II. Frantumazione e ricostruzione di una nazione 2.1 Verso il colpo di stato militare del 1973.
2.7 I setti punti della modernizzazione.
Una volta stabilitosi il modello economico e regolamentato il nuovo ordinamento statale, vennero messe in atto delle riforme per modernizzare diversi settori del paese:
44 Il Congresso oltre a vedere imbavagliate le proprie funzioni, aveva un sistema di elezione dei propri
membri estremamente controllato dalle forze armate poiché vi erano membri nominati da esse a cui si aggiungevano anche figure designate dalla Corte Suprema e dal Consiglio di Sicurezza Nazionale.
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I partiti oltre a dover superare notevoli ostacoli durante la loro formazione, venivano sottoposti a un ferreo controllo per quella che era la loro azione e lo loro struttura interna. In base all’articolo 8, veniva messo al bando qualsiasi partito che richiamasse idee marxiste. Ma anche i partiti non proibiti dovevano sottostare a divieti che di fatto scarnificavano la loro sfera di azione: avevano l’obbligo di astenersi da qualsiasi ambito sociale. M.R. Stabili, ivi, 191.
33 Plan Laboral, Reforma Previsional, Reestructuración de la Salud, Municipalización de la Educación, Modernización Judicial, Desarrollo Agrícolo, Reforma Administrativa e Regionalización46. Tutti questi piani avevano in comune l’obiettivo di sviluppare in modo capillare il livello privato nei differenti settori dell’economia, in modo che andasse a sostituire la presenza dello Stato. Il Plan Laboral47, promosso dal ministro del Lavoro José Piñera Echenique, attraverso due emendamenti legge, tendeva in prima istanza a disporre normative che acuissero le tensioni all’interno dell’ambiente lavorativo. Limitò fortemente il diritto di sciopero e incrementò al contrario i poteri dei datori di lavoro, ai quali venne permesso di attuare il lockout, ovvero la chiusura dell’unità produttiva durante una fase di tensione, inoltre potevano essere chiamati lavoratori a contratto temporaneo in sostituzione dei lavoratori scioperanti. Nonostante rimanessero indeboliti gli enti preposti alla negoziazione48, questi emendamenti reintrodussero la possibilità di usufruire della contrattazione collettiva e permisero l’elezione dei dirigenti sindacali internamente. L’altra riforma, la Reforma Previsional, avvenne nel campo dei fondi pensionistici, tale come fu privatizzato il settore produttivo così queste disposizioni affidarono i fondi previdenziali dei lavoratori a gruppi imprenditoriali privati. Anche questo pacchetto di riforme fu portato avanti dal ministro Piñera. Le privatizzazioni anche in tale settore rientravano nell’ottica della diminuzione del deficit fiscale. Prima della messa in atto della riforma pensionistica i contributi di ciascun lavoratore e i versamenti degli impresari andavano a finanziare una cassa previdenziale statale che elargiva poi le pensioni, successivamente con l’entrata in vigore delle nuove diposizioni la contribuzione divenne individuale oltre che privata, ciascun lavoratore versava i risparmi a un ente privato, l’AFP, Administradoras de Fondos de Pensiones, che avrebbe poi somministrato la pensione in proporzione a quanto versato. Essendo un ente privato agiva come una società e quindi con il capitale investiva in diverse attività anche finanziarie. Questo sistema basandosi su risparmi personali si sottoponeva al rischio di qualsiasi instabilità economica. Fu chiaro lo scopo ultimo di tali riforme, sia in campo lavorativo sia in campo pensionistico, era di rendere
46M. Delano, H. Traslaviña., op. cit., p.74.
47 «Quest’ultimo è un tentativo, perfettamente in linea con la politica economica del governo, di assegnare
al mercato la funzione di unico regolatore dei rapporti di lavoro». M. R. Stabili, op. cit., p. 203.
48 Il movimento sindacale fu duramente represso, già nel settembre 1973 il CUT venne dissolta. Si stima
che solo un quarto degli enti sindacali venne mantenuto. Il movimento sindacale riuscì a ricostituirsi proprio in contrapposizione al Plan Laboral, dopo la crisi del 1983, i sindacati furono di nuovo protagonisti delle proteste nazionali. Ivi, p.66.
34 il terreno sterile a qualsiasi forma di cooperazione o associazione tra lavoratori49, essi dovevano sentirsi parte solamente del nuovo sistema venutosi a creare, il lavoratore dipendeva totalmente dall’andamento e dai risultati della propria impresa. Anche sul piano sanitario la dinamica fu la medesima, vennero creati a partire dal 1980 delle istituti di salute privati, le Instituciones de Salud Previsional (ISAPRES). Erano per l’appunto istituti privati dove gli associati pagavano una retta, un’assicurazione, per poi divenire beneficiari dell’attenzione e della cura da parte dell’ente in caso di necessità. Nonostante lo scopo fosse alleggerire il peso dello Stato e promuovere la partecipazione privata in modo da modernizzarne il settore, ciò che si andò a creare fu una forte segmentazione e differenziazione nella somministrazione delle cure in base alla retta pagata, i servizi per i meno abbienti risentirono nella qualità, i servizi necessari divennero garantiti solo a chi poteva permetterselo. Non fu esente da privatizzazioni l’istruzione, il settore privato venne ampliato in tutti i livelli dell’insegnamento e le scuole vennero municipalizzate, ovvero vennero poste sotto tutela dei diversi comuni anziché direttamente gestite dal Ministero dell’Interno. Va sottolineato che i sindaci venivano designati direttamente dal generale Pinochet, dunque era un controllo decentralizzato ma sempre sottostante il regime autoritario. L’apparato che più resistette a una completa trasformazione fu il sistema giudiziario che vide lievi cambiamenti nei diversi organi, soprattutto per quanto riguardava il Tribunale del Lavoro. Il settore agricolo invece fu spinto verso un’apertura ai mercati esterni, in prospettiva di una modernizzazione furono abbassati i dazi sui prodotti e sussidiati alcuni reparti quale il settore fruttifero e forestale, settori che si videro avvantaggiati anche dalle disposizioni previste dal Plan Laboral, che consentivano di erogare bassi salari, che si andavano ad aggiungere agli apporti delle altre riforme con i quali i datori di lavoro erano sgravati dal versamento dei contributi e l’assicurazione sanitaria. Malgrado la riforma agraria, fu proprio il settore agricolo che risentì della crisi del 1980-1981, poiché questo processo di modernizzazione escluse i piccoli proprietari terrieri e i piccoli contadini, i quali si
49 L’obiettivo di fondo del regime con queste riforme, insieme all’imposizione di ferree restrizioni per il
funzionamento di ogni organizzazione intermedia, sia sindacati, collegi, associazioni commerciali, comitati, era di disorganizzare materialmente la società e ciò rese difficile la nascita di mobilitazioni sociali in grado di contrastare il potere indiscusso del regime. Il sociologo Tironi analizza nella sua opera prendendo come riferimento gli anni che vanno dal 1971 al 1982 e il numero sempre più maggiore degli appartenenti alla classe che egli definiva «non stipendiata», ovvero i disoccupati o la forza lavoro che entra per prima volta nel mercato del lavoro, questa classe arrivò a formare un terzo della forza lavoro del sistema. Questa forza lavoro era preda della mobilità, era una forza lavoro che intraprendeva occupazioni molto differenti tra loro in poco tempo. Il sentimento di classe sociale veniva quindi scardinato, disattivato. Si venne a creare una «dispersione della società cilena». E. Tironi, Autoritarismo,
modernización y marginalidad: el caso de Chile 1973-1989, Santiago de Chile, Ediciones SUR, 1990, pp.
35 trovarono al contrario a subire costi profondi. Infine venne messa in atto una decentralizzazione e una regionalizzazione nell’ordinamento statale.