IV. Debole ma democrazia 4.1 Il secondo governo democristiano della transizione.
4.4 Un socialista torna alla Moneda.
L’ elezioni presidenziali del 2000 consacrarono ancora una volta la vittoria a un presidente della Concertación. Questa volta non si trattò di un candidato democristiano, al contrario la Moneda vide il ritorno di un presidente socialista, Ricardo Lagos. Egli infatti era il presidente del Partito Per la Democrazia, PPD, fondato nel 1987 e confluito poi nella coalizione, era un partito rinnovato che volgeva lo sguardo alle generazioni future e si distanziava dal precedente Partito Socialista ancorato a idee marxiste. Ricardo Lagos era stato ministro dell’Istruzione Pubblica durante il governo Aylwin e ministro delle Opere Pubbliche durante il governo Frei. Tuttavia ciò che lo rese famoso fu il suo “dedo” puntato direttamente contro Pinochet in pieno regime dittatoriale durante una delle poche interviste concesse all’opposizione in vista del plebiscito del 1988. Proprio quando la libertà di espressione iniziava debolmente a essere concessa, nel programma televisivo “De cara al País” condotto dalla giornalista Raquel Correa, Lagos si rivolse in tono fermo all’uomo che fino ad allora in televisione nessuno aveva osato sfidare.
Lei ha mentito al paese, generale Pinochet - sentenziò il politico- le ricordo, generale, che il giorno del plebiscito del 1980 lei dichiarò che non si sarebbe candidato nel 1989 […] mentre adesso promette al paese altri otto anni di torture, di uccisioni, di violazione dei diritti umani, mi sembra inammissibile che un cileno possa avere tanta ambizione da pretendere di restare venticinque anni al potere21.
L’intransigenza di Lagos nei confronti del regime non fu una novità, si era già esplicitata durante il governo Frei riguardo l’episodio spiacevole che coinvolse l’ex capo della DINA, Manuel Contreras. L’ex generale venne condannato per l’omicidio commissionato a Washington di Orlando Letelier, tuttavia da parte dell’esercito sorse la richiesta di un trattamento particolare per l’imputato, l’esercito reclamava la costruzione di un carcere del tutto speciale. Il governo accettò senza prima consultare Lagos, all’epoca ministro delle Opere Pubbliche. Quest’ultimo si oppose con tutte le forze al decreto che avrebbe dato avvio alla costruzione del penitenziario nonostante le insistenze da parte di membri della coalizione e anche dirigenti del suo stesso partito. Il ministro respinse il decreto e si dimise creando però una crisi che compromise l’unità
21 «Usted, general Pinochet, no ha sido claro con el país […] Le voy a recordar que el día de la consulta
de 1980 dijo que no sería candidato para 1988 […] Y ahora, le promete al país otros ocho años con tortura, con asesinato, con violación de los derechos humanos[…]. Hablo por 15 años de silencio…».Traduzione propria dell’intervista di Ricardo Lagos nel programma televisivo “De cara al
73 della coalizione. Le dimissioni di Lagos non riuscirono tuttavia a bloccare l’approvazione del decreto poiché Frei arginò il problema procedendo con un proposta di legge governativa, il disegno di legge fu poi discusso e approvato dal Congresso, dove chiaramente ottenne il voto della destra. Furono le elezioni parlamentari del 1997 a funzionare da cartina torna sole, risultò evidente che la Concertación avrebbe dovuto assumere nuovi connotati. Nelle votazioni il Partito Socialista e il PPD insieme ottennero una percentuale più alta della Democrazia Cristiana. Anche le primarie interne alla coalizione avvallarono un risultato analogo, perciò il candidato per le elezioni presidenziali non poteva che essere un socialista. Riccardo Lagos disputò, nella seconda votazione, la