

tende, ovvero la deterrenza, il rispetto dei diritti umani, la punizione, la rieducazione e così via, dall'altro l'incapacità dello Stato e della società di prendersi le proprie responsabilità, pensando che ciò che riguarda le persone con percorsi penali alle spalle non siamo problemi di cui occuparsi.

Consapevole del fatto che questo lavoro di tesi, essendo circoscritto alla realtà carceraria di Massa, possa costituire solo un’analisi preliminare delle dinamiche sociali interne ed esterne al penitenziario, spero che i contenuti emersi offrano spunti per nuove ricerche, affinché il carcere possa essere considerato un importante oggetto di studio non un semplice spazio annullato e dimenticato.

CONCLUSIONI

Nel corso di questo lavoro di tesi sono emersi alcuni aspetti che mi preme sottolineare.

Oggi, in Italia, il sistema sanzionatorio penale risulta ancora dominato dalla pena detentiva. Nonostante le varie proposte elaborate dalla dottrina nell’ultimo trentennio, alcune delle quali, se attuate, avrebbero potuto portare a risultati molto positivi, sembra che nel nostro Stato non sia possibile trovare il coraggio di abbandonare la prospettiva carcerocentrica. A non essere pronta a rinunciare alla pena detentiva è in primis la società.

Le diverse riforme che si sono susseguite negli anni, prime fra tutti la legge riforma dell'ordinamento penitenziario e la successiva legge Gozzini, hanno affermato l'idea di carcere come luogo di opportunità, prevedendo servizi utili per il progetto di recupero sociale da realizzarsi con il coinvolgimento attivo e la solidarietà della società esterna. Oggi però possiamo affermare con certezza che il sistema penitenziario è ancora lontano dal essere considerato luogo di rieducazione e di reinserimento sociale.

Il problema di fondo è che ancora oggi la prigione è considerata come contenitore di marginalità: Loic Wacquant colloca l'incontrollata crescita della popolazione carceraria, all'interno di un ampio processo di ristrutturazione dello stato orientato a criminalizzare la povertà, che ha sostituito i tradizionali diritti del welfare state con un “continuum carcerario- assistenziale” rivolto principalmente a poveri, pericolosi ed emarginati. La persistenza del sistema penale è il risultato di un mal funzionamento della società esterna, perché permette ai governi di reprimere e contenere il caos urbano prodotto, ai livelli più bassi della struttura sociale, dalla deregolamentazione del mercato del lavoro, e dalla destrutturazione delle reti di protezione sociale.

La situazione della società si ripercuote inevitabilmente sul sistema penitenziario, infatti i dati dell'attuale condizione delle prigioni italiane parlano chiaro: mancano le risorse economiche, strutturali e umane per rendere il sistema carcerario adeguato all'attuazione di programmi volti alla rieducazione e al

reinserimento nella società.

Nella ricerca qualitativa svolta presso la Casa di Reclusione di Massa, emergono alcuni di questi aspetti. Nonostante oggi il penitenziario di Massa presenti al suo interno percorsi e programmi volti alla rieducazione e risocializzazione dei detenuti, ritenuti da molti, assolutamente validi, purtroppo emerge la difficoltà dei soggetti con percorsi detentivi alle spalle reinserirsi a pieno nella società, sia dal punto di vista sociale che lavorativo. Uno dei motivi è da ricercare nella crisi economica che il territorio di Massa risente in maniera pesante, infatti non ci sono strutture, i finanziamenti e le risorse sono poche.

Ci troviamo, dunque, di fronte ad un reale paradosso: se, sulla carta, il sistema penitenziario dovrebbe tendere alla rieducazione e risocializzazione del condannato, in realtà i concreti meccanismi di funzionamento, propri della realtà penitenziaria e della società esterna, evidenziano l'impossibilità di svolgere contemporaneamente sia la funzione di privazione della libertà, che quella di rieducazione e reinserimento sociale.

Da anni la dottrina invoca un intervento parlamentare decisivo che rimodelli il sistema sanzionatorio in maniera organica e strutturale e riveda gli spazi da destinare alla pena detentiva. Il fatto che attualmente l’emergenza carceraria abbia raggiunto livelli senza precedenti non autorizza il legislatore a continuare ad accontentarsi di interventi urgenti e, in quanto tali, limitati, che non fanno altro che attenuare l’emergenza nell’immediato, senza risolvere però il problema alla radice, con la conseguenza che esso si ripresenterà a breve ancora più acuto.