candidatura presidenziale con Joaquín Lavín, esponente dell’estrema destra, fondatore dell’UDI, che prese parte all’amministrazione della dittatura. Il ballottaggio fu decisivo per la Concertación, poiché i due avversari rappresentavano due fazioni completamente opposte dunque sarebbe risultato significativo il voto della parte moderata della Democrazia Cristiana che si trovava a scegliere tra un esponente della destra conservatrice e un candidato sì della coalizione ma socialista. Ancora una volta i risultati della primera vuelta avevano rappresentato in percentuali la fotografia di un paese diviso, ancorato a due poli estremi, Lagos si era arrestato al 47,9 per cento, mentre Lavín aveva ottenuto il 47,5 per cento. Per quanto la destra si presentasse rinnovata e convertita alla democrazia, per quanto sapientemente nascondesse il proprio passato, continuava ad avvalersi di esponenti noti nella sfera politica per esser stati partecipi al regime e una parte della società continuava a essere ancorata a tale entourage. Tuttavia il 16 gennaio 2000 con il 51,31 per cento di voti Ricardo Lagos divenne presidente del Cile. Il governo di Lagos seguì le orme dei suoi predecessori della coalizione ampliando le riforme avviate e caratterizzandosi ancora per un’attenzione allo sviluppo macroeconomico. Anche a livello di politica internazionale la direzione seguì la strada già percorsa. Due temi importanti segnarono gli anni di Lagos. Il dibattito crescente dopo l’indagine e il lavoro della Commissione Valech, la quale investigò sopra i prigionieri politici e la tortura. Il governo inoltre dovette confrontarsi con la radicalizzazione del conflitto mapuche nella regione dell’Araucanía dovuta alla contestazione di leggi ambientali troppo permissive nei confronti delle imprese straniere. Alla fine del mandato non furono pochi gli economisti che si adoperarono per trarre conclusioni sull’apporto economico del presidente e del suo operato. Dal quotidiano finanziario “La Tercera” si levarono voci critiche, l’economista R. Bergoeing, studioso del Centro di Economia Applicata, non esitò a classificare il
74 quinquennio come il peggiore che il Cile avesse vissuto dalla Grande Depressione. «È stato un buon governo? Almeno in materia economica, penso di no»22 sentenziò l’economista. Al di là dell’analisi semplicistica, ciò che risultò sicuro fu che il nuovo presidente assunse l’incarico in una situazione economica di per sé ostica, le ripercussioni della crisi asiatica continuavano a incidere nell’economia del paese, il tasso di disoccupazione non diminuiva nei valori. Nonostante il ripristino della crescita economica rimanesse una delle priorità del governo, l’economia rimase vacillante in un clima di incertezza. Solo alla fine del suo mandato i tassi di crescita recuperarono e il presidente si impegnò nel portare a termine le firme per i trattati di libero commercio con Unione europea e Stati Uniti. Particolare attenzione fu posta al servizio sanitario, il governo si prefissò di riformare il sistema sanitario affinché tutti i cileni potessero godere di cure efficienti. Il ministro incaricato alla stesura della nuova normativa era il ministro della Salute, Michelle Bachelet. In conclusione Lagos è stato un presidente molto popolare, a determinare questa sua popolarità furono le azioni compiute per avvicinare i cittadini al governo attraverso una politica della “porta aperta” che aveva come scopo cicatrizzare una ferita che per lungo tempo aveva tenuto lontana la popolazione dalla politica. Dopo due giorni dall’assunzione della carica aveva aperto simbolicamente le porte del palazzo la Moneda, che da trent’anni circa rimaneva chiuso al pubblico.
4.4.1 La Mesa de Diálogo e la Commissione Valech.
Questa commissione venne creata durante l’amministrazione Frei grazie al supporto del ministro della Difesa, Edmundo Yoma, alle riunioni partecipavano i rappresentanti delle forze armate e del governo, esponenti della società civile, membri delle maggiori confessioni religiose, rappresentanti delle associazioni delle vittime e dei familiari dei desaparecidos. Gli esponenti dei partiti politici non furono invitati. Il governo Frei aveva necessità di mostrare a livello internazionale che il rientro del generale, dallo stesso presidente fortemente sostenuto, non avrebbe rappresentato un’impunità o una fuga dalla giustizia per l’accusato, inoltre il governo doveva dare segnali simbolici nel paese dopo che il “tema Pinochet” era tornato di nuovo alla ribalta creando malcontento tra la società. Nonostante ciò il progetto di una tavola rotonda così strutturata ricevette numerose critiche da parte delle organizzazioni per i diritti umani, le quali si rifiutarono
22
R. Bergoeing, A Lagos lo que es de Lagos, y al cobre lo que es del cobre, in “La Tercera”, 3 marzo 2006, pp. 18-19.
75 di partecipare a un progetto che avrebbe mantenuto nuovamente impuniti i responsabili di numerose atrocità. Dopo diciassette riunioni durante l’arco di un anno, dagli incontri scaturì un documento di sole quattro pagine, la Declaración de la Mesa de Diálogo sobre Derechos Humanos che venne consegnato al presidente. Il documento era un monito contro ogni forma di violazione dei diritti umani per giungere al potere e al contempo rappresentò la rinuncia da parte delle forze armate di compiere violazioni, al contrario esse assicurarono la loro collaborazione nel concedere informazioni riguardo ai detenuti desaparecidos. In cambio della rivelazione dei luoghi di sepoltura venne offerta una determinata protezione e il “beneficio della riservatezza” ai membri delle forze armate collaboratori. Le forze armate ammisero di aver commesso errori ma non accettarono che questi venissero inquadrati dentro «una politica istituzionalizzata di violazione dei diritti umani»23. L’importanza della Mesa non fu il documento che produsse, poiché rimase irrilevante all’interno della politica o della società civile, bensì il tentativo di far convergere forze armate e società civile, per quanto ancora entrambe le parti restie l’una nei confronti dell’altra. Nel frattempo a dominare la scena per la tutela dei diritti umani erano intervenute massicciamente le organizzazioni le quali auspicavano la creazione di una nuova commissione, questa volta la richiesta era di indagare sempre sulle violazioni commesse ma su vittime sopravvissute. Dopo l’appello, nel 2001 venne costituita all’interno delle organizzazioni la Commissione Etica contro la Tortura (CECT)24. La commissione lavorò su due fronti, in primo luogo si occupò di stilare programmi per la reintegrazione dei superstiti e si adoperò affinché questi ultimi venissero risarciti, in secondo luogo si impegnò nella raccolta di fonti e informazioni e avviò indagini per stendere un rapporto da presentare direttamente al presidente. Una volta presentato il documento attesero che il governo istituisse una commissione ufficiale, che validasse le indagini presentate nel documento. La risposta del governo non si fece attendere, il 12 agosto del 2003, il presidente Lagos fece pubblicare sulle più importanti testate del paese un documento, “No hay mañana sin ayer”, nel quale accertò che le violazione erano state massicce e sistematiche, si propose di ratificare le convenzioni riguardanti i diritti umani e di impegnarsi per provvedere risarcimenti e riparazioni. Il comunicato informava che di lì a poco si sarebbe creata una nuova commissione, sulle orme della Commissione Retting, per identificare e raccogliere informazioni sulle vittime della prigionia politica e della
23
M. R. Stabili, op. cit., p. 217.
24
CECT, Informe de la Comisión ética contra la Tortura al Presidente de la República, Sr. Ricardo
76 tortura, queste due ultime categorie infatti erano state tralasciate nell’informe precedente. Il 26 settembre 2003 in un forte clima di fermento25 venne istituita la Commissione sulla Tortura, la Comisión Nacional sobre Prisón Política y Tortura, che prese il nome di Commissione Valech26 dal suo presidente. Nonostante l’obiettivo fosse raccogliere informazioni e avviare investigazioni in modo da stilare un rapporto completo, anche a questa Commissione non fu assegnata la competenza nell’esprimersi in merito, ovvero nel riconoscere le responsabilità individuali, poteva solo accertare la responsabilità statale. A ricevere il rapporto scaturito dalle indagini fu il presidente Lagos. I tre volumi di cui era composto elencavano e descrivevano minuziosamente le varie violazioni che erano state compiute. Le denunce raccolte dalla Commissione ammontarono a 35.86827, tra cui più di tremila testimonianze di donne, la violenza perpetrata su di esse era la medesima: violenza sessuale. Ciascuna denuncia aveva allegato informazioni generali delle vittime con tanto di scheda biografica di modo che esse potessero in futuro godere delle riparazioni previste. Con il rapporto Valech
affiora la volontà di ricostruire un passato buio della storia del paese in funzione della costruzione di una memoria collettiva che ponga al centro il rispetto e la rivendicazione delle vittime e il senso di responsabilità delle istituzioni verso una comunità che ha un unico destino. Le parole “verità” e “riconciliazione” sembrano sostituite da “memoria collettiva” e “riparazione”28
.
Il governo, da parte sua, accolse i progetti della Commissione, si adoperò per promulgare una Legge di Riparazione e ancora una volta un presidente in diretta televisiva descrisse i risultati delle indagini e annunciò le misure di riparazione che lo Stato avrebbe proceduto a elargire. Il discorso di Lagos divenne il prologo dell’informe
25 Dagli inizi degli anni Duemila il dibattito nell’opinione pubblica riguardo il tema della tortura, fino ad
allora rimasto velato, si accese dopo una vicenda importante. Nell’Università della PUC, l’Università Pontificia Cattolica cilena, si incontrarono due professori del medesimo corpo docente. Il professore di sociologia, Felipe Agüero Piwonka, riconobbe nel collega di relazioni internazionali, ex sottotenente della Marina, Emilio Meneses Ciuffardi, il suo torturatore ai tempi dello Stadio Nazionale. Inizialmente il professore denunciò in forma privata l’accaduto al rettore, ma una delle lettere in cui veniva esposto l’accaduto venne sottratta e pubblicata sui principali quotidiani divenendo di pubblico dominio. La pubblicazione fece esplodere un caso e dette avvio a manifestazioni soprattutto da parte degli studenti che si rifiutarono di seguire le lezioni impartite dall’ex sottotenente. Nonostante ciò a creare maggior malumori fu il processo avviato dallo stesso Meneses contro Agüero, l’accusa era “ingiurie gravi”. Soltanto dopo cinque anni, dopo numerose testimonianze da parte di altri prigionieri dello Stadio e dopo diversi appelli, il caso venne chiuso. Le accuse di Meneses vennero rigettate dalla Corte d’Appello. M.R. Stabili, op. cit., pp.219-220.
26 Sergio Valech Aldunate era stato il vescovo che si era occupato, durante la dittatura, della Vicaría de la Solidariedad.
27
M.R. Stabili, op. cit., p. 227.
77 Valech, initolato “Para nunca más vivirlo, nunca más negarlo”. Per non viverlo nuovamente, mai più negarlo29.
4.4.2 La reazione delle forze armate.
Dopo il monito del presidente, le istituzioni armate si sentirono chiamate in causa e in maniera diversa risposero alle dichiarazioni. L’esercito, tramite il Comandante in capo Emilio Cheyre, pubblicò sul quotidiano “La Tercera” il proprio comunicato con cui si assunse la propria responsabilità. Espresse la propria posizione anche la Policía de Investigaciones (erede della DINA già mutata in CNI) ma con riserva, giustificandosi che i membri avevano agito esclusivamente in base a «ordini superiori». I Carabineros inviarono un comunicato «impersonale»30 e freddo, apprezzavano l’operato della Commissione ma non parlarono di responsabilità. Sulla stessa scia si espresse l’aeronautica, la quale aggiunse però di riconoscere la responsabilità di alcuni casi di violazione commessi al suo interno, casi isolati e non quindi da imputare a una responsabilità istituzionale. La marina decise di non esprimersi.