Occorre andare oltre la descrizione formale e superficiale degli istituti di pena, focalizzandosi su ciò che davvero accade all'interno delle mura. Le tematiche carcerarie, in un momento di forte crisi sociale, devono essere analizzate ed interpretate. In un contesto come quello in cui oggi viviamo è importante suscitare un maggior interesse sui temi che investono la realtà del carcere, affinché si ricominci a fare ricerca sociale e, sopratutto, a pensare ad alternative migliori.

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APPENDICE

1) Griglia interviste detenuti reclusi.

2) Griglia interviste detenuti semiliberi e Art. 21.

Generalità anagrafiche.

Da quando tempo è recluso in questo istituto?

Ha avuto altre esperienze detentive in altri carceri? Se si quali? Quali differenze ha riscontrato tra questo carcere e gli altri? Che tipo di attività svolge all'interno dell'istituto? ( scuola, lavoro, attività ricreative...)

Che rapporti ha con gli altri detenuti?

Quali sono le sue aspettative una volta terminato il periodo di detenzione?

Pensa che il periodo trascorso in questo istituto le sia servito dal punto di vista rieducativo?

Generalità anagrafiche.

Da quando tempo è recluso in questo istituto?

Ha avuto altre esperienze detentive in altri carceri? Se si quali? Quali differenze ha riscontrato tra questo carcere e gli altri? Da quante tempo è stato aperto alla semilibertà o concessione articolo 21?

Dove svolge le sue attività lavorative e che tipo di attività sono? Che prospettive ha per il futuro, una volta raggiunto il fine pena?

Pensa che questa esperienza lavorativa e di detenzione possano averla aiutata per un possibile reinserimento nella società?

3) Griglia interviste Associazioni ed Enti.

Da quanto tempo collabora con il carcere di Massa? Che tipo di attività svolgete in ambito carcerario? (per associazioni volontariato)

Per quali motivi vi siete aperti ad accogliere detenuti nella vostra azienda?

Che tipo di attività svolgono i soggetti durante le ore lavorative? Quali sono le vostre intenzioni una volta terminata la

collaborazione con la casa di reclusione?

Pensate che la vostra attività possa essere di aiuto ai detenuti per reinserirsi nella società? Se si in che modo?

RINGRAZIAMENTI

Alla fine di questo percorso, desidero ringraziaretutti coloro che hanno reso possibile il raggiungimento di questo importante traguardo. Ringrazio innanzitutto il relatore di questa tesi, il Professor Andrea Borghini, per la disponibilità e l'aiuto dimostratomi.

Un ringraziamento particolare è destinato al Direttore della Casa di Reclusione di Massa, la Dottoressa Maria Martone, per avermi permesso di intraprendere questa bellissima esperienza di tirocinio. Al tempo stesso, ringrazio l'area trattamentale dell'istituto, con particolare riferimento alla mia tutor, la Dottoressa Stefania Ianulardo, per essermi stata vicina e aver reso possibile e concreta la mia ricerca presso il carcere di Massa. Ci tengo a ringraziare anche le altre straordinarie educatrici: Lucia Scaramuzzino, Raffaella Messina, Monica Sarno e Claudia Carrieri. Un grazie anche alla Segreteria Tecnica e alla mia cara amica Barbara.

Un grazie speciale a tutti i detenuti del carcere di Massa, in particolare ai 13 intervistati, per la loro preziosa testimonianza e per la disponibilità dimostratami nel raccontare la propria esperienza di vita. Ringrazio le Associazioni e gli Enti che hanno generosamente offerto il racconto della loro attività in ambito sociale.

Grazie ai miei genitori Giuliana e Fabrizio, al mio fidanzato Massimiliano, per avermi sostenuto e per essermi stati vicini in questo percorso universitario.

Un grazie speciale è riservato alla mia più grande sostenitrice, mia nonna Giovanna, che c'è sempre stata e ci sarà sempre, pronta a supportarmi e a sostenermi.

Infine ringrazio le mie amiche Elena, Valentina, Jessica, Katia, Alessia, Denise e Mimma per la preziosa amicizia e per aver reso questi anni indimenticabili